RIVISTA BIMESTRALE
Organo ufficiale della Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche
Annamaria Bagnasco Infermiere PhD, MNS, RN, MEdSc, Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Genova
Gianluca Catania PhD, MNS, RN, Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Genova
Linda H. Aiken PhD, FAAN, FRCN, The Claire M. Fagin Leadership Professor of Nursing, Professor of Sociology, Director, Center for Health Outcomes and Policy Research, University of Pennsylvania, Philadelphia, PA 19104-4217, USA
Walter Sermeus PhD, RN, Department of Public Health & Primary Care, KU Leuven, Kapucijnenvoer 35 B-3000 Leuven, Belgio
Nicoletta Dasso PhD Student, MNS, RN Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Genova
Silvia Rossi PhD Student, MNS, RN Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Genova
Milko Zanini PhD, MNS, MSoc, RN, Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Genova
Loredana Sasso MEdSc, MSc, RN FAAN, FFNMRCSI. Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Genova
Introduzione
Nel 2015 l’Italia è entrata a far parte del Consorzio RN4CAST promuovendo lo svolgimento del protocollo internazionale in 40 ospedali italiani. Questo studio ha permesso di esplorare le cure infermieristiche mancate. L’obiettivo di questo studio era analizzare la frequenza e la distribuzione di 13 attività infermieristiche omesse nei reparti di medicina e chirurgia in Italia.
Materiali e metodi
Studio osservazionale trasversale condotto nel 2015 che ha coinvolto infermieri dediti all’assistenza diretta al paziente adulto ricoverato in unità di medicina, chirurgia e assimilabili di 40 ospedali italiani. I dati sono stati raccolti tramite web-survey; l’indagine comprendeva diverse sezioni tra cui una in cui erano elencate 13 attività per le quali ai rispondenti era chiesto di indicare se avessero omesso alcune delle cure durante l’ultimo turno lavorato oppure se le avessero erogate. I dati sono stati analizzati con il software IBM SPSS versione 22.0, attraverso analisi di statistica descrittiva e inferenziale.
Risultati
Oltre tremila infermieri hanno partecipato allo studio. La frequenza di omissione delle 13 attività indagate variava da un minimo del 7% ad un massimo di quasi il 50%, con differenze statisticamente significative tra i diversi turni -mattina, pomeriggio, notte- e le diverse aree clinico-assistenziali.
Conclusioni
Questi dati potrebbero essere il punto di partenza per dirigenti e coordinatori infermieristici al fine di guardare i dati delle cure mancate per individuare un possibile miglioramento organizzativo all’interno dei reparti ospedalieri per rimettere al centro le cure fondamentali. La letteratura suggerisce che si ottiene un miglioramento organizzativo quando gli infermieri vengono coinvolti nella riorganizzazione dei processi e quando gli infermieri sono ascoltati dai leader.
Parole chiave: Cure infermieristiche mancate, RN4CAST, infermiere, leadership.
Are Missed Nursing Care data useful for nursing leaders?
ABSTRACT
Introduction
In 2015 Italy joined the RN4CAST Consortium, promoting the international protocol in 40 Italian hospitals. This study allowed to explore the missed nursing care. Its objective was to assess the incidence and distribution of 13 omitted nursing activities in the wards of medicine and surgery in Italy.
Methods
A Cross-sectional observational study performed in 2015, involving nurses dedicated to the direct care of adult patients admitted to units of medicine, surgery and similar in 40 Italian hospitals. Data were collected via web-survey. The survey consisted of several sections, including one listing 13 activities about which respondents were asked to indicate whether they had omitted some of the care during their last shift or whether they had provided it. Data were analysed with IBM SPSS version 22.0 software, using descriptive and inferential statistics analysis.
Results
Over 3,000 nurses participated in the study. The rate of omission of the 13 activities investigated ranged from a minimum of 7% to a maximum of almost 50%, with statistically significant disparities between the work shifts – morning, afternoon, night – and the diverse settings.
Conclusions
This data could provide a starting point for nursing managers and coordinators to look at missed care data to identify a possible organisational improvement within hospital wards to refocus on fundamental care.
The literature suggests that organisational improvement is achieved when nurses are involved in reorganising processes and when nurses are heeded by their leaders.
Key words: missed nursing care, RN4CAST, nurse, leadership.
Federico Ruta Infermiere Direzione Sanitaria Aziendale Asl Bat, PhD Student
Anna Porcella Infermiere Ordine Professioni infermieristiche Barletta Andria Trani
Annalisa della Monica Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona Cava de Tirreni
Introduzione
Nei pazienti con sclerosi laterale amiotrofica (SLA) la sessualità è un argomento poco approfondito dalla letteratura, infatti vi è una carenza di contributi su tale tematica, anche se è noto che la SLA non colpisca direttamente le funzioni sessuali. Nei pochi studi condotti emerge che sebbene diversi pazienti presentano problemi inerenti alla loro sfera sessuale, tale problematica non risulta presa in esame da gran parte degli operatori sanitari. Questo studio esamina la percezione della sessualità nella diade partner-paziente affetto da SLA e le conoscenze e l’atteggiamento degli operatori sanitari circa l’argomento.
Materiali e metodi
Lo studio è stato condotto attraverso la formulazione di un questionario creato ad hoc che indaga sull’importanza della sessualità e sul peso che ne determina sul bilancio di salute. La popolazione campione reclutata consta di 38 operatori sanitari e 24 coppie di partner-paziente affetto da SLA.
Risultati
Dall’analisi dei risultati è emerso che affermano l’importanza della sessualità l’87,3% dei pazienti, il 95,8% dei partner e il 97,4% degli operatori sanitari. Eppure, dalla domanda posta agli stessi circa la frequenza d’indagine di tale aspetto, si evince che solo il 13,2 % include dati riguardanti la sfera sessuale nell’anamnesi del paziente. Le cause della mancata indagine per lo più riguardano la privacy (23,3%) e la consapevolezza di possedere scarse conoscenze in merito (10%).
Conclusioni
La sessualità è un’importante problematica per i pazienti affetti da SLA e relativi partner. Il miglioramento delle competenze da parte degli professionisti sanitari e la gestione di tale bisogno migliora la qualità di vita del paziente e della coppia stessa.
Parole chiave: Sessualità, SLA, qualità di vita, conoscenze, percezioni.
Observational study on the perception of sexuality in the dyad patient with amyotrophic lateral sclerosis-partner and in health professionals
ABSTRACT
Introduction
In patients with amyotrophic lateral sclerosis (ALS) sexuality is an in-depth topic. In the literature there is a lack of contributions on this topic, although it is known that ALS does not directly affect sexual functions. In the few studies it emerges that although several patients show problems inherent to their sexual sphere, this problem is not examined by most health professionals. The right to sexuality must be guaranteed on a par with all the fundamental rights of people with disabilities, in the context of a perspective of inclusion and enhancement of self-determination. This study examines the perception of sexuality in the patient-partner dyads affected by ALS and the knowledge and attitude of health professionals about the topic.
Methods
The study was conducted through the formulation of a questionnaire that investigates the importance of sexuality and the impact on the health balance. The sample population consists of 38 health professionals and 24 pairs of partner-patient with ALS.
Results
From the analysis of the results it emerged that 87.3% of patients, 95.8% of partners and 97.4% of health professionals declare the importance of sexuality. The theme is not underestimated either by patients, or by their partners, nor by health professionals. However, only in the 13.2% of cases the patient’s medical history includes data concerning the sexual sphere. The causes of failure to investigate mostly concern privacy (23.3%) and the awareness of having little knowledge on the subject (10%).
Conclusions
Sexuality is an important issue for ALS patients and their partners. Improving the skills of health professionals and managing this need improves the quality of life of the patient and the couple.
Key words: Sexuality, ALS, quality of life, knowledge, perceptions.
Annamaria Bagnasco Professore Associato, PhD, MSN, RN, MEdSc Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Genova
Milko Zanini PhD, MSN, MSoc, RN, Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Genova
Francesca Pozzi PhD, ITD CNR, Genova
Giuseppe Aleo PhD, MA, Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Genova
Gianluca Catania PhD, MSN, RN, Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Genova; Senior Fellow, Center for Health Outcomes and Policy Research, School of Nursing, University of Pennsylvania, Philadelphia (USA)
Loredana Sasso già Professore Ordinario MEdSc, MSN, RN FAAN, FFNMRCSI. Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Genova; Presidente Alpha Alpha Beta Chapter Sigma International
Collaborative Group:
Clara Rodrigues (Future Balloons, Belgio), Serena Alvino (Si4Life, Italia), Daniele Musian (Si4Life, Italia), Isabella Roba (A.Li.Sa, Italia), Hannele Turunen (University of Eastern Finland, Finlandia), Adriana Popa (European Association of Service Providers for Persons with Disabilities, Belgio), Mariana Vicente (Eurocarers, Belgio), Ioanna V. Papathanasiou (University of Thessaly, Grecia), Evangelos C. Fradelos (University of Thessaly, Grecia), Sofia Kastanidou (University of Thessaly, Grecia), Christos Kleisiaris (Hellenic Mediterranean University, Creta), Eftychia S. Evangelidou (ENE Hellenic Regulatory Board of Nurses, Grecia), Aristides Daglas (ENE Hellenic Regulatory Board of Nurses, Grecia), Konstantinos Stavropoulos (ENE Hellenic Regulatory Board of Nurses, Grecia).
Introduzione
L’invecchiamento della popolazione nell’Unione Europea porrà molte sfide a livello sociale, economico e sanitario. Per fronteggiare queste sfide, diversi rapporti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sottolineano la necessità di implementare nuovi modelli sanitari incentrati sulle cure primarie. Le ricerche esistenti in questo campo sottolineano la necessità di investire nella figura dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità (IFeC) identificato come il professionista chiave che eroga e coordina l’assistenza centrata sulla famiglia e nella comunità. La sfida attuale è migliorare la gestione delle cronicità legate all’aumento delle persone anziane e delle patologie croniche. Pertanto, l’obiettivo di questo studio era definire le competenze fondamentali dell’IFeC in Europa.
Materiali e metodi
Tra marzo-luglio 2018, nell’ambito del programma Erasmus+ è stato condotto uno studio e-Delphi a 4 round denominato EuropeaN curriculum for fAmily aNd Community nursE (ENhANCE). Lo studio includeva 11 partner di 6 paesi europei, per l’Italia il Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università di Genova ha svolto, tra le diverse attività previste dal progetto, uno studio e-Delphi con l’obiettivo di identificare le competenze fondamentali dell’IFeC.
Risultati
Hanno partecipato n= 23 esperti di 10 paesi europei i quali hanno definito le 27 competenze fondamentali, più una 28esima competenza identificata tra i partner dello studio ENhANCE.
Conclusioni
Sulla base delle 28 competenze fondamentali è stato sviluppato il Core Curriculum Europeo dell’IFeC, da cui è nato il primo Master per l’IFeC in Italia.
Parole chiave: Infermiere di famiglia e di comunità, competenze fondamentali, studio Delphi, curriculum europeo, cronicità, prevenzione, promozione della salute.
A European e-Delphi study to identify the core competences for the definition the training pathway for the family and community nurse
ABSTRACT
Introduction
The ageing of the population in the European Region will pose many social, economic and health challenges. To address this, several World Health Organization reports stress the need for implementing new healthcare models focused on Primary HealthCare (PHC). Findings in this field highlight the need for defining the Family and Community Nurse (FCN) profile, the key healthcare professional who provide and coordinate family and community-centred care. The challenge is to improve the management of chronic conditions, mostly due to the ageing of the population. Therefore, an attempt has been made to build Europe-wide agreed core competencies for FCNs.
Methods
Between March-July 2018, a 4-round e-Delphi study called EuropeaN curriculum for family aNd Community nursE (ENhANCE) was conducted as part of the Erasmus + program. The study included 11 partners from 6 European countries, for Italy the Department of Health Sciences of the University of Genoa carried out, among the various activities included in the project, an e-Delphi study with the aim of identifying the fundamental skills of the FCN.
Results
A panel of 23 experts from 10 European countries was involved to, at the end of which 27 core competencies were identified. A further competence was identified in a meeting with all ENhANCE partners.
Conclusions
On the basis of the 28 core competencies the FCN European Core Curriculum was developed, from which the first Italian postgraduate Master programme for FCN was established.
Key words: Family and community nurse, competencies, Delphi study, Europe, European curriculum, chronic illnesses, prevention, health promotion.
Martina Ferrari Infermiere, ASLVCO Piemonte – Cure Domiciliari
Silvia Mazza Infermiere, IRCCS Istituto Auxologico Italiano – Ospedale San Giuseppe di Piancavallo (VB)
Mimma Moscatiello Infermiere, ASLVCO Piemonte – Corso di Laurea in Infermieristica UNIUPO
Introduzione
Il diabete è spesso associato a obesità si parla quindi di diabesità. Questi pazienti sono chiamati a un cambiamento delle abitudini di vita, non sempre facile da comprendere e accettare. La gestione di questa patologia complessa e cronica si deve basare sull’educazione terapeutica diretta al raggiungimento di partecipazione attiva del paziente al suo processo di cura. Strumenti quale i dispositivi di monitoraggio continuo del glucosio (CGM) rappresentano una vantaggiosa alternativa all’automonitoraggio della glicemia capillare aprendo la strada a possibilità innovative per migliorare la compliance terapeutica. L’obiettivo dello studio è di valutare se l’utilizzo di un dispositivo per il monitoraggio continuo della glicemia (CGM) modifica la consapevolezza di malattia diabetica e la gestione della malattia in pazienti con DMT2.
Materiali e metodi
È stato somministrato il questionario “Patient Diabetes Knoweldge Questionnaire (PDKQ)” per valutare la consapevolezza della persona riguardo la malattia diabetica e sono stati utilizzati i termometri dei sentimenti, graduati da 0 a 10, che corrispondono a una scala VAS numerata. Sia il PDKQ che il termometro dei sentimenti sono stati somministrati a inizio studio (T0) e fine dello studio (T1). Il campione è stato selezionato attraverso una randomizzazione semplice. Sono stati selezionati 16 pazienti affetti da DMT2 insulino-trattati, 8 pazienti nel gruppo A (gruppo con sensore-caso) e 8 pazienti nel gruppo B (gruppo con controllo della glicemia capillare-controllo).
Risultati
L’analisi dei risultati del questionario PDKQ, in condizioni basali, ha rivelato che la maggior parte del campione mostra un deficit di conoscenza sulle cause fisiopatologiche e dei segni di ipo e iperglicemia. Sia nel gruppo A con sensore-caso che nel gruppo B-controllo la media delle risposte corrette è aumentata a seguito dell’intervento educativo.
Conclusioni
L’educazione terapeutica e la consapevolezza di malattia associati all’uso della tecnologia per il monitoraggio continuo della glicemia costituiscono uno strumento utile della gestione del paziente diabetico.
Parole chiave: Diabete, obesità, monitoraggio continuo glicemia, infermieristica, educazione, consapevolezza, sensore glicemico.
Sensor and awareness: exploratory study
ABSTRACT
Introduction
Diabetes is often associated with obesity and it is therefore referred to as diabesity. These patients are called to a change in their lifestyle not always easily understood and accepted. The management of this complex chronic pathology should rely on therapeutic education aimed at achieving a proactive patient’s participation in his/her care process. Tools such as continuous glucose monitoring devices (CGM) represent a profitable option to self-monitoring of capillary blood glucose, providing innovative possibilities to improve therapeutic compliance. The objective of the study is to assess whether the use of a continuous blood glucose monitoring device (CGM) improves diabetic disease awareness and management in patients with T2DM.
Methods
The Patient Diabetes Knoweldge Questionnaire (PDKQ) was administered to assess the patients’ awareness of diabetic disease and the feeling thermometers were used, graduated from 0 to 10, which correspond to a graded VAS scale. Both the PDKQ and the feeling thermometer were administered at the start (T0) and end of the trial (T1). We selected the sample through a simple randomization. Sixteen patients with insulin-treated T2DM were divided into 2 groups: group A (sensor-case group) and group B (capillary-controlled group).
Results
The analysis of the PDKQ questionnaire results, at baseline conditions, showed poor knowledge about the pathophysiological causes and signs of hypo and hyperglycemia in most of the sample. Both in group A (sensor-case) and in group B (control) the average of correct responses increased as a result of the educational intervention.
Conclusions
Therapeutic education and disease awareness associated with the use of technology for the continuous monitoring of blood glucose are a useful tool in the management of diabetic patients.
Key words: Diabetes, Obesity, Continuous Glucose Monitoring, Nursing, Education, Awareness, Glucose Sensor.
Laura Milani Infermiere, Direttore Didattico sezione di Crema – Corso di laurea in Infermieristica Università degli Studi di Milano
Anne Destrebecq Professore associato MED/45, Dipartimento di scienze biomediche per la salute, Università degli Studi di Milano
Valentina Giovinetti Infermiere, IRCCS Cardiologico Monzino – Milano
Stefano Terzoni Infermiere, tutor presso il Corso di laurea in Infermieristica, polo didattico San Paolo – Milano
Paolo Ferrara Infermiere, tutor presso il Corso di laurea in Infermieristica, polo didattico San Paolo – Milano
Introduzione
Vivere a stretto contatto con una persona affetta da schizofrenia è estremamente complesso ed espone i caregiver informali ad un aumentato rischio di sviluppare elevati livelli di Burden. Nonostante la rilevanza del fenomeno, gli approfondimenti nel panorama italiano sono scarsi. Obiettivo dello studio è misurare il livello di Burden e le caratteristiche sociodemografiche a esso associate in un campione di caregiver informali di persone affette da disturbo schizofrenico.
Materiali e metodi
È stato condotto uno studio osservazionale, descrittivo multicentrico; la versione italiana della Perceived Family Burden Scale (I-MFBBS) è stata somministrata a un campione di caregiver informali presso i Centri Psico Sociali delle ASST Santi Paolo e Carlo (presidio San Paolo) di Milano, le ASST di Crema, Melegnano- Martesana, Cremona, e delle associazioni “Itaca” e “La Lente” di Cernusco sul Naviglio (Mi).
Risultati
106 caregiver hanno partecipato allo studio presentando un punteggio mediano di Burden pari a 116/200; maggiori livelli di Burden sono stati ottenuti dai caregiver disoccupati, da chi riveste il ruolo di genitore e con almeno 5 anni di esperienza di caregiving (p<0.05).
Conclusioni
La dimensione del fenomeno del Caregiver Burden è stata confermata su larga scala; ciò suggerisce che la presa in carico della persona affetta da schizofrenia da parte degli infermieri a livello territoriale sia necessariamente accompagnata da un continuo monitoraggio e attività di supporto del caregiver.
Parole chiave: Caregiver Burden, Schizofrenia, scala Perceived Family Burden.
The burden of the Caregiver of a schizophrenic person: a multicenter study
ABSTRACT
Introduction
Living closely to a person with schizophrenia is extremely complex and exposes informal caregivers to an increased risk of developing severe Burden levels. Despite the importance of the phenomenon, there are few insights in the Italian scenario. The aim of the study is to measure the burden level and associated sociodemographic characteristics in a sample of informal caregivers of people with schizophrenic disorders.
Methods
An observational, descriptive multicenter study was conducted. The Italian version of the Perceived Family Burden Scale (I-MFBBS) was administered to a sample of informal caregivers at the Psycho-Social Centres of the ASST Santi Paolo e Carlo (San Paolo Hospital) in Milan, the ASST in Crema, Melegnano- Martesana, Cremona, and the associations “Itaca” and “La Lente” in Cernusco sul Naviglio.
Results
106 caregivers participated in the study with a mean score of 116/200. Unemployed caregivers, parents and carers with at least 5 years of caregiving experience scored higher levels of Burden (p<0.05).
Conclusions
The scale of the Caregiver Burden phenomenon has been confirmed on a large scale. This suggests that the nursing care of the schizophrenic patient on a territorial level is necessarily accompanied by continuous monitoring and support activities of the caregiver.
Key words: Caregiver Burden, Schizophrenia, Perceived Family Burden Scale.
Francesco Zaghini Infermiere Ricercatore, Tutor di Tirocinio, Policlinico di Tor Vergata, Roma
Laura Tibaldi Dirigente delle Professioni Infermieristiche, Policlinico Umberto I, Roma
Flavia Basili Infermiera, Policlinico Umberto I, Roma
Alessandro Sili Dirigente delle Professioni Infermieristiche, Policlinico di Tor Vergata, Roma
Introduzione
Quando gli infermieri sono soddisfatti e attaccati alla propria azienda, agiscono migliori performance che si riflettono sulla qualità delle cure. Il modello organizzativo delle unità di degenza a gestione infermieristica favorisce la soddisfazione e il senso di attaccamento all’azienda degli infermieri. L’obiettivo di questo studio è verificare se qualità delle cure percepita dagli utenti è differente nelle unità di degenza a gestione infermieristica rispetto alle unità di degenza ordinarie.
Materiali e metodi
È stato condotto uno studio pilota descrittivo-correlazionale. È stato somministrato un questionario per la misurazione della qualità dell’assistenza ricevuta ai pazienti assistiti sia nelle unità di degenza ordinarie che nelle unità a gestione infermieristica. Contestualmente è stato somministrato un questionario agli infermieri per valutarne il grado di soddisfazione, engagement, commitment e performance. Attraverso analisi statistiche inferenziali sono stati confrontati i risultati ottenuti.
Risultati
Dai risultati è stato possibile verificare livelli più alti di Caring percepito dai pazienti, livelli più alti di soddisfazione e migliori performance degli infermieri nelle unità di degenza infermieristica rispetto alle unità di degenza ordinarie.
Conclusioni
Una maggiore implementazione di unità a gestione infermieristica è auspicabile per il benessere dei pazienti e degli operatori, perché migliora le performance degli infermieri e l’efficienza delle aziende sanitarie.
Parole chiave: Caring, Contesto Organizzativo, Esiti sensibili all’assistenza infermieristica, Unità di Degenza Infermieristica.
Nursing Sensitive Outcomes in Nursing Units: Pilot Study
ABSTRACT
Introduction
When nurses are satisfied and engaged to their company, they perform better performances that reflect on the quality of care. The organizational model of the nursing care units promotes satisfaction and engagement of nurses. The aim of this study is to verify whether the quality of care perceived by patients is different in the nursing units compared to ordinary units.
Methods
A descriptive-correlational pilot study was conducted. Was administered to patients a questionnaire to measure the quality of caring received by nurses both in the ordinary units and in the nursing units. At the same time, a questionnaire was administered to the nurses to assess their satisfaction, engagement, commitment and performance. The results obtained were compared through inferential statistical analyzes.
Results
From the results, it was possible to verify higher levels of Caring perceived by patients, higher levels of satisfaction and better performances of nurses in nursing units compared to ordinary units.
Conclusions
Greater implementation of nursing units is desirable for the well-being of patients and nurses, because it improves the performance of nurses and the efficiency of healthcare organizations.
Key words: Caring, Organizational Environment, Nursing Sensitive Outcomes, Nursing Units.
Ivan Rubbi Ph.D infermiere, Corso di Laurea in Infermieristica Università di Bologna – Ausl Romagna
Lorenzo Sciolino Statistico, Servizio Assistenza Ospedaliera (SAO) – Direzione Generale Cura della Persona, Salute e Welfare
Maria Mongardi Project Manager Infermiere, Servizio Assistenza Ospedaliera (SAO) – Direzione Generale Cura della Persona, Salute e Welfare
Introduzione
La caduta è l’evento avverso più comune tra i pazienti ricoverati in ospedale. La valutazione del rischio caduta attraverso uno strumento adeguato e adattabile alla popolazione ricoverata costituisce una sfida per le organizzazioni. La Regione Emilia Romagna ha messo in campo delle azioni di intervento attraverso strumenti per il monitoraggio, analisi degli eventi e attività di reporting, prima e dopo l’implementazione di corsi di formazione online e l’elaborazione di specifiche linee di indirizzo sulla prevenzione delle cadute. Il nostro studio valuta gli interventi di prevenzione e gestione caduta delle Aziende prima (T0) e dopo gli interventi regionali (T1).
Materiali e metodi
È stato condotto uno studio osservazionale retrospettivo su cartelle cliniche in Aziende pubbliche e private della Regione Emilia Romagna nel periodo 2016-2018, prima e dopo l’emanazione delle linee guida e la conseguente formazione.
Risultati
Sono state coinvolte 46 Aziende, 14 pubbliche e 32 private (2400 cartelle). Lo strumento utilizzato ha registrato una buona consistenza interna (α=,834). In T1 si sono evidenziati significativi risultati nella frequenza ai corsi FAD, nella valutazione ambientale, multifattoriale, interventi singoli e registrazioni nelle cartelle. Rimane insoddisfacente la fisioterapia addizionale, la valutazione farmacologica, l’adozione dei sistemi di riconoscimento e i dispositivi di protezione per i pazienti a rischio.
Conclusioni
Continuare l’impegno con la formazione, consolidare la valutazione multi professionale, educare e creare alleanze con familiari e caregivers, favorire la mobilizzazione dei pazienti, evitare le barriere architettoniche, favorire gli audit, creare e utilizzare linee guida basate sulle evidenze, sono interventi raccomandati.
Parole chiave: Audit, cadute, prevenzione, gestione caduta.
The results of an implementation project for good practices and management of falls in hospital
ABSTRACT
Introduction
Fall is the most common adverse event among hospitalized patients. Falling risk assessment through an appropriate and adaptable tool for the hospitalized population constitutes a challenge for organizations. The Emilia Romagna Region has implemented intervention actions through tools for monitoring, event analysis and reporting activities, before and after the implementation of online training courses and the development of specific guidelines on the prevention of falls. Our study evaluates the fall prevention and management interventions of the Companies before (T0) and after the regional interventions (T1).
Methods
A retrospective observational study was conducted on medical records in public and private companies of the Emilia Romagna Region between 2016-2018, before and after the issue of the guidelines and the consequent training.
Results
46 companies were involved, 14 public and 32 private (2400 folders). The instrument used recorded a good internal consistency (α =, 834). T1 showed significant results in attending FAD courses, in environmental, in multifactorial evaluation, in individual interventions and recordings in the files. Remain unsatisfying the additional physiotherapy, the pharmacological evaluation and the use of identifying systems and protecting devices for patients at risk.
Conclusions
Continuing the commitment with training, consolidating multi-professional assessment, educating and creating alliances with family members and caregivers, encouraging patient mobilization, avoiding architectural barriers, promoting audits, creating and using evidence-based guidelines, are recommended interventions.
Key words: Audit, falls, prevention, fall management.
Arianna Cattaneo Infermiera presso Casa di Cura Madre Mazzarello, Orta San Giulio, Novara
Chiara Gallione Tutor della didattica professionale, corso di laurea infermieristica e magistrale in Scienze Infermieristiche, Università degli studi del Piemonte Orientale. Azienda ospedaliero universitaria “Maggiore della carità”, Novara
Introduzione
Essere uomo o donna ha un impatto significativo sulla salute, a causa delle differenze sia biologiche che di genere. La salute della donna è, ad oggi, una questione di interesse globale, perché, in molte società, si tratta di gruppi svantaggiati da una discriminazione radicata in fattori socioculturali. L’obiettivo della revisione è di descrivere le disuguaglianze nell’accesso alle cure da parte delle donne.
Materiali e metodi
Revisione sistematica a metodo misto della letteratura (MMSR) condotta attraverso la consultazione delle banche dati PubMed, Embase, Scopus e Cochrane.
Risultati
La selezione degli articoli ha portato all’acquisizione finale di 6 studi quantitativi e 7 qualitativi. I dati sono stati suddivisi in base alle aree geografiche di provenienza. Molti dei fattori barriera che ostacolano l’accesso alle cure delle donne sono risultati comuni a tutte le aree indagate, tra questi una conoscenza limitata della salute femminile, lo stigma sociale, la mancanza di fondi e le credenze tradizionali.
Conclusioni
Nonostante vi sia un progressivo miglioramento nella gestione dei problemi di salute delle donne, permangono grandi disuguaglianze soprattutto nei Paesi in via di sviluppo e tra le donne immigrate. Conoscere i temi spirituali e sociali che permeano culture diverse può aiutare gli operatori a collegare la cultura ai diversi comportamenti adottati dalle donne in ambito sanitario, al fine di garantire un’assistenza equa ed efficace abbattendo il «gender bias».
Parole chiave: Gender Bias, donne, cultura, accesso alle cure.
Health system access and gender bias: a mixed method review
ABSTRACT
Introduction
Being a man or a woman has a significant impact on health, due to both biological and gender differences. Women’s health is, to date, a matter of global interest, because, in many societies, they represent a disadvantaged group characterized by a discrimination that is rooted in sociocultural factors. The aim of this study is to describe inequalities in women’s access to healthcare.
Methods
Mixed methods systematic review (MMSR) conducted through the consultation of PubMed, Embase, Scopus and Cochrane databases.
Results
The selection of the articles led to the final acquisition of 6 quantitative studies and 7 qualitative studies. Data have been divided by geographical areas. Many of the barrier factors that hinder women’s access to healthcare were found to be common in all studied areas, such as limited knowledge of women’s health, social stigma, lack of funds and traditional beliefs.
Conclusions
Although the World is slowly adapting to address women’s health problems, inequalities persist, especially in developing countries and among immigrant women. The knowledge of spiritual and social themes that characterize different cultures can help practitioners to link culture to different behaviours adopted by women in health care, in order to ensure effective care and break down Gender Bias.
Key words: Gender Bias, Women, Culture, Health Care Access.
Valentina Pizziconi Tutor e Docente Corso di Laurea in Infermieristica e Infermieristica Pediatrica, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma, Università degli Studi di Roma Tor Vergata
Giuliana D’Elpidio Direttore Corso di Laurea in Infermieristica e Infermieristica Pediatrica, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma, Università degli Studi di Roma Tor Vergata
Marisa Bonino Coordinatore della Didattica professionale Corso di Laurea in Infermieristica Pediatrica e Docente Laurea in Infermieristica Pediatrica Scuola di Medicina, Dipartimento di Scienze della Salute, Università del Piemonte Orientale sede di Novara
Caterina Galletti Coordinatore attività pratiche e di tirocinio Corso di Laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma, Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, Roma
Introduzione
L’infermiere pediatrico possiede le competenze per rispondere ai bisogni di salute dei pazienti con un range di età dalle 23 settimane gestazionali di un neonato pretermine ai 18 anni. Diversi studi evidenziano come si siano modificati i bisogni dei bambini in età evolutiva, facendo emergere nuove priorità che richiedono specifiche competenze assistenziali. Il limitato numero di posti disponibili per l’accesso al corso di Laurea in Infermieristica pediatrica, unito a motivi organizzativi propri delle aziende, fa sì che l’assistenza neonatologica e pediatrica sia spesso affidata a infermieri generalisti. L’obiettivo del presente lavoro è quello di individuare le competenze specialistiche che caratterizzano l’infermiere in Area Neonatologica e Pediatrica e delineare il piano di studi del Master di primo livello in Area Neonatologica e Pediatrica.
Materiali e metodi
Per l’indagine è stato utilizzato il metodo Delphi. Il panel è stato costituito includendo tutti i Direttori/Coordinatori dei corsi di Laurea in Infermieristica pediatrica in Italia nell’a.a. 2018/19. Sono stati condotti due round: nel primo gli esperti hanno indicato le competenze specialistiche dell’infermiere pediatrico e nel secondo il loro grado di accordo circa la struttura del piano di studi.
Risultati
Il panel è risultato composto da 10 esperti afferenti alle 9 sedi universitarie di cui 9 hanno risposto ad entrambi i round. Dal primo round sono emerse 131 affermazioni di sintesi riguardanti le competenze specialistiche. Dal secondo round è emerso per 92 affermazioni sintetiche un livello di accordo alto, per 33 medio, per 6 debole.
Conclusioni
Il piano di studi elaborato con il metodo Delphi rappresenta un modello condiviso da infermieri esperti. Utile incoraggiare studi futuri per testarne l’efficacia formativa.
Parole chiave: Infermieristica pediatrica, infermiere, master, metodo Delphi.
Nurses’ Master in Neonatology and Pediatric Area: results from Italian Delphi study
ABSTRACT
Introduction
Paediatric nurse has the competencies to respond to the health needs of patients with an age range between 23 weeks of gestation to 18 years. Health needs of developmental age have changed and new priorities that require specific care competencies have came out. In addition, the limited number of places for the Paediatric Nursing Degree combined with hospitals’ organizational reasons, force to leave neonatal and paediatric care to generalist nurses. The aim of this work is to identify the skills of clinical nurse specialist in the Neonatology and Pediatric Area and delineate the study plan of the first level Master in Neonatology and Pediatric Area.
Methods
The Delphi method were used for the survey. The panel was set up including all Directors / Coordinators of Paediatric Nursing Degree in Italy during the academic year of 2018/19. Two rounds were performed: in the first one, the experts indicated the specialist skills of the paediatric nurse; while in the second round they expressed level of agreement about the structure of the study plan.
Results
The panel was composed of 10 experts from all the 9 Italian paediatric nursing schools. 9/10 experts responded to both rounds. The first round highlighted 131 specialist competencies. In the second round, the levels of agreement reached about 131 synthetic statements were high for 92 of them, average for 33 and weak for the last 6 statements.
Conclusions
The curriculum developed with the Delphi method is the result of highly experienced nurses’ opinion. Further studies could be very useful to evaluate the validity of this study plan.
Key words: Pediatric nursing, nurse, master, Delphi method.
Micaela Riba Infermiera, ASST-Settelaghi ospedale di Circolo e fondazione Macchi di Varese Varese
Introduzione
Il ricovero del proprio figlio nell’unità di terapia intensiva neonatale (TIN) può risultare un evento stressante e traumatico per i genitori, e nella ripercussione del trauma possono sviluppare il disturbo da stress post traumatico (PTSD). Nel corso di questo ultimo decennio si è visto un incremento importante di nuovi casi di PTSD nei genitori all’interno delle TIN, nei genitori questo può portare a interruzione nella genitorialità vale a dire più interazioni controllate e meno sensibili, cognizione alterata, problemi comportamentali e uso inappropriato dell’assistenza sanitaria. L’obiettivo dello studio è descrivere la letteratura esistente in merito agli strumenti utili ad identificare precocemente i genitori che hanno sviluppato il disturbo da stress post-traumatico dopo il ricovero del proprio figlio all’interno di una terapia intensive neonatale.
Materiali e metodi
Attraverso la ricerca sulle banche dati quali Medline, Cinahl, PsycINFO, Cochrane Library, sono stati selezionati gli studi svolti in ambito nazionale ed internazionale che descrivono gli strumenti utilizzati per identificare precocemente sia le condizioni di rischio e le relative proprietà psicometriche.
Risultati
Dall’analisi degli articoli emerge che, esistono diversi strumenti self-report e non, con una modesta capacità predittiva, ma gli studi a riguardo sono ancora ridotti. Si raccomanda di effettuare test di screening ai genitori nel momento in cui effettuano l’accesso in TIN, per poter identificare precocemente condizioni a rischio di PTSD.
Parole chiave: Strumenti di screening, disturba da stress post-traumatico, terapia intensiva neonatale, genitori.
Nursing tools to identify the early post-traumatic stress disorder of parents in neonatal intensive care: narrative review
ABSTRACT
Introduction
The hospitalization of the child in the Neonatal intensive Care Unit (TIN) can be a stressful and traumatic event for parents, and in the repercussions of trauma can develop post-traumatic stress disorder (PTSD). During this last decade there has been an important increase of new cases of PTSD in the parents within the TIN, in the parents this can lead to shortening in parenthood i.e. more controlled interactions and less sensitive, cognition Behavioural problems and inappropriate use of health care. The purpose of this elaborate is to carry out a critical analysis of the literature to investigate how the nurse can, and with what tools, to identify early parents who have developed post-traumatic stress disorder after hospitalization of the own Child within a neonatal intensive therapy.
Methods
Through research on databases such as Medline, Cinahl, PsycINFO, Cochrane Library, the studies carried out at national and international level have been selected which describe the tools used to identify early both the risk conditions and the related psychometric properties.
Results
From The analysis of the articles shows that there are several self-report and non-self-report tools, with a modest predictive capacity, but the studies in this regard are still small. Screening tests are recommended to parents when they log in to TIN, in order to identify conditions at risk of PTSD early.
Key words: Screening tools, post-traumatic stress disorder, neonatal intensive care unit, parents.
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