RIVISTA BIMESTRALE
Organo ufficiale della Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche
Marina Palombi (1), Sergio Boi (2), Anna Little (3), Maria Matarese (4)
Cristina Caldara (1), Rossella Dell’Aquila (2), Sara Pacchiani (3), Stefano Maestrini (4), Ramona Pellegrini (5), Monica Casati (6), Simonetta Cesa (7)
RIASSUNTO
Introduzione In Italia la morte o grave danno causato da una caduta è al primo posto tra gli eventi sentinella con 471 eventi pari al 24.6% del totale degli eventi (n=1918). In letteratura non è indicato un gold standard per l’accertamento del rischio di cadute delle persone con età superiore a 65 anni; una strategia che può essere utilizzata è l’autovalutazione del rischio di caduta attraverso strumenti strutturati. Il Fall Risk Questionnaire (FRQ) è uno strumento di self-assessment tradotto in lingua italiana, con buone capacità di identificazione della popolazione a rischio di cadute e di potenziamento della consapevolezza del rischio di cadere. L’obiettivo di questo studio è la validazione in lingua italiana della scala FRQ nelle componenti di validità e affidabilità.
Materiali e metodi Nel 2017 è stato condotto uno studio monocentrico osservazionale di validazione presso l’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo su un campione non probabilistico consecutivo di persone anziane che accedevano ai servizi ambulatoriali. Successivamente all’approvazione del Comitato Etico, per il processo di validazione si è proceduto all’analisi della validità di contenuto e dell’affidabilità negli elementi di stabilità e di consistenza interna.
Risultati La FRQ ha dimostrato avere un’ottima validità di contenuto (CVI-I e CVI-S=0.97). Ha dimostrato inoltre adeguata stabilità (r di Pearson=0.67) e adeguata consistenza interna (Alpha di Cronbach=0.74). Il rischio percepito soggettivamente dai 176 partecipanti e quello oggettivato dallo strumento sono risultati direttamente correlati (r di Pearson=0.66).
Conclusioni La scala di autovalutazione FRQ ha dimostrato avere adeguate proprietà psicometriche; è quindi uno strumento utile e veloce per aumentare la consapevolezza del rischio di cadute nelle persone anziane e per supportare la prevenzione delle cadute.
Parole chiave: valutazione rischio caduta, questionario di autovalutazione, prevenzione delle cadute, assistenza infermieristica, validazione italiana
ABSTRACT
Introduction In Italy, death or serious injuries caused by falls are at the first among the sentinel events, with 471 events, 24.6% of the total (n=1918). In literature there is no gold standard for the assessment of the risk of falls in the population aged over 65; a strategy to be used for the self-assessment of the risk of fall through structured instruments.
The Fall Risk Questionnaire (FRQ) is a self-assessment tool translated into Italian, with good potential to identify the population at risk of falls and to rise awareness of the risk of falling. The aim of this study is the valitation of the Italian version of the FRQ scale in its validity and reliability components.
Methods In 2017 a monocentric observational validation study was conducted in ASST Papa Giovanni XXIII in Bergamo on a consecutive non-probabilistic sample of elderly people accessing outpatient services. Following the approval of Ethics Committee, the content validity and reliability of the components of stability and internal consistency were analyzed during the validation process.
Results The FRQ proved an excellent content validity (CVI-I and CVI-S=0.97). It also showed proper stability (Pearson’s r=0.67) and adequate internal consistency (Cronbach’s Alpha=0.74). The risk subjectively perceived by the 176 participants and the risk objectified by the instrument were directly correlated (Pearson’s r=0.66).
Conclusions The FRQ self-assessment scale demonstrated adequate psychometric properties. Therefore it is a useful and prompt tool to be used to increase the risk of falls awareness in the elderly and to support the prevention of falls.
Keywords: fall risk assessment, self-assessment, questionnaire, fall prevention, nursing, Italian validation
Silvia Grosso (1), Saverio Tonet (2), Ines Bernard (3), Denis De Marchi (4), Laura Dorigo (5), Gianluca Funes (6), Paolo Gandin (7), Massimo Lussu (8), Nicolas Oppio (9), Stefania Tissot (10), Luigi Pais dei Mori (11), Alvisa Palese (12)
RIASSUNTO
Introduzione Ad oggi sono considerate ‘non infermieristiche’ quelle attività che dovrebbero essere svolte da altri operatori poiché non prevedono l’uso di conoscenze e competenze infermieristiche. Tali attività occupano tra il 35% e il 62% del tempo lavorativo degli infermieri e determinano esiti negativi sugli assistiti, sui professionisti e sulle organizzazioni. Malgrado il crescente dibattito a livello nazionale ed internazionale non sono note le strategie che gli infermieri attivano nel quotidiano per evitare e/o contenere tali attività. L’obiettivo di questo studio è quantificare il fenomeno delle attività ‘non infermieristiche’ e descrivere le strategie messe in atto dagli infermieri per evitarle e/o contenerle.
Materiali e metodi L’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Belluno ha condotto uno studio descrittivo coinvolgendo gli infermieri della provincia (n=1987). Agli infermieri eleggibili (n=1331) è stato somministrato il questionario elaborato nella fase qualitativa del progetto APRI: in particolare, veniva richiesto agli infermieri se avevano attivato strategie per evitare e/o contenere le attività ‘non infermieristiche’, quali strategie avevano attivato e con quale efficacia percepita.
Risultati Hanno risposto 743 infermieri (55.8%), che hanno dichiarato di svolgere quotidianamente attività ‘non infermieristiche’ (693, 94.5%) a cui dedicano mediamente un terzo del proprio turno di lavoro (in media 32.6%, IC 95% 31.4-33.7%). Per evitare/contenere tali attività, gli infermieri hanno riferito di aver rivisto in gruppo l’organizzazione del lavoro (445; 60.7%), svolto ore straordinarie (438; 59.7%); discusso in gruppo possibili soluzioni (437; 59.6%), rifiutato di svolgere (435; 59.3%) o documentato lo svolgimento di attività ‘non infermieristiche’ (424; 57.8%). L’efficacia percepita di tali strategie è tuttavia modesta (da 1.68 a 2.21 in media su una scala Likert da 1 – per nulla – a 4 – molto -).
Conclusioni Almeno un terzo del tempo lavorativo degli infermieri è dedicato ad attività ‘non infermieristiche’. Questo aggrava ulteriormente la carenza di cure infermieristiche di cui i pazienti avrebbero bisogno. Circa metà degli infermieri attivano strategie dirette ed indirette per prevenire/contenere il fenomeno delle attività ‘non infermieristiche’ riferendo tuttavia una percezione di efficacia modesta.
Parole chiave: attività ‘non infermieristiche’, studio descrittivo, interventi, efficacia
ABSTRACT
Introduction To date, ‘non-nursing tasks’ are regarded as activities falling in the scope of practice of other staff since they do not require nursing knowledge and skills. These activities account for between 35% and 62% of other staff since they do not require nursing knowledge and skills. These activities account for between 35% and 62% of nurses’ working time, resulting in negative outcomes for patients, professionals and organizations. Despite the growing debate at national and international level, it turns out not to be well-known which strategies nurses implement in their daily routine to avoid or limit such activities. The aim of this study is (a) to quantify the phenomenon of ‘non-nursing tasks’ and (b) to describe the strategies implemented by nurses to prevent and/or limit their occurrence.
Methods The Board of Nursing Professions of Belluno, Italy, performed a descriptive study involving nurses from the province (n=1987). The population consisted of nurses active at the time of the study. Eligible nurses (n=1331) were administered the questionnaire elaborated in the qualitative phase of the APRI project asking if they had implemented strategies to avoid or limit ‘non-nursing tasks’, which strategies they had implemented and what was their perceived effectiveness.
Results 743 nurses (55.8%) responded, declaring they performed on a daily basis ‘non-nursing tasks’ (693, 94.5%) to which they devoted an average of one third of their work shifts (average 32.6%, CI 95% 31.4-33.7%). To avoid/limit this, the nurses reported that they had had a peer-review of the work organization (445; 60.7%); performed overtime (438; 59.7%); discussed possible solutions in groups (437; 59.6%); refused to perform (435; 59.3%) or documented the performance of ‘non-nursing tasks’ (424; 57.8%). The perceived effectiveness of these strategies was however ranked as poor (average from 1.68 to 2.21 on a Likert scale from 1 [not at all] to 4 [very much]).
Conclusions At least one third of nurses’ working time is devoted to ‘non-nursing tasks’. This further exacerbates the shortage of nursing care the patients need. About half of the nurses implement direct and indirect strategies to prevent/limit the phenomenon of ‘non-nursing’ activities, however reporting a perceived poor effectiveness.
Keywords: non-nursing tasks, descriptive study, interventions, efficacy
Stefano Masci (1), Valentina Zeffiro (2), Ercole Vellone (3), Mathieu Biot (4), Charlotte Costantini (4), Cristina Gottardo (4), Francesca La Pignola (4), Sabrina Lowd (4), Marilena Mancuso (5), Arianna Orrù (4), Vittoria Pirozzi (4), Cristina Ruggini (4), Antonella Santamaria Ferraro (4), Simona Sinistri (4), Rosaria Alvaro (6), Gennaro Rocco (7)
RIASSUNTO
Introduzione Il raggiungimento del benessere individuale orienta i comportamenti di tutti gli esseri umani. Il counseling nel corso degli anni ha mostrato di essere uno strumento di elezione a supporto di tale processo.
Tuttavia, data la complessità e la multidimensionalità del benessere, diviene necessaria l’identificazione delle dimensioni che lo compongono prima di una pianificazione degli interventi. L’obiettivo della presente revisione è stato quello di identificare le dimensioni del benessere su cui sia possibile effettuare interventi di counseling.
Materiali e metodi Le banche dati scientifiche consultate sono state PubMed e CINAHL insieme ad altre fonti. A seguito della selezione degli articoli è stata effettuata la valutazione qualitativa degli studi finali individuati.
Risultati Sono stati inclusi nei risultati 21 studi, dai quali è stato possibile identificare tra le più comuni dimensioni del benessere quelle correlate al contesto sociale, all’individualità delle persone, alle emozioni e allo stato di salute. Inoltre alcuni studi hanno mostrato l’efficacia del miglioramento del benessere tramite interventi che mirano allo sviluppo dei punti di forza degli individui, come avviene in un processo di counseling.
Discussione Il counselor, nella relazione d’aiuto, prende in esame le dimensioni individuali del benessere, facilita il cliente nell’assunzione di consapevolezza rispetto alle dimensioni correlate alle emozioni e promuove, quando necessario, cambiamenti comportamentali rispetto alle dimensioni sociali.
Conclusioni Il miglioramento del benessere individuale è un obiettivo fondamentale del counseling, per tale motivo l’individuazione delle dimensioni che lo compongono può essere d’aiuto per definire interventi finalizzati alla modificazione di quei comportamenti individuali correlati alle dimensioni stesse.
Parole chiave: counseling, salute, benessere, felicità, dimensioni, questionario
ABSTRACT
Introduction Human behavior is usually led by the achievement of personal well-being. Over the years, counseling proved its potentiality as first choice tool for supporting this process. However, given the complexity and multidimensionality of well-being, it becomes imperative to identify its constituent features before planning interventions. The aim of this review was to identify the dimensions of well-being on which counselling interventions can be carried out.
Methods The scientific databases PubMed and CINAHL were reviewed along with others sources. Subsequent to the selection of the articles, a qualitative evaluation of the identified studies was carried out.
Results Twenty-one studies were included in the review. The most common dimensions of well-being were related to social context, people’ individuality, emotions and health status. Moreover, a number of studies showed the effectiveness of improving well-being through interventions aimed at developing the strengths of individuals, as in a counseling process.
Discussion In a helping relationship, the counselor analyses the individual dimensions of well-being, facilitates the client in his becoming aware of the emotion-related elements and fosters, when appropriate, behavioral changes with respect to the social dimensions.
Conclusions The improvement of individual well-being is a core objective of counseling. Therefore, the identification of the constituent traits of well-being can be of assistance in defining interventions aimed at changing those individual behaviors related to the traits themselves.
Keywords: counseling, health, well-being, happiness, dimensions, questionnaire
Patrizia Quaranta (1), Antonello Pizzolante (2), Fernando Rizzo (3), Francesco Caccetta (4) ,Vincenzo Montinaro (5)
Annamaria Ferraresi (1), Giulia Guidarelli (2), Laura D’Addio (3)
RIASSUNTO
Introduzione La formazione a distanza sul web ha guadagnato sempre maggiore importanza come metodologia didattica che sostituisce e integra la formazione tradizionale. Con l’emergere di nuovi bisogni formativi, correlati a contesti sanitari sempre più complessi, diventa necessario sviluppare nuove strategie formative per ampie popolazioni di professionisti, soprattutto nelle aree dove il numero di crediti formativi ECM maturati è inferiore. La Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche da diversi anni promuove la formazione via web (web based learning). Le tematiche di formazione scelte sono di carattere prevalentemente clinico ma anche organizzativo ed educativo. L’accesso alla piattaforma è gratuito. L’obiettivo principale di questo studio è misurare l’adesione ai corsi FAD della piattaforma nazionale FadInMed nell’anno 2016.
Materiali e metodi E’ stata svolta un’analisi retrospettiva di un’ampia casistica di professionisti che hanno frequentato i corsi FAD promossi dalla FNOPI nell’anno 2016. I corsi presi in esame sono: “Gestione dell’incontinenza urinaria e fecale”, “Mobilizzazione in ospedale” e “Sedazione terminale palliativa”. Il Comitato Centrale FNOPI ha autorizzato l’accesso al sistema informativo di gestione, dal quale sono stati estratti in forma anonima i dati che riguardavano tutti gli iscritti FNOPI alla data del 31 dicembre 2016 e i partecipanti ai corsi FadInMed nell’anno 2016. Questi tre corsi sono stati attivi dall’1 marzo 2016 fino al 31 dicembre 2016.
Risultati La frequenza complessiva ai corsi è risultata pari a 236.008. Gli infermieri che hanno partecipato ad almeno un corso sono 91.924 su 442.054 iscritti a FNOPI. La maggioranza degli infermieri ha frequentato tutti i corsi (71,2%); il corso con adesione maggiore è stato “Sedazione terminale palliativa” (88,8%). Dall’analisi è emerso che gli infermieri più giovani accedono maggiormente alla piattaforma. Dal confronto tra la provincia di iscrizione all’Ordine e il numero di partecipanti si osservano differenze di adesione che oscillano dal 6% al 30%. Tutti i corsi sono stati graditi con valutazioni medie pari a 4 in una scala Likert da 1 a 5.
Conclusioni E’ necessario sostenere la formazione online, analizzando i fattori che ne favoriscono o ostacolano l’utilizzo. Al contempo sarà necessario attuare percorsi di ricerca per indagare l’apprendimento e l’impatto di tale attività nello sviluppo professionale del professionista e sulla qualità dell’assistenza.
Parole chiave: formazione a distanza, infermieri, educazione continua in medicina (ECM)
ABSTRACT
Background E-learning has gained increasing importance as a educational methodology that replaces and integrates traditional education. In this phase of new training needs, related to increasingly complex health contexts, developing new training strategies for large populations of professionals is an emerging challenge, especially in areas where the number of ECM credits accrued is lower.
FNOPI promotes e-learning training for several years. The chosen training topics are mainly clinical but also organizational and educational. Access to the platform is free. The main aim of this study is to measure adherence to FadInMed national platform courses in 2016.
Materials and methods A retrospective analysis was carried out of a large series of professionals who attended FAD courses promoted by FNOPI in 2016: management of incontinence, hospital mobilization and palliative sedation.
FNOPI Central Committee authorized access to management information system, from which the data relating to all FNOPI members as of 31 December 2016 and those enrolled in FadInMed courses in 2016 were extracted anonymously. The three registered courses were activated on 1 March 2016 until 31 December 2016.
Results Total attendance at courses was 236,008; nurses who attended at least one course were 91,924 on 442,054 FNOPI members. The majority of nurses attended all the courses (71.2%) and the one with the greatest adhesion concerned the palliative end sedation (88.8%). The younger nurses gain more access to the platform. In the comparison between the provincial Order and the number of participants there are differences in adherence ranging from 6% to 30%. All courses were appreciated with an average rating of four on a Likert scale of 1 to 5.
Conclusions It is necessary to continue to support web based learning, analyzing the factors that favor or hinder its use and at the same time it will be extremely necessary to implement research paths to investigate e-learning and the impact of this activity on the professional development and on the quality of care.
Keywords: e-learning, nurses, continuing medical education (CME)
Sabina Olmi (1)
RIASSUNTO
Introduzione La simulazione è sempre più diffusa nella formazione infermieristica, perché sembra migliorare la fiducia in se stessi, la capacità di problem solving e di pensiero critico degli studenti. Su quest’ultimo punto tuttavia mancano studi di valutazione. L’obiettivo primario dello studio è definire l’efficacia della simulazione, rispetto alla formazione tradizionale, nello sviluppo del pensiero critico degli studenti. Obiettivi secondari sono: la soddisfazione degli studenti, gli effetti in termini di fiducia in se stessi e di apprendimento, il raggiungimento degli obiettivi formativi e lo sviluppo della capacità di pianificazione assistenziale.
Materiali e metodi Lo studio controllato e randomizzato è stato condotto sugli studenti del terzo anno del corso di laurea in infermieristica. Gli studenti del gruppo sperimentale, oltre alla tradizionale formazione, hanno frequentato due laboratori di simulazione su casi clinici.
Risultati Complessivamente 34 studenti hanno partecipato e concluso lo studio, la maggioranza del campione era di sesso femminile (85,3%), con un’età media di 23,2 anni. E’ stato registrato un miglioramento significativo (p<0,005) della capacità di pensiero critico nel gruppo sperimentale. Gli studenti del gruppo sperimentale si sono dichiarati soddisfatti e hanno espresso fiducia in se stessi nell’apprendimento. Hanno raggiunto gli obiettivi formativi e ottenuto punteggi più elevati nella pianificazione assistenziale.
Conclusioni La simulazione di casi clinici è risultata efficace per lo sviluppo del pensiero critico negli studenti infermieri con dichiarata soddisfazione e aumento della fiducia in se stessi nell’apprendimento.
Parole chiave: simulazione, pensiero critico, studenti infermieri, formazione infermieristica
ABSTRACT
Introduction Simulation is increasingly widespread in nursing education, for the development of self-confidence, problem solving and critical thinking of students. However studies to evaluate the development of critical thinking skills are lacking. The primary aim of the study is to evaluate the effectiveness of clinical case simulation in the development of students’ critical thinking compared to traditional education. Secondary objectives are: students’ satisfaction, effects in term of self-confidence and learning, achievement of training goals and the development of care planning skills.
Methods Randomized controlled study on students attending the 3rd year of the Degree in Nursing. Experimental group students, in addition to traditional training, attended two simulation laboratories on clinic cases.
Results A total of 34 students attended and completed the study, the majority of the sample was female (85.3%), with media age of 23.2 years. There was a significant improvement (p<0.005) in critical thinking ability in the experimental group. Students who tested simulations said they were satisfied and expressed self-confidence in learning. They have achieved the training goals and received higher scores in care planning.
Conclusions Clinical case simulation has been effective for developing critical thinking in nursing students with stated satisfaction and increased self-confidence from learning.
Key words: simulation, critical thinking, nursing students, nursing education
Loredana Piervisani (1), Serenella Stasi (2), Emanuela Ruffinelli (3), Ercole Vellone (4), Gennaro Rocco (5), Rosaria Alvaro (6)
RIASSUNTO
Introduzione A oggi non si registrano studi di ricerca per la definizione dell’immagine delle infermiere diplomate nel periodo fascista. Con questo studio si effettua una prima indagine sistematica attraverso una fonte primaria, per comprendere il processo di definizione della figura infermieristica.
Materiali e metodi La ricerca ha esaminato, con analisi automatica dei dati testuali tramite il software Iramuteq, gli articoli, dal 1935 al 1938, dell’unica rivista di categoria infermieristica del tempo: “L’infermiera italiana”.
Risultati Dai 162 articoli selezionati emerge una figura infermieristica colta, con qualità intellettuali e dalle connaturate doti femminili. Una nuova immagine, una prima forma di strutturazione e reclutamento del gruppo professionale caratterizzata da dinamiche di riconoscimento interno ed esterno alla professione. Una figura infermieristica costituita da esigenze mediche, centrata soprattutto su ineccepibili qualità morali e meno su quelle tecniche. L’analisi multidimensionale e multidisciplinare ha indagato le dinamiche di un percorso professionale che ha coinvolto livelli istituzionali, sociali e individuali.
Conclusioni L’analisi conferma la storiografia professionale italiana, aggiungendo una prima definizione di figura infermieristica e di strutturazione professionale. Questa ricerca fornisce un rigoroso contributo alla storia della professione, nonché alla costruzione di un modello concettuale che potrebbe costituire la chiave di lettura verso le sfide professionali intellettuali future.
Parole chiave: infermiere diplomate, immagine, genere, figura infermieristica
ABSTRACT
Introduction To date there are no research studies for the definition of the image of Registered Nurses during the fascist period. With this study, a systematic survey is carried out through a primary source, to understand the process of defining the nursing figure.
Materials and methods The research examined articles, from 1935 to 1938, of the only nursing category magazine of the time: “L’Infermiera italiana”, with automatic analysis of the textual data using Iramuteq software.
Results From the 162 selected articles emerges a nursing figure educated, with intellectual qualities and innate feminine qualities. A new image emerges, the first form of the structuring and recruitment of the professional group as characterized by dynamics of recognition inside and outside the profession. A nursing figure consisting of medical needs, centered above all on unexceptionable moral qualities but less so on the technical skills. The multidimensional and multidisciplinary analysis investigated the dynamics of a professional path that involved institutional, social, and individual levels.
Conclusions The analysis confirms the Italian professional historiography, adding a first definition of nursing characteristics and professional structuring, a rigorous contribution to the history of the profession, as well as the construction of a conceptual model that could be the key to understand future professional intellectual challenges.
Keywords: registered nurses, nursing characteristics, gender, nursing figure
Simone Benedet (1), Angela De Paoli (2), Cristina Tommasini (3), Giulia Ortez (4)
Antonio Galiano (1), Giorgio Ugo Pagliarino (1), Giovanna Ghiglia (1), PierClaudio Pronzato (1), Carlo Di Pietrantonj (2)
RIVISTA BIMESTRALE
Organo ufficiale della Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche
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Editor dei contenuti – Ufficio Stampa e Comunicazione FNOPI
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