RIVISTA BIMESTRALE
Organo ufficiale della Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche
Davide Ausili (1), Agnese Boldrin (2), Benedetta Salimbeni (3), Stefania Di Mauro (4)
Micaela Riba Infermiera, ASST-Settelaghi ospedale di Circolo e fondazione Macchi di Varese Varese
Introduzione
Il ricovero del proprio figlio nell’unità di terapia intensiva neonatale (TIN) può risultare un evento stressante e traumatico per i genitori, e nella ripercussione del trauma possono sviluppare il disturbo da stress post traumatico (PTSD). Nel corso di questo ultimo decennio si è visto un incremento importante di nuovi casi di PTSD nei genitori all’interno delle TIN, nei genitori questo può portare a interruzione nella genitorialità vale a dire più interazioni controllate e meno sensibili, cognizione alterata, problemi comportamentali e uso inappropriato dell’assistenza sanitaria. L’obiettivo dello studio è descrivere la letteratura esistente in merito agli strumenti utili ad identificare precocemente i genitori che hanno sviluppato il disturbo da stress post-traumatico dopo il ricovero del proprio figlio all’interno di una terapia intensive neonatale.
Materiali e metodi
Attraverso la ricerca sulle banche dati quali Medline, Cinahl, PsycINFO, Cochrane Library, sono stati selezionati gli studi svolti in ambito nazionale ed internazionale che descrivono gli strumenti utilizzati per identificare precocemente sia le condizioni di rischio e le relative proprietà psicometriche.
Risultati
Dall’analisi degli articoli emerge che, esistono diversi strumenti self-report e non, con una modesta capacità predittiva, ma gli studi a riguardo sono ancora ridotti. Si raccomanda di effettuare test di screening ai genitori nel momento in cui effettuano l’accesso in TIN, per poter identificare precocemente condizioni a rischio di PTSD.
Parole chiave: Strumenti di screening, disturba da stress post-traumatico, terapia intensiva neonatale, genitori.
Nursing tools to identify the early post-traumatic stress disorder of parents in neonatal intensive care: narrative review
ABSTRACT
Introduction
The hospitalization of the child in the Neonatal intensive Care Unit (TIN) can be a stressful and traumatic event for parents, and in the repercussions of trauma can develop post-traumatic stress disorder (PTSD). During this last decade there has been an important increase of new cases of PTSD in the parents within the TIN, in the parents this can lead to shortening in parenthood i.e. more controlled interactions and less sensitive, cognition Behavioural problems and inappropriate use of health care. The purpose of this elaborate is to carry out a critical analysis of the literature to investigate how the nurse can, and with what tools, to identify early parents who have developed post-traumatic stress disorder after hospitalization of the own Child within a neonatal intensive therapy.
Methods
Through research on databases such as Medline, Cinahl, PsycINFO, Cochrane Library, the studies carried out at national and international level have been selected which describe the tools used to identify early both the risk conditions and the related psychometric properties.
Results
From The analysis of the articles shows that there are several self-report and non-self-report tools, with a modest predictive capacity, but the studies in this regard are still small. Screening tests are recommended to parents when they log in to TIN, in order to identify conditions at risk of PTSD early.
Key words: Screening tools, post-traumatic stress disorder, neonatal intensive care unit, parents.
Maria Cristina Lombardini (1), Elisabetta Balestreri (2)
Marco Gatti Infermiere, Unità Assistenziale di Malattie Infettive, ASST Papa Giovanni XXIII, Bergamo;
Monica Casati Dirigente Responsabile Ricerca Formazione e Sviluppo, UOC Direzione Professioni Sanitarie e Sociali, ASST Papa Giovanni XXIII, Bergamo;
Stefania Di Mauro Professore Associato in Scienze Infermieristiche, Presidente Consiglio di Coordinamento Didattico Laurea in Infermieristica, Laurea in Ostetricia, Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche, Università degli Studi di Milano Bicocca, Scuola di Medicina e Chirurgia;
Ramona Pellegrini Infermiere, Staff Ricerca Formazione e Sviluppo, UOC Direzione Professioni Sanitarie e Sociali, ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo;
Simonetta Cesa Direttore, UOC Direzione Professioni Sanitarie e Sociali, ASST Papa Giovanni XXIII, Bergamo;
Matteo Marchesi Medico Legale, ASST Papa Giovanni XXIII, Bergamo
INTRODUZIONE
La contenzione fisica è un intervento straordinario che pone dei problemi etici, assistenziali, deontologici e legali; le pubblicazioni indicano deboli prove scientifiche a sostegno del suo utilizzo, nonostante un frequente ricorso nella pratica clinica. Il monitoraggio del fenomeno è raccomandato, ma le stime sono disomogenee tra loro a causa delle differenti caratteristiche dei luoghi di cura e dell’inclusione o meno delle sponde al letto come mezzi di contenzione. L’obiettivo del presente studio è quello di rilevare la prevalenza della contenzione nel contesto di cura dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
MATERIALI E METODO
Studio osservazionale, prospettico. Sono state valutate tutte le persone ricoverate sottoposte a contenzione fisica. Il periodo di osservazione è stato di 51 giorni consecutivi e ha coinvolto 21 Unità Assistenziali di degenza a ciclo continuo escludendo l’area critica, l’area pediatrica e l’area della salute mentale. Sono stati effettuati rilievi giornalieri, osservazioni dirette dei pazienti contenuti e analisi della documentazione clinica.
RISULTATI
I diversi metodi di indagine utilizzati descrivono una prevalenza della contenzione pari al 2,13% (rilievi giornalieri) e all’1,5% (osservazioni dirette).
CONCLUSIONI
Le caratteristiche dei contenuti e della contenzione sono sovrapponibili a quanto già presente in letteratura. La prevalenza registrata è confrontabile solo con una realtà trovata in letteratura ma non con altre a causa di campioni differenti (terapie intensive) e diversi mezzi di contenzione (spondine al letto). La prevalenza registrata rientra tra i front runners dei Nursing Sensitive Outcome (NSO).
Parole Chiave: contenzione fisica, prevalenza, cure per acuti, assistenza infermieristica, NSO
INTRODUCTION
Physical restraint is an extraordinary nursing act that poses ethical, nursing, deontological and legal issues. Literature shows weak evidence to support it, despite its frequent use in clinical practice. Prevalence monitoring is recommended, even if the evaluations are uneven due to different characteristics of the settings of care and whether bedrails are included among physical restraints or not. The objective of this study is to assess the prevalence of physical restraint in the Italian health system, through its evaluation in the Papa Giovanni XXIII hospital, Bergamo.
Methods
Observational, prospective study. All in-patients undergoing physical restraint were assessed along an observation period lasting 51 consecutive days and involving 21 continuous-cycle hospital care units. The critical area, the paediatric area and the mental health area were excluded. Daily surveys, direct observations of the patients contained and analysis of the clinical documentation have been carried out.
Results
The different methods of investigation used indicate a prevalence of containment of 2.13% (daily surveys) and 1.5% (direct observations).
Conclusions
The nature of contention and its procedure overlapped what was already present in the literature. The recorded prevalence was comparable only with a situation found in the literature because of different samples (ICU patients) and different means of containment (bed rails) of the others. The observed prevalence is among the front runners of the Nursing Sensitive Outcome (NSO).
Keywords: physical restraints, prevalence, acute care, nursing, NSO
Carlo Di Pietrantonj Servizio di Riferimento Regionale per l’Epidemiologia – SEREMI- ASL Alessandria. Italia
Ines Basso Centro PhD Student Infrastruttura, Ricerca, Formazione, Innovazione. Azienda Ospedaliera SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo, Alessandria, Italia. Dipartimento di Medicina Traslazionale. Università del Piemonte Orientale. Novara Italia
La crescente necessità di un continuo aggiornamento professionale e l’estendersi del ruolo degli infermieri in nuovi ambiti richiede una sempre più approfondita competenza statistica per comprendere e valutare la ricerca scientifica sanitaria e saper pianificare e condurre ricerche. Le competenze riguardo i metodi statistici e le tecniche di organizzazione dei dati, per quanto possano apparire lontane dalla professione dell’infermiere sono in realtà costitutive del capitale intellettuale infermieristico. In questo breve lavoro descriveremo l’inquadramento logico del processo inferenziale come processo di tipo induttivo, che conduce a conclusioni probabilistiche il cui grado di affidabilità sarà determinato dalle “garanzie” che le premesse potranno fornire alle conclusioni, con il limite di essere sempre vulnerabili a nuove evidenze. Risultati poco vulnerabili a nuove evidenze, ovvero ricerche statistiche di buona qualità sulle cui stime poter orientare l’organizzazione sanitaria o poter praticare scelte terapeutiche importanti per i pazienti, possono essere ottenute solo attraverso una accurata pianificazione. Illustreremo il ciclo PPDAC come strumento per la pianificazione metodica della ricerca statistica.
The nurse and statistics: the statistical method and the cycle Problem-Plan-Data-Analysis-Conclusions (PPDAC)
ABSTRACT
The growing need for continuous professional updating and the extension of the role of nurses into new areas requires an in deep statistical competence to understand and assess scientific health research and to be able to plan and conduct new research. The skills regarding statistical methods and data organization techniques, however distant they may appear from the nursing profession, are actually constitutive of the nursing intellectual capital. In this short paper we will describe the logical framing of the inferential process as an inductive process, which leads to probabilistic conclusions whose degree of reliability will be determined by the “guarantees” that the premises can provide to the conclusions, with the limit of always being vulnerable to new evidence. Results that are not vulnerable to new evidence, that is, good quality statistical research on whose estimates it is possible to guide the health organization or to be able to make important therapeutic choices for patients, can only be obtained through careful planning. We will illustrate the PPDAC cycle as a tool for methodical planning of statistical research.
Elena Lovicu (1), Giulio Bizzaglia (2), Caterina Galletti (3)
Serena Capone (1), Valentina Sambati (2), Emanuela Montanari (3), Marcello Antonazzo (4)
Martina Ferrari Infermiere, ASLVCO Piemonte – Cure Domiciliari
Silvia Mazza Infermiere, IRCCS Istituto Auxologico Italiano – Ospedale San Giuseppe di Piancavallo (VB)
Mimma Moscatiello Infermiere, ASLVCO Piemonte – Corso di Laurea in Infermieristica UNIUPO
Introduzione
Il diabete è spesso associato a obesità si parla quindi di diabesità. Questi pazienti sono chiamati a un cambiamento delle abitudini di vita, non sempre facile da comprendere e accettare. La gestione di questa patologia complessa e cronica si deve basare sull’educazione terapeutica diretta al raggiungimento di partecipazione attiva del paziente al suo processo di cura. Strumenti quale i dispositivi di monitoraggio continuo del glucosio (CGM) rappresentano una vantaggiosa alternativa all’automonitoraggio della glicemia capillare aprendo la strada a possibilità innovative per migliorare la compliance terapeutica. L’obiettivo dello studio è di valutare se l’utilizzo di un dispositivo per il monitoraggio continuo della glicemia (CGM) modifica la consapevolezza di malattia diabetica e la gestione della malattia in pazienti con DMT2.
Materiali e metodi
È stato somministrato il questionario “Patient Diabetes Knoweldge Questionnaire (PDKQ)” per valutare la consapevolezza della persona riguardo la malattia diabetica e sono stati utilizzati i termometri dei sentimenti, graduati da 0 a 10, che corrispondono a una scala VAS numerata. Sia il PDKQ che il termometro dei sentimenti sono stati somministrati a inizio studio (T0) e fine dello studio (T1). Il campione è stato selezionato attraverso una randomizzazione semplice. Sono stati selezionati 16 pazienti affetti da DMT2 insulino-trattati, 8 pazienti nel gruppo A (gruppo con sensore-caso) e 8 pazienti nel gruppo B (gruppo con controllo della glicemia capillare-controllo).
Risultati
L’analisi dei risultati del questionario PDKQ, in condizioni basali, ha rivelato che la maggior parte del campione mostra un deficit di conoscenza sulle cause fisiopatologiche e dei segni di ipo e iperglicemia. Sia nel gruppo A con sensore-caso che nel gruppo B-controllo la media delle risposte corrette è aumentata a seguito dell’intervento educativo.
Conclusioni
L’educazione terapeutica e la consapevolezza di malattia associati all’uso della tecnologia per il monitoraggio continuo della glicemia costituiscono uno strumento utile della gestione del paziente diabetico.
Parole chiave: Diabete, obesità, monitoraggio continuo glicemia, infermieristica, educazione, consapevolezza, sensore glicemico.
Sensor and awareness: exploratory study
ABSTRACT
Introduction
Diabetes is often associated with obesity and it is therefore referred to as diabesity. These patients are called to a change in their lifestyle not always easily understood and accepted. The management of this complex chronic pathology should rely on therapeutic education aimed at achieving a proactive patient’s participation in his/her care process. Tools such as continuous glucose monitoring devices (CGM) represent a profitable option to self-monitoring of capillary blood glucose, providing innovative possibilities to improve therapeutic compliance. The objective of the study is to assess whether the use of a continuous blood glucose monitoring device (CGM) improves diabetic disease awareness and management in patients with T2DM.
Methods
The Patient Diabetes Knoweldge Questionnaire (PDKQ) was administered to assess the patients’ awareness of diabetic disease and the feeling thermometers were used, graduated from 0 to 10, which correspond to a graded VAS scale. Both the PDKQ and the feeling thermometer were administered at the start (T0) and end of the trial (T1). We selected the sample through a simple randomization. Sixteen patients with insulin-treated T2DM were divided into 2 groups: group A (sensor-case group) and group B (capillary-controlled group).
Results
The analysis of the PDKQ questionnaire results, at baseline conditions, showed poor knowledge about the pathophysiological causes and signs of hypo and hyperglycemia in most of the sample. Both in group A (sensor-case) and in group B (control) the average of correct responses increased as a result of the educational intervention.
Conclusions
Therapeutic education and disease awareness associated with the use of technology for the continuous monitoring of blood glucose are a useful tool in the management of diabetic patients.
Key words: Diabetes, Obesity, Continuous Glucose Monitoring, Nursing, Education, Awareness, Glucose Sensor.
Caterina Galletti (1), Orkida Xhyheri (2), Elena Cristofori (3), Patrizia Ghera (4), Maria Luisa Rega (5)
Flavio Paoletti (1), Gloria Moretto (2), Valentina Sossi (3), Ariella Raunikar (4), Monica Bello (5), Erica Garavelli (6), Carlo De Vuono (7)
RIVISTA BIMESTRALE
Organo ufficiale della Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche
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Editor dei contenuti – Ufficio Stampa e Comunicazione FNOPI
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