Lo human caring attraverso le narrazioni autobiografiche di studenti infermieri


RIASSUNTO
Introduzione Il presente lavoro prende in considerazione la tematica dello human caring, un importante aspetto della pratica assistenziale che permette all’infermiere di concretizzare l’arte del prendersi cura e ampliarne le prospettive. Lo scopo di questo studio è di descrivere la percezione dello human caring da parte di studenti infermieri di un corso di laurea magistrale. Utilizzando il metodo delle narrazioni autobiografiche si vogliono evidenziare gli elementi che caratterizzano le motivazioni profonde che spingono alla scelta di svolgere una professione di cura, quale quella dell’infermiere e, al contempo, indagare con quali strumenti gli infermieri si propongono di mantenere e sviluppare i processi di cura.
Materiali e metodi A 19 studenti del corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma è stata somministrata un’indagine, costruita ad hoc, che presenta le cinque domande postulate da Jean Watson, che investigano i valori e le dinamiche umane che portano a prestare assistenza.
Risultati Sono state raccolte 15 narrazioni.
Conclusioni Le narrazioni confermano che alla base di una scelta personale di diventare infermiere vi è una spiccata sensibilità verso l’altro, inteso come persona bisognosa di cure e della quale prendersi cura, ma anche come colui attraverso il quale nutrire e accrescere la passione per la professione che si svolge.
Parole chiave: human caring, studenti infermieri, narrazioni autobiografiche
 


The human caring through the autobiographical narratives of nursing students

ABSTRACT
Introduction This paper is focused on the human caring theme, an important aspect in nursing practice; it helps to broaden perspectives, allowing nurses to realize the art of caring. The objective of this study is to describe the post-graduate nursing students’ perceptions about the human caring. Using the autobiographical narrative method, the purpose is to highlight which motivations lead to choose the nursing profession and investigate how nurses try to maintain and develop human caring.
Methods The study has been conducted through the method of autobiographical narrative. An ad hoc questionnaire, based on Jean Watson questions, has been administered to 19 post-graduate nursing students to investigate the values and human dynamics that lead to the human caring.
Results Fifteen complete questionnaires were collected.
Conclusion Data analysis revealed that at the basis of a personal choice of becoming a nurse there is a strong feeling toward others. The patient is seen as the person that needs care, but also as the one through which nurse can enhance and increase the passion for nursing profession.
Keywords: human caring, post-graduate nursing, autobiographical narrative


 

INTRODUZIONE
Parlare di human caring in ambito sanitario può sembrare forse un paradosso ma in realtà, se per un attimo ci fermiamo a riflettere, tutto ha origine dal prendersi cura di chi si trova in una situazione di debolezza, laddove non vi è solo un corpo che soffre e che ha bisogno di cure ma anche una mente e un cuore che richiede una presa in carico altrettanto necessaria (Masera G, 2006).
L’attenzione alla persona deve comprendere la sua totalità, fatta di bisogni fisici, psicologici e relazionali. Le innumerevoli scoperte in campo tecnologico e scientifico permettono di trattare patologie molto complesse ma ciò non toglie l’importanza degli aspetti relazionali e psicologici dell’assistenza.
La tecnica si evolve ma l’uomo non modifica i suoi valori imprescindibili e immutabili del diritto naturale e soprattutto non c’è tecnologia in grado di risolvere i dubbi circa il significato della vita, della sofferenza e della morte, dilemmi con i quali la medicina si confronta ogni giorno ma che spesso si limita a considerare in modo poco approfondito. Infatti, ci si focalizza sull’oggetto della cura proprio come un oggetto, come un organismo da riparare e non come un unicum psiche-soma (Lattarulo P, 2011).
Le teorie infermieristiche forniscono strumenti validi al fine di decodificare i bisogni della persona assistita ma di fronte alla sofferenza, al dolore e alla morte prevalgono la coscienza e la peculiare individualità di ciascuno. La sofferenza stessa è un elemento estremamente variabile e si esprime in infinite modalità, talvolta celate da quella sorta di discrezione e di pudore che la caratterizzano (Mortari L, et al., 2013).
Il presente lavoro prende in considerazione lo human caring quale aspetto importante nella pratica assistenziale che consente di ampliare le prospettive di cura, permettendo all’infermiere di concretizzare la dimensione di un’etica delle virtù (Watson J, 2013).

Struttura teorica
La teoria dello human caring è stata elaborata alla fine degli anni ‘70 del secolo scorso da Jean Watson, fondatrice del Watson Caring Science Institute (WCSI), e si colloca nell’ambito delle scienze del nursing umanistico, il cui principio fondante è definito dalla relazione tra il prendersi cura degli esseri umani e il prestare assistenza infermieristica (Watson, 2013).
Il tema del prendersi cura è stato trattato in altre teorie infermieristiche, per esempio nella Science of unitary human beings, la scienza degli esseri umani come entità globali, di Martha Elizabeth Rogers (Rogers ME, 1970) e dalla Health as expanding consciousness, la salute come espansione della coscienza, di Margaret Newman (Newman MA, 1999); entrambe hanno in comune con lo human caring una visione pluridimensionale e olistica della persona. Tuttavia, lo human caring aggiunge alla visione olistica della persona assistita anche il care nel duplice aspetto di “cura dell’assistito” e “cura di colui che si prende cura”, ossia l’infermiere. In questa cornice teorica è fondamentale la relazione esistente tra il benessere degli infermieri e la cura della persona assistita. Infatti, l’obiettivo dello human caring è la crescita, la consapevolezza, l’evoluzione mentale, affettiva e spirituale di sé come infermiere e degli altri, quali i pazienti: questo approccio porta l’infermiere all’esplorazione di sé, allo sviluppo della conoscenza, alla consapevolezza, all’autocontrollo e all’amore di sé (Watson J, 2013).
L’essenza dello human caring si traduce nella presa in carico transpersonale; questa è determinata da azioni e scelte fatte da colui che assiste e da colui che viene assistito, ovvero quel momento di contatto e di relazione tra l’essere umano infermiere e l’essere umano paziente. Jean Watson sostiene che lo human caring è il fulcro della pratica infermieristica. Non si tratta solamente di conoscenze di natura scientifica riguardanti la sfera cognitiva ma anche di natura esperienziale-fenomenologica che attiene e coinvolge la sfera della soggettività dell’infermiere e del paziente. Questo comporta che il professionista, e contemporaneamente uomo, deve possedere competenze e abilità tecniche, relazionali, cliniche e capacità organizzative, di analisi etica ma anche empatia, sensibilità, capacità di ascolto e di interazione (Watson J, 2013).
Jean Watson pone agli infermieri cinque domande circa i valori e le dinamiche umane che portano a prestare assistenza:

  1. Che cosa c’è alla base della mia disponibilità a prendermi cura degli altri?
  2. Che cosa mi spinge verso l’assistenza?
  3. Perché non riesco a rispondere?
  4. Quando è difficile prendersi cura di qualcuno?
  5. Come farò a sostenere e ad alimentare la mia consapevolezza di prendermi cura degli altri?

Attraverso le narrazioni autobiografiche si vuole descrivere la percezione che alcuni studenti di un corso di laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche hanno dello human caring ed evidenziare gli elementi che caratterizzano le motivazioni che spingono alla scelta di svolgere una professione di cura e, al contempo, indagare con quali strumenti gli infermieri si propongono di mantenere e sviluppare i processi di cura.

MATERIALI E METODI
Il disegno dello studio è di tipo qualitativo, l’indagine è stata condotta con il metodo fenomenologico e ha utilizzato le narrazioni autobiografiche (Knowles MS, 1996).
Il campionamento è stato di tipo propositivo. Sono stati individuati 19 studenti del corso di laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma: nello specifico 17 infermieri, un’infermiera pediatrica e un’ostetrica.
E' stato scelto questo campione perché si ritiene che il percorso di studi magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche comporti un avanzamento delle competenze riguardanti gli aspetti etici e concettuali della professione.

Raccolta dati
Lo strumento utilizzato per la raccolta dei dati è stato preparato ad hoc per questa indagine e si compone di una parte dedicata alla raccolta dei dati socio-anagrafici e una seconda parte che presenta le cinque domande di Jean Watson che richiedono una risposta aperta. Non è stato posto un limite massimo alla lunghezza delle risposte.
La validità dello strumento di indagine è stata testata da un tutor e da un coordinatore didattico esperti del settore.
Lo strumento è stato inviato tramite mail al campione di studenti ed è stato preceduto da una lettera di presentazione. Sono state considerate valide le narrazioni complete in tutte le parti e pervenute entro quindici giorni dalla consegna. I criteri d’inclusione sono stati il rispetto dei limiti temporali di consegna, la chiarezza espositiva delle narrazioni e la completezza di tutte le domande esposte.
Ogni autobiografia è stata arricchita da alcuni elementi (titolo abilitante, genere del narrante e ambito lavorativo) per conservare la specificità del caso.
L’indagine è stata svolta tra ottobre e novembre 2013.

Analisi dei dati
Una prima fase di analisi dei dati ha previsto la trascrizione integrale dei testi delle narrazioni pervenute in un documento di testo.
Successivamente, per trovare il senso delle autobiografie, sono stati seguiti i seguenti passaggi:

  • identificazione delle espressioni che colgono differenti aspetti dell’esperienza descritta nelle narrazioni per l’individuazione delle unità di significato;
  • raggruppamento delle unità di significato simili in etichette;
  • identificazione dei temi più rappresentativi.

Per verificare la pertinenza delle etichette e dei temi è stata utilizzata la validazione consensuale tra tutti i ricercatori.
Infine, attraverso il supporto informatico del software NVivo, nella versione 10, i temi precedentemente identificati sono stati categorizzati in nodi per procedere poi a una modellizzazione delle narrazioni.

RISULTATI
Dei 19 questionari inviati solo 15 sono ritornati compilati entro le tempistiche stabilite.
Il campione di rispondenti, 10 di sesso femminile e 5 di sesso maschile, è risultato abbastanza omogeneo per età anagrafica (età media di 35 anni) ed esperienza di lavoro (durata media dell’esperienza lavorativa di 10 anni), aspetto quest’ultimo che comporta una maturazione personale e professionale data non solo dal percorso formativo teorico ma anche dalle esperienze pratiche vissute. I principali ambiti lavorativi indicati dai rispondenti sono stati: ginecologia/ostetricia, chirurgia/emergenza e urgenza, libera professione e servizio infermieristico.
Indipendentemente dal genere dei rispondenti è emersa la presenza di motivazione verso il desiderio di aiutare gli altri e nell’essere sensibili alle sofferenze altrui. Non sono state rilevate differenze nell’uso di termini professionali e di particolari parole o espressioni in funzione al genere (Cohen, 2004).

Contenuti delle autobiografie
Riguardo alla disponibilità a prendersi cura degli altri, i professionisti infermieri considerano fondamentale il “desiderio di fare del bene alle persone bisognose di cure” mettendo in evidenza il “senso di responsabilità e il senso morale” che li motiva a svolgere questa professione, scelta in alcuni casi “in seguito a un’esperienza familiare vissuta”. La spinta verso l’assistenza comprende in generale la “volontà di aiutare coloro che sono in uno stato di bisogno”, espressa da un’operatrice in particolare come “il desiderio di aiutare e migliorare la vita del nascituro, del bambino e dell’adolescente nonché della famiglia”.
Il prendersi cura dell’altro viene percepito come un dovere etico e deontologico sottolineando “una sincera dedizione verso la persona bisognosa di cure” e anche la posizione di “garanzia per un’assistenza appropriata”. Infatti, gli infermieri riconoscono il mandato della professione infermieristica nel “recuperare la dimensione soggettiva della malattia e considerare l’assistito come persona nella sua globalità”.
Per gli infermieri è importante una professionalità caratterizzata dall’empatia e dal calore umano, soprattutto quando vi sono “difficoltà comunicative intese non solo dal punto di vista verbale ma anche comportamentale” oppure quando vi è “l’impossibilità di creare un valido legame comunicativo con la persona per cause linguistiche o culturali”.
Il professionista può essere messo in crisi “dalla frustrazione e dal disagio del prendersi cura di un paziente difficile”, quando “la patologia è complessa e viene intaccata la propria emotività perché ci si immedesima nel paziente, nei suoi cari” oppure “quando non si riconoscono i propri limiti e si rischia di essere travolti dalla storia e dai problemi della persona assistita”. E’ in queste situazioni che emerge l’importanza di trovare il tempo per “una riflessione personale” sul significato e sulle emozioni che hanno guidato a scegliere un lavoro in cui ci si prende cura dell’altro, sulla “pratica quotidiana e i tanti casi umani che via via si presenteranno” per riuscire a “rafforzare e consolidare tale interiore convinzione”, per alimentare la consapevolezza a prendersi cura degli altri; non solo, emerge anche l’importanza della formazione per “accrescere e approfondire il bagaglio professionale aggiornando nel tempo le conoscenze scientifiche”, in quanto è importante prendersi cura dell’assistito offrendo qualità di servizi e prestazioni improntate sulle prove di efficacia.
Le narrazioni consentono anche di rappresentare come l’attività clinica assistenziale, che giorno dopo giorno caratterizza la quotidianità professionale, oltre a momenti difficili carichi di sofferenza porta anche “al piacere di vedere qualche sorriso e ricevere qualche grazie ricco di gratitudine”.
Riflettendo sulle autobiografie si è potuto percepire una sincera disponibilità a mettere per iscritto la propria storia ed esperienza, trascrivendo anche alcuni ricordi significativi che scaturiscono dalla pratica professionale. Le narrazioni sono quindi il prodotto di una riflessione sull’esperienza del soggetto narrante, come ben evidenzia l’espressione di emozioni personali.
Le affermazioni e i temi emersi sono indicati in maniera sintetica in Appendice 1.

DISCUSSIONE
La lettura delle narrazioni autobiografiche, che rappresentano la risposta degli studenti alle domande di Jean Watson, ha mostrato come gli studenti infermieri di laurea magistrale vivono e mettono già in pratica, forse inconsapevolmente, lo human caring.
La connotazione che viene data al care dagli intervistati è in relazione con la percezione olistica che si ha della persona soggetto delle cure e nelle narrazioni prevale l’attenzione alla persona nella sua globalità di essere umano. Quanto evidenziato è strettamente ricollegabile all’essenza dello human caring, che la stessa Jean Watson descrive attraverso il concetto di approccio olistico-dinamico che integra le componenti biofisica, psicofisica, psicosociale e intrapersonale (Pellegrini W, 2010).
Il campione considerato è riuscito a definire quali siano le motivazioni che caratterizzano la propria disponibilità allo human caring. E’ palese il quid motivazionale che anima i rispondenti: la professione è vissuta non come una mera esecuzione prestazionale basata su un insieme di azioni tecniche ma è caratterizzata dal prendersi cura dell’assistito, con la piena consapevolezza del proprio ruolo e dell’importanza che esso riveste dal punto di vista umano, e dalla partecipazione emotiva. Inoltre, sembra che le esperienze personali vissute offrano un input positivo di arricchimento che favorisce l’interazione reciproca con gli altri – i pazienti –, con un indubbio effetto terapeutico. Questo concetto di condivisione emotiva rilevato nelle narrazioni viene riscontrato anche nella teoria dello human caring, in cui il percorso di condivisione tra il professionista e l’assistito porta alla scoperta dell’altro e a entrare in relazione. Inoltre, nella relazione con l’assisto Jean Watson evidenzia il valore del calore umano: non si tratta di un atteggiamento paternalistico ma di una postura di vicinanza e l’uso di un tono di voce moderato nella comunicazione per creare un’atmosfera sicura e non minacciosa per il paziente (Pellegrini W, 2010).
L’indagine ha anche mirato a evidenziare gli strumenti attraverso i quali gli infermieri si propongono di mantenere e sviluppare i processi di human caring. Dalle narrazioni si denota che una delle modalità per mantenere e alimentare la consapevolezza verso la professione sono la gratificazione, derivante dalla realtà quotidiana di assistenza, insieme a un importante componente di valori umanistici; anche questi elementi si ritrovano nella teoria dello human caring secondo la quale l’infermiere, per svolgere questa professione, deve avere interiorizzato valori quali l’altruismo, la gentilezza e il rispetto della diversità (Pellegrini W, 2010).
Un altro elemento chiave del prendersi cura è la formazione, ritenuta importante non solo per il professionista ma anche per l’assistito che ha diritto ad avere le migliori prestazioni. La stessa Jean Watson ribadisce l’importanza dell’approccio scientifico nell’assistenza infermieristica per la risoluzione dei problemi di salute (Pellegrini W, 2010).

CONCLUSIONI
Il fulcro della pratica infermieristica non è la malattia ma, piuttosto, l’impatto che essa ha sul vivere quotidiano e sull’autonomia della persona bisognosa di cure. Pertanto, l’assistenza infermieristica è caratterizzata dal prendersi cura della persona nella sua globalità affinché si possa recuperare la dimensione soggettiva della malattia.
Grazie alle narrazioni raccolte è stato evidenziato come gli intervistati ritengano lo human caring una componente essenziale del loro lavoro. Gli elementi rilevati attraverso gli spunti narrativi offrono la possibilità di comporre un’identità professionale dell’infermiere magistrale basata su competenze non solo tecniche ma anche umanistiche.
Avere cura dell’altro richiede energie e, nonostante ci si imbatta in situazioni difficili, dalle narrazioni è prevalsa l’attenzione alla persona. I racconti confermano che alla base di una scelta personale di diventare infermiere vi è una spiccata sensibilità verso l’altro, bisognoso e inteso come la persona della quale prendersi cura ma anche come colui attraverso il quale nutrire e accrescere la passione per la professione che si rappresenta.
L’analisi delle narrazioni ha permesso di esplorare la percezione dello human caring di una parte dei professionisti della salute delineandone i confini e i punti cardine, rappresentati dai temi e dalle etichette individuate e riportate in Appendice 1; si tratta di un modello tacito, una realtà silente e non riportata nei libri ma, come si evince dalle risposte dei partecipanti allo studio, ben identificato e messo in pratica quotidianamente attraverso la presa in carico della persona bisognosa di cure.
 

Appendice 1. Estratti rilevanti delle narrazioni, relative etichette e temi suddivisi per domanda

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Bibliografia

– Cohen SB (2004) Questione di cervello. La differenza essenziale tra uomini e donne. Ed. Mondadori, Milano.
– Knowles MS (1996) La formazione degli adulti come autobiografia. Il percorso di un educatore tra esperienza e idee. Ed. Raffaello Cortina, Milano.
– Lattarulo P (2011) Bioetica e deontologia professionale. Ed. McGrawHill, Milano.
– Masera G (2006) Prendersi cura dell’altro. Dal rispetto al riconoscimento attraverso il dialogo e la cura. Ed. Il pensiero Scientifico, Roma.
– Mortari L, Saiani L (2013) Gesti e pensieri di cura. Ed. McGrawHill, Milano.
– Newman MA (1999) Health as expanding consciousness. 2a edizione. Ed. Jones & Bartlett Learning.
– Pellegrini W (2010) Le radici del futuro human caring: passaggio attraverso il cuore il senso della scienza infermieristica. Ed. Edizioni Medico Scientifiche, Torino.
– Rogers ME (1970) An introduction to the theoretical basis of nursing. Ed. F.A. Davis Company.
– Watson J (2013) Assistenza infermieristica: filosofia e scienza del caring. Ed. Casa editrice Ambrosiana, 
Milano.