RIVISTA BIMESTRALE
Organo ufficiale della Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche
Laura Milani Infermiere, Direttore Didattico sezione di Crema – Corso di laurea in Infermieristica Università degli Studi di Milano
Anne Destrebecq Professore associato MED/45, Dipartimento di scienze biomediche per la salute, Università degli Studi di Milano
Valentina Giovinetti Infermiere, IRCCS Cardiologico Monzino – Milano
Stefano Terzoni Infermiere, tutor presso il Corso di laurea in Infermieristica, polo didattico San Paolo – Milano
Paolo Ferrara Infermiere, tutor presso il Corso di laurea in Infermieristica, polo didattico San Paolo – Milano
Introduzione
Vivere a stretto contatto con una persona affetta da schizofrenia è estremamente complesso ed espone i caregiver informali ad un aumentato rischio di sviluppare elevati livelli di Burden. Nonostante la rilevanza del fenomeno, gli approfondimenti nel panorama italiano sono scarsi. Obiettivo dello studio è misurare il livello di Burden e le caratteristiche sociodemografiche a esso associate in un campione di caregiver informali di persone affette da disturbo schizofrenico.
Materiali e metodi
È stato condotto uno studio osservazionale, descrittivo multicentrico; la versione italiana della Perceived Family Burden Scale (I-MFBBS) è stata somministrata a un campione di caregiver informali presso i Centri Psico Sociali delle ASST Santi Paolo e Carlo (presidio San Paolo) di Milano, le ASST di Crema, Melegnano- Martesana, Cremona, e delle associazioni “Itaca” e “La Lente” di Cernusco sul Naviglio (Mi).
Risultati
106 caregiver hanno partecipato allo studio presentando un punteggio mediano di Burden pari a 116/200; maggiori livelli di Burden sono stati ottenuti dai caregiver disoccupati, da chi riveste il ruolo di genitore e con almeno 5 anni di esperienza di caregiving (p<0.05).
Conclusioni
La dimensione del fenomeno del Caregiver Burden è stata confermata su larga scala; ciò suggerisce che la presa in carico della persona affetta da schizofrenia da parte degli infermieri a livello territoriale sia necessariamente accompagnata da un continuo monitoraggio e attività di supporto del caregiver.
Parole chiave: Caregiver Burden, Schizofrenia, scala Perceived Family Burden.
The burden of the Caregiver of a schizophrenic person: a multicenter study
ABSTRACT
Introduction
Living closely to a person with schizophrenia is extremely complex and exposes informal caregivers to an increased risk of developing severe Burden levels. Despite the importance of the phenomenon, there are few insights in the Italian scenario. The aim of the study is to measure the burden level and associated sociodemographic characteristics in a sample of informal caregivers of people with schizophrenic disorders.
Methods
An observational, descriptive multicenter study was conducted. The Italian version of the Perceived Family Burden Scale (I-MFBBS) was administered to a sample of informal caregivers at the Psycho-Social Centres of the ASST Santi Paolo e Carlo (San Paolo Hospital) in Milan, the ASST in Crema, Melegnano- Martesana, Cremona, and the associations “Itaca” and “La Lente” in Cernusco sul Naviglio.
Results
106 caregivers participated in the study with a mean score of 116/200. Unemployed caregivers, parents and carers with at least 5 years of caregiving experience scored higher levels of Burden (p<0.05).
Conclusions
The scale of the Caregiver Burden phenomenon has been confirmed on a large scale. This suggests that the nursing care of the schizophrenic patient on a territorial level is necessarily accompanied by continuous monitoring and support activities of the caregiver.
Key words: Caregiver Burden, Schizophrenia, Perceived Family Burden Scale.
Francesco Zaghini Infermiere Ricercatore, Tutor di Tirocinio, Policlinico di Tor Vergata, Roma
Laura Tibaldi Dirigente delle Professioni Infermieristiche, Policlinico Umberto I, Roma
Flavia Basili Infermiera, Policlinico Umberto I, Roma
Alessandro Sili Dirigente delle Professioni Infermieristiche, Policlinico di Tor Vergata, Roma
Introduzione
Quando gli infermieri sono soddisfatti e attaccati alla propria azienda, agiscono migliori performance che si riflettono sulla qualità delle cure. Il modello organizzativo delle unità di degenza a gestione infermieristica favorisce la soddisfazione e il senso di attaccamento all’azienda degli infermieri. L’obiettivo di questo studio è verificare se qualità delle cure percepita dagli utenti è differente nelle unità di degenza a gestione infermieristica rispetto alle unità di degenza ordinarie.
Materiali e metodi
È stato condotto uno studio pilota descrittivo-correlazionale. È stato somministrato un questionario per la misurazione della qualità dell’assistenza ricevuta ai pazienti assistiti sia nelle unità di degenza ordinarie che nelle unità a gestione infermieristica. Contestualmente è stato somministrato un questionario agli infermieri per valutarne il grado di soddisfazione, engagement, commitment e performance. Attraverso analisi statistiche inferenziali sono stati confrontati i risultati ottenuti.
Risultati
Dai risultati è stato possibile verificare livelli più alti di Caring percepito dai pazienti, livelli più alti di soddisfazione e migliori performance degli infermieri nelle unità di degenza infermieristica rispetto alle unità di degenza ordinarie.
Conclusioni
Una maggiore implementazione di unità a gestione infermieristica è auspicabile per il benessere dei pazienti e degli operatori, perché migliora le performance degli infermieri e l’efficienza delle aziende sanitarie.
Parole chiave: Caring, Contesto Organizzativo, Esiti sensibili all’assistenza infermieristica, Unità di Degenza Infermieristica.
Nursing Sensitive Outcomes in Nursing Units: Pilot Study
ABSTRACT
Introduction
When nurses are satisfied and engaged to their company, they perform better performances that reflect on the quality of care. The organizational model of the nursing care units promotes satisfaction and engagement of nurses. The aim of this study is to verify whether the quality of care perceived by patients is different in the nursing units compared to ordinary units.
Methods
A descriptive-correlational pilot study was conducted. Was administered to patients a questionnaire to measure the quality of caring received by nurses both in the ordinary units and in the nursing units. At the same time, a questionnaire was administered to the nurses to assess their satisfaction, engagement, commitment and performance. The results obtained were compared through inferential statistical analyzes.
Results
From the results, it was possible to verify higher levels of Caring perceived by patients, higher levels of satisfaction and better performances of nurses in nursing units compared to ordinary units.
Conclusions
Greater implementation of nursing units is desirable for the well-being of patients and nurses, because it improves the performance of nurses and the efficiency of healthcare organizations.
Key words: Caring, Organizational Environment, Nursing Sensitive Outcomes, Nursing Units.
Ivan Rubbi Ph.D infermiere, Corso di Laurea in Infermieristica Università di Bologna – Ausl Romagna
Lorenzo Sciolino Statistico, Servizio Assistenza Ospedaliera (SAO) – Direzione Generale Cura della Persona, Salute e Welfare
Maria Mongardi Project Manager Infermiere, Servizio Assistenza Ospedaliera (SAO) – Direzione Generale Cura della Persona, Salute e Welfare
Introduzione
La caduta è l’evento avverso più comune tra i pazienti ricoverati in ospedale. La valutazione del rischio caduta attraverso uno strumento adeguato e adattabile alla popolazione ricoverata costituisce una sfida per le organizzazioni. La Regione Emilia Romagna ha messo in campo delle azioni di intervento attraverso strumenti per il monitoraggio, analisi degli eventi e attività di reporting, prima e dopo l’implementazione di corsi di formazione online e l’elaborazione di specifiche linee di indirizzo sulla prevenzione delle cadute. Il nostro studio valuta gli interventi di prevenzione e gestione caduta delle Aziende prima (T0) e dopo gli interventi regionali (T1).
Materiali e metodi
È stato condotto uno studio osservazionale retrospettivo su cartelle cliniche in Aziende pubbliche e private della Regione Emilia Romagna nel periodo 2016-2018, prima e dopo l’emanazione delle linee guida e la conseguente formazione.
Risultati
Sono state coinvolte 46 Aziende, 14 pubbliche e 32 private (2400 cartelle). Lo strumento utilizzato ha registrato una buona consistenza interna (α=,834). In T1 si sono evidenziati significativi risultati nella frequenza ai corsi FAD, nella valutazione ambientale, multifattoriale, interventi singoli e registrazioni nelle cartelle. Rimane insoddisfacente la fisioterapia addizionale, la valutazione farmacologica, l’adozione dei sistemi di riconoscimento e i dispositivi di protezione per i pazienti a rischio.
Conclusioni
Continuare l’impegno con la formazione, consolidare la valutazione multi professionale, educare e creare alleanze con familiari e caregivers, favorire la mobilizzazione dei pazienti, evitare le barriere architettoniche, favorire gli audit, creare e utilizzare linee guida basate sulle evidenze, sono interventi raccomandati.
Parole chiave: Audit, cadute, prevenzione, gestione caduta.
The results of an implementation project for good practices and management of falls in hospital
ABSTRACT
Introduction
Fall is the most common adverse event among hospitalized patients. Falling risk assessment through an appropriate and adaptable tool for the hospitalized population constitutes a challenge for organizations. The Emilia Romagna Region has implemented intervention actions through tools for monitoring, event analysis and reporting activities, before and after the implementation of online training courses and the development of specific guidelines on the prevention of falls. Our study evaluates the fall prevention and management interventions of the Companies before (T0) and after the regional interventions (T1).
Methods
A retrospective observational study was conducted on medical records in public and private companies of the Emilia Romagna Region between 2016-2018, before and after the issue of the guidelines and the consequent training.
Results
46 companies were involved, 14 public and 32 private (2400 folders). The instrument used recorded a good internal consistency (α =, 834). T1 showed significant results in attending FAD courses, in environmental, in multifactorial evaluation, in individual interventions and recordings in the files. Remain unsatisfying the additional physiotherapy, the pharmacological evaluation and the use of identifying systems and protecting devices for patients at risk.
Conclusions
Continuing the commitment with training, consolidating multi-professional assessment, educating and creating alliances with family members and caregivers, encouraging patient mobilization, avoiding architectural barriers, promoting audits, creating and using evidence-based guidelines, are recommended interventions.
Key words: Audit, falls, prevention, fall management.
Arianna Cattaneo Infermiera presso Casa di Cura Madre Mazzarello, Orta San Giulio, Novara
Chiara Gallione Tutor della didattica professionale, corso di laurea infermieristica e magistrale in Scienze Infermieristiche, Università degli studi del Piemonte Orientale. Azienda ospedaliero universitaria “Maggiore della carità”, Novara
Introduzione
Essere uomo o donna ha un impatto significativo sulla salute, a causa delle differenze sia biologiche che di genere. La salute della donna è, ad oggi, una questione di interesse globale, perché, in molte società, si tratta di gruppi svantaggiati da una discriminazione radicata in fattori socioculturali. L’obiettivo della revisione è di descrivere le disuguaglianze nell’accesso alle cure da parte delle donne.
Materiali e metodi
Revisione sistematica a metodo misto della letteratura (MMSR) condotta attraverso la consultazione delle banche dati PubMed, Embase, Scopus e Cochrane.
Risultati
La selezione degli articoli ha portato all’acquisizione finale di 6 studi quantitativi e 7 qualitativi. I dati sono stati suddivisi in base alle aree geografiche di provenienza. Molti dei fattori barriera che ostacolano l’accesso alle cure delle donne sono risultati comuni a tutte le aree indagate, tra questi una conoscenza limitata della salute femminile, lo stigma sociale, la mancanza di fondi e le credenze tradizionali.
Conclusioni
Nonostante vi sia un progressivo miglioramento nella gestione dei problemi di salute delle donne, permangono grandi disuguaglianze soprattutto nei Paesi in via di sviluppo e tra le donne immigrate. Conoscere i temi spirituali e sociali che permeano culture diverse può aiutare gli operatori a collegare la cultura ai diversi comportamenti adottati dalle donne in ambito sanitario, al fine di garantire un’assistenza equa ed efficace abbattendo il «gender bias».
Parole chiave: Gender Bias, donne, cultura, accesso alle cure.
Health system access and gender bias: a mixed method review
ABSTRACT
Introduction
Being a man or a woman has a significant impact on health, due to both biological and gender differences. Women’s health is, to date, a matter of global interest, because, in many societies, they represent a disadvantaged group characterized by a discrimination that is rooted in sociocultural factors. The aim of this study is to describe inequalities in women’s access to healthcare.
Methods
Mixed methods systematic review (MMSR) conducted through the consultation of PubMed, Embase, Scopus and Cochrane databases.
Results
The selection of the articles led to the final acquisition of 6 quantitative studies and 7 qualitative studies. Data have been divided by geographical areas. Many of the barrier factors that hinder women’s access to healthcare were found to be common in all studied areas, such as limited knowledge of women’s health, social stigma, lack of funds and traditional beliefs.
Conclusions
Although the World is slowly adapting to address women’s health problems, inequalities persist, especially in developing countries and among immigrant women. The knowledge of spiritual and social themes that characterize different cultures can help practitioners to link culture to different behaviours adopted by women in health care, in order to ensure effective care and break down Gender Bias.
Key words: Gender Bias, Women, Culture, Health Care Access.
Valentina Pizziconi Tutor e Docente Corso di Laurea in Infermieristica e Infermieristica Pediatrica, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma, Università degli Studi di Roma Tor Vergata
Giuliana D’Elpidio Direttore Corso di Laurea in Infermieristica e Infermieristica Pediatrica, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma, Università degli Studi di Roma Tor Vergata
Marisa Bonino Coordinatore della Didattica professionale Corso di Laurea in Infermieristica Pediatrica e Docente Laurea in Infermieristica Pediatrica Scuola di Medicina, Dipartimento di Scienze della Salute, Università del Piemonte Orientale sede di Novara
Caterina Galletti Coordinatore attività pratiche e di tirocinio Corso di Laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma, Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, Roma
Introduzione
L’infermiere pediatrico possiede le competenze per rispondere ai bisogni di salute dei pazienti con un range di età dalle 23 settimane gestazionali di un neonato pretermine ai 18 anni. Diversi studi evidenziano come si siano modificati i bisogni dei bambini in età evolutiva, facendo emergere nuove priorità che richiedono specifiche competenze assistenziali. Il limitato numero di posti disponibili per l’accesso al corso di Laurea in Infermieristica pediatrica, unito a motivi organizzativi propri delle aziende, fa sì che l’assistenza neonatologica e pediatrica sia spesso affidata a infermieri generalisti. L’obiettivo del presente lavoro è quello di individuare le competenze specialistiche che caratterizzano l’infermiere in Area Neonatologica e Pediatrica e delineare il piano di studi del Master di primo livello in Area Neonatologica e Pediatrica.
Materiali e metodi
Per l’indagine è stato utilizzato il metodo Delphi. Il panel è stato costituito includendo tutti i Direttori/Coordinatori dei corsi di Laurea in Infermieristica pediatrica in Italia nell’a.a. 2018/19. Sono stati condotti due round: nel primo gli esperti hanno indicato le competenze specialistiche dell’infermiere pediatrico e nel secondo il loro grado di accordo circa la struttura del piano di studi.
Risultati
Il panel è risultato composto da 10 esperti afferenti alle 9 sedi universitarie di cui 9 hanno risposto ad entrambi i round. Dal primo round sono emerse 131 affermazioni di sintesi riguardanti le competenze specialistiche. Dal secondo round è emerso per 92 affermazioni sintetiche un livello di accordo alto, per 33 medio, per 6 debole.
Conclusioni
Il piano di studi elaborato con il metodo Delphi rappresenta un modello condiviso da infermieri esperti. Utile incoraggiare studi futuri per testarne l’efficacia formativa.
Parole chiave: Infermieristica pediatrica, infermiere, master, metodo Delphi.
Nurses’ Master in Neonatology and Pediatric Area: results from Italian Delphi study
ABSTRACT
Introduction
Paediatric nurse has the competencies to respond to the health needs of patients with an age range between 23 weeks of gestation to 18 years. Health needs of developmental age have changed and new priorities that require specific care competencies have came out. In addition, the limited number of places for the Paediatric Nursing Degree combined with hospitals’ organizational reasons, force to leave neonatal and paediatric care to generalist nurses. The aim of this work is to identify the skills of clinical nurse specialist in the Neonatology and Pediatric Area and delineate the study plan of the first level Master in Neonatology and Pediatric Area.
Methods
The Delphi method were used for the survey. The panel was set up including all Directors / Coordinators of Paediatric Nursing Degree in Italy during the academic year of 2018/19. Two rounds were performed: in the first one, the experts indicated the specialist skills of the paediatric nurse; while in the second round they expressed level of agreement about the structure of the study plan.
Results
The panel was composed of 10 experts from all the 9 Italian paediatric nursing schools. 9/10 experts responded to both rounds. The first round highlighted 131 specialist competencies. In the second round, the levels of agreement reached about 131 synthetic statements were high for 92 of them, average for 33 and weak for the last 6 statements.
Conclusions
The curriculum developed with the Delphi method is the result of highly experienced nurses’ opinion. Further studies could be very useful to evaluate the validity of this study plan.
Key words: Pediatric nursing, nurse, master, Delphi method.
Micaela Riba Infermiera, ASST-Settelaghi ospedale di Circolo e fondazione Macchi di Varese Varese
Introduzione
Il ricovero del proprio figlio nell’unità di terapia intensiva neonatale (TIN) può risultare un evento stressante e traumatico per i genitori, e nella ripercussione del trauma possono sviluppare il disturbo da stress post traumatico (PTSD). Nel corso di questo ultimo decennio si è visto un incremento importante di nuovi casi di PTSD nei genitori all’interno delle TIN, nei genitori questo può portare a interruzione nella genitorialità vale a dire più interazioni controllate e meno sensibili, cognizione alterata, problemi comportamentali e uso inappropriato dell’assistenza sanitaria. L’obiettivo dello studio è descrivere la letteratura esistente in merito agli strumenti utili ad identificare precocemente i genitori che hanno sviluppato il disturbo da stress post-traumatico dopo il ricovero del proprio figlio all’interno di una terapia intensive neonatale.
Materiali e metodi
Attraverso la ricerca sulle banche dati quali Medline, Cinahl, PsycINFO, Cochrane Library, sono stati selezionati gli studi svolti in ambito nazionale ed internazionale che descrivono gli strumenti utilizzati per identificare precocemente sia le condizioni di rischio e le relative proprietà psicometriche.
Risultati
Dall’analisi degli articoli emerge che, esistono diversi strumenti self-report e non, con una modesta capacità predittiva, ma gli studi a riguardo sono ancora ridotti. Si raccomanda di effettuare test di screening ai genitori nel momento in cui effettuano l’accesso in TIN, per poter identificare precocemente condizioni a rischio di PTSD.
Parole chiave: Strumenti di screening, disturba da stress post-traumatico, terapia intensiva neonatale, genitori.
Nursing tools to identify the early post-traumatic stress disorder of parents in neonatal intensive care: narrative review
ABSTRACT
Introduction
The hospitalization of the child in the Neonatal intensive Care Unit (TIN) can be a stressful and traumatic event for parents, and in the repercussions of trauma can develop post-traumatic stress disorder (PTSD). During this last decade there has been an important increase of new cases of PTSD in the parents within the TIN, in the parents this can lead to shortening in parenthood i.e. more controlled interactions and less sensitive, cognition Behavioural problems and inappropriate use of health care. The purpose of this elaborate is to carry out a critical analysis of the literature to investigate how the nurse can, and with what tools, to identify early parents who have developed post-traumatic stress disorder after hospitalization of the own Child within a neonatal intensive therapy.
Methods
Through research on databases such as Medline, Cinahl, PsycINFO, Cochrane Library, the studies carried out at national and international level have been selected which describe the tools used to identify early both the risk conditions and the related psychometric properties.
Results
From The analysis of the articles shows that there are several self-report and non-self-report tools, with a modest predictive capacity, but the studies in this regard are still small. Screening tests are recommended to parents when they log in to TIN, in order to identify conditions at risk of PTSD early.
Key words: Screening tools, post-traumatic stress disorder, neonatal intensive care unit, parents.
Paolo Ferrara Infermiere, tutor Corso di Laurea in Infermieristica Università degli Studi di Milano – Ospedale San Paolo, Milano
Stefano Terzoni Infermiere, tutor Corso di Laurea in Infermieristica Università degli Studi di Milano – Ospedale San Paolo, Milano
Vittorio Oliverio Infermiere, Dipartimento di Salute Mentale – Ospedale San Paolo, Milano
Federico Ruta Infermiere, Direzione sanitaria aziendale ASL BAT
Alessandro Delli Poggi Coordinatore Infermieristico, Dipartimento di Scienze Chirurgiche Università di Roma La Sapienza
Armando D’Agostino Medico Psichiatra, Dipartimento di Salute Mentale – Ospedale San Paolo, Milano
Anne Destrebecq Professore Associato MED/45 – Presidente del Corso di Laurea in Infermieristica Università degli Studi di Milano
Introduzione
Le persone affette da disturbi mentali, in particolare modo in fase di acuzia, possono presentare un elevato rischio suicidario. La valutazione del rischio è complessa e multifattoriale.
La validazione preliminare della versione italiana della “Nurses’ Global Assessment of Suicide Risk” (NGASR-ita) si è dimostrata valida e affidabile nel supportare la valutazione infermieristica dell’ideazione suicidaria, tuttavia i suoi livelli di predittività non sono ancora stati indagati.
L’obiettivo dello studio è indagare la validità predittiva della NGASR-ita nella valutazione del rischio suicidario in pazienti ricoverati all’interno del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura.
Materiali e metodi
E’ stata effettuato uno studio osservazionale prospettico presso l’SPDC dell’ospedale San Paolo (ASST Santi Paolo e Carlo) di Milano con somministrazione della NGASR-ita a tutti i soggetti ricoverati. Valutazione dei punteggi di sensibilità, specificità, valore predittivo positivo (VPP) e valore predittivo negativo (VPN) della scala.
Risultati
Sono stati arruolati 131 soggetti, 34 dei quali (25.95%) presentavano un livello di rischio medio o superiore; sono state riportate 10 condotte suicidarie o gravemente autolesive; la sensibilità è risultata pari a 90.0%, la specificità pari a 78.51%, il VPP 23.53%, il VPN= 97.94%.
Conclusioni
I soddisfacenti valori di predittività mostrati sostengono l’utilizzo della NGASR-ita quale strumento valido ai fini della valutazione infermieristica del rischio suicidario nel contesto psichiatrico acuto in Italia.
Parole chiave: Disturbo mentale, infermiere, rischio suicidario.
The nursing assessment of suicidal risk in a person admitted to acute psychiatric inpatient settings: predictive validity of the Italian version of the Nurses’ Global Assessment of Suicide Risk (NGASR-ita)
ABSTRACT
Introduction
People affected by mental disorders, particularly in acute situations, can be at increased risk of suicide. Risk assessment is complex and multifactorial. The preliminary validation of the Italian version of the “Nurses’ Global Assessment of Suicide Risk” (NGASR-ita) proved to be valid and reliable in supporting the nursing evaluation of suicidal ideation, however its predictive levels have not yet been investigated. The aim of the study is to investigate the predictive validity of NGASR-ita in the evaluation of suicidal risk in patients admitted to the Psychiatric Diagnosis and Treatment Service.
Methods
Prospective observational study at the acute psychiatric inpatient unit of the San Paolo hospital (ASST Santi Paolo e Carlo) in Milan with administration of NGASR-ita to all hospitalized subjects. Evaluation of the scores of sensitivity, specificity, positive predictive value (VPP) and negative predictive value (VPN) of the scale was performed.
Results
131 subjects were enrolled. 34 (25.95%) had a medium or higher risk level; 10 suicidal or seriously self-injuring behaviors were reported; sensitivity was 90.0%, specificity 78.51%, PPV 23.53%, NPV 97.94%.
Conclusions
The satisfying predictive values shown support the use of NGASR-ita as a valid tool for the nursing assessment of suicidal risk in the acute psychiatric context in Italy.
Key words: Mental disorder, nurse, suicidal risk.
Sara Bidone CPSS Commissione di Vigilanza Asl Alessandria
Davide Vessio Psicologo, psicoterapeuta, libero professionista Collegno (To)
Viviana Baldina Infermiera RSA Villa San Fortunato Casalcermelli
Aida Celaj Infermiera chirurgia vascolare ASO Alessandria
Carlo Di Pietrantonj Asl Al Dirigente analista Servizio Regionale Epidemiologia
Introduzione
Il Diagnostic Statistical Manual of Mental Disorders IV (DSM-IV-TR) descrive i soggetti che presentano tratti narcisisti come caratterizzati da un orientamento egocentrico nei confronti della vita; senso grandioso della propria importanza e unicità, costantemente occupati da fantasie di successo, potere, bellezza e con una capacità critica carente, sia per quanto riguarda le proprie effettive capacità, sia per quanto riguarda i limiti reali circa il raggiungimento dei propri obiettivi; contestualmente, presentano una limitata, in alcuni casi pressoché nulla, capacità di empatia. Questo problema lo si riscontra anche tra i professionisti che agiscono in molti ambiti, incluso il campo sanitario. Le segnalazioni di episodi di mancanza empatia da parte di alcuni infermieri, hanno portato a richieste di integrare la valutazione delle qualità personali nella selezione degli studenti infermieri, con l’intento di reclutare individui le cui caratteristiche personali riflettano quelle desiderate nell’infermiere. Infatti l’empatia e la comunicazione empatica sono componenti chiave ormai ampiamente riconosciute come presupposti per cure sanitarie di buona qualità.
Materiali e metodi
Allo scopo di analizzare il fenomeno narcisismo in una popolazione di aspiranti infermieri è stata condotta una survey tra gli studenti del 1° anno di corso il Corso di laurea in infermieristica (Università degli studi del Piemonte Orientale Anno accademico 2014/2015) attraverso l’auto-somministrazione del questionario Narcisistic Personality Inventory, strumento adatto a valutare la tendenza narcisistica nelle popolazioni non cliniche.
Risultati
Lo studio ha coinvolto 218 soggetti di età compresa tra i 19-44 anni. L’analisi dei punteggi complessivi ha mostrato un livello di narcisismo piuttosto basso (in media pari a 1.5), con una tendenza fra i maschi a totalizzare punteggi lievemente più alti, cosi come appare bassa la percentuale di soggetti il cui punteggio complessivo risulta superiore a 2, pari al 17.4% dei 218 intervistati. Tuttavia rileviamo che circa il 30% dei soggetti ha indentificato più della metà degli item indicatori di narcisismo, sempre con una prevalenza fra gli studenti maschi.
Conclusioni
Il livello complessivamente basso dei punteggi ottenuti nel nostro studio indica che gli studenti non presentavano marcati tratti narcisistici: questo ci conforta poiché ci aspettiamo che chi decide di avvicinarsi a questa professione lo faccia consapevole anche della disponibilità umana che comporta. In ambito formativo non si tratta solo di favorire l’acquisizione di competenze di comunicazione ma di far apprendere un modo di rapportarsi con il paziente che tenga conto del lato umano e affettivo della relazione, e quindi di spiegare le potenzialità della relazione secondo finalità terapeutiche.
Parole chiave: narcisismo, formazione infermieristica, empatia, competenza empatica.
ABSTRACT
Introduction
The Diagnostic Statistical Manual of Mental Disorders IV (DSM-IV-TR) describes subjects who have narcissistic features like an egocentric attitude towards life; a big sense of its own importance and uniqueness, constantly occupied by fantasies of success, power, beauty and with a lack of critical capacity, both in terms of his actual capabilities, and in terms of real limits about the achievement of hi aims; at the same time, they have a limited or missing capacity for empathy. This typical situation can be found also among professionals belonging to many setting, including in the health field. The warnings about episodes of lack of empathy by some nurses could request to integrate the evaluation of personal qualities in the selection of nursing students, with the aim of recruiting people whose personal features reflect those wondered in a nurse. In fact, empathy and empathic communication are fundamental features that are now widely recognized as prerequisites for a quality health care.
Methods
In order to analyse the narcissism phenomenon in a population of nursing students, has been conducted a survey among the students of the first year of the degree course in nursing (University of Eastern Piedmont Academic year 2014/2015) through the self -administration of the Narcisistic Personality Inventory questionnaire, that is a suitable tool to evaluate the narcissistic trend in non-clinical populations.
Results
The survey involved 218 people between 19-44 years old. The analysis of the overall scores showed a quite low level of narcissism (on average 1.5), with a tendency among males to score slightly higher marks, at the same time the percentage of subjects whose overall score is higher than 2 is lower (on average 17.4% of 218 interviewee).
Conclusions
The overall low level of the scores in our study shows that the students didn’t have emphasized narcissistic features: this reliefs us since we expect that people who want to approach this profession wold be aware of the human availability that this task involve. In the training field tutors have to provide the acquisition of communication and relational skills that would take into account the human and affective side of the relationship with patient, and therefore make sure students about the power of that relationship for therapeutic purpose.
Key words: narcissism, nursing training, empathy, empathic competence.
Valentina Simonetti* PhD, Tutor Didattico Corso di Laurea in Infermieristica – “Università Politecnica delle Marche” – Polo didattico di Ascoli Piceno. Professore a contratto Università Politecnica delle Marche e l’Università G. d’Annunzio di Chieti
Dania Comparcini* PhD, Infermiera Coordinatrice, A.O. Ospedali Riuniti di Ancona. Professore a contratto Università Politecnica delle Marche, Ancona
Letizia Tesei Infermiera Coordinatrice, referente di sede U.O.C. Area Infermieristico- ostetrica AV2 ASUR Marche, Professore a contratto Università Politecnica delle Marche e Università G. d’Annunzio di Chieti
Gaetano Sorrentino Area Manager Toscana, Gruppo Korian Italia
Giancarlo Cicolini PhD, Ricercatore Dipartimento Scienze biomediche e Oncolgia umana – Università Aldo Moro – Bari
*Equally contributed
Introduzione
Il giro visita (GV) è una prassi che affonda le sue radici in epoche molto remote e, seppur consolidata, essendo una componente chiave delle attività sanitarie, viene spesso sottovalutata come parte della pianificazione e gestione assistenziale. Numerosi studi, riportano un’enorme variabilità sia negli scopi che nella conduzione dei GV, con la figura dell’infermiere che rimane spesso invisibile all’interno del processo, con ripercussioni negative sugli outcomes clinici ed emozionali dell’assistito. L’obiettivo della revisione è quello di riassumere le principali evidenze sulla prassi del GV come strumento evidence-based a supporto della clinical governance in ambito sanitario.
Materiali e metodi
E’ stata effettuata una revisione integrativa della letteratura, condotta sul database MedLine, attraverso PubMed, per identificare gli studi primari indicizzati che hanno indagato il GV come prassi in grado di garantire la qualità in sanità.
Risultati
I 24 studi inclusi nella revisione hanno permesso di identificare quattro tematiche principali legate alla prassi del GV: (I) “qualità percepita dagli operatori”; (II) “qualità percepita dalla persona assistita”; (III) “qualità gestionale”; (IV) “qualità professionale”.
Conclusioni
Un GV strutturato, su base giornaliera e che prevede strumenti evidence-based migliora la qualità gestionale, l’efficienza (contenimento dei costi e aumento della produttività, intesa come rapporto tra volume di prestazioni e costi), l’integrazione tra i processi aziendali e la qualità professionale. Inoltre, al fine di migliorare la qualità percepita, la prassi del GV necessita di essere rivista sotto vari aspetti: coinvolgimento di tutti i componenti del team, pazienti e career, consapevolezza del ruolo professionale, comunicazione all’interno della triade medico-infermiere-paziente.
Parole chiave: Giro visita, qualità, esiti, soddisfazione, sicurezza, ruolo infermieristico.
ABSTRACT
Introduction
The ward round is a long-standing practice rooting in bygone times. Despite being a key component of health care activities, it is often underestimated in care planning and management. Many studies report an enormous variance both in the purposes and in the management of the ward round, with nurses often invisible within the process and negative consequences on the patients’ clinical and emotional outcomes. The aim of the review is to summarize the main evidences regarding the WR practice as an evidence-based tool supporting the clinical governance in healthcare system.
Methods
An integrative review has been conducted using MedLine database, through PubMed, in order to identify primary indexed studies investigating the WR as a practice to ensure quality in the healthcare system.Results The 21 studies included in the review allowed to identify four main issues regarding WR: (I) “perceived quality by health professionals”; (II) perceived quality by patient”; (III) “quality management”; (IV) “professional quality”.
Conclusions
A structured WR, on a daily basis and with evidence-based tools, improves the managerial quality, the efficiency (cost containment and increased productivity – in terms of the ratio between volume of services provided and costs), the integration between business processes and professional quality. Moreover, in order to improve the perceived quality, the ward round practice needs to be reconsidered in a number of aspects: involvement of all the team members, patients and careers, awareness of the professional role, communication within the triad physician-nurse-patient.
Key words: Ward Round, quality, outcomes, satisfaction, safety, nurse role.
Alessia Gaeta Infermiera Milano
Paolo Ferrara Infermiere Tutor presso il Corso di Laurea in Infermieristica, polo didattico San Paolo – Milano
Anne Destrebecq Professore associato MED/45, Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute, Università degli Studi di Milano
Stefano Terzoni Infermiere, tutor presso il Corso di Laurea in Infermieristica, polo didattico San Paolo – Milano
Introduzione
La Health Care Financing Administration considera mezzi di contenzione fisici e meccanici tutti i dispositivi applicati al corpo o nello spazio circostante la persona per limitare la libertà dei movimenti volontari. Le principali motivazioni all’applicazione di una contenzione sono la prevenzione delle cadute, la gestione di confusione e agitazione, la protezione dei presidi medicali. Il ricorso alla contenzione fisica non è esente da conseguenze: molti studi hanno evidenziato complicanze fisiche, e ripercussioni psicologiche, oltre a sentimenti di delusione ed imbarazzo, spesso condivisi anche dalla famiglia. Inoltre la decisione di ricorrere o meno alla contenzione fisica non è esente da conseguenze, essenzialmente di carattere emozionale, anche per il personale infermieristico e lo studente in formazione. Scopo dello studio è indagare la percezione e le conoscenze di un campione di infermieri e di studenti del Corso di Laurea infermieristica in merito al tema della contenzione fisica.
Materiali e metodi
Validazione della versione italiana del questionario di Janelli LM et al., (1992). Somministrazione dello strumento ad un campione di infermieri di diverse realtà sanitarie e di studenti del corso di Laurea in Infermieristica.
Risultati
Il Content Validity Index della versione italiana dello strumento è risultato pari a 0.96, la consistenza interna (alfa) maggiore a 0.80 in ogni domino. I domini “conoscenze” e “aspetti della pratica” presentano punteggi critici in 6 item su 15; il dominio “attitudini” dimostra complessivamente una propensione alla tematica soddisfacente, in particolare negli studenti.
Conclusioni
La versione italiana dello strumento si è dimostrata valida ed affidabile; i risultati ottenuti suggeriscono la necessità di maggior formazione degli studenti, un continuo aggiornamento degli infermieri e una maggior sensibilizzazione sul tema della contenzione fisica.
Parole chiave: contenzione fisica, conoscenze, percezioni, attitudini, aspetti della pratica, infermieri, studenti di infermieristica.
ABSTRACT
Introduction
The Health Care Financing Administration considers as physical and mechanical means of restraint all devices applied to the body or in the space surrounding the person to limit the freedom of voluntary movements. The main reasons for the application of a restraint are the prevention of falls, the management of confusion and agitation, the protection of medical devices. The event, however, is not without consequences: many studies have highlighted physical complications and psychological repercussions, as well as feelings of disappointment and embarrassment, often shared by the family. Moreover, the decision whether or not to resort to physical restraint is not without consequences, essentially of an emotional nature, also for the nursing staff. The objective of this study is to investigate the perception and knowledge of a sample of nurses and nursing students regarding physical restraint.
Methods
Validation of the Italian version of the questionnaire by Janelli LM et al. (1992); administration of the instrument to a sample of nurses from different health realities and students of the degree course in nursing.
Results
Internal consistency was 0.81 for the “knowledge” domain, 0.86 for “attitudes” and 0.84 for “Aspects of practice”. The Content Validity Index was 0.96.
The “ knowledge” and “ aspects of practice” domains scored critically in 6 items out of 15; the “attitudes” domain showed that the participants (students in particular) had satisfactory motivation towards this topic.
Conclusions
The Italian version of the tool has proved to be valid and reliable; the results obtained suggest the need for more training for students, continuous updating of nurses and greater awareness of the issue of physical restraint.
Key words: physical restraint, knowledge, perceptions, attitudes, aspects of practice, nurses, nursing students.
RIVISTA BIMESTRALE
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