RIVISTA BIMESTRALE
Organo ufficiale della Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche
Loredana Sasso MEdSc, MSN, RN, FAAN, Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Genova;
Annamaria Bagnasco PhD, MEdSc, MSN, RN, Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Genova;
Silvia Scelsi MSN, RN, Ospedale G. Gaslini – IRCCS, Genova;
Milko Zanini PhD, MSN, MSoc, RN, Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Genova;
Gianluca Catania PhD, MSN, RN, Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Genova;
Silvia Rossi MSN, RN, PhD Student, Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Genova;
Nicoletta Dasso MSN, RN, PhD Student, Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Genova;
Paolo Petralia MD, Presidente Associazione Ospedali Pediatrici Italiani (AOPI), Ospedale G. Gaslini – IRCCS, Genova;
Walter Sermeus PhD, RN, KU Leuven Department of Public Health & Primary Care, Leuven, Belgium;
INTRODUZIONE
Gli studi in ambito pediatrico dimostrano che elevati carichi di lavoro infermieristico e ambiente di lavoro sfavorevole aumentano il rischio di riammissione ospedaliera. Obiettivo dello studio è descrivere l’assistenza infermieristica attuale e la qualità e la sicurezza delle cure in pediatria in Italia.
MATERIALI E METODO
Studio osservazionale trasversale, con raccolta dati a tre livelli: amministrativo, infermiere, caregiver o paziente maggiorenne. Sono state coinvolte 13 Aziende Ospedaliere affiliate all’Associazione Ospedali Pediatrici Italiani e le rispettive unità operative di degenza ordinaria. I dati sono stati analizzati per area clinica: area medica, chirurgica e critica.
RISULTATI
Sono state incluse 169 unità operative, arruolati 2769 infermieri. Lo staffing medio nazionale differiva per le tre aree: area chirurgica 5,93 (DS ±2,67); area medica 5,7 (DS ±3,33); area critica 3,55 (DS ±2,68). L’80% degli infermieri riportava livelli di qualità dell’assistenza non eccellenti, mentre la sicurezza dei pazienti era percepita non buona da una percentuale di infermieri pari al 49%. Il 27% degli infermieri presentava un livello di burnout elevato su tutto il territorio nazionale. Lo skill-mix variava tra il 76% e l’82%.
CONCLUSIONI
I risultati rilevano criticità su staffing, qualità e sicurezza dell’assistenza evidenziando la necessità di orientare le scelte politiche in termini di fabbisogno di risorse umane verso la qualità e la sicurezza dell’assistenza ospedaliera pediatrica. I risultati del primo studio italiano ed europeo condotto sull’impatto dell’assistenza infermieristica pediatrica sulla qualità e la sicurezza delle cure permetterà di aprire la riflessione nazionale e internazionale, tesa a un miglioramento degli esiti clinici del paziente.
Parole Chiave: staffing, cure mancate, qualità delle cure, work environment, assistenza pediatrica, cure pediatriche
INTRODUCTION
Studies in the area of childcare show that heavy nursing workloads and unfavourable working environment increase the risk of hospital readmission and worse the quality of care. The aim of the study was to describe current nursing care and the quality and safety of paediatric care in Italy.
Methods
A cross-sectional observational study was conducted. Data have been collected at three levels: administrative, nurses, caregivers or adult patients. Thirteen hospitals, affiliated to the Italian Paediatric Hospitals Association, with their respective units of ordinary hospitalization were enrolled. Analyses were aggregated by the following clinical areas: medical, surgical, and critical.
Results
One hundred and sixty-nine operating units were included and 2769 nurses enrolled. The average national staffing differed for the three areas: surgical area 5.93 (DS ±2.67); medical area 5.7 (DS ±3.33); critical area 3.55 (DS ±2.68). The response rate was 80%, 39% and 68%, respectively. 80% of paediatrc nurses reported not optimal levels of quality of care, while patient safety was not perceived as being good by 49% of nurses.
Throughout the country, 27% of nurses scored in the high burnout range. The skill-mix ranged from 76% to 82%.
Conclusions
The results showed weaknesses in staffing, quality and safety of care, highlighting the need to steer policy choices in terms of human resource needs towards the quality and safety of paediatric hospital care. The results of the first Italian and European study conducted on the impact of paediatric nursing care on the quality and safety of care will arise the national and international debate, aimed at improving the patients’ clinical outcomes.
Keywords: staffing, missed care, quality of care, work environment, paediatric nursing, paediatric care
Marco Gatti Infermiere, Unità Assistenziale di Malattie Infettive, ASST Papa Giovanni XXIII, Bergamo;
Monica Casati Dirigente Responsabile Ricerca Formazione e Sviluppo, UOC Direzione Professioni Sanitarie e Sociali, ASST Papa Giovanni XXIII, Bergamo;
Stefania Di Mauro Professore Associato in Scienze Infermieristiche, Presidente Consiglio di Coordinamento Didattico Laurea in Infermieristica, Laurea in Ostetricia, Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche, Università degli Studi di Milano Bicocca, Scuola di Medicina e Chirurgia;
Ramona Pellegrini Infermiere, Staff Ricerca Formazione e Sviluppo, UOC Direzione Professioni Sanitarie e Sociali, ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo;
Simonetta Cesa Direttore, UOC Direzione Professioni Sanitarie e Sociali, ASST Papa Giovanni XXIII, Bergamo;
Matteo Marchesi Medico Legale, ASST Papa Giovanni XXIII, Bergamo
INTRODUZIONE
La contenzione fisica è un intervento straordinario che pone dei problemi etici, assistenziali, deontologici e legali; le pubblicazioni indicano deboli prove scientifiche a sostegno del suo utilizzo, nonostante un frequente ricorso nella pratica clinica. Il monitoraggio del fenomeno è raccomandato, ma le stime sono disomogenee tra loro a causa delle differenti caratteristiche dei luoghi di cura e dell’inclusione o meno delle sponde al letto come mezzi di contenzione. L’obiettivo del presente studio è quello di rilevare la prevalenza della contenzione nel contesto di cura dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
MATERIALI E METODO
Studio osservazionale, prospettico. Sono state valutate tutte le persone ricoverate sottoposte a contenzione fisica. Il periodo di osservazione è stato di 51 giorni consecutivi e ha coinvolto 21 Unità Assistenziali di degenza a ciclo continuo escludendo l’area critica, l’area pediatrica e l’area della salute mentale. Sono stati effettuati rilievi giornalieri, osservazioni dirette dei pazienti contenuti e analisi della documentazione clinica.
RISULTATI
I diversi metodi di indagine utilizzati descrivono una prevalenza della contenzione pari al 2,13% (rilievi giornalieri) e all’1,5% (osservazioni dirette).
CONCLUSIONI
Le caratteristiche dei contenuti e della contenzione sono sovrapponibili a quanto già presente in letteratura. La prevalenza registrata è confrontabile solo con una realtà trovata in letteratura ma non con altre a causa di campioni differenti (terapie intensive) e diversi mezzi di contenzione (spondine al letto). La prevalenza registrata rientra tra i front runners dei Nursing Sensitive Outcome (NSO).
Parole Chiave: contenzione fisica, prevalenza, cure per acuti, assistenza infermieristica, NSO
INTRODUCTION
Physical restraint is an extraordinary nursing act that poses ethical, nursing, deontological and legal issues. Literature shows weak evidence to support it, despite its frequent use in clinical practice. Prevalence monitoring is recommended, even if the evaluations are uneven due to different characteristics of the settings of care and whether bedrails are included among physical restraints or not. The objective of this study is to assess the prevalence of physical restraint in the Italian health system, through its evaluation in the Papa Giovanni XXIII hospital, Bergamo.
Methods
Observational, prospective study. All in-patients undergoing physical restraint were assessed along an observation period lasting 51 consecutive days and involving 21 continuous-cycle hospital care units. The critical area, the paediatric area and the mental health area were excluded. Daily surveys, direct observations of the patients contained and analysis of the clinical documentation have been carried out.
Results
The different methods of investigation used indicate a prevalence of containment of 2.13% (daily surveys) and 1.5% (direct observations).
Conclusions
The nature of contention and its procedure overlapped what was already present in the literature. The recorded prevalence was comparable only with a situation found in the literature because of different samples (ICU patients) and different means of containment (bed rails) of the others. The observed prevalence is among the front runners of the Nursing Sensitive Outcome (NSO).
Keywords: physical restraints, prevalence, acute care, nursing, NSO
Barbara Mangiacavalli Presidente Federazione Nazionale Ordini delle Professioni infermieristiche (FNOPI)
Mariangela Alberti (1), Massimo Moro (2), Anna Sponton (3), Sara Patella (4), Alice Bonomi (5)
Caterina Galletti (1), Federico Ferro (2), Fabiana Cassano (3), S. Augenti (4), G.P. Bartolillo (4), D. De Rosa (4), F. Cammareri (4),
F. Cassano (4), D. Ciocca (4), M. Circuri (4), S. Copetti (4), L. Costa (4), C. Coviello (4), R. Cozzolino (4), R. D’Alterio (4), G. De Isidoris (4), I. Erba (4), M. Fanfarillo (4), F. Ferro (4), C. Frassetto (4), G. Genovese (4), N. Login (4), A. Lumaca (4), G. Maulicino (4), C. Mellucci (4), M. Milioni (4), F. Molfese (4), G. Pascarella (4), E. Sacco (4), M. Santocchi (4), F. Saporetti (4), L. Sebastio (4), N. Tofani (4), P. Varriale (4), Pasquale Varriale (5)
Introduzione L’associazionismo professionale è una delle caratteristiche distintive di una professione. Le associazioni infermieristiche e ostetriche sono enti utili per aiutare a sviluppare cultura e visione della professione.
In un’epoca di cambiamenti, in cui le modalità associative si sono modificate e parte della vita di relazione si svolge con i social network, è importante esplorare il fenomeno dell’associazionismo e conoscere cosa pensano i professionisti e se e come partecipano alla vita associativa. L’obiettivo dello studio è descrivere come infermieri e ostetriche percepiscono l’associazionismo e le associazioni professionali e comprendere le motivazioni che spingono ad appartenere o meno ad una associazione professionale.
Materiali e metodi E’ stato condotto uno studio qualitativo descrittivo su un campione propositivo di 140 professionisti infermieri e ostetriche italiani. I dti sono stati raccolti attraverso un questionario costruito ad hoc.
Risultati L’analisi delle risposte ha fatto emergere le diverse percezioni dei partecipanti circa l’associazionismo. I risultati evidenziano una non chiara conoscenza circa le funzioni delle associazioni professionali e della loro distinzione con il sistema ordinistico. Il 60% degli intervistati non è iscritto a nessuna associazione.
Conclusioni I partecipanti hanno dichiarato che l’associazionismo può contribuire allo sviluppo della professione e si dimostrano interessati alla possibilità di iscriversi anche se la decisione di essere membro o meno di un’organizzazione professionale sembra sia proporzionale al rapporto costi/benefici. Considerando l’insufficiente ricerca in Italia in questo ambito vengono suggeriti ulteriori studi per una comprensione più ampia del fenomeno.
Parole chiave: associazioni professionali, partecipazione alle associazioni, infermieri/ostetriche, motivazioni all’associarsi, membership professionale, content analysis
ABSTRACT
Introduction Professional membership is one of the distinctive hallmarks of a profession. Nursing and midwifery associations are important bodies for developing the culture and vision of these professions. In an age of transformation, in which the associative patterns have changed and part of the relationship life goes on through social networks, it is important to explore the phenomenon of associationism and to know what professionals have to say and if and how they participate in the associative life. The main purpose of this study is to investigate and describe how nurses and midwives experience professional associations and personal membership and to understand the underlying reasons for joining or not joining a professional association.
Methods A qualitative descriptive study was conducted on a conventional sample of 140 Italian nurses and midwives. Data were collected through an “ad hoc” questionnaire.
Results The analysis of the responses showed the differing perceptions of the participants about associationism. The results highlighted a lack of knowledge about the functions of professional associations and their distinctiveness from the ordinistic system. 60% of the respondents weren’t members of any association.
Conclusions The participants stated that associationism can contribute to the development of the profession and showed an interest in the possibility of applying, even if the decision seems to be proportional to the cost-effectiveness ratio. Given the scarce research in Italy in this field, further studies are recommended for a broader understanding of the phenomenon. It is also important to promote new forms of association for excluded categories
Keywords: professional associations, participation in associations, nurses/midwives, motivation to join, professional membership, content analysis
Loredana Sasso (1), Annamaria Bagnasco (1), Gianluca Catania (1,4), Milko Zanini (1), Antonella Santullo (5), Roger Watson (2), Walter Sermeus (3), Linda Aiken (4)
RIASSUNTO
Introduzione Diversi studi internazionali hanno dimostrato come staffing, formazione, skill mix, ambiente di lavoro, turnover, burnout e missed care impattano sugli esiti dei pazienti. Obiettivo di questo studio era ridefinire i modelli previsionali del fabbisogno infermieristico in Italia.
Materiali e metodi Sono state coinvolte 292 unità operative di medicina e chirurgia generale, in 40 ospedali su 13 regioni. Complessivamente sono stati inclusi 3716 pazienti e 3667 infermieri.
Risultati Lo staffing medio era pari a 9,5 (±4,92) pazienti per infermiere. Il 40% di infermieri dichiarava una scarsa qualità di cure erogate; il 23% un livello scadente di sicurezza. Le cure mancate medie erano pari al 41%. Il punteggio medio generato dalle 5 sottoscale che descrivono l’ambiente di lavoro era pari a 2,45.
Lo skill mix era pari al 56% con variazioni sensibili nell’ambito delle differenti realtà regionali, il 39% degli infermieri evidenziava un preoccupante rischio di burnout. Più di un infermiere su tre (36%) affermava che, se avesse avuto l’opportunità, avrebbe lasciato la professione nei successivi 12 mesi.
Conclusioni L’Italia oggi dispone di dati per avviare scelte evidence-based sullo staffing al fine di garantire esiti migliori. In assenza di standard nazionali si generano variazioni critiche dell’offerta sanitaria che determina elevata variabilità del rispetto dei principi etici di giustizia ed equità. L’Italia, al pari di altri Paesi occidentali, necessita di una normativa che definisca quali esiti sono garantiti ai cittadini sulla base dei livelli di staffing.
Parole chiave: staffing, cure mancate skill mix, turnover, qualità delle cure, sicurezza del paziente, work environment, cure essenziali, burnout
ABSTRACT
Introduction Several international studies showed how staffing, education, skill mix, work environment, turnover, burnout and missed care impact on patient outcomes. The aim of this study was to redefine the predictive models of nursing staffing needs in Italy.
Methods Two hundred ninety-two operative units of Medicine and General Surgery of 40 hospitals in 13 Italian regions were involved. A total of 3716 patients and 3667 nurses were enrolled.
Results The average staffing was 9.5 (± 4.92) patients per nurse. Forty per cent of nurses reported a poor quality of care provided; 23% a reduced level of patient safety. The average missed care was 41%. Average score from the five work environment subscales was 2.45. The skill mix was 56%; 39% of the nurses showed a significant risk of burnout. More than one in three nurses (36%) reported that if he/she had had the chance, he/she would have left the nursing profession in the following 12 months.
Conclusions Italy currently holds data to initiate evidence-based choices on staffing in order to ensure better outcomes. In the absence of national standards, critical shifts in the supply of healthcare are engendered, resulting in significant variations in compliance with the ethical principles of justice and equity.
Keywords: staffing, missed care, skill mix, turnover, quality of care, patient safety, work environment, fundamentals of care, burnout
Elisabetta Zanotti Fragonara (1), Pier Luigi Ingrassia (1), Fabrizio Colombo (2), Barbara Suardi (3), Gaetano Auletta (3)
RIASSUNTO
Introduzione Il Breakthrough Cancer Pain (BtCP) rappresenta un’esacerbazione transitoria di dolore che insorge nei pazienti oncologici con dolore di base controllato. È importante riconoscerlo e gestirlo perché, se non trattato adeguatamente, si associa al peggioramento della qualità di vita del paziente. L’obiettivo di questo studio è di descrivere le modalità di approccio infermieristico al BtCP, negli Hospice dell’area del Piemonte Nord Orientale, in termini di definizione, valutazione e gestione, per far emergere eventuali necessità di specifici interventi formativi.
Materiali e metodi È stato condotto uno studio trasversale multicentrico, presso gli Hospice dell’area selezionata. È stato utilizzato un questionario a risposta multipla, fornito agli infermieri che hanno accettato di partecipare allo studio. I dati sono stati elaborati con il software di elaborazioni statistiche STATA 13.
Risultati Cinque centri su sei e il 97% degli infermieri in possesso dei requisiti richiesti hanno accettato di partecipare. L’80% di essi ha frequentato corsi di formazione sul dolore, ma avverte la necessità di approfondire la formazione sul BtCP. I professionisti con esperienza ≥ 5 anni in cure palliative e coloro che hanno partecipato a corsi di formazione sul dolore hanno dimostrato di avere una migliore preparazione riguardo il problema.
Conclusioni Rispetto alle precedenti evidenze, appaiono migliorate le conoscenze riguardo il BtCP ma permane disparità nell’approccio ad esso. Emerge un desiderio di maggiore formazione a riguardo per aumentare la sicurezza nella pratica clinica e rendere più omogenee le capacità gestionali e valutative del BtCP, con le conseguenti ricadute positive sulla qualità dell’assistenza infermieristica.
Parole chiave: Breakthrough Cancer Pain, dolore, cure palliative, gestione infermieristica, formazione infermieristica
ABSTRACT
Introduction Breakthrough Cancer Pain (BtCP) is a transient exacerbation of pain that occurs in cancer patients with controlled basic pain. It is important to recognize and manage it because, if not properly treated, it is associated with a deterioration in the patient’s quality of life. The aim of this study is to describe the nursing approach to BtCP, in the Hospices of the north-east Piedmont area, in terms of definition, evaluation and management, to highlight any need for specific training interventions.
Methods A multi-center cross-sectional descriptive study was performed at th Hospices of the selected area. A multiple-choice questionnaire was used and provided to the nurses who accepted to participate in the study. Data were processed with the statistical processing software STATA 13.
Results Five out of six centres and 97% of eligible nurses agreed to partecipate. 80% of them were already trained on pain management, but they felt the need for targeted training on BtCP. Professionals with experience ≥5 years in palliative care and those who had received pain training courses proved to be better qquipped to deal with the problem.
Conclusions Compared to previous evidence, the nurses’ knowledge about BtCP showed improved but disparities in the approach still persisted.
The study showed a demand for more training in this field in order to increase the nurses’ confidence in clinical practice and make the management and assessing skills of BtCP more homogeneous, with subsequent positive outcomes on the quality of nursing care.
Keywords: Breakthrough Cancer Pain, palliative care, nursing, assessment, nursing management, nursing education
Stefano Masci (1), Valentina Zeffiro (2), Ercole Vellone (3), Mathieu Biot (4), Charlotte Costantini (4), Cristina Gottardo (4), Francesca La Pignola (4), Sabrina Lowd (4), Marilena Mancuso (5), Arianna Orrù (4), Vittoria Pirozzi (4), Cristina Ruggini (4), Antonella Santamaria Ferraro (4), Simona Sinistri (4), Rosaria Alvaro (6), Gennaro Rocco (7)
RIASSUNTO
Introduzione Il raggiungimento del benessere individuale orienta i comportamenti di tutti gli esseri umani. Il counseling nel corso degli anni ha mostrato di essere uno strumento di elezione a supporto di tale processo.
Tuttavia, data la complessità e la multidimensionalità del benessere, diviene necessaria l’identificazione delle dimensioni che lo compongono prima di una pianificazione degli interventi. L’obiettivo della presente revisione è stato quello di identificare le dimensioni del benessere su cui sia possibile effettuare interventi di counseling.
Materiali e metodi Le banche dati scientifiche consultate sono state PubMed e CINAHL insieme ad altre fonti. A seguito della selezione degli articoli è stata effettuata la valutazione qualitativa degli studi finali individuati.
Risultati Sono stati inclusi nei risultati 21 studi, dai quali è stato possibile identificare tra le più comuni dimensioni del benessere quelle correlate al contesto sociale, all’individualità delle persone, alle emozioni e allo stato di salute. Inoltre alcuni studi hanno mostrato l’efficacia del miglioramento del benessere tramite interventi che mirano allo sviluppo dei punti di forza degli individui, come avviene in un processo di counseling.
Discussione Il counselor, nella relazione d’aiuto, prende in esame le dimensioni individuali del benessere, facilita il cliente nell’assunzione di consapevolezza rispetto alle dimensioni correlate alle emozioni e promuove, quando necessario, cambiamenti comportamentali rispetto alle dimensioni sociali.
Conclusioni Il miglioramento del benessere individuale è un obiettivo fondamentale del counseling, per tale motivo l’individuazione delle dimensioni che lo compongono può essere d’aiuto per definire interventi finalizzati alla modificazione di quei comportamenti individuali correlati alle dimensioni stesse.
Parole chiave: counseling, salute, benessere, felicità, dimensioni, questionario
ABSTRACT
Introduction Human behavior is usually led by the achievement of personal well-being. Over the years, counseling proved its potentiality as first choice tool for supporting this process. However, given the complexity and multidimensionality of well-being, it becomes imperative to identify its constituent features before planning interventions. The aim of this review was to identify the dimensions of well-being on which counselling interventions can be carried out.
Methods The scientific databases PubMed and CINAHL were reviewed along with others sources. Subsequent to the selection of the articles, a qualitative evaluation of the identified studies was carried out.
Results Twenty-one studies were included in the review. The most common dimensions of well-being were related to social context, people’ individuality, emotions and health status. Moreover, a number of studies showed the effectiveness of improving well-being through interventions aimed at developing the strengths of individuals, as in a counseling process.
Discussion In a helping relationship, the counselor analyses the individual dimensions of well-being, facilitates the client in his becoming aware of the emotion-related elements and fosters, when appropriate, behavioral changes with respect to the social dimensions.
Conclusions The improvement of individual well-being is a core objective of counseling. Therefore, the identification of the constituent traits of well-being can be of assistance in defining interventions aimed at changing those individual behaviors related to the traits themselves.
Keywords: counseling, health, well-being, happiness, dimensions, questionnaire
Silvia Grosso (1), Saverio Tonet (2), Ines Bernard (3), Denis De Marchi (4), Laura Dorigo (5), Gianluca Funes (6), Paolo Gandin (7), Massimo Lussu (8), Nicolas Oppio (9), Stefania Tissot (10), Luigi Pais dei Mori (11), Alvisa Palese (12)
RIASSUNTO
Introduzione Ad oggi sono considerate ‘non infermieristiche’ quelle attività che dovrebbero essere svolte da altri operatori poiché non prevedono l’uso di conoscenze e competenze infermieristiche. Tali attività occupano tra il 35% e il 62% del tempo lavorativo degli infermieri e determinano esiti negativi sugli assistiti, sui professionisti e sulle organizzazioni. Malgrado il crescente dibattito a livello nazionale ed internazionale non sono note le strategie che gli infermieri attivano nel quotidiano per evitare e/o contenere tali attività. L’obiettivo di questo studio è quantificare il fenomeno delle attività ‘non infermieristiche’ e descrivere le strategie messe in atto dagli infermieri per evitarle e/o contenerle.
Materiali e metodi L’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Belluno ha condotto uno studio descrittivo coinvolgendo gli infermieri della provincia (n=1987). Agli infermieri eleggibili (n=1331) è stato somministrato il questionario elaborato nella fase qualitativa del progetto APRI: in particolare, veniva richiesto agli infermieri se avevano attivato strategie per evitare e/o contenere le attività ‘non infermieristiche’, quali strategie avevano attivato e con quale efficacia percepita.
Risultati Hanno risposto 743 infermieri (55.8%), che hanno dichiarato di svolgere quotidianamente attività ‘non infermieristiche’ (693, 94.5%) a cui dedicano mediamente un terzo del proprio turno di lavoro (in media 32.6%, IC 95% 31.4-33.7%). Per evitare/contenere tali attività, gli infermieri hanno riferito di aver rivisto in gruppo l’organizzazione del lavoro (445; 60.7%), svolto ore straordinarie (438; 59.7%); discusso in gruppo possibili soluzioni (437; 59.6%), rifiutato di svolgere (435; 59.3%) o documentato lo svolgimento di attività ‘non infermieristiche’ (424; 57.8%). L’efficacia percepita di tali strategie è tuttavia modesta (da 1.68 a 2.21 in media su una scala Likert da 1 – per nulla – a 4 – molto -).
Conclusioni Almeno un terzo del tempo lavorativo degli infermieri è dedicato ad attività ‘non infermieristiche’. Questo aggrava ulteriormente la carenza di cure infermieristiche di cui i pazienti avrebbero bisogno. Circa metà degli infermieri attivano strategie dirette ed indirette per prevenire/contenere il fenomeno delle attività ‘non infermieristiche’ riferendo tuttavia una percezione di efficacia modesta.
Parole chiave: attività ‘non infermieristiche’, studio descrittivo, interventi, efficacia
ABSTRACT
Introduction To date, ‘non-nursing tasks’ are regarded as activities falling in the scope of practice of other staff since they do not require nursing knowledge and skills. These activities account for between 35% and 62% of other staff since they do not require nursing knowledge and skills. These activities account for between 35% and 62% of nurses’ working time, resulting in negative outcomes for patients, professionals and organizations. Despite the growing debate at national and international level, it turns out not to be well-known which strategies nurses implement in their daily routine to avoid or limit such activities. The aim of this study is (a) to quantify the phenomenon of ‘non-nursing tasks’ and (b) to describe the strategies implemented by nurses to prevent and/or limit their occurrence.
Methods The Board of Nursing Professions of Belluno, Italy, performed a descriptive study involving nurses from the province (n=1987). The population consisted of nurses active at the time of the study. Eligible nurses (n=1331) were administered the questionnaire elaborated in the qualitative phase of the APRI project asking if they had implemented strategies to avoid or limit ‘non-nursing tasks’, which strategies they had implemented and what was their perceived effectiveness.
Results 743 nurses (55.8%) responded, declaring they performed on a daily basis ‘non-nursing tasks’ (693, 94.5%) to which they devoted an average of one third of their work shifts (average 32.6%, CI 95% 31.4-33.7%). To avoid/limit this, the nurses reported that they had had a peer-review of the work organization (445; 60.7%); performed overtime (438; 59.7%); discussed possible solutions in groups (437; 59.6%); refused to perform (435; 59.3%) or documented the performance of ‘non-nursing tasks’ (424; 57.8%). The perceived effectiveness of these strategies was however ranked as poor (average from 1.68 to 2.21 on a Likert scale from 1 [not at all] to 4 [very much]).
Conclusions At least one third of nurses’ working time is devoted to ‘non-nursing tasks’. This further exacerbates the shortage of nursing care the patients need. About half of the nurses implement direct and indirect strategies to prevent/limit the phenomenon of ‘non-nursing’ activities, however reporting a perceived poor effectiveness.
Keywords: non-nursing tasks, descriptive study, interventions, efficacy
Cristina Caldara (1), Rossella Dell’Aquila (2), Sara Pacchiani (3), Stefano Maestrini (4), Ramona Pellegrini (5), Monica Casati (6), Simonetta Cesa (7)
RIASSUNTO
Introduzione In Italia la morte o grave danno causato da una caduta è al primo posto tra gli eventi sentinella con 471 eventi pari al 24.6% del totale degli eventi (n=1918). In letteratura non è indicato un gold standard per l’accertamento del rischio di cadute delle persone con età superiore a 65 anni; una strategia che può essere utilizzata è l’autovalutazione del rischio di caduta attraverso strumenti strutturati. Il Fall Risk Questionnaire (FRQ) è uno strumento di self-assessment tradotto in lingua italiana, con buone capacità di identificazione della popolazione a rischio di cadute e di potenziamento della consapevolezza del rischio di cadere. L’obiettivo di questo studio è la validazione in lingua italiana della scala FRQ nelle componenti di validità e affidabilità.
Materiali e metodi Nel 2017 è stato condotto uno studio monocentrico osservazionale di validazione presso l’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo su un campione non probabilistico consecutivo di persone anziane che accedevano ai servizi ambulatoriali. Successivamente all’approvazione del Comitato Etico, per il processo di validazione si è proceduto all’analisi della validità di contenuto e dell’affidabilità negli elementi di stabilità e di consistenza interna.
Risultati La FRQ ha dimostrato avere un’ottima validità di contenuto (CVI-I e CVI-S=0.97). Ha dimostrato inoltre adeguata stabilità (r di Pearson=0.67) e adeguata consistenza interna (Alpha di Cronbach=0.74). Il rischio percepito soggettivamente dai 176 partecipanti e quello oggettivato dallo strumento sono risultati direttamente correlati (r di Pearson=0.66).
Conclusioni La scala di autovalutazione FRQ ha dimostrato avere adeguate proprietà psicometriche; è quindi uno strumento utile e veloce per aumentare la consapevolezza del rischio di cadute nelle persone anziane e per supportare la prevenzione delle cadute.
Parole chiave: valutazione rischio caduta, questionario di autovalutazione, prevenzione delle cadute, assistenza infermieristica, validazione italiana
ABSTRACT
Introduction In Italy, death or serious injuries caused by falls are at the first among the sentinel events, with 471 events, 24.6% of the total (n=1918). In literature there is no gold standard for the assessment of the risk of falls in the population aged over 65; a strategy to be used for the self-assessment of the risk of fall through structured instruments.
The Fall Risk Questionnaire (FRQ) is a self-assessment tool translated into Italian, with good potential to identify the population at risk of falls and to rise awareness of the risk of falling. The aim of this study is the valitation of the Italian version of the FRQ scale in its validity and reliability components.
Methods In 2017 a monocentric observational validation study was conducted in ASST Papa Giovanni XXIII in Bergamo on a consecutive non-probabilistic sample of elderly people accessing outpatient services. Following the approval of Ethics Committee, the content validity and reliability of the components of stability and internal consistency were analyzed during the validation process.
Results The FRQ proved an excellent content validity (CVI-I and CVI-S=0.97). It also showed proper stability (Pearson’s r=0.67) and adequate internal consistency (Cronbach’s Alpha=0.74). The risk subjectively perceived by the 176 participants and the risk objectified by the instrument were directly correlated (Pearson’s r=0.66).
Conclusions The FRQ self-assessment scale demonstrated adequate psychometric properties. Therefore it is a useful and prompt tool to be used to increase the risk of falls awareness in the elderly and to support the prevention of falls.
Keywords: fall risk assessment, self-assessment, questionnaire, fall prevention, nursing, Italian validation
RIVISTA BIMESTRALE
Organo ufficiale della Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche
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