La filosofia nelle organizzazioni


La filosofia nelle organizzazioniIl testo pone la filosofia, intesa come saggezza, ovvero riflessione sui problemi della vita pratica attraverso l’arte del ragionamento, come nuovo strumento a disposizione delle organizzazioni.
La capacità di offrire risposte ai problemi causati da incertezza, perdita di senso e disorientamento, pongono le basi per ipotizzare la presenza di nuove figure professionali e nuove competenze, all’interno delle organizzazioni.
La persona con competenze filosofiche negli assetti organizzativi, può guidare gli attori principali dei contesti di lavoro attraverso nuove metodologie di approccio ai problemi.
Il saggio dà prioritariamente una lettura filosofica delle competenze, ovvero conoscenze, risorse, capacità e atteggiamenti, per la risoluzione di problemi organizzativi intesi come questioni che ostacolano e limitano le attività all’interno delle organizzazioni. Molto interessante è l’inquadramento che l’autrice pone alle problematiche che affliggono le organizzazioni, in particolare quelle legate all’esercizio del ruolo professionale. Dimostra come di fatto siamo abituati ad inquadrare le problematiche nei contesti di lavoro, in due grandi raggruppamenti: problemi tecnici e problemi relazionali. In quale raggruppamento inseriamo però la giustizia, il senso di equità, la rimotivazione del personale, la condivisione della responsabilità, il pensiero critico, il giudizio e la sensibilità etica, che di fatto sono variabili di contesto comuni a tutte le organizzazioni? Questo terzo raggruppamento di variabili, peculiari e presenti in ogni contesto di lavoro, è a pieno titolo “pane per i denti” della filosofia, che aiuta le persone a condurre, a guidare, ad impostare e risolvere i problemi organizzativi.
Molto attuale risulta essere la lettura che l’autrice dà alla vita lavorativa e organizzativa, sostenendo che la stessa non viaggia unicamente dentro la cornice dell’economia, che ha nella produttività il proprio criterio, ma si trova frequentemente ad incrociare altre sfere e a misurarsi con altri criteri di giudizio e di valutazione. La padronanza e l’esercizio delle competenze filosofiche permettono di risignificare, riorientare e allenare in modo differente le competenze trasversali e manageriali che sono l’anima delle organizzazioni. Nel cuore del manoscritto, si scopre come un approccio filosofico al management possa essere la chiave di volta per il buon andamento delle relazioni, della gestione del personale e soprattutto per lo sviluppo della leadership. Essere assertivi, saper ascoltare ma soprattutto essere in grado di auto valutarsi, sono gli aspetti peculiari per operare un buon management. Nel processo valutativo emerge quindi l’importanza di condividere l’intero processo organizzativo e soprattutto di confrontarsi nel momento della valutazione dell’operato altrui. Solo quando si ha la consapevolezza che il saper valutare e l’autovalutarsi sono due aspetti complementari, ci si assume la responsabilità di ciò che si è ma soprattutto di ciò che si vuole diventare. Altro aspetto fondamentale che l’autrice affronta è la gestione integrata degli aspetti tecnici e del modo con cui le persone affrontano il cambiamento. Trovare le giuste motivazioni, modificare le prassi comuni per acquisire le dovute competenze volte ad implementare il nuovo, deve inevitabilmente spostare il focus da un modello lineare, al quale siamo abituati nella comune prassi riorganizzativa, ad un modello circolare, nel quale il processo di cambiamento coinvolge i destinatari che diventano fonte di bisogni, idee, proposte e soluzioni. Lo sguardo filosofico dunque, può dare un peculiare contributo al processo di cambiamento ponendo la persona al centro del management.
L’autrice si pone quindi l’obiettivo di dare un inizio reale ad una elaborazione di proposta teorica e metodologica in grado di fare della filosofia un’importante disciplina che possa a pieno titolo contribuire alla strutturazione di un management organizzativo orientato alla formazione e alla consulenza. Dunque attraverso le cinque macroaree che compongono il prisma filosofico (concettualizzazione, argomentazione, giudizio, valutare e sensibilità morale), la persona si pone in modo critico di fronte alla realtà organizzativa e al proprio sapere e saper fare, per assumere decisioni e prendere posizioni. La competenza filosofica aiuta quindi a comprendere e guidare il comportamento secondo il bene e il giusto. Riflettere, comprendere e fare ragionamenti su ciò che si fa, manifestare in modo articolato e credibile le idee per difenderle, esprimere giudizio per comprendere, valutare ed inquadrare un problema, valutare idee e valori che supportano le proprie idee ed infine cogliere gli aspetti salienti di una situazione e la loro valenza morale, arricchiscono la competenza e la formazione degli attori core della scena organizzativa.
Consiglio quindi la lettura del testo a chi si occupa di management e a chi studia il management delle organizzazioni. I manager avranno la possibilità di riorientare il proprio saper fare attraverso una lettura più ampia, ma nel contempo più puntuale, del contesto organizzativo. A chi invece si accinge a studiare sia il management sia la filosofia (per esempio gli studenti del corso di laurea magistrale), avrà la possibilità di saggiare il connubio esistente tra le due discipline. Sono certo quindi che sia i manager che gli studenti, dalla lettura del testo, potranno avere consapevolezza di come la competenza filosofica nel management sia peculiare per una visione completa e puntuale dei processi organizzativi.

Alessandro Sili
Dirigente Professioni Sanitarie – Policlinico Tor Vergata, Roma

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