Elisa Schininà
Le Chàteu Edizioni, 2022
Pagine 168
“Noi voci invisibili” è un libro che tutti gli infermieri dovrebbero leggere, indipendentemente dai setting di cura in cui lavorano o aspirano a lavorare. In particolar modo dovrebbero leggerlo gli infermieri in formazione, di ogni livello.
Elisa condivide i suoi diari lasciandoci scoprire una visione dall’interno della sofferenza meno compresa non solo a livello sociale, ma anche professionale.
Lei vorrebbe stare bene, ma non può. Lo sa, ma non si arrende. Cerca di capire e di guarire.
Con doti narrative innate e coinvolgenti, prova così a raccontare a se stessa e agli altri la sua malattia, analizzando la sua vita, i suoi sentimenti, il suo entusiasmo creativo e la sua angoscia, la sua gioia e la sua disperazione, il rapporto con la sua famiglia e gli amici. Le parole riflettono il suo senso estetico e scivolano via toccanti e leggere sia nei capitoli più “facili” sia in quelli contrassegnati all’inizio con il “Trigger warning, capitolo che potrebbe risultare di forte lettura”. Mentre Elisa vive, studia e lavora in giro per il mondo e l’Italia, mentre cerca di sfuggire al dolore e trovare soluzioni, ascolta canzoni che ci offre come colonna sonora dei suoi diari, condividendo la sua play-list on line. La musica che lei ama fa da sottofondo ai suoi pensieri anche quando lotta con le due Elise che coabitano nel suo corpo. Ascoltarla ci aiuta a percepire le sue emozioni, ma, come lei stessa dice, capire veramente è impossibile.
Ai professionisti della salute, i diari di Elisa donano la narrazione del “paziente” che riceve gli atti assistenziali e le terapie che dovrebbero guarirlo, ma che a volte si rivelano impotenti e causa di ulteriore sofferenza. Lei ringrazia con gratitudine tutti i sanitari che ha incontrato nei suoi ricoveri in psichiatria. Anche quando le decisioni cliniche sembrano perdere la “L” e, tra il punitivo e l’educativo, infrangono l’etica della cura e del rispetto dei bisogni fondamentali dell’uomo. Anche quando di fronte a un nuovo virus, i professionisti si arrendono all’obbedienza a regole di sicurezza generalizzate e discutibili. Anche quando assiste agli “strani rituali” che regolano la vita di reparto.
Il libro diventa così, per noi, un’opportunità unica e rara di riflessione sul nostro lavoro, sulla deontologia professionale, sugli effetti delle interazioni tra curati, curanti e organizzazioni sanitarie.
Per vedere quanto poco ancora oggi abbiamo da offrire, mentre il bisogno aumenta, soprattutto nei giovani.
Nel rapporto con gli infermieri emergono in alcuni passaggi i segni invisibili della relazione terapeutica. Avverte un sentimento che la spinge, in un’occasione, a contenere i suoi impulsi per evitare che siano loro (che “non hanno colpa”, scrive) a pagarne le conseguenze. Nell’intenzione comunicativa, in alcuni momenti, scatta una scintilla motivazionale che lei stessa non sa spiegare, perché indipendente dalle parole dette, ma racchiusa nell’emozione che hanno evocato in lei.
Dove e quando la sofferenza della mente si sente nel corpo e dove e quando quella del corpo intacca la mente? La fisiologia e la chimica degli esseri viventi hanno regole comuni e misteriose per ogni tipo di cellula, che ancora ci sfuggono. Nessuno può tracciare un confine tra corpo e mente, ma è così radicato in noi questo pensiero dicotomico che spesso perdiamo di vista l’interezza dell’essere umano e dei suoi bisogni.
“Noi voci invisibili” ci aiuta a leggere questa complessità e ci invita a ricomporla nell’assistenza e nella cura.