Guida al monitoraggio in Area Critica


Guida al monitoraggio in Area CriticaUn libro scritto dagli infermieri e per gli infermieri, e questo già non è poco, se si osserva il livello di approfondimento ed elevata scientificità che viene espresso.
Gli infermieri di area critica in effetti sono tradizionalmente considerati una delle “punte avanzate” della professione infermieristica e non è un caso che il testo proposto sia un prodotto della loro associazione scientifica di appartenenza, l’Associazione Nazionale Infermieri di Area Critica (ANIARTI). Ma non basta: il testo, curato da due infermieri esperti e studiosi della materia, vede la collaborazione di un folto gruppo di colleghi che di esperienza sul campo e approfondimento scientifico ne hanno veramente tanta. E’ perfetta in tal senso la descrizione che viene data degli autori, dai curatori stessi “infermieri che attraverso l’esperienza nella clinica si dedicano alla ricerca, alla formazione, all’aggiornamento” (pag. 8). Ecco, bè un bel biglietto da visita e una garanzia per chi si affiderà a queste pagine.

Insomma, si tratta di un libro che vale veramente la pena leggere o comunque tenere a portata di mano per quando ci si sta preparando ad assistere i pazienti in area intensiva, o quando si è già impegnati in questi settori altamente intensivi e si vuole dare senso e razionale scientifico a ciò che gli infermieri attuano quotidianamente al letto del paziente. In definitiva, un testo che sta bene nello scaffale personale degli infermieri più giovani e attivi, nella biblioteca di un corso di laurea ma poi sicuramente nella sala degli infermieri di ogni area critica. Il livello di approfondimento del testo è tale che si potrebbe anche affermare che possa essere un ottimo strumento da condividere con la professione medica, come dire… che accanto al paziente si parla lo stesso linguaggio, ci si integra, ci si fida l’uno dell’altro e questo è sicuramente fonte di sicurezza ed efficacia per le persone di cui ci prendiamo cura.

E’ interessante, più che condivisibile e aiuta ad inquadrare il contesto delle aree intensive e di ciò che ivi è tenuta ad esprimere la professione infermieristica, quanto scritto da Gian Domenico Giusti e Maria Benetton nell’introduzione e nel primo capitolo. Qui ci viene ricordato e puntualizzato quale possa essere un equilibrato rapporto tra l’elevato livello tecnologico della cura offerta e garantita nelle aree intensive e il caring al quale la professione infermieristica deve comunque dare la costante e giusta attenzione. Come dire, l’uno non vale senza l’altro e questo è il mandato di un’assistenza efficace da tutti i punti di vista per noi (gli infermieri e gli altri professionisti) e per le persone per le quali ci “preoccupiamo”, per dirla alla Don Milani (“I care”). Si, perché incredibilmente, il dare attenzione alla persona, anche nelle piccole ma significative e imprescindibili cure quotidiane del corpo e perché no, “del cuore”, accanto al monitoraggio costante, basato su principi scientifici e altamente tecnologico, aiuta a stimolare e mantenere anche la nostra parte vitale di creatività e umanità, come professionisti.

In tal senso, l’affermazione di quanto sia importante la conferma continua di ciò che ci indica la macchina, con ciò che ci dice il paziente è una guida importante per meglio apprezzare poi i contenuti dei capitoli che seguono: ”L’uomo non è l’appendice della macchina ma ben il contrario, l’attrezzatura è collaterale alla cura” (pag. 8). Come dire, è un invito a tenere comunque le mani sul paziente (hand on), al fine di “armonizzare i segni oggettivi monitorati con la percezione soggettiva del clinico. Guardare oltre la tecnologia per non perdere la capacità di interpretare” (pag. 8).

Infine è veramente arricchente la descrizione che viene proposta del concetto di “vigilanza”: “prevedere gli eventi e calcolare il rischio della situazione, prontezza ad agire in modo appropriato, monitorare i risultati (pag. 10).
In questo, si apprezza il ruolo della professione infermieristica nella funzione e responsabilità del monitoraggio, è un’appendice imprescindibile alla cura, permette di intercettare oggettivamente e prontamente gli eventi (e quindi di prevenire ad esempio il decadimento clinico a volte drammaticamente improvviso e a quel punto difficile da gestire), permette di applicare le cure più adeguate per un determinato quadro clinico, mette nelle condizioni di valutare il risultato dei trattamenti posti in essere. In questo è chiaro come il monitoraggio sia essenziale anche per guidare gli atti medici e ancora una volta ci ricorda come l’integrazione professionale sia un approccio imprescindibile e garanzia di efficacia.

I capitoli che si susseguono nel libro entrano a questo punto nel “vivo” della materia e i contenuti “altamente tecnologici” ci sono tutti e sono giustamente indispensabili, rappresentano in qualche modo gli strumenti con cui operare nel contesto di cure intensive, siano esse erogate in ospedale o sul territorio (per es. emergenza extraospedaliera). Viene quindi affrontato il monitoraggio di tutte le diverse funzioni del corpo umano: emodinamico e cardiologico, respiratorio ed il monitoraggio neurologico, passando dalle tecniche più semplici e routinarie, che devono veramente essere patrimonio consapevole di tutti gli infermieri, a quelle più specifiche solo di alcune aree (per es. neurochirurgia).

Ogni capitolo si articola con una sezione relativa all’osservazione del paziente, seguita dall’uso dei diversi strumenti tecnologici, dall’interpretazione dei dati, dall’uso dei dispositivi necessari (per es. cateteri), con alcune specifiche dal punto di vista strettamente assistenziale. Il tutto è corredato da tabelle, schemi e immagini, che facilitano la comprensione e l’assimilazione dei contenuti proposti. Infine, sono molto ricchi e aggiornati i riferimenti della letteratura e questo rappresenta un altro e imprescindibile valore aggiunto di questo libro.

La sfida che ci ricordano gli autori è che questi strumenti sono soggetti ad una continua evoluzione ed alcuni di essi non vengono utilizzati di routine. Ecco un motivo in più perché questo testo sia prezioso per la professione, aiuta a tenersi aggiornati e permette di riorientarsi rapidamente quando sussistono perplessità in merito a tecnologia con la quale si ha poca familiarità. Non c’è niente di peggio infatti per il paziente di quando vengano poste in essere pratiche nelle quali non ci si senta sufficientemente sicuri, o per le quali non ci sia stata adeguata formazione teorica e sul campo.

Certo, da questo punto di vista un libro così è un’ottima risorsa, ma non può far tutto. Esso è un punto di riferimento, che andrà costantemente aggiornato ove necessario (e probabilmente lo sarà, considerando l’evoluzione delle conoscenze e della tecnologia che ne deriva, una bella sfida futura per gli autori), ma con la consapevolezza che la competenza necessaria per gli operatori dell’area intensiva, si costruisce con percorsi di simulazione, formazione sul campo e inserimento del personale.


A cura della Redazione

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