La storia del Nursing in Italia e nel contesto internazionale


La storia del Nursing in Italia e nel contesto internazionaleLo scorso 11 maggio, presso il ministero della Salute, il Cecri (Centro di Eccellenza per la Cultura e la Ricerca Infermieristica) e il Collegio Ipasvi di Roma, con il patrocinio della Federazione nazionale Ipasvi, hanno organizzato l'evento (accreditato Ecm) dal titolo: “La storia del Nursing in Italia e nel contesto internazionale”.
Tra gli obiettivi specifici della giornata, la presentazione di un testo sull'evoluzione della professione infermieristica: "La storia del nursing in Italia e nel contesto internazionale" (Franco Angeli Editore), a cura di Gennaro Rocco, direttore scientifico del Centro di Eccellenza, Costantino Cipolla, sociologo e Alessandro Stievano, ricercatore.

Un modo speciale per celebrare la Giornata internazionale dell'Infermiere e per rimarcare ancora una volta gli enormi passi in avanti compiuti dalla professione a partire dagli inizi del secolo scorso, quando l’assistenza sanitaria era poco sviluppata così come le condizioni della maggior parte ospedali italiani. Non a caso, una visitatrice americana parlò di "totale assenza di assistenza infermieristica".

Scrivere della storia del nursing in Italia significa infatti descrivere le vicende di un cospicuo ritardo rispetto ad altri Paesi che invece sono stati da subito teatro dello sviluppo in senso scientifico e professionalizzante dell'Infermieristica moderna.
Nel corso dell'evento organizzato dal Cecri sono state quindi ripercorse le principali tappe del cammino che ha portato alla piena evoluzione del nursing in Italia. La Scuola Convitto Regina Elena, costruita all’interno del Policlinico “Umberto I” di Roma, rappresentò ad esempio uno spartiacque importante. La sua attività ebbe inizio nel 1910: operò ininterrottamente fino al 1976, diplomando circa tremila infermiere. La Scuola cercò di riprodurre il modello anglosassone anche grazie alle numerose infermiere insegnanti provenienti dall’Inghilterra: doveva inoltre essere un convitto, e doveva essere annessa a un ospedale pubblico che offrisse sufficiente campo di esperienza ai fini del tirocinio pratico. Nel 1913 le prime 17 diplomate, ricevettero dalla Regina, la medaglia-distintivo in argento appositamente coniata per l’occasione.
Furono le prime infermiere italiane formate in un ospedale pubblico. Una Scuola che ebbe un rilievo di prim'ordine durante la Prima Guerra Mondiale.

Ma il volume presentato al ministero della Salute ha consentito di dare la giusta luce anche ad un periodo che precede gli inizi del Novecento, quando, sempre nella città di Roma, visse ed operò una figura importante per l'Infermieristica italiana quanto quella di Florence Nightingale per l'Infermieristica mondiale. Si tratta della principessa milanese Cristina Trivulzio di Belgioioso, esule e perseguitata dalla polizia austriaca per le sue posizioni liberali, che nel 1849 si mise a disposizione di Mazzini, capo del governo repubblicano, per organizzare l'assistenza ai feriti di guerra.

Intelligente e spregiudicata, ma anche piena di umanità e di dedizione, Cristina di Belgiojoso si mise al lavoro per creare un' assistenza sanitaria efficiente con il supporto delle autorità. Alla fine dell'aprile 1849, quando era ormai imminente l'attacco francese, con l'autorizzazione di Mazzini e del ministro degli interni Aurelio Saffi, si diede a ispezionare ospedali e conventi alla ricerca di locali adeguati al ricovero e alla cura dei feriti di guerra.

La Belgioioso considerò prioritario il problema del personale sanitario e propose allo scopo la creazione di una "Associazione di donne per l'assistenza ai feriti", sollecitando e anticipando le stesse decisioni ufficiali del governo il quale, il 29 aprile, decretò la costituzione di un Comitato per l'amministrazione delle ambulanze", nel quale ebbero un ruolo di primo piano le "cittadine", Cristina Trivulzio di Belgiojoso, Giulia Paolucci ed Enrichetta Pisacane.

Il Comitato istituì l'Ospizio dei Pellegrini alla Santa Trinità come Ambulanza centrale a altre Ambulanze negli ospedali S. Gallicano, S. Spirito, S. Giacomo e S. Giovanni in Laterano e inoltre nei conventi di S. Pietro in Montorio e di S. Martino ai Monti. Ad ogni Ambulanza veniva preposta una coordinatrice incaricata di organizzare il ricovero e l'assistenza dei feriti e di coordinare l'opera delle "infermiere volontarie". Negli stessi giorni, infatti, dei manifesti affissi in città invitavano le donne romane a presentarsi alle cittadine del Comitato per offrire la loro opera. In tante risposero all'appello, ricche e povere, popolane e aristocratiche, alcune di costumi poco specchiati o solo allettate dai pasti gratuiti.

Tanti, insomma, gli spunti di riflessione proposti da Rocco, Cipolla e Stievano lungo le circa seicento pagine del volume. E tanti gli autori che hanno firmato originali contributi, accompagnando il lettore fino alla nascita dei Collegi Ipasvi (1960) e descrivendo così l'evoluzione legislativa della professione infermieristica, fino a toccare temi di stretta attualità come il Codice deontologico o la transculturalità.

La seconda parte del libro è invece dedicata al quadro internazionale, con cenni storici relativi al nursing tedesco, francese, finlandese, statunitense e canadese, sempre all'insegna degli insegnamenti della Nightingale.

Conclude il volume una sitografia ragionata, che consente di restare informati rispetto alle fonti utilizzati da autori e curatori.


Silvestro Giannantonio

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