Il profilo del laureato magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche in Italia: dall’analisi dei regolamenti didattici d’ateneo alle competenze distintive


RIASSUNTO
Introduzione L’obiettivo dello studio è quello di descrivere le competenze distintive dell’infermiere laureato magistrale ed evidenziare nuovi spazi di esercizio professionale di tale figura in rapporto alle necessità delle organizzazioni sanitarie.
Materiale e metodi Lo studio è di tipo descrittivo-correlazionale (cross-sectional). Lo strumento utilizzato per l’analisi degli obiettivi formativi qualificanti dei regolamenti didattici di ateneo è stata una griglia di lettura costruita ex novo dal gruppo di lavoro.
Risultati Lo studio ha interessato la documentazione di 29 sedi universitarie italiane nel periodo 2012-2013. L’infermiere laureato magistrale è un professionista con competenze manageriali, in linea con il mandato formativo dei corsi di laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche (CLMSIO), ma dall’analisi dei risultati emergono sei profili differenti di infermiere laureato magistrale. L’ipotesi che sulla diversificazione dei curricula abbiano agito due predittori, ovvero la pregressa presenza, nella medesima università, di una scuola diretta a fini speciali per dirigente dell’assistenza infermieristica (DAI/IID) e/o la presenza di un coordinatore o docente di riferimento appartenente al settore di scienze infermieristiche generali, cliniche e pediatriche (MED/45), è stata dimostrata nulla dal test di ANOVA (Kruskal-Wallis).
Conclusioni In funzione ai bisogni di assistenza socio-sanitaria, è urgente rendere la formazione dell’infermiere laureato magistrale più flessibile e dinamica, diversificando il percorso formativo verso una pratica infermieristica avanzata, anche al fine di migliorare gli sbocchi occupazionali.
Parole chiave: corso di laurea magistrale, sviluppo competenze, pratica infermieristica avanzata, sviluppo professionale
 


Nurses with Master of Science in nursing and midwifery in Italy: from the analysis
of the academic regulations to the core competences

ABSTRACT
Introduction The aim of the study is to describe and profile the distinctive core competences of a nurse with Master of Science in nursing and midwifery and to point up new areas of practice in order to meet the needs of organizations and health systems.
Methods A cross-sectional study was carried out. The analysis of the educational objectives of university teaching regulations has been made with an ex novo tool, specifically created by the authors.
Results 29 university teaching regulations were analyzed. The nurse with Master of Science in nursing is a professional with advanced management competencies; the results of the study show the existence of six different kinds of curricula. The hypothesis that the diversification of curricula was due to the existence of director of nursing school, preceding the course, or the presence of a general, clinical and pediatric nursing science coordinator, was null.
Conclusions According to welfare needs, it is necessary to make more flexible and dynamic the profile of nurse with Master of Science in nursing, diversifying the curriculum path toward advanced practice nursing (APN) in order to improve the employment opportunities too.
Keywords: Master of Science in nursing, skills development, advanced practice nursing, professional development


 

INTRODUZIONE
La riforma universitaria (DM 270/2004; DM 26 luglio 2007; Legge n. 43/2005; DPR 64/2008; Legge n. 240/2010) è finalizzata non solo a una maggiore adesione all’European Qualification Framework (EQF) dell’European Higher Education Area (EHEA), ovvero il quadro europeo dei titoli per l’istruzione superiore, ma anche a migliorare la qualità dei corsi e innestare una diversa dinamica di competizione tra atenei.
I decreti menzionati non solo hanno rimodulato il sistema universitario con un progressivo ampliamento dell’autonomia delle singole università nella predisposizione degli ordinamenti didattici ma hanno anche introdotto un correttivo a tale autonomia ponendo una serie di oneri a carico degli atenei, sia per le attività di valutazione interna ed esterna dei corsi di studio sia per il funzionamento degli stessi (DM 16 marzo 2007; ANVUR, 2012).
In sintesi, la riforma degli assetti delle università italiane ha generato importanti cambiamenti ma, soprattutto, ha ridisegnato le modalità con cui le stesse definiscono l’offerta formativa. Viene infatti fatto esplicito riferimento ai descrittori di Dublino, o learning outcome, e alla formulazione europea degli obiettivi formativi qualificanti, in linea con l’attuazione di un quadro unico per la trasparenza dei titoli, delle qualifiche e delle competenze. Quindi, per la formulazione del curriculum formativo del laureato in generale, e per quello dell’infermiere laureato magistrale in particolare, ciascuna università ha l’onere di elaborare dei regolamenti didattici di ateneo (RAD) con la funzione di disciplinare l’impostazione generale e coordinare le situazioni particolari dei corsi di studio tra cui, appunto, anche quelli di laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche.
Il decreto ministeriale dell’8 gennaio 2009 (DM 8 gennaio 2009) prevede che ogni università possa introdurre nel proprio ordinamento didattico delle variazioni fino a un terzo del programma definito dalla normativa nazionale; in pratica, su 120 crediti formativi universitari (CFU), 80 sono vincolati mentre 40 possono essere gestiti autonomamente dai singoli atenei. Da ciò si deduce chiaramente come da un’unica norma possono scaturire corsi universitari con differenze negli ambiti disciplinari.
Lo scopo di questo studio è descrivere le tipologie di regolamenti didattici di ateneo, orientati diversamente nella declinazione degli obiettivi formativi del laureato magistrale, e quindi i learning outcome, e correlarli a due variabili che possono avere influenzato la declinazione degli obiettivi dei piani di studio: una di carattere storico, ovvero la presenza di un pregresso corso di laurea specialistica o di una scuola diretta a fini speciali per dirigente dell’assistenza infermieristica (DAI/IID), l’altra di carattere accademico, ovvero la presenza di un coordinatore o docente di riferimento del settore scientifico-disciplinare di scienze infermieristiche generali, cliniche e pediatriche (SSD MED/45). 

Background
Il corso di laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche (CLMSIO) equivale al livello post-graduate del mondo anglosassone ma, pur prefigurando un modello di professionalità proprio dell’Advanced Practice Nurse (APN), in Italia a tutt’oggi, di fatto, non si correla a un chiaro profilo di laureato formato e alle relative prospettive occupazionali e di carriera.
Non sono molti gli studi nazionali mirati a indagare quanto le modifiche normative universitarie abbiano impattato sul curriculum di studio dell’infermiere laureato magistrale nel duplice aspetto dei risvolti legati sia a una specificità formativa (competenze generali e competenze distintive di ciascun corso di laurea magistrale) sia occupazionali (possibilità di spendere il titolo di studi in ambiti anche diversi dalla dirigenza).
Un’indagine pubblicata nel 2007, condotta da Saiani e collaboratori, sull’ordinamento didattico del corso di laurea specialistica in scienze infermieristiche e ostetriche, attraverso un confronto tra i piani di studio di diciassette corsi ha consentito di evidenziare alcuni orientamenti comuni ma anche sensibili scostamenti: gli insegnamenti sono composti da ambiti disciplinari aggregati con differenti criteri e, quindi, presentano rilevanti disomogeneità; la denominazione degli insegnamenti non segue tassonomie precise ma è un po’ frutto della creatività e ciò ostacola la possibilità di un’univoca comprensione dei reali contenuti del corso (Saiani L, et al., 2006). La stessa disomogeneità caratterizza l’organizzazione del tirocinio e dei laboratori che, pure essendo parte integrante del curriculum formativo, sul territorio nazionale presentano situazioni molto variegate rispetto alla tipologia di attività proposte e ai contesti in cui vengono svolte, nonché le figure incaricate di affiancare lo studente (Galletti C, et al., 2012).
Il gruppo di lavoro della classe delle lauree magistrali in scienze infermieristiche e ostetriche (LM/SNT1), costituitosi all’interno della Conferenza delle classi di laurea delle professioni sanitarie, nel 2014 ha pubblicato un documento di consenso su riflessioni e prospettive in merito al percorso formativo e alla figura del laureato magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche con la finalità di fare il punto della situazione e avviare un dibattito sul suo profilo culturale (Dal Molin A, et al., 2014). Il pensiero forte che scaturisce dal documento è che la formazione di livello magistrale è un’opportunità irrinunciabile e che per essere colta necessita di un forte investimento sulla dimensione epistemologica e metodologica, in particolare applicata alla revisione critica e all’avanzamento del sapere disciplinare disponibile. Il secondo aspetto della spendibilità del titolo, e quindi degli sbocchi occupazionali, è quello relativo alla caratterizzazione di questo corso di studi, tematica a cui la professione ha iniziato ad approcciarsi in modo più scientifico.
Gli effetti di un corso di laurea specialistica/magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche sono stati indagati in termini di competenze percepite dai laureati e di sviluppo di carriera e occupazionale (Dante A, et al., 2011; Miconi A, et al., 2011; Galletti C, et al., 2013) ed è stato evidenziato un significativo avanzamento in una o più competenze ma solo in una piccola percentuale (tra il 19% e il 27%) si è verificata una modificazione del ruolo lavorativo, in senso manageriale, nei dodici mesi successivi al conseguimento del titolo di studio. L’ultimo studio effettuato in Italia da Dante e collaboratori sulle competenze e i ruoli dei laureati magistrali ha riportato una percentuale maggiore (28,6%), di poco superiore agli studi precedenti, che potrebbe fare ben sperare per il futuro (Dante A, et al., 2013). Tuttavia, in generale, permane ancora un basso livello di valorizzazione delle competenze avanzate nel contesto lavorativo.
Da questi studi scaturiscono una serie di interrogativi circa il reale riconoscimento di tale titolo magistrale in termini di carriera ma, in primis, scaturisce la necessità di descrivere il profilo dell’infermiere che, nel nostro Paese, viene formato nei corsi di laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche (CLMSIO), anche per le ricadute in termini di avanzamento di competenze e di sviluppo di conoscenze disciplinari infermieristiche.

Quesito di ricerca
Quale professionista forma il corso di laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche? 

Obiettivo
Descrivere il profilo dell’infermiere che viene formato nei corsi di laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche (CLMSIO), appartenenti alla classe delle lauree magistrali nelle scienze infermieristiche e ostetriche (LM/SNT1), in virtù dei cambiamenti apportati dall’applicazione del decreto ministeriale n. 270/2004 (DM 270/2004), attraverso i seguenti obiettivi:

  • effettuare una mappatura dei regolamenti didattici di ogni singolo ateneo attraverso la lettura degli obiettivi formativi qualificanti in essi contenuti;
  • delineare i nuclei comuni e le differenze tra le diverse sedi correlandole alla presenza di un pregresso corso di laurea specialistica o scuola diretta a fini speciali per dirigente dell’assistenza infermieristica (DAI/IID) o di un coordinatore o docente di riferimento del settore scientifico-disciplinare di scienze infermieristiche generali, cliniche e pediatriche (SSD MED/45). 


MATERIALI E METODI
Lo studio è di tipo retrospettivo, descrittivo-correlazionale (cross-sectional).

Campionamento
Nello studio sono stati inclusi tutti i corsi di laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche (CLMSIO) attivi sul territorio italiano nell’anno accademico 2011/2012. Le sedi universitarie oggetto dello studio sono state individuate in base al decreto ministeriale del 4 agosto 2011 (DM 4 agosto 2011). Per completezza informativa si ricorda che la riforma universitaria (DM 270/2004; DM 26 luglio 2007; Legge n. 43/2005; DPR 64/2008; Legge n. 240/2010) ha preso formalmente avvio con l’anno accademico 2011/2012 e pertanto tale anno ha segnato l’avvio dei nuovi ordinamenti didattici della classe delle lauree magistrali in scienze infermieristiche e ostetriche (LM/SNT1). 

Contesto temporale
Lo studio è stato condotto tra settembre 2012 e giugno 2013. 

Strumento di ricerca
Tabella 1. Griglia di lettura dei regolamenti didattici di ateneo (domini e ambiti)Non essendo presenti in letteratura strumenti adeguati per l’analisi degli obiettivi formativi qualificanti, sono stati creati ex novo (dal gruppo di lavoro) una griglia di lettura dei regolamenti didattici di ateneo e un relativo glossario.
Dai regolamenti didattici di ateneo sono stati estrapolati gli obiettivi formativi qualificanti e con l’utilizzo di un foglio di calcolo (Excel®) sono stati tabulati per consentire la loro giustapposizione e lettura sincronica. Sulla base del codice etico del Consiglio internazionale degli infermieri (ICN) (ICN, 2006), già utilizzato nello studio di Dante e collaboratori (Dante A, et al., 2011), gli obiettivi formativi qualificanti sono stati categorizzati in domini: manageriale, clinica avanzata, formazione e ricerca. La lettura dei documenti ha evidenziato però due ulteriori domini, disciplinare e deontologia, che sono stati aggiunti ai precedenti. Ciascun dominio è stato suddiviso in ambiti, dedotti dai regolamenti didattici che, successivamente, hanno consentito di attribuire a ciascun dominio gli obiettivi qualificanti presi in esame (Tabella 1).
La griglia di lettura è stata completata con l’elaborazione di un glossario per guidare l’attribuzione degli obiettivi formativi qualificanti dei regolamenti didattici allo specifico ambito e dominio.
L’affidabilità dello strumento e del glossario è stata assicurata mediante il test-retest, eseguito a distanza di due settimane. La validità è stata conseguita mediante l’utilizzo dello strumento da parte di tre docenti di corsi di laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche (CLMSIO), due esterni al gruppo e uno interno, provenienti da sedi diverse e con esperienze e formazione differenti. 

Raccolta dati
I regolamenti didattici di ateneo dei corsi di laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche, appartenenti alla classe delle lauree magistrali nelle scienze infermieristiche e ostetriche (LM/SNT1), sono stati scaricati dai seguenti siti Internet:

  • Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (MIUR), sezione università (MIUR, 2011-12);
  • Offerta formativa (OFF.F) del MIUR, in collaborazione con il Consorzio interuniversitario Cineca (OFF.F, 2011-12);
  • Consorzio interuniversitario Cineca (Cineca, 2011-12).

I siti sono stati consultati la prima volta il 30 dicembre 2011 e la seconda volta il 14 febbraio 2012.
I regolamenti didattici di ateneo sono stati letti in doppio cieco da due componenti del gruppo di lavoro che, al termine, hanno proceduto a un confronto finale. I pochi obiettivi formativi qualificanti che non hanno trovato la medesima allocazione dalla lettura dei due ricercatori sono stati discussi con il gruppo e allocati.

Analisi dei dati
I dati raccolti sono stati elaborati con il software Statistical Package for Social Science (SPSS) e sono stati descritti tramite valori di tendenza centrale e frequenze.
E’ stata valutata la possibile associazione tra i diversi domini e due possibili predittori del loro livello di sviluppo:

  • la pregressa presenza nella sede universitaria di un corso di laurea specialistica e/o di una scuola diretta a fini speciali per dirigente dell’assistenza infermieristica (DAI/IID);
  • la presenza nella sede universitaria di un coordinatore o docente di riferimento appartenente al settore scientifico-disciplinare di scienze infermieristiche generali, cliniche e pediatriche (SSD MED/45).

A tale scopo è stato utilizzato il test ANOVA, confermato dal test di Kruskal-Wallis assumendo un livello di significatività di p<0,05. 

RISULTATI
Sono stati analizzati un totale di 29 documenti.

Mappatura dei regolamenti didattici di ateneo
Tra i regolamenti didattici di ateneo considerati, quelli delle sedi universitarie di Ancona, Bari, Cagliari, Catania, Chieti, Genova, Napoli II, Seconda Università degli Studi di Napoli (Napoli SUN) e Verona sono risultati identici per la parte riguardante la formulazione degli obiettivi formativi qualificanti e quindi tra loro perfettamente sovrapponibili. Anche i regolamenti didattici degli atenei dell’Università la Sapienza I e II sono risultati tra loro sovrapponibili, cosi come quelli delle università di Bologna e Ferrara e quelli delle università dell’Aquila e di Padova.
Dalla stima del numero complessivo degli obiettivi formativi qualificanti emerge una prima sostanziale variabilità nel loro numero tra le diverse sedi universitarie, ovvero da un minimo di 12 a un massimo di 58 (mediana, Me=38; media=37,41).
Analizzando i singoli domini emerge come quello manageriale sia il maggiormente rappresentato oltre che presente in tutte le sedi universitarie (Figura 1); infatti, il numero degli obiettivi formativi attribuiti a questo dominio è risultato compreso tra 4 e 34 (Me=23; media=21).

Figura 1. Numero di obiettivi per singolo ateneo relativi al dominio manageriale

Anche il dominio formativo è presente in tutte le sedi universitarie ma è rappresentato differentemente (Figura 2): il numero degli obiettivi relativi a questo dominio è risultato compreso tra 2 e 20 (Me=6; media=7,27).

Figura 2. Numero di obiettivi per singolo ateneo relativi al dominio formazione

Nella Figura 3 sono messi a confronti i rimanenti domini. Il dominio disciplinare è assente nei regolamenti didattici di 15 sedi universitarie, nelle restanti 14 sedi il numero complessivo degli obiettivi formativi relativi a questo dominio è risultato compreso tra 1 e 3. Fatta eccezione per le università Cattolica del Sacro Cuore, Roma Tor Vergata e di Firenze, anche il dominio ricerca è risultato scarsamente considerato e assente nei regolamenti didattici di 3 sedi universitarie, ovvero quelle di Padova, Palermo e L’Aquila; per questo dominio, il numero complessivo degli obiettivi formativi è risultato compreso tra 1 e 9 (Me=4). Il dominio clinica avanzata non è risultato presente nei regolamenti didattici di 6 sedi universitarie e nelle restanti 23 sedi il numero complessivo degli obiettivi formativi è risultato compreso tra 1 e 24 (Me=6). Il dominio deontologia è risultato parte degli obiettivi formativi qualificanti solo per le sedi universitarie di Bologna, Ferrara, Università Cattolica del Sacro Cuore e Palermo.

Figura 3. Numero di obiettivi per singolo ateneo relativi ai domini clinica avanzata, ricerca, disciplinare e deontologia

Nuclei comuni e differenze tra sedi universitarie
Per consentire un’analisi più approfondita del profilo del laureato magistrale, dal momento che 15 regolamenti didattici di ateneo di differenti sedi universitarie situate in diverse Regioni sono risultati tra loro sovrapponibili, il gruppo di lavoro non ha analizzato i dati per area geografica (Nord, Centro, Sud e regioni) ma ha aggregato i regolamenti didattici di ateneo tra loro identici. In questo modo sono state individuate 6 tipologie di regolamenti didattici, ciascuno con propri obiettivi formativi qualificanti (Tabella 2), a cui sono stati fatti corrispondere 6 differenti profili di laureato magistrale (indicati con le lettere maiuscole dell’alfabeto A, B, C, D, E ed F).

Tabella 2. Profili di laureato magistrale e obiettivi specifii dichiarati nei regolamenti didattici

E’ possibile rilevare come per tutti i profili di laureato magistrale sia sviluppato il dominio manageriale e formativo ma la diversa presenza degli altri domini e, soprattutto, il loro mix dà origine a specificità che caratterizzano profili peculiari.
Il profilo B risulta presente nel 38% delle sedi universitarie mentre il profilo C nel 31% delle sedi (Figura 4).

Figura 4. Numero di obiettivi per dominio dei profii B e C del laureato magistrale

Il profilo A ed E risultano presenti nel 10% delle sedi universitarie (Figura 5).

Figura 5. Numero di obiettivi per dominio dei profii A ed E del laureato magistrale

Il profilo F risulta presente nel 7% delle sedi universitarie e il profilo D nel 3% (Figura 6).

Figura 6. Numero di obiettivi per dominio dei profii F e D del laureato magistrale

I dati, sottoposti a correlazione lineare univariata (ANOVA), non hanno dato luogo a nessuna significatività statistica e pertanto la declinazione degli obiettivi specifici non sembra essere correlata alla presenza di un corso di laurea specialistica e/o di una scuola diretta a fini speciali per dirigente dell’assistenza infermieristica (DAI/IID) o a quella di un coordinatore o docente di riferimento nel settore scientifico-disciplinare di scienze infermieristiche generali, cliniche e pediatriche (SSD MED/45).
L’ipotesi secondo la quale una di queste variabili possa avere influenzato lo sviluppo di un dominio specifico rispetto a un altro, nella parte di componente autonoma che ogni università può introdurre nel proprio ordinamento didattico (40 su 120 CFU), è risultata nulla. 

DISCUSSIONE
La normativa istitutiva ha definito l’infermiere laureato magistrale come “quel professionista sanitario che, esercitando competenze avanzate e leadership professionale, è in grado, in situazioni complesse, di progettare, negoziare, realizzare e valutare in termini interprofessionali soluzioni a problemi non risolti o innovazioni basandosi sulla ricerca e governando i processi assistenziali organizzativi formativi, con lo scopo di soddisfare al meglio possibile i bisogni di salute e di assistenza infermieristica della popolazione” (Gamberoni L, et al., 2008). I risultati di questo studio consentono di rilevare come i percorsi universitari di secondo livello per gli infermieri abbiano modulato, nei fatti, un profilo di laureato magistrale con una formazione professionale assai diversificata. Infatti, i dati raccolti con la griglia di lettura evidenziano come lo sviluppo degli ordinamenti didattici nelle 29 sedi universitarie indagate sia caratterizzato da un discreto livello di autonomia nella formulazione degli obiettivi formativi qualificanti, come per altro richiesto dalla normativa universitaria che ha avviato un processo di diversificazione tra le singole università (Vesperini G, 2009).
L’analisi dei regolamenti didattici di ateneo ha consentito di evidenziare le differenze nell’offerta formativa dei corsi di laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche (CLMSIO) degli atenei italiani. E’ emerso come i domini manageriale e formativo rappresentino per tutti gli atenei il core dell’ordinamento didattico mentre gli altri domini quali clinica avanzata, ricerca, disciplinare e deontologia, altrettanto importanti, non siano perseguiti dagli obiettivi dichiarati nei regolamenti didattici di ateneo, o lo sono in minore misura, e non sono correlabili né alla pregressa presenza di un corso di laurea specialistica o scuola diretta a fini speciali per dirigente dell’assistenza infermieristica (DAI/IID) né alla presenza di un coordinatore o docente di riferimento del settore scientifico-disciplinare di scienze infermieristiche generali, cliniche e pediatriche (SSD MED/45).
Pertanto, la risposta al quesito di ricerca è che il corso di laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche (CLMSIO) forma un professionista con competenze manageriali.
Lo studio ha individuato che le università italiane formano sei differenti profili di laureato magistrale. Le core competence, come già rilevato, sono per tutti i profili quelle manageriali e formative. In particolare però il profilo F è risultato orientato interamente all’acquisizione di competenze manageriali e in minore misura a quelle formative. Infatti, in linea con il contesto organizzativo e professionale, all’interno del quale si inserisce operativamente tale professionista (qualifica unica di dirigente delle professioni sanitarie infermieristiche) (DPCM 25 gennaio 2008), il curricula si sviluppa su aspetti di metodo e non su prassi (Dal Molin A, et al., 2014). Sarebbe utile potere rilevare, dai piani di studio e dai programmi formativi delle sedi universitarie che hanno attivato questo core curriculum, il livello di dettaglio delle competenze acquisite dai laureati e se e come si armonizzano con lo specifico disciplinare infermieristico. E’ infatti determinante, a parere di chi scrive, tenere in considerazione oltre alle core competence anche le competenze flessibili, con un forte orientamento ai contesti operativi che offrirebbero all’infermiere magistrale la possibilità di uno sviluppo professionale anche in differenti ruoli di coordinamento organizzativo e/o gestionale e non unicamente in quelli dirigenziali/manageriali (Saiani L, et al., 2006).
Il profilo D presenta, oltre al dominio manageriale e al dominio formativo, anche la cultura deontologica del nursing. E’ un profilo interessante in quanto gli ambiti dirigenziali e gestionali sono essi stessi ambienti ad “alta intensità” di decisioni etiche, coerentemente con il mandato professionale e organizzativo dell’infermiere laureato magistrale. Infatti, tale dominio non è da interpretare come mera acquisizione di un codice di comportamento deontologico ma come esplorazione e acquisizione sistematica delle norme di comportamento professionale specifiche della professione infermieristica (Sgreccia E, et al., 1999). Il dominio deontologia è presente anche nel profilo A ma, in generale, questa competenza è poco rappresentata nei regolamenti didattici di ateneo, probabilmente perché l’acquisizione potrebbe essere considerata un obiettivo del percorso di laurea di I livello; infatti, è anche una di quelle competenze rispetto alla quale i laureati specialisti/magistrali non hanno attribuito significativi cambiamenti al termine del percorso formativo (Dante A, et al., 2011; Galletti C, et al., 2013).
Solo i profili A e B, che tra loro differiscono unicamente per l’assenza del dominio deontologia nel secondo, hanno previsto il dominio disciplinare, caratterizzato dallo sviluppo culturale del nursing, segno di un investimento sulla dimensione epistemologica e di metodologia applicata all’avanzamento del sapere disciplinare. Tali elementi costituiscono l’essenza culturale del laureato magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche che anima il percorso di costruzione della sua personale conoscenza e di un’adeguata consapevolezza critica per distinguere, comparare e valutare con indipendenza di pensiero (Dal Molin A, et al., 2014). E’ opinione di chi scrive che il dominio disciplinare dovrebbe essere presente in tutti i profili in quanto si tratta di una competenza chiave che consente all’infermiere magistrale di interpretare i problemi assistenziali e sanitari attraverso la specificità del nursing e, contestualmente, di sviluppare nuove funzioni educative e di empowerment per il paziente. Inoltre, l’acquisizione di competenze avanzate nell’ambito della clinica, presente nei profili A, B e C, sembra tenere conto della coerenza tra l’ambito disciplinare infermieristico, l’evoluzione dei bisogni di salute della persona e il fabbisogno di professionalità degli operatori dei servizi sanitari. Infatti, in molti paesi la tendenza è di stimolare gli infermieri laureandi magistrali verso percorsi formativi per la pratica infermieristica avanzata (Advanced Practice Nursing) senza vincolarli all’assunzione delle sole funzioni dirigenziali (Saiani L, et al., 2006). La strutturazione di specifici percorsi di avanzamento clinico basati su capacità cognitive complesse (sintesi, integrazione e applicazione) che vanno oltre la competenza clinica sarebbe una formidabile leva per lo sviluppo professionale di questi profili (Davies B, et al., 1995). E’ necessario regolamentare la formazione di questo aspetto e inserire nella pratica assistenziale figure come l’infermiere di pratica clinica avanzata che sia riconosciuto prima di tutto dall’organizzazione come leader formale all’interno del gruppo multidisciplinare e che si occupi anche dell’integrazione dei ruoli, della formazione e della valutazione dei suoi colleghi (Rega ML, et al., 2013). Inoltre, il mancato riconoscimento del beneficio apportato da infermieri con un livello di formazione avanzato agli esiti sui pazienti (Rafferty AM, et al., 2007) e la mancata progressione di carriera in ambito clinico comportano la fuga degli infermieri dalla pratica professionale e la perdita di professionalità in grado di fornire servizi di più alto livello (Callaghan L, 2008). L’esigenza di infermieri con competenze infermieristiche avanzate è stata già studiata e proposta da Rega e collaboratori nel 2014 per l’assistenza infermieristica al paziente con ictus cerebrale (Rega ML, et al., 2014).
Nei profili A, B, C ed E è presente anche il dominio ricerca. L’acquisizione di elementi inerenti la metodologia della ricerca infermieristica è un punto fondante per consolidare e sviluppare il sapere proprio delle scienze infermieristiche. La laurea magistrale affina e implementa le capacità di revisione, di lettura critica dei risultati della ricerca e di collaborazione in progetti di ricerca ma non può ambire, per finalità e per tempi di apprendimento disponibili, a preparare ricercatori che, invece, trovano nel dottorato di ricerca un percorso formativo più pertinente e completo (Dal Molin A, et al., 2014). L’acquisizione di questa competenza è stata valutata positivamente dagli infermieri laureati magistrali in quanto hanno potuto incrementare la produzione di pubblicazioni scientifiche (Dante A, et al., 2013) e migliorare l’approccio alla pratica clinica con l’uso delle prove di efficacia (Galletti C, et al., 2013). Il riconoscimento di questa competenza, che potenzia la capacità di pensiero critico a supporto del processo decisionale, dovrebbe essere di stimolo per incentivare l’aumento del numero di infermieri laureati magistrali (non vincolando la determinazione del numero annuale di posti per la formazione magistrale al solo ricambio dirigenziale) similmente a quello che è avvenuto negli Stati Uniti, in cui si è incentivato ad aumentare gli infermieri laureati (dal 50% all’80%) per avere un maggiore numero di infermieri con formazione avanzata (APN) e migliorare gli esiti sui pazienti (Aiken LH, 2011). 

Limiti
Lo studio è di tipo trasversale e pertanto non produce evidenze.
La lettura e l’analisi dei soli regolamenti didattici di ateneo senza i relativi piani di studio dei corsi di laurea magistrale e dei programmi offre un primo spaccato ma non consente un’approfondita analisi sulle effettive competenze acquisite dai laureati.
Quanto fino a ora detto deve trovare una congruenza negli obiettivi e nei programmi dei corsi di laurea magistrale, sul piano della metodologia e su quello dei contenuti delle diverse aree, e questo ultimo aspetto potrebbe essere oggetto di uno studio più approfondito. 

Implicazioni
I risultati di questo studio permettono di individuare gli ambiti sui quali poter lavorare per approfondire il profilo del laureato magistrale a livello nazionale e contribuire all’ampio dibattito internazionale circa le competenze infermieristiche avanzate.
Il valore di questo studio risiede nel fatto di essere il primo, in Italia, a effettuare un’analisi dell’ordinamento didattico dei corsi di laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche (CLMSIO). Inoltre, ha permesso di evidenziare le importanti potenzialità dell’infermiere con laurea di secondo livello che, tuttavia, in assenza di una logica di sistema, non trovano una giusta valorizzazione nei contesti sanitari. 

CONCLUSIONI
L’analisi di quale profilo sia quello dell’infermiere laureato magistrale in Italia ha permesso di comprendere come il profilo prevalente sia quello dirigenziale. Le sedi universitarie hanno di fatto ottemperato alla richiesta di un professionista laureato di secondo livello per la direzione dei servizi e delle risorse infermieristiche.
L’evoluzione dei bisogni di salute e dei modelli organizzativi dei servizi sanitari (influenzati dalle nuove politiche di welfare) richiedono di rimodulare le professionalità presenti nel contesto operativo per ottimizzare i contributi alla salute della popolazione e le funzionalità dei servizi sanitari. Ciò si traduce nella necessità di formare un laureato magistrale in scienze infermieristiche come professionista non statico nei suoi ruoli ma versatile e non rigidamente legato alla progressione verticale di carriera.
I risultati dello studio consentono di affermare che l’attuale formazione erogata nei corsi di laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche (CLMSIO) può contribuire a formare un professionista con competenze avanzate nel contesto assistenziale e clinico. Per l’infermiere laureato magistrale l’acquisizione di competenze avanzate non è legata all’expertise ma al sapere che, grazie al possesso di modelli interpretativi più sofisticati, determina un’espansione delle categorie mentali, delle dotazioni teoriche, delle chiavi di lettura del contesto e dei problemi che gli consentono di estendere l’ambito di interesse su molteplici fenomeni inerenti la salute, su variegati trattamenti e strategie di recupero di incapacità, su relazioni primarie e correlate in situazioni complesse in campo sanitario.
E’ auspicabile quindi che si possa stabilire un maggiore dialogo tra il mondo universitario, i bisogni di salute e l’organizzazione dei servizi per proporre futuri scenari per l’attuale laurea magistrale, anche nella direzione della pratica infermieristica avanzata (APN). 

Conflitti di interesse dichiarati: gli autori dichiarano la non sussistenza di conflitti di interesse.
 

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Bibliografia

– Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR) (2012) Autovalutazione, valutazione e accreditamento del sistema universitario italiano. http://www.anvur.org/attachments/article/26/ava_documentofinale_0.pdf
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