A sinistra del cuoreLa parte migliore


A sinistra del cuore

A sinistra del cuore
Giorgia Onorati
Pubblicato dall'Autore, 2014
pagine 136, euro 21,50

La parte migliore

La parte migliore
Camilla Pollera
Gruppo Albatros Il Filo, 2012
pagine 120, euro 11,61

 

Due titoli di libro e due giovani autrici: “A sinistra del cuore” di Giorga Onorati e “La parte migliore” di Camilla Pollera, che hanno in comune anche se per strade diverse tanti aspetti importanti.

Il primo è che sono scritti da due adolescenti, due adolescenti che, attraverso la scrittura hanno scelto di condividere in modo diretto l’una e indiretto l’altra la loro storia, le loro emozioni.

Il secondo è che attraverso il racconto, sottoforma di diario Giorgia e di romanzo breve Camilla, hanno trovato la strada, o un pezzo di strada, per “digerire” il loro percorso di sofferenza.

Il terzo è che con i loro libri donano a noi tutti, e in questo “tutti” ci siamo noi professionisti, ma non solo, tutti i diversi attori che possono trovarsi con e accanto a percorsi di sofferenza vissuti in un momento delicato e cruciale della propria vita, come i familiari, gli amici, i professori, i compagni di scuola, i vicini di casa, la possibilità di assumere “il punto di vista dell’altro”.

Il quarto è che le loro storie possono dare la possibilità a chi si ritrova in situazioni analoghe, di specchiarsi e ritrovarsi in ciò che loro raccontano. Il comprendere che alcune emozioni si vivono non perché ci sia qualcosa di sbagliato in se stessi, ma perché fanno parte di alcuni eventi difficili che la vita mette davanti, può aiutare ad accettarsi e a trovare le energie e gli strumenti giusti per farvi fronte.

Il quinto è che la lettura di questi libri, possa essere un buon trigger per tanti adolescenti che faticano a dare un senso alla propria vita.

Giorgia, affetta da una grave patologia congenita trattata alla nascita, e complessivamente ben superata, si ritrova a 10 anni con una grave patologia cronica (ipertensione polmonare), che la porterà al trapianto cuore-polmoni. La sua storia altro non è che il diario dei suoi primi 17 anni. E’ un diario fatto di vita quotidiana, in ospedale, a casa, in vacanza, attraverso il quale fa vivere al lettore le emozioni sue e di chi la ha accompagnata nel tempo. Leggendolo, in alcuni momenti si ha l’impressione di “rimanere senza fiato”, come lo è stata lei per tante volte. Tra questi frammenti di quotidianità, sono tanti gli spunti di riflessione: sull’ascolto, sull’uso delle parole sbagliate al momento sbagliato, sulle conseguenze di alcune superficialità, sull’apprezzare le “competenze” acquisite nel tempo dai pazienti. Ancora, sulle necessità di favorire il più possibile le relazioni sociali e familiari anche nei momenti in cui l’assistenza si fa più intensiva, sul considerare il paziente non una monade ma il centro di relazioni complesse da prendere in carico, sull’obiettivo di facilitare la crescita… nonostante tutto, sull’egoismo che fa male. Giorgia ci aiuta ad apprezzare il senso della vita e a godere di ciò che di buono ci offre, in qualche modo invita costantemente a “vedere il bicchiere mezzo pieno”.

Camilla, che ha perso il padre quando aveva 11 anni, con una scrittura diretta, semplice ma lineare, il più delle volte sottoforma di dialoghi e brevi riflessioni personali, racconta la storia di una ragazza che si trova costretta a cambiare città, scuola, coetanei, punti di riferimento e che nonostante tutto scopre un nuovo mondo fatto di amici, amori adolescenziali, ma soprattutto scopre “la parte migliore di sé”. E qual è questa parte migliore? Camilla ci dice che è quella che in cui ognuno riesce a “essere se stesso”.

Anche in questo libro, la lettura è “tutta di un fiato” e nei frammenti di questa vita adolescenziale ci propone come un adolescente possa vivere un lutto: come la sensazione percepita che nessuno sapeva o poteva fare qualcosa per lei, mentre si sentiva inadeguata a parlare con i compagni di classe e si sentiva tagliata “fuori”. Camilla ci invita, quando prendiamo in carico l’accompagnamento al fine vita di un adulto, a farci carico anche di coloro, in questo caso gli adolescenti, che per questo adulto sono significativi. Ci invita in qualche modo a “pensarli” e a trovare le strategie giuste per supportarli durante e dopo.

 

Questi due libri hanno altre due cose in comune. Entrambe le autrici amano la fotografia (sarà un caso?), essa rappresenta la loro passione, un modo per canalizzare le loro energie, uno strumento prezioso per guardare avanti e per “mostrare la parte migliore di sé”.

E poi, ma probabilmente il più importante, i loro libri sono accompagnati da importanti iniziative, che vanno conosciute, ma soprattutto fatte conoscere, per aiutare altri a trovare una possibile via d’uscita, come hanno fatto loro.

Dal libro di Camilla è scaturito un’importante progetto “Il volo” in alcune scuole romane (http://scuoladivita.corriere.it/2014/05/20/il-dolore-di-camilla-nelle-scuole-un-progetto-per-elaborare-il-lutto/) orientato alla comprensione dei bisogni dell’adolescente quando si trova a dover affrontare una situazione particolarmente stressante, come quella della morte e il lutto di un genitore e ha per obiettivo la prevenzione della comparsa di seri disturbi psicologici che possano interferire con il processo di crescita.

Giorgia è un’infaticabile blogger e dalla sua pagina facebook tiene relazioni ampie e ha sempre una parola di incitamento per tutti. Poi le sue fotografie sono stato oggetto di mostre e riconoscimenti, nonché sono un contributo importante a sostegno dell’Associazione Malati di Ipertensione polmonare (AMIP) http://www.assoamip.net/giorgia-onorati.

Altro non si può dire ma solo un sincero “grazie” a queste ragazze per la loro sensibilità, il loro coraggio e la loro disponibilità a condividere.


A cura della Redazione

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