Outcomes. Misurazione dei risultati. Efficacia. Applicazione del modello teorico


Un tema di grande attualità quello affrontato da Brisichella e Ferrante nel loro libro: la misurazione dei risultati (outcomes). In linea con il Piano sanitario che identifica precise linee di azione al riguardo, la misurazione degli outcomes rappresenta infatti uno degli aspetti di maggior rilievo del governo clinico (Clinical governance).
Gli autori presentano un interessante approfondimento, partendo dal modello concettuale teorico proposto da Imogene King, una pioniera nello sviluppo delle teorie infermieristiche che ha dato un contributo di rilievo con la costruzione del Goal attainment. Gli autori sostengono che l’aspetto centrale di questa teoria è “rappresentato dallo scopo finale del nursing, intravisto come ‘processo’ che con una serie di atti (azione, reazione e interazione) porta ad una transazione con l’assistito, per stabilire obiettivi da raggiungere” (p. 33).
L’infermieristica quindi non è vista come una serie di azioni, ma ha alla base l’interazione con l’assistito per “percepire” insieme come affrontare la malattia. In questo modo è possibile ottenere risultati più efficaci, proprio perché condivisi, rimettendo al centro l’assistito. Il testo approfondisce poi i concetti base della teoria (come percezione o transazione o crescita e sviluppo) e come avvengano alcune interazioni di processo, come la soddisfazione e la motivazione finale di un percorso partecipativo, che forniscono nuova energia all’assistito per affrontare le situazioni successive.
Passando poi per una descrizione e una riflessione sulle competenze infermieristiche e degli strumenti che tutt’oggi sono utilizzati per renderle visibili e valorizzarle, come le job description, gli autori concludono che il Codice deontologico stesso collega lo specifico professionale alla teoria del Goal attaintment, per esempio nell’articolo 7 (ruolo di guida dell’infermiere) o nell’articolo 36 (consenso e contratto).
Il libro si articola in sei capitoli, che offrono al lettore un percorso particolare nell’affrontare la tematica degli outcomes, partendo dal concetto di seduzione, come la definiscono gli autori: una parola chiave per intendere un coinvolgimento diverso degli infermieri. Una seduzione che sia capace di trasportare l’infermiere dagli elementi fondanti della relazione d’aiuto, agli elementi sempre più concreti del raggiungimento dei risultati, a partire proprio dallo specifico disciplinare che la professione esprime.
È molto interessante in questo senso la visione dell’infermiere che gli autori propongono: “è a tutti gli effetti un personal trainer della persona che prende in carico e che deve ‘riportare in pista’, come accade per gli sportivi infortunati” (p. 7). E così il testo affronta temi come la gestione del cambiamento alla luce dell’attuale contesto organizzativo (cap. 2), gli indicatori per valutare e rendere visibile le attività svolte (cap. 3), lo specifico infermieristico e i relativi risultati (cap. 4 e 5), passando anche per una riflessione sull’integrazione dei diversi modelli assistenziali (prestazioni versus risultati), proponendo anche uno schema metodologico che possa essere da guida.
L’ultimo capitolo permette al lettore di apprezzare come dagli aspetti teorici si possa applicare il modello alla realtà, attraverso la descrizione di alcune esperienze. Gli autori sostengono infatti che se si desidera crescere di fronte a sé stessi, nonché al resto della comunità scientifica e alla società civile, è indispensabile poter mostrare i risultati sensibili che l’infermieristica è in grado di raggiungere. Viene pertanto indicato non tanto un modello, neppure un sistema, ma una modalità di pensiero critico applicabile ad ogni contesto. Negli esempi riportati nel testo, come quello del percorso diagnostico-terapeutico assistenziale (Pdta) per la protesizzazione dell’anca e del ginocchio, sono decritti come obiettivi assistenziali misurabili (nursing sensitive outcomes): il raggiungimento degli obiettivi personalizzati fissati secondo la teoria del Goal attaintment, il tempo per il raggiungimento dell’obiettivo assistenziale fissato, le giornate di degenza riabilitativa, il grado di dolore percepito. Viene anche descritta una dettagliata scheda di valutazione della condizione del paziente focalizzata sugli aspetti di carattere ortopedico, considerato l’aspetto di maggior problematicità del paziente, sul quale lavorare, nonché misurare poi il cambiamento. In maniera analoga, corredandola a strumenti specifici per la valutazione del paziente, dall’inizio della presa in carico al termine del percorso, viene presentata un’altra esperienza relativa all’assistenza di persone con neodiagnosi oncologica.
Nelle conclusioni gli autori sottolineano come, soprattutto in quei contesti nei quali l’approccio medico è focalizzato sulla patologia e sul suo trattamento chirurgico, il ruolo di un case manager, che si prenda carico dell’assistito nel suo insieme, possa essere estremamente funzionale.
Il testo è corredato da un’utile bibliografia di riferimento, che può offrire molti spunti di approfondimento al lettore.

A cura della Redazione

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