Oltre l’eccesso. Quando internet, shopping, sesso, sport, lavoro, gioco diventano dipendenza


Da qualche tempo non passa lustro senza che venga indicata una nuova sindrome da dipendenza patologica. I Settanta sono stati gli anni della scoperta della dipendenza da lavoro e da sport. Negli Ottanta è la volta delle dipendenza da sesso e da shopping. Gli ultimi decenni vedono avanzare le dipendenze legate ai nuovi mezzi di comunicazione, la cosiddetta internet addiction. Ultimamente sta invece assumendo proporzioni quasi epidemiche il gioco d’azzardo patologico.
Siamo dunque di fronte a una vera e propria esplosione delle forme di dipendenza non legate a una sostanza. Gli autori Lucchini e Cicerone raccolgono opportunamente sotto un medesimo approccio tutte queste forme di dipendenza. Già questa scelta di trattare in un unico libro molteplici forme di dipendenza costituisce un merito: infatti non è per niente comune trovare in letteratura un approccio unitario a forme di comportamento patologico che differiscono anche molto l’una dall’altra.
Ulteriore interesse del libro è presentare in un linguaggio facilmente accessibile i contributi di vari studiosi e professionisti che si occupano di diagnosi e cura delle dipendenze. Il libro realizza in effetti un virtuoso equilibrio fra dati scientifici ed epidemiologici, aggiornati alla più recente letteratura internazionale, e indicazioni pratiche sia per operatori socio-psicologici, che anche per persone comuni. Con l’aiuto di box specifici e la descrizione vivida di casi clinici, nonché con la chiara messa in evidenza dei tratti che rendono un comportamento consueto (come lavorare) un comportamento patologico (restare psicologicamente incatenato dal lavoro), gli autori indicano i segnali precoci che possono mettere sull’avviso le persone vicine ai pazienti, come familiari e amici.
Le dipendenze di cui il libro si occupa sono comunque tutte accomunate dall’effetto assorbente e schiavizzante che un determinato comportamento assume nella vita di una persona. In effetti sarebbe interessante riflettere su come una società che elogia l’individualità sembri invece paradossalmente favorire comportamenti di estrema dipendenza da un ristretto ambito di vita. Gli autori suggeriscono come le dipendenze siano tutto sommato rassicuranti per gli individui: diventare un super esperto mondiale di giochi on line, concludere una giornata soddisfacendosi con una prostituta, tentare di ‘mungere’ la fortuna passando delle ore a far girare le macchinette nel bar, sono tutti a loro modo comportamenti che, restringendo in un solo punto la complessità del mondo, rende le persone meno ansiose.
Fino a un certo punto, però. Qui si aprirebbe una riflessione antropologica, nella quale giustamente gli autori non si cimentano, ma che richiamerebbe come le pur alte scariche di dopamina (il mediatore neuro-chimico legato alle esperienze gratificatorie) siano solo l’occasione iniziale per instaurare una dipendenza patologica. Essa diventa stile di vita e di pensiero per la persona nel momento in cui la riduzione del mondo a un fuoco di interesse unico diventa modo per controllare l’angoscia di stare al mondo. È un bisogno di controllo quello che si manifesta dietro i comportamenti di dipendenza patologica, un controllo che può essere esercitato solo nel momento in cui la società viene tutta catturata dal buco nero che sta al centro della dipendenza comportamentale. Tutto il resto non conta e quindi non suscita più angoscia.
Fino a quando, però, la persona non si risveglia bruscamente. Spesso serve un intervento esterno, di un familiare o un conoscente, oppure una rovina talmente irrimediabile da non poter essere scansata, che dà una svolta alla spirale di involuzione delle dipendenze comportamentali. Alcuni soggetti si rendono conto della propria condizione solo una volta che una forza maggiore rompe il circolo autoreferenziale della dipendenza, come quell’uomo arrestato dalla polizia per prostituzione che ha ringraziato gli agenti per averlo fermato.
Questo libro è un contributo molto interessante proprio verso la mobilitazione delle persone ad una maggiore attenzione nei confronti delle dipendenze comportamentali non illegali.

Alberto Zatti
Professore Associato di Psicologia sociale
Università degli studi di Bergamo

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