Salute 2011: errori e liste d’attesa al top delle lamentele


Il Rapporto di Tdm-Cittadinanzattiva raccoglie le segnalazioni dei cittadini alle prese con i servizi sanitari. E disegna un quadro in cui i diritti appaiono sempre più limitati e il Ssn in via di sfaldamento.
C’è un dato che si distingue dagli altri nel 14° Rapporto Pit Salute del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva: le segnalazioni dei cittadini sulle disattenzioni del personale sanitario sono più che raddoppiate dal 2009 al 2010, passando dal 5,8% al 12,9%.
Non è che, nel complesso, le cose vadano meglio per le altre “voci” del Rapporto, però. Anzi. Tant’è che, alla presentazione dei dati (lo scorso 10 novembre a Roma, alla presenza dell’allora Ministro della salute, Ferruccio Fazio), Francesca Moccia, coordinatrice nazionale del Tdm, non ha esitato a rilevare come siano gli stessi cittadini ad avvertire “con forza che il nostro sistema sanitario va sfaldandosi”, segnalando “la chiusura di reparti o strutture, la riduzione di posti letto non accompagnata da un potenziamento dei servizi socio-sanitari territoriali, le lunghe liste di attesa, la carenza di informazioni sui propri diritti, anche di natura economica, come indennità, assegni mensili. I livelli essenziali di assistenza, di fatto, non sono più essenziali, ma ‘possibili’: non sono più ciò che deve essere garantito, ma ciò che può essere garantito con le risorse disponibili”.
Si spiega così il titolo del Rapporto di quest’anno: Diritti al taglio; perché “le politiche economiche, sociali e sanitarie messe in atto in questo periodo stanno di fatto smantellando il nostro sistema di welfare, con particolare riguardo ai servizi di carattere sanitario e sociale”.

Troppe disattenzioni
Purtroppo crescono, seppure di poco, le segnalazioni di presunta malpractice: dal 18% del 2009 al 18,5% nel 2010. Da una parte i cittadini segnalano meno errori diagnostici e terapeutici presunti (dal 63% del 2009 al 58,9% nel 2010), ma dall'altra parte sono ben più che raddoppiate le segnalazioni sulle disattenzioni del personale sanitario: dal 5,8% del 2009 al 12,9% del 2010, appunto.
Per “disattenzioni”, precisa il documento, vanno intesi “tutti quei comportamenti effettuati con trascuratezza e con mancanza di attenzione che, pur non avendo causato un danno, rientrano comunque tra le procedure incongrue e che potenzialmente avrebbero potuto creare complicazioni”. E che i cittadini percepiscono come cattiva assistenza e mancanza di qualità professionale. Qualche esempio: lasciare i farmaci sul comodino senza accertarsi che siano assunti dai pazienti; non applicare le sbarre di protezione ai letti di malati semi-coscienti, anziani, non autosufficienti; lasciare il degente esposto a correnti d’aria; la carenza di controlli sulle forniture delle bombole di ossigeno, di altri presidi o apparecchiature.
Pressoché invariate le segnalazioni per le infezioni nosocomiali, che riguardano in particolare la mancanza di accortezze per la prevenzione e la diffusione (cattivo o mancato uso di guanti e camici; mancata sostituzione delle scarpe utilizzate dentro e fuori dall’ospedale; errata disinfezione di strumenti o delle mani). Vi è ancora poca attenzione nel differenziare i rifiuti sanitari (materiale infetto assieme ai rifiuti comuni), come pure nella sterilizzazione dei ferri chirurgici e nel riutilizzo di materiali monouso.
Crescono “enormemente” le segnalazioni da parte dal personale che lavora in ambiente a rischio (soprattutto infermieri) a contatto con pazienti infetti: dal 3,2% del 2009 all’8,5% del 2010. Quest’ultimo dato, affiancato a quello relativo al rischio di infezione per ferri contaminati, mette in luce, sottolinea il Rapporto, un problema molto rilevante che attiene alla disapplicazione di procedure standard di prevenzione dalle infezioni.

Liste di attesa, restano i tempi “biblici”
Anziché migliorare, il fenomeno peggiora: nel 2010 il 16% delle segnalazioni al Pit Salute ha riguardato i lunghi tempi di attesa, con una crescita dell’1% rispetto al 2009. In generale, l’attesa è più lunga per gli esami diagnostici (52,6%, +2,1% rispetto al 2009), le visite specialistiche (28,2%, +0,2% sull’anno precedente) e gli interventi chirurgici (19,2%, in diminuzione rispetto al 21,5% del 2009).
Per gli esami si aspetta di più nell'area oncologica, anche se si registra un leggero calo: 18,2% delle segnalazioni contro il 19,4% nel 2009. Seguono ginecologia e ostetricia (circa 16% delle segnalazioni, sia nel 2009 che nel 2010) e la cardiologia (in lieve diminuzione, dal 16,1% del 2009 al 14,4% del 2010).
Per le visite specialistiche, le attese aumentano in oculistica, cardiologia e odontoiatria; ortopedia, seppure in discesa, è al secondo posto, con il 13% delle segnalazioni. In quest’ultima specialità sono molto lunghi anche i tempi per gli interventi, in aumento dal 2009 (22%) al 2010 (27%).

Cittadini all’oscuro dei propri diritti
Con il 14% delle segnalazioni, la scarsità di informazioni è al terzo posto tra i problemi più sentiti. A risultare carenti e frammentarie sono soprattutto quelle sulle prestazioni assistenziali (16,2%), in particolare sulla nuova procedura di invalidità civile e handicap e gli assegni di cura. Seguono la richiesta di informazioni sulle strutture esistenti (13,7%) e sull’accesso alla documentazione sanitaria (13,1%).

Ancora in deficit l’Assistenza territoriale
L’assistenza territoriale sembra registrare dati migliori, con una leggera flessione delle segnalazioni, dal 12,7% del 2009 all’11,5% del 2010.
Tuttavia restano grosse difficoltà soprattutto per l’assistenza primaria di base, il cui dato cresce dal 23% al 23,8%. I cittadini mettono in discussione alcuni comportamenti dei medici, sia da un punto di vista umano sia tecnico: inadeguatezza degli orari (18,4%, +7,4%), sottostima del problema segnalato (12,8%, +2,8%), rifiuto del medico/pediatra di continuare ad assistere un paziente (10%, +1,6% sul 2009), costo eccessivo delle visite a domicilio (7,4%, +0,6%), rifiuto della prescrizione (4,4%, +0,6%).
Sale vistosamente il dato delle segnalazioni sull’assistenza residenziale, dal 12,8% al 18,5%.

I Lea non sono più essenziali
In fortissima crescita le segnalazioni sull’accesso ai servizi: dal 5,5% del 2009 al 9,5% nel 2010. Le principali difficoltà riguardano il ridimensionamento di servizi e prestazioni e i conseguenti costi sostenuti privatamente dai cittadini.
Nel 2009 il 62,5% delle persone segnalava costi eccessivi per prestazioni diagnostiche e specialistiche a causa dei ticket e delle problematiche connesse alle esenzioni. Nel 2010 il dato è notevolmente in crescita: +11 punti percentuali rispetto all’anno precedente.
Insomma, sottolinea il Rapporto, i tagli incidono sui costi e sulla qualità di vita: “di fatto i Livelli essenziali di assistenza si vanno trasformando da ‘ciò che deve essere garantito’ in ‘ciò che può essere garantito con le risorse disponibili’”.

La rete dell’emergenza-urgenza più penalizzata dai tagli
Le segnalazioni sull’assistenza ospedaliera complessiva sono in diminuzione rispetto al 2009 (dal 7,2% al 6,2% del 2010). Ma crescono dal 29,8% nel 2009 al 41,4% del 2010 nella rete dell’emergenza-urgenza. Il Pronto soccorso è giudicato carente per le lunghe attese (42,1%), per il trasporto in ambulanza (29,4%, +19,3% sul 2009) e per la scarsa trasparenza nell’assegnazione dei codici (28,5%).
Per quanto riguarda i ricoveri, nonostante il significativo calo delle segnalazioni (46,4% nel 2009, 23,5% nel 2010), si segnalano ancora una insufficiente offerta di servizi ospedalieri, il mancato raccordo tra le varie strutture e una crescente difficoltà di accesso, “frutto – sostiene il Rapporto – di politiche di razionalizzazione della spesa e di piani di riordino della rete ospedaliera avviati soprattutto nelle Regioni sottoposte a piani di rientro”.
In forte crescita, infine, anche le segnalazioni sulle dimissioni, dal 23,8% del 2009 al 35,1% del 2010. 

Silvestro: serve una ristrutturazione del sistema
I dati del Pit Salute 2001, confermano che “gli “aggiustamenti” non bastano più, bisogna mettere mano al sistema”, ha detto la presidente Annalisa Silvestro nel suo intervento alla presentazione del Rapporto. “Non possiamo fare finta di niente, di ignorare che aumenta l’aspettativa di vita così come l’età media – ha precisato – e che, di conseguenza, aumentano anche le cronicità e le disabilità”. Silvestro ha quindi dichiarato la disponibilità della professione a “una riflessione più ampia” su come mettere mano al sistema. Ma partendo dalla premessa che “come infermieri non ce la facciamo più: crescono le richieste e il cittadino è sempre più informato. Territorio e ospedali, come sono organizzati oggi, non reggono più la sfida”.

STAMPA L'ARTICOLO