Gli infermieri in Italia: quanti sono, che età hanno e come sono distribuiti


Quali tendenze stanno caratterizzando lo sviluppo della professione di infermiere? Gli ultimi dati sulle iscrizioni agli Albi Ipasvi avevano diffuso un certo ottimismo sulle possibilità che, nel giro di qualche anno, si potesse colmare il divario con gli altri Paesi europei per quanto riguarda la dotazione di risorse infermieristiche.
In effetti, negli ultimi anni in Italia il numero di infermieri è cresciuto: dai 5,9 infermieri per abitante del 2000 si è passati ai 6,1 nel 2005 e ai 6,6 nel 2011, ultimo anno disponibile. Tuttavia, si è ancora lontani da una condizione paragonabile con quella dei principali Paesi europei ed in linea con gli standard fissati a livello internazionale. Come mostra la tabella allegata (Tavola 1 e Grafico 1), l'Italia è ancora parecchio indietro nella graduatoria europea stilata dall'OCSE. In questa classifica, il nostro Paese è infatti al diciottesimo posto, su 33. Non si tratta certo di un risultato lusinghiero, anche in considerazione del fatto che non necessariamente ad ogni nuova iscrizione corrisponde una effettiva condizione di lavoro.

Tavola 1 – Infermieri per 1.000 abitanti – Graduatoria europea – anno 2000-2011

 

2000

2005

2011(*)

1

Svizzera

13,2

14,3

17,4

2

Belgio

15,8

3

Danimarca

12,6

14,6

15,7

4

Norvegia

14,1

13,3

5

Irlanda

12,3

12,2

6

Lussemburgo

7,6

11,3

11,6

7

Germania

9,8

10,4

11,5

8

Finlandia

9,5

9,5

10,7

9

Bielorussia

9,5

9,8

10,6

10

Gran Bretagna

9,0

11

Francia

7,1

8,1

9,0

12

Olanda

8,3

8,6

13

Repubblica Ceca

8,1

8,5

8,5

14

Russia

8,0

8,0

8,1

15

Austria

7,2

7,3

7,9

16

Ucraina

5,8

5,9

7,5

17

Lituania

8,0

7,4

7,4

18

Italia

5,9

6,1

6,6

 

EUROPA

7,7

8,3

8,4

(*) o ultimo disponibile

 

 

 


Grafico 1 –
Infermieri per 1.000 abitanti – graduatoria europea – anno 2011

Grafico 1 - Infermieri per 1.000 abitanti - graduatoria europea - anno 2011

Un ulteriore parametro osservato nella popolazione degli iscritti impone una seria riflessione sulla necessità di interventi in grado di invertire la tendenza in atto.
Il dato in questo senso più significativo è l'invecchiamento della popolazione infermieristica. Nell'ultimo quinquennio, la popolazione di infermieri è invecchiata di oltre due anni, nella media nazionale, passando dai 41,1 anni del 2007 ai 43,3 del 2012 (Tavola 2 e Grafico 2). In alcune Regioni, come Lombardia, Liguria e Veneto, l'invecchiamento arriva anche a sfiorare i tre anni.

Tavola 2 – Età media degli iscritti Ipasvi – Anni 2007-2012

 

età media (anni)

Nord

Centro

Sud

Italia

2007

40,9

41,2

41,5

41,2

2008

41,5

41,7

42,0

41,7

2009

42,0

42,0

42,5

42,1

2010

42,5

42,4

42,7

42,5

2011

43,0

42,6

43,0

42,9

2012

43,4

42,9

43,2

43,3


Grafico 2 –
Età media degli iscritti Ipasvi – Andamento 2007-2012

Grafico 2 - Età media degli iscritti Ipasvi - Andamento 2007-2012

Tale situazione è il risultato delle diverse dinamiche che hanno interessato le classi più giovani e quelle più anziane di infermieri e che sono destinate ad accentuarsi per effetto dei recenti interventi normativi in materia pensionistica.
Nell'ultimo quinquennio (Tavola 3 e Grafico 3) la percentuale di giovani (sotto i 35 anni) tra gli infermieri è diminuita, al contrario di quella degli anziani (oltre i 50 anni) che è invece in progressivo aumento. Tra il 2007 e il 2012, la quota di infermieri con meno di 35 anni è passata dal 22,5% al 19,5%, quella degli infermieri ultra 50-enni dal 18,0% al 26,0%. Si tratta di una evoluzione molto significativa, soprattutto perché concentrata in relativamente poco tempo.

Tavola 3 – Iscritti Ipasvi per classi di età – Anni 2007-2012 (valori %)

anno

classi di età

indice di squilibrio

0-34 anni

35-49 anni

50+ anni

2007

22,5

59,5

18,0

79,8

2008

21,3

59,1

19,6

92,0

2009

19,7

59,3

21,0

106,9

2010

19,0

58,4

22,7

119,7

2011

18,9

56,8

24,3

128,5

2012

19,5

54,5

26,0

133,6


Grafico 3 –
Iscritti Ipasvi per classi di età – Andamento 2007-2012 (valori %)

Grafico 3 - Iscritti Ipasvi per classi di età - Andamento 2007-2012 (valori %)

L'indice di squilibrio (numero di anziani per 100 giovani) misura lo sbilanciamento tra le risorse che sono in una prospettiva di uscita dal lavoro e quelle che sono chiamate a rimpiazzarle: l'indice di squilibrio è quindi anche un indicatore delle prospettive di sviluppo della risorsa infermieristica nel medio termine (Grafico 4). Valori superiori a 100 inducono aspettative di crescita, valori inferiori suggeriscono invece l'idea di una progressiva contrazione. In Italia le prospettive di sviluppo sono andate progressivamente declinando nel corso degli ultimi anni. Da prospettive di sviluppo positive (valore dell'indice: 79,8) si è rapidamente passati a prospettive negative (valore dell'indice: 133,6). Il peggioramento riguarda tutto il territorio nazionale, ma è particolarmente evidente al Nord, dove il valore dell'indice di squilibrio è più che raddoppiato.

Grafico 4 – Indice di squilibrio delle risorse infermieristiche – Andamento 2007-2012

Grafico 4 - Indice di squilibrio delle risorse infermieristiche - Andamento 2007-2012

Un indicatore statistico di supporto all’analisi della composizione di una popolazione lavorativa è l'indice di inefficienza strutturale. Nel nostro caso tale indice, costruito rapportando il numero degli infermieri più giovani (in questo caso, sotto i 30 anni di età) e di quelli più maturi (dai 55 anni in su) a 100 infermieri di 30-54 anni di età, fornisce indicazioni sul potenziale sovraccarico operativo che grava sulla partestabile delle risorse per i problemi connessi al completamento del processo formativo dei più giovani e al fisiologico ridimensionamento delle motivazioni da parte degli infermieri più anziani e prossimi alla pensione. L'indice esprime quindi il rischio che la particolare struttura del personale si traduca in inefficienza operativa. Più l'indice è elevato maggiori sono i rischi di inefficienza.
Nel 2012 in Italia l'indice di inefficienza strutturale era pari a 32,0 (Tavola 4).

Tavola 4 – Iscritti Ipasvi per classi di età – Anni 2007-2012 (valori %)

anno

classi di età

0-29 anni

30-54 anni

55+ anni

2007

8,6

82,3

9,1

2008

8,7

81,4

10,0

2009

9,3

80,0

10,7

2010

9,8

78,6

11,7

2011

10,1

77,4

12,5

2012

10,7

75,7

13,5


Su 100 infermieri di età compresa tra i 30 e i 54 anni gravavano quindi 32 tra giovani e anziani. Un valore non certamente basso, che peraltro è in crescita rispetto al 2007 (era a 21,5 nel 2007), in particolare nel Mezzogiorno (Grafico 5).

Grafico 5 – Indice di inefficienza strutturale delle risorse infermieristiche – Andamento 2007-2012

Grafico 5 - Indice di inefficienza strutturale delle risorse infermieristiche - Andamento 2007-2012

A completare il quadro, arriva il dato sulle cancellazioni dagli albi professionali. Non si tratta di un dato di particolare consistenza numerica, tuttavia sorprende rilevare che circa un quarto (23,6 %, ma in alcune Regioni anche il 30-35%) delle cancellazioni registrate nel 2012 si riferisca ad infermieri con meno di 50 anni, quindi nella pienezza della loro capacità lavorativa. Anche questo dato, che riflette le difficoltà che scaturiscono dal contesto della crisi in atto, deve essere attentamente valutato in sede di definizione delle specifiche politiche occupazionali.

Tavola 5 – Cancellati Ipasvi per classi di età – Anno 2012 (valori %)

 

classi di età (anni)

totale

0-34

35-49

50-64

65+

Nord

2,1

24,3

34,3

39,3

100

Centro

3,4

16,3

26,5

53,8

100

Sud

2,6

19,5

27,9

50,0

100

Italia

2,6

21,0

30,6

45,8

100

Al di là di quest'ultimo aspetto, sia l’indice di sviluppo a medio termine, sia l’indice di inefficienza strutturale possono essere interpretati come riflessi della crisi sulle condizioni lavorative della professione, soprattutto in considerazione del peggioramento che entrambi gli indicatori hanno registrato negli ultimi anni.
Tale realtà è ben rappresentata dallo schema riportato di seguito, che mostra la condizione generale delle Regioni in relazione agli indicatori descritti. Nello schema, le frecce evidenziano in tutta la loro rilevanza le variazioni intervenute a livello di ripartizione geografica tra il 2007 e il 2012.

Schema 1 – Mappa delle criticità regionali – Anno 2012

Schema 1 - Mappa delle criticità regionali - Anno 2012

A livello regionale, emerge una realtà alquanto variegata, con situazioni di criticità accentuata in particolare per Calabria, Umbria, Abruzzo e Sicilia, dove è l'indicatore di inefficienza strutturale a costituire la criticità maggiore, e per Sardegna, Liguria, Toscana, Emilia-Romagna e Friuli e Venezia Giulia, per le quali le preoccupazioni maggiori derivano invece dalle basse prospettive di crescita.

Conclusioni
Il generale invecchiamento della popolazione lavorativa è un fenomeno ormai diffuso nella società italiana, che ha un impatto diverso in relazione alla tipologia della professione osservata e alle attività che essa garantisce alla collettività. Ma, in particolare per la professione infermieristica, una progressiva riduzione del numero degli infermieri, nonché l’aumento dell’età media della popolazione lavorativa potrebbero determinare problemi rilevanti sia in termini di "tenuta” che di qualità del sistema assistenziale, proprio in riferimento alla particolare e delicata tipologia delle funzioni e prestazioni erogate.

In realtà, “proprio guardando all’epidemiologia e alla demografia il futuro degli infermieri non può che essere un futuro in espansione – commenta la Sen. Silvestro – C'è ancora sofferenza e fatica per uscire dal tunnel del contenimento delle risorse, ma dobbiamo essere guidati dall’ottimismo della volontà. Non possiamo gettare la spugna ora che siamo consapevoli di essere una risorsa fondamentale per l’intero sistema salute. Ma investire sul domani significa affrontare contemporaneamente anche la quotidianità: il nostro primo obiettivo è quello di far comprendere che senza un numero adeguato di infermieri non si danno risposte ai cittadini. E a dimostrarlo non possiamo che essere noi”.
 

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