Una lettera nella testa


Una questione a sé questo libro del collega Andrea Pagani, classe 1977, infermiere verosimilmente da oltre un decennio, che esercita la professione che ha decisamente scelto, in una Rianimazione del nord Italia.
Promiscuamente personale e professionale, realistico e immaginifico, crudo e dolce, vicino e distante, questo libro offre più piani di vissuto, che arrivano al lettore con uno stile che si modifica di capitolo in capitolo.
Le persone di questo libro sono di diversa specie, con diverso ruolo e destino rispetto all’autore che affronta domande molto personali, quali il perché fare l’infermiere, come vive il suo compleanno, come andò con la francesina al suo primo bacio, perché con suo padre ha avuto un rapporto caratterizzato da una ‘disarmonica cicatrizzazione’.
Parla dei genitori con un amore immenso, dei suoi pazienti con un dissacrante distacco difensivo e profonda umanità, parla di morte vista, prevista, imprevista e percepita; parla dei doni fisici e morali possibili nella morte; anche i funerali e le brutte notizie non mancano di analisi approfondite; parla ricorrentemente di rimorsi e rimpianti possibili, dopo la morte.
Ma parla anche di una lettera da scrivere, che in questo libro trova la sua trionfale concretizzazione, ancorché pubblica, seppur molto intima e privata. Questo libro, infatti, è probabilmente per comunicare ai genitori, alla compagna, ai colleghi, al resto del mondo, ma ancor più a sé stesso, il suo vivere e la sua gratitudine per quanto condiviso.
Affronta innumerevoli questioni quali le donazioni d’organo, i trapianti, gli errori di terapia, i turni di lavoro, gli spazi e i tempi dei parenti, i cartelli ospedalieri; molti sarebbero gli spunti di confronto e gli elementi dai quali si potrebbero prendere distanze, ma il libro non ha questo scopo.

Il libro, va segnalato, racconta molto ai colleghi della famiglia professionale, dello speciale legame tra vita personale e professionale. Narra anche del privilegio dell’esistere per l’uomo.
Questo libro senza indice mi ha coinvolto: l’ho avuto, letto e commentato nelle ultime dodici ore e mi capita di rado. Chissà se l’autore si aspettava una recensione così personale; d’altra parte questo è il piano che propone.

Monica Casati

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