Sulla terra in punta di piedi – La dimensione spirituale della cura


Sandro Spinsanti

Il Pensiero Scientifico Editore, 2021
Pagine 320

Chissà cosa avrebbe detto Dante se, proprio in occasione di una ricorrenza così importante come quella di questo 2021, avesse avuto modo di leggere il volume di Sandro Spinsanti. Sicuramente che oltre ai suoi mondi, come quelli che ci rappresenta nella Divina Commedia, esiste anche questa nostra dimensione terrena, non meno affascinante dei cerchi dell’inferno o delle cornici del Purgatorio o dei cieli del Paradiso.
Eccoci quindi sulla Terra, un quarto mondo che secondo Spinsanti merita un atteggiamento in primo luogo di rispetto, tanto da percorrerla in punta di piedi e non calcare da padroni. Percorrerla con questa modalità, ovvero con piedi leggeri e sguardo riflessivo all’esperienza di vita, spiritualità e cura, è il cammino che l’autore ci indica fin dalla sua premessa. Una sfida non di poco conto, va detto, ma che Spinsanti può permettersi, per aver attraversato in questi ultimi decenni i percorsi umani, sia in veste di bioeticista che di persona con ampi e ripetuti cammini formativi in ambito sanitario. E ci piace chiamarli proprio così: cammini formativi, perché in realtà chi conduce, insomma il Virgilio della situazione formativa, avvia percorsi di crescita che divengono appunto un cammino da intraprendere ben oltre l’aula o, diremmo oggi, oltre lo schermo che abbiamo condiviso con un docente.
Questi cammini non sono stati solo una caratteristica dell’opera formativa di Spinsanti, e questo libro ne è la dimostrazione: affrontare capitolo dopo capitolo il viaggio in cui l’autore ci fa da guida significa ripensare alle nostre visioni di vari aspetti dell’esistenza, che nel caso dei sanitari è l’altrui e la propria. Infatti non si può essere curante dell’altro se non dopo aver guardato dentro sé stesso, scoprendone le luci e le ombre e in primo luogo la propria spiritualità.
Quest’ultima è probabilmente la parola chiave del volume in questione, che più propriamente, però, riflette sulla relazione tra la dimensione interiore dell’individuo e curante e gli aspetti quotidiani della cura. Perciò non la solita accezione di spiritualità, spesso confusa con la religiosità, sebbene quest’ultima sia stata connotata a lungo come matrice della cura. E sembra non essere accidentale questa associazione, in quanto poche altre esperienze di vita come la malattia portano a rivolgere lo sguardo oltre la dimensione quotidiana, coinvolgendo l’individuo tutto, sia che si tratti del curante che del curato.
Dobbiamo raccomandare al lettore di lasciare da parte i soliti occhiali, l’usuale filo di Arianna di cui ci si attrezza per i volumi densi e corposi; piuttosto lasciatevi andare a un giro di valzer, che permetterà di danzare tra le dimensioni varie dell’esistenza. La danza non è fuori luogo, credetemi, perché in questo susseguirsi di capitoli si incontra una spiritualità lieve, delicata, avvolgente, costellata di riferimenti a opere della narrativa più classica, che è però sempre importante rispolverare, assieme a libri in cui magari non ci è già imbattuti, ma che meritano assolutamente la nostra attenzione. Quindi questa opera di Spinsanti rappresenta più un ipertesto, per usare una immagine moderna, che permette al lettore di costruirsi un autonomo percorso di approfondimento, con riferimenti antichi e moderni.
Ora, se vi foste per caso fatti l’idea di un libro polpettone, che rischia di appesantire o riempirci di nozioni, ecco non fatevi venire questa apprensione e avventuratevi tra i capitoli, che possono essere letti in successione o anche a caso, aprendo il libro a vostro piacimento: ognuno risulta compiuto in sé, ma nel contempo apre a nuove prospettive, che magari non avreste finora incluso in un discorso sulla cura.
In modo innovativo, per esempio, Spinsanti introduce il valore dell’ecologia nel progetto globale di cura che oggi non possiamo trascurare. Significativamente all’inizio del capitolo dedicato alla “spiritualità impastata di terra” l’autore richiama quanto affermato mirabilmente da Papa Francesco: “Abbiamo proseguito imperterriti pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato”. E’ quindi irrinunciabile riconvertire il nostro modo patologico di rapportarci al mondo materiale, racchiuso nel produrre e consumare. Come sostiene Spinsanti, “la crisi ecologica continuerà ad aggravarsi se non diventeranno parte costitutiva dell’etica valori positivi che integrino tra loro gli uomini e la natura” (p. 120).
E altrettanto in modo inusuale trova spazio in questo volume l’incontro con gli animali come parte della riflessione più generale che ci aspetta: piante e animali, ci indica Spinsanti, sono entrati nella nostra coscienza, e sembra proprio una tappa senza ritorno. “E’ un avvenimento di grande importanza per la crescita spirituale dell’umanità, uno di quei gradini che segnano un salto di qualità. Parliamo della presenza della natura vivente alla coscienza nel duplice significato di questa parola: come qualcosa di cui ci si accorge, e come una realtà che crea un obbligo morale, cioè verso cui ci si sente obbligati” (p. 149).
Nell’impossibilità di affrontare il percorso generale lungo cui ci conduce l’autore, affondo i riferimenti ancora su un altro capitolo, che è sicuramente chiave per i sanitari: Che cosa ci aspettiamo dalla cura? E’ qui possibile attraversare diversi scenari. Quello della salute contrapposta alla malattia, dove l’una scaccia l’altra, dove si mira alla vittoria della prima sulla seconda, Oppure quello della doppia cittadinanza nel Paese dello star bene, che ci è stato fino a un certo punto abituale, e nel Paese dello star male, in cui qualcuno deve suo malgrado entrare o essere trasferito. Senza dimenticare quel Paese artificiale, a volte creato appositamente attorno al malato, come in The Truman Show, per evitargli la realtà. Certo, in alcuni casi si ha un’andata e un ritorno nei passaggi tra questi mondi: è quello che accade nel caso della guarigione, che però più che riparazione o restitutio ad integrum deve oggi essere intesa come l’opportunità per affrontare alcuni cambiamenti nel proprio progetto di vita, tra cui l’accettazione del limite.
In queste pagine una delle citazioni selezionate da Spinsanti offre una sfida particolare a tutti i sanitari, e non solo ai medici esplicitamente indicati: “nelle società sempre più vecchie del nostro tempo, dove le malattie croniche sono la causa più comune di dolore, di sofferenza e di morte (…) l’assistenza alla persona, il prendersi cura di lei, diventa ancora più importante, riacquistando un primato dopo un’epoca in cui è sempre apparsa una seconda scelta. Nei casi di infermità cronica, i pazienti devono essere aiutati a dare un senso personale alla propria condizione, ad affrontarla e a conviverci, magari in permanenza (…). Nei confronti dei malati cronici, che devono imparare ad adattarsi ad un sé nuovo ed alterato, il lavoro del personale medico dovrà concentrarsi non già sulla terapia, ma sulla gestione della malattia (…). Qualcuno ha osservato che la medicina a volte deve aiutare il malato cronico a forgiarsi di una nuova identità” (p. 178).
Oltre alla pandemia, ai nostri tempi, abbiamo di fronte una grande sfida: diventare i curanti di cui hanno veramente bisogno gli assistiti. E il libro di Spinsanti ci aiuta verso questa avventura.

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