Mi vivi dentro


Mi vivi dentroQuando la vita rovescia la nostra barca, alcuni affogano, altri lottano strenuamente per risalirvi sopra. Gli antichi connotavano il gesto di tentare di risalire sulle imbarcazioni rovesciate con il verbo ‘resalio’. Forse il nome della qualità di chi non perde mai la speranza e continua a lottare contro le avversità, la resilienza, deriva da qui.”
(Pietro Trabucchi)

“Tutto comincia alle sei di mattina, in radio, dove due giornalisti assonnati si danno il turno. Lui sta cercando di svegliarsi con un caffè, lei sta correndo a casa dopo aver lavorato tutta la notte. E succede che nella fretta i due scambiano per errore i loro cellulari. Si rivedono qualche ora più tardi e da un dialogo quasi surreale nasce un invito al cinema, poi a una mostra, un aperitivo, una gita in montagna. Francesca è bassina, impertinente, ha i capelli biondi arruffati e due occhioni blu che illuminano il mondo. È una forza della natura, sempre in movimento, sempre allegra: per questo la chiamano Wondy, da Wonder Woman. Alessandro è scherzoso e un po’ goffo, si lascia travolgere da Francesca e dall’amore che presto li lega. Con lei, giorno dopo giorno impara a vivere pienamente ogni emozione, a non arretrare di fronte alle difficoltà. E così, insieme, con una forza di volontà che somiglia a un superpotere, si troveranno a combattere la più terribile delle battaglie, quella che non si può vincere.”

Non è solo una bella storia d’amore e di una famiglia solida, unita e “felice” o, in due parole, una favola.

E’ piuttosto una storia di attaccamento alla vita in cui il filo rosso è la resilienza. Una resilienza agita quotidianamente. Una straordinaria capacità di adattamento quella di Francesca “Wondy” durante la sua battaglia impari contro il tumore: il suo motto era “Io non sarò mai la mia malattia”.

Un male che alla fine ha avuto la meglio su di lei ma che non è mai riuscito a minarne la voglia di vivere al meglio, di continuare a sperare, di sorridere.

Ma la resilienza non è stata solo di Francesca, è stata compagna tutti coloro, familiari e amici, le sono stati accanto e intorno e che per lei e con lei e come lei hanno sofferto senza sconti. Una sofferenza che trasforma e cambia chi la vive: nessuno è più lo stesso dopo una perdita così importante. E ancora una volta è la resilienza a entrare in campo per aiutare chi resta ad “adattarsi e reinventarsi” come hanno fatto Alessandro, il marito di Francesca e i suoi figli.

Un libro da leggere per riflettere…
 

Marina Vanzetta

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