La medicina vestita di narrazione


La medicina vestita di narrazioneAncora una volta una produzione di spicco: sotto le mentite spoglie di un tascabile, si sarebbe detto un tempo, ovvero di un libro che si può tenere a portata di mano e leggere agevolmente, Sandro Spinsanti ci propone in realtà un vero e proprio saggio sulla narrazione in medicina, su un nuovo approccio all’assistito che parta dall’esperienza del paziente.
Il volume organizzato da Spinsanti presenta ancora una volta la possibilità di plurimi utilizzi.
Per essere alternativi, partiamo dall’ultima parte del volume, dove l’Autore presenta un’Appendice che mette in luce le realtà di riferimento: le esperienze (es. NAME a Firenze) (pag. 195); le risorse da sperimentare (es. la terapia della dignità) (pag. 194); i documenti operativi a cui far riferimento (es. la Conferenza di consenso dell’Istituto Superiore di Sanità sulla medicina narrativa) (pag. 193). Potrebbe bastare anche la sola lettura e consultazione di questa parte del volume per non pentirsi di averlo acquistato: la rassegna, in poche pagine, scardina l’approccio più comune ai problemi del paziente, restituendo dignità al curato ma anche al curante.
Alla fine del volume si trova poi la bibliografia: essenziale, distribuita tra quella generale e quella posta alla fine di ogni capitolo. Certo, se non si fosse limitata a quella essenziale, avrebbe dovuto impegnare tante pagine quante è il testo stesso, data l’accurata e ampia esperienza dell’Autore sul tema e la vastità della letteratura di riferimento, senza scordare quella prodotta dai pazienti stessi. Il caso italiano da cui la medicina narrativa ha avuto ampia diffusione è quello raccontato in “Dall’altra parte”: allora ancora non si parlava di narrazione, ma di sicuro questo libro è stato tra i primi a mettere in contatto le persone comuni col potere della narrazione. Tre medici, come il titolo del volume indica, diventano pazienti, passando dall’altra parte, appunto: le prospettive si invertono, la propria storia diventa importante, le riflessioni affondano in anni di esperienza professionale. Da allora la narrazione in medicina ha mosso passi veloci, quasi falcate, e oggi sono plurime le sue applicazioni: Spinsanti ne fa ampio riferimento nel suo volume, utilizzando libri ma anche film, che intermezzano i capitoli veri e propri, ma che si propongono come di pari dignità in quanto voci di altri sul tema. La bibliografia di Spinsanti, dicevamo poche righe fa, bene torniamoci: è scritta in punta di penna, con competenza, accuratezza, completezza, lasciando al lettore l’iniziativa e l’approfondimento a propria misura.
E sempre procedendo dalla fine del libro, che dire dell’Epilogo in salotto, in cui Spinsanti, come suo vecchio stile, con un sol gesto rispolvera e ricolloca in primo piano, dallo sfondo, ricchezze del passato: a volte sono i classici, a volte il contributo di filosofi, a volte piccole perle, ovvero pubblicazioni di nicchia che restano sempre, però, ben presenti nel percorso sfaccettato dell’Autore: “non possiamo fare a meno di sognare quell’ideale di conversazione che sapeva coniugare la leggerezza con la profondità, la ricerca della verità con la tolleranza e il rispetto dell’opinione altrui”. Rievocando i salotti e l’arte della conversazione, e si badi bene l’arte e non la pratica del conversare, Spinsanti, assieme a Benedetta Craveri, sogna di poter rendere gli studi clinici (medici, infermieristici, fisioterapici) salotti in cui si possa conversare senza sentirsi in colpa o fuori dal proprio mandato professionale.

Dopo un esordio così al contrario, restiamo ancora sul fondo del volume, nella quarta di copertina: “il diritto riconosce l’autonomia nella scelta delle cure; la bioetica promuove l’informazione e il consenso. Ma la chiave che apre la serratura di una medicina personalizzata si chiama narrazione”. In una frase si condensano decenni di percorso di liberazione dalla medicina paternalistica, per procedere verso la medicina sartoriale, a misura di persona.

Le pagine di Spinsanti ci fanno percepire la condizione privilegiata che si assume quando si ascoltano le narrazioni dei malati, che chiedono di essere ascoltati, di condividere ansia, paure, ma anche riflessioni sulla vita, desideri e progetti futuri. La malattia è un’interruzione della narrazione che caratterizza l’esistenza di ciascuno di noi: un percorso che si interrompe, un inciampo, una deviazione, da cui nessuno può passare indenne, seppur arricchito. Ecco, avventurarsi tra i capitoli del volume permette di interrompere le certezze dei sanitari, di inciampare nel punto di vista di altri, di sentirsi spiazzati, e sappiamo quanto ce n’è bisogno per i professionisti sanitari, chiusi tra le certezze dei reparti.
Leggere questo volume è una delle migliori cure che ci si possa riservare, e i nostri pazienti se ne accorgeranno: vi lasciamo a questo punto ai 6 capitoli, di cui non abbiamo parlato affatto ma che valgono la pena, come si può comprendere a questo punto.
 

Laura D’Addio

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