Infermieri: dalle parole ai fatti


Dalle parole ai fatti. Mi piace sintetizzare così il percorso avviato da questo Comitato centrale lo scorso anno e che ora sta cominciando a tirare le prime somme della sua attività e delle sue scelte.

La primavera 2016 infatti consente già di raccogliere alcuni frutti di quei semi gettati lo scorso anno.

Il binario su cui si muove la nostra professione e che la Federazione ha il compito – di legge così come morale – di mantenere al passo coi tempi e di far rispettare, il nostro Codice deontologico, è alla sua prima svolta dopo la stesura del 2009. Il lavoro del gruppo che lo sta rielaborando infatti è in fase avanzata, ma il punto chiave sarà – come comunicato ufficialmente ai Collegi – la revisione collettiva da parte del Consiglio nazionale che proporrà le sue osservazioni e modifiche e, nel nome di quella trasparenza e pluralità che deve caratterizzare la nostra professione e che è il filo rosso che la Federazione segue in tutte le sue attività, una volta conclusa questa fase, si darà il via a un momento di condivisione con il mondo infermieristico. A esprimersi sul Codice potranno essere infatti gli infermieri iscritti ai Collegi che lo vorranno, grazie a una consultazione on line i cui meccanismi porteranno a un Codice davvero di tutti.

Un Codice che rappresenta la vera “linea guida” della nostra professione anche rispetto agli attacchi che spesso subiamo probabilmente proprio perché maggiore è la visibilità, più alto è il rischio di esposizione. Ma siamo e vogliamo essere la professione del futuro e, come tale, il nostro posto è in prima linea, dove il rischio è maggiore, ma lo sono anche i risultati.

Una prima linea fatta da tutti gli infermieri che a diverso titolo operano o hanno operato nel caso dei pensionati che tuttavia non sono mai davvero “fermi” ma portano la loro esperienza e la loro attività in mille contesti della vita di tutti i giorni.

Ci sono i 270mila dipendenti del Servizio sanitario nazionale, per i quali le battaglie aperte sono sotto gli occhi di tutti e la Federazione le combatte tutte per le sue competenze: il contratto, le nuove competenze, la dirigenza infermieristica, il precariato, la sottoccupazione e la disoccupazione, le “fughe” all’estero e così via. L’Aran ci ascolta e la dirigenza infermieristica è a pieno titolo inserita nell’area di quella sanitaria con medici, veterinari, biologi ecc. L’Agenas lavora gomito a gomito con la Federazione sul progetto di alta formazione. Il ministero ha avviato la realizzazione al suo interno di un’area infermieristica dove gli infermieri e non altri porteranno avanti le loro istanze organizzative e programmatorie. E questi sono solo alcuni esempi.

Non dimentichiamo poi i molti colleghi che lavorano nelle strutture private, anche in quelle non convenzionate e quelli che operano nelle residenze socioassistenziali, davvero in prima linea non solo della professione come tutti gli altri, ma della cronaca, spesso accusati ingiustamente di fatti che con la professione non hanno nulla a che fare e che loro come persone non farebbero mai, solo perché confusi ingiustamente con altri profili che lavorano all’interno di queste strutture. Siamo e saremo sempre al loro fianco per difenderli e difendere con loro l’immagine e l’integrità della nostra professione.

Ci sono i liberi professionisti: l’Enpapi ha censito quasi 70mila iscritti e a Como, nell’annuale giornata sulla libera professione, è stato presentato lo strumento dell’accreditamento professionale per la libera professione infermieristica e a breve sarà disponibile un manuale ad hoc, che consentirà agli infermieri libero-professionisti di accreditarsi volontariamente secondo schemi che mettono in risalto le loro capacità e la qualità del servizio offerto ai cittadini, che da questo innovativo meccanismo potranno avere più indicazioni e garanzie per soddisfare i propri bisogni di assistenza.

Ci sono vere e proprie praterie che i liberi professionisti possono percorrere e vale la pena investire energie e sperimentare modelli organizzativi innovativi per essere all'avanguardia in questo settore, specie in un contesto critico come quello degli ultimi anni, contrassegnato dalla contrazione della spesa sanitaria e dall’aumento di quella privata dei cittadini.

E ci sono anche circa 4mila nostri colleghi che operano nelle Forze armate e nella Polizia, per i quali la Federazione ha organizzato la prima giornata sull’infermieristica delle Forze Armate e della Polizia di Stato: un momento di attenzione nei confronti degli infermieri che questa Federazione rappresenta ma soprattutto la volontà di intraprendere una collaborazione costruttiva finalizzata al miglioramento della condizione del professionista infermiere militare e della Polizia, risorsa irrinunciabile per le Amministrazioni in cui è inquadrato ma non di meno per la società civile e per il cittadino in qualsiasi contesto. Una giornata che ha dato anche i suoi risultati positivi, non solo in termini di affluenza e di rappresentanza dei vertici della sanità militare. Anche in questo caso si è fatto un primo passo concreto verso il riconoscimento alla nostra professione e gli alti ufficiali presenti hanno annunciato che dal 2017, cambierà qualcosa nelle modalità di reclutamento. Non si accederà solamente con il diploma (in qualità, quindi, di allievo maresciallo durante il percorso accademico), ma sarà possibile partecipare a selezioni anche con la laurea di primo livello, e quindi con inquadramento iniziale già da maresciallo.

Abbiamo inaugurato un percorso poco battuto finora, facendo da punto di incontro tra ministero della Salute, Funzione pubblica e Sanità militare. Apprezziamo lo sforzo di superare le differenze di inquadramento, ma ci sono sicuramente molti spazi per migliorare l'attuale impianto normativo e noi li percorreremo tutti.

E poi l’Ordine. Il cambio di rotta atteso da anni che trasformerà i nostri Collegi in Ordini professionali è compiuto. Lo sblocco in commissione Igiene e Sanità al Senato del disegno di legge Lorenzin sulla riforma degli Ordini che ora passa all’Aula di Palazzo Madama è un passo importantissimo nel quadro generale di rilancio delle professioni sanitarie, ma anche per quel bisogno di maggiore appropriatezza e tutela dei pazienti che da tempo è la parola d’ordine di chi programma e gestisce la sanità. La riforma degli Ordini consente di offrire le maggiori garanzie di tutela non solo dei professionisti, ma anche dei cittadini con la possibilità di avere forme di controllo, intervento diretto e sanzione nel caso di malpractice e maggiori verifiche per evitare i fenomeni di abusivismo professionale.

Come ha anche commentato la nostra senatrice Annalisa Silvestro, ci sono aspetti che ancora potranno essere migliorati in Aula a Palazzo Madama o nel passaggio alla Camera, ma speriamo che ora che la strada è stata imboccata si possa giungere alla chiusura definitiva dell'iter al più presto. 

Siamo solo agli inizi e questi sono solo i primi esempi. Siamo in gioco e giocheremo per vincere e far vincere la nostra professione. Stiamo davvero passando dalle parole ai fatti.

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