Dieci anni dopo: un’altra infermieristica. Seconda indagine nazionale


Dieci anni dopo: un'altra infermieristica. Seconda indagine nazionaleA dieci anni di distanza dalla prima indagine sulla professione infermieristica in Italia ne è stata condotta una seconda, pubblicata da Franco Angeli nella Collana Salute e Società.

La ricerca indaga il percepito degli infermieri rispetto ad alcune questione cruciali che sono emerse a partire dalla metà degli anni Novanta, con la riforma delle professioni sanitarie in generale, e di quella infermieristica in particolare. Questa seconda indagine ha attualizzato alcuni spunti di riflessione che già emergevano nella prima e ne ha individuati di nuovi.

Rispetto alla prima indagine il campione reclutato è molto più ampio: circa quattromila infermieri, rispetto ai circa duemila della precedente. Il 77,1% del campione è rappresentato da infermieri, il 19,2% da coordinatori infermieristici e il 3,7% da dirigenti infermieristici. Un po’ sottostimato il campione degli infermieri del Nord Italia rispetto alla popolazione generale degli infermieri, ma i dati, in ogni caso, riguardano tutto il territorio nazionale, Nord, Centro, Sud e Isole.

I risultati dell’indagine sono presentati in questa pubblicazione in una maniera facilmente leggibile e comprensibile, con utili confronti dei risultati emersi tra questa e la precedente ricerca.

Già l’introduzione sintetizza i principali punti emersi dall’indagine, punti che sono poi ripresi in maniera analitica nei diversi capitoli di cui si compone la pubblicazione. I capitoli riguardano i diversi ambiti che sono stati indagati e sono strutturati e impostati in maniera divulgativa. Ogni capitolo si apre con lo stato dell’arte in letteratura sulla questione trattata. Segue poi la presentazione dei risultati, molto ricca di articolate, ma comprensibili tabelle. Le conclusioni di ogni capitolo sintetizzano i punti più salienti e indicano le ricadute dei risultati nella realtà operativa e piste di ulteriore sviluppo di ricerca. Chiude ogni capitolo l’elenco puntuale dei riferimenti bibliografici, utili anche per ulteriori approfondimenti delle questioni trattate.

Già interessante è il primo capitolo sulle Caratteristiche socio-demografiche del campione: maggiore competenza e consolidamento dell’utilità dell’IPASVI. Soprattutto alcune considerazioni sulla composizione di genere. Il 74% del campione è di genere femminile, così come all’incirca la composizione della popolazione generale infermieristica. Da qui sono riportate alcune riflessioni che affondano nella storia, a quando alle prime scuole convitto di fine Ottocento e inizio Novecento si poteva accedere solo se di sesso femminile. Considerazioni che riguardano uno spazio che da sempre è stato di esclusiva, o prevalente, pertinenza femminile e che, per questa caratteristica, si è portato dietro anche quel ruolo di marginalità e subalternità che storicamente ha accompagnato i ruoli femminili. In realtà sarebbe interessante sviluppare questo aspetto considerando che oggi tutte le professioni di cura si sono “femminilizzate”, compresa la medicina, dove negli ultimi anni gli immatricolati di sessi femminile al corso di studio hanno superato i maschi. E’ una riflessione sulla “natura” dell’assistenza infermieristica che andrebbe approfondita.

Il secondo capitolo affronta le Condizioni di lavoro: disagi organizzativi e dimensioni relazionali. In questa sezione sono interessanti i dati relativi al percepito degli infermieri su aspetti cruciali della professione oggi. A fronte di una situazione sempre più complessa di bisogni dei cittadini gli infermieri sentono di trovarsi in situazioni organizzative inadeguate, con forti rischi legati a possibili errori, responsabilità praticata, ma non riconosciuta, forte compensazione per affrontare la sempre maggiore carenza di risorse. Carenza a cui spesso si fa fronte anche con una spiccata caratterizzazione relazionale degli interventi che è parte essenziale dell’assistenza infermieristica e che aiuta anche ad affrontare situazioni organizzative critiche.

Nel terzo capitolo, Percorsi di integrazione socio-sanitaria: il territorio questo sconosciuto, si tratta della necessaria riorganizzazione della sanità e dell’assistenza oltre il modello ospedalo-centrico. I risultati evidenziano la consapevolezza di questa necessità da parte degli infermieri, ma una realtà scarsamente praticata. A fronte di dichiarazioni e analisi che vanno verso uno sviluppo del territorio come luogo privilegiato di soddisfazione dei bisogni della popolazione permane una forte difficoltà a organizzare ambulatori infermieristici e residenze a conduzione e responsabilità infermieristica. E’, questa, una importante questione centrale nello sviluppo della sanità nei prossimi anni, che necessita di una riorganizzazione delle risorse umane e dei modelli organizzativi.

Nel capitolo quattro sono presentati i risultati relativi a Le nuove esigenze formative post-base e i modelli educativi per gli infermieri. Emerge in maniera molto netta la consapevolezza da parte degli infermieri che lo sviluppo di competenze avanzate specialistiche rappresenta uno dei punti cardini per una vera svolta del sistema in termini di riconoscimento di ruolo e di responsabilità. In particolare si identificano alcune aree dove tale sviluppo è necessario, in sintonia con i cambiamenti dei bisogni dei cittadini: cure palliative e oncologiche, assistenza domiciliare, geriatria, infermieristica di famiglia e di comunità, malattie cronico degenerative. Questo problema è particolarmente sentito non solo perché risponde a una necessità del sistema, ma anche perché la composizione della popolazione infermieristica vede ormai la maggioranza degli infermieri in possesso di un titolo universitario. Che non è solo un aspetto formale, ma vuol dire che ci si è formati all’interno di un sistema dinamico che prevede una formazione di base, ma con la possibilità/necessità di uno sviluppo professionale e scientifico attraverso master, laurea magistrale e dottorato di ricerca.

Nel capitolo cinque, Nursing transculturale, nuova sfida per la professione, si evidenzia come la professione infermieristica impatti fortemente questo aspetto, ma rimanendo ancora sulla superficie. Le occasioni di contatto con utenti provenienti da culture diverse dal professionista sono, infatti, ormai molte. Il problema maggiormente evidenziato è quello linguistico, che in effetti può rappresentare una barriera importante, ma è quasi percepito come un aspetto “tecnico” di comunicazione. Non si evidenziano, dall’indagine, quelli che sono gli aspetti più culturali delle diversità, che richiedono riflessioni e un agire più profondo e complesso, oltre alla comunicazione linguistica. E’, questo, un aspetto su cui anche la formazione di base, post base e continua è sentita carente.

Il sesto e ultimo capitolo affronta La professione infermieristica nella web society. Anche in questo caso i risultati dell’indagine dimostrano che c’è la percezione dell’importanza di tutto ciò che è legato a, genericamente, informatizzazione e rete della sanità e dell’infermieristica. Non traspare, però, ancora pienamente la consapevolezze delle potenzialità di questi nuovi sistemi comunicativi, di confronto, di costruzione condivisa non solo di saperi, ma di pratiche. Condivise anche con le persone che necessitano di assistenza. Non più solo l’informatizzazione delle informazioni e delle procedure, ma un diverso modo di accedere e usufruire dei servizi che anche gli infermieri possono offrire, attraverso piattaforme e collegamenti con i nuovi dispositivi sempre più in uso, quali tablet e smartphone.

Infine, per gli appassionati di ricerca, la pubblicazione ha un’Appendice metodologica ricca di informazioni sulla struttura e l’elaborazione dei dati acquisiti dall’indagine.

E’ una interessante e utile lettura questo report. Sia per la puntualizzazione teorica degli argomenti trattati, sia perché offre importanti e concreti spunti di riflessione a professionisti che ormai, indipendentemente da resistenze varie interne ed esterne, si collocano a pieno titolo nel “crogiuolo” delle professioni. Che richiede, innanzitutto, di non essere culturalmente subalterni, ma capaci di sviluppare analisi, proposte e pensieri propri in un contesto dove ruoli e competenze non sono definite una volta per tutte, ma molto influenzati dal contesto organizzativo.


Valerio Dimonte

Professore associato di Scienze Infermieristiche – Università di Torino

 

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