Nursing in area psichiatrica. Il paziente schizofrenico


Nursing in area psichiatrica. Il paziente schizofrenicoUn professionista del mondo della psichiatria (Gianfranco Tamagnini) è l’autore di questo libro, destinato a tutti coloro che, a diverso titolo, sono interessati, operano in questo ambito o sono affascinati da questo complesso ed articolato universo.

Nello sfogliare le pagine del libro “Nursing in area psichiatrica. Il paziente schizofrenico”, l’aspetto che risalta maggiormente è la delicata “sensibilità filosofica” nel declinare l’approccio assistenziale, non con un soggetto che ha una “incompiutezza scientifica” – nella accezione della patologia somatica – ma con un individuo (da indivisus), che in ragione della sua esperienza scissionale psicotica, sovente esprime delle difficoltà che richiedono all’operatore delle performances emotive oltremodo complesse ed alquanto diverse rispetto ad altre aree della medicina ordinaria. Nel primo capitolo, un paragrafo sul burn out spiega il pericolo, non trascurabile, per l’operatore, della potenziale dissonanza fra Pensiero ed agito, proprio in ragione di questa complessità.

L’autore permea la trattazione di riflessioni di matrice fenomenologica che inducono a confrontarsi con la nozione Husserliana del senso della vita, ed Heideggeriana di esistenza.

Come sottolinea il Prof. Massimo di Giannantonio, che ha curato la presentazione della collana “La sofferenza della mente” e la prefazione: “… Non si parla di organi o sistemi da riportare all’omeostasi, ma di soggetti da restituire alla loro Umanità, di esistenze da re-integrare nel Mondo-in-Comune grazie al raggiungimento di un bilancio “accettabile” tra “Progetto” (come libertà di definirsi) e “Gettatezza” (come accettazione del limite) …”.

L’Autore, pur non trascurando i fondamentali aspetti storici e pragmatici dell’assistenza infermieristica: diagnosi secondo NANDA e processo di nursing, muovendo da riflessioni psicodinamiche, in più parti del testo permea la trattazione non solo della necessità di declinare la comunicazione nella sua dimensione numerica/digitale (verbale) ed analogica (non verbale), ma anche di analizzarne i presupposti teorici in relazione all’ambiente. Il capitolo sesto sulla gestione del paziente aggressivo, ne offre delle riflessioni acute e puntuali, insistendo sovente su aspetti etologici ed antropologici.

L’autore, nel primo capitolo, a proposito dei rischi cui incorre l’operatore, ove non abbia una significativa capacità comunicativa, scrive: “… Nella “gestione” del paziente psichiatrico, specie se aggressivo, l’operatore sperimenta le proprie forze omeostatiche, che hanno – come accade per tutti – la naturale valenza di propendere alla conservazione ed alla sicurezza. Se però questo sistema è forte ed al contempo progressista, le àncore conservatrici sapranno coesistere con le spinte evolutive e di “adattamento dinamico”. È necessario restare dentro al “conflitto”, conservandone una visione “edificante”, al fine di trovare soluzioni vantaggiose anche ove sembra di trovarsi all’interno di “controversie” non risolvibili attraverso una efficace comunicazione. Fronteggiare situazioni complesse evoca importanti emozioni. Queste ultime alimentano gli umori, che a loro volta “cristallizzano” il temperamento. È necessario quindi esercitarsi ad entrare in confidenza con i pensieri che evocano le suddette sensazioni, affinando la capacità auto-osservativa.
Essere “consapevoli” e capaci di decifrare ed accogliere le proprie emozioni – aiuta ad evitare – nella gestione delle dinamiche “conflittuali” – le “distorsioni” che possono emergere dalle comunicazioni “inesplicabili”……”.

Nei dieci capitoli si affrontano molte tematiche: responsabilità civile e penale dell’operatore (malpractice), la contenzione fisico-meccanica, l’organizzazione di un dipartimento di salute mentale in una ottica “interattivo-sincronica”, l’evoluzione storica del concetto di “alienazione mentale”, il rapporto fra psicopatologia e creatività, il trattamento riabilitativo della psicosi schizofrenica…

Il capitolo settimo, dedicato a due casi clinici/umani, oltre che enfatizzare la piacevole lettura, per la narrazione e la terminologia – talora a dire il vero un po’ complessa, ma per questo stimolante – schiude la mente del lettore alla comprensione di un universo, quello sovente stigmatizzato della “follia”, capace di esprimere una umanità che nulla invidia alla “normalità”. Una Umanità che invoglia ad aprire un varco, un sentiero privo di paure ancestrali. Ma …. come scrive l’autore nella sua introduzione: “… E fondamentale che questo “sentiero” non assurga a semplice “formula assolutoria dell’anima”. Una volta acceso il sacro fuoco del possibile, c’e da esorcizzare il naufragio nelle gelide acque dell’ illusione…”.

Giancarlo Cicolini
Direttore didattco CdLM Scienze Infermieristiche ed Ostetriche
Università “G. D’Annunzio” Chieti-Pescara

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