Le vittorie del passato e gli obiettivi per il futuro


Le professioni compiono in queste settimane venti anni. Venti anni percorsi con un grande impegno per la crescita della professione e del livello della qualità dell’assistenza.
Ma si tratta di una ricorrenza che cade in un momento in cui più che una strada in discesa, spianata dalle numerose vittorie professionali della categoria dal 1994 a oggi, abbiamo la percezione di un affanno significativo dell’organizzazione: i livelli assistenziali diminuiscono tra contratti e turn over bloccati da anni e possibilità di carriera spesso congelata nel nome di un risparmio di spesa che, a quanto pare, non basta mai.

Sentiamo ancora parlare di tagli e di nuovi blocchi dei contratti, invece che di vera riorganizzazione dei servizi, di impegno contro l’abusivismo, di spazio per i giovani, di riconoscimento a chi è più anziano e merito per l’attività svolta e per ciò che ancora è con qualità fare.

La Federazione denuncia da anni la carenza di infermieri; sottolinea che nel futuro – che è già domani – il fabbisogno di assistenza infermieristica non può che aumentare sia in ambito territoriale che ospedalieri. Nel territorio per garantire l'attivazione degli ospedali di comunità, l’assistenza domiciliare h.24 ai pazienti cronici, ai pazienti non autosufficienti, alle persone anziane oltre che il supporto alle loro famiglie, l'assistenza primaria. Nell'ospedale per superare l'anacronistica organizzazione per disciplina clinica, per passare all'organizzazione per complessità assistenziale.

Tutto questo induce a ridire basta a blocchi del turn over obbligatori nelle Regioni in difficoltà economiche per i disavanzi e “di fatto” nelle altre che in difficoltà per i tagli alla spesa usano il personale per riassestare i loro bilanci.

A farne le spese non sono solo gli infermieri e tutti i professionisti della salute, ma anche i pazienti, per i quali aumentano i rischi legati alla sicurezza delle strutture e si riduce la qualità – e spesso anche la tempestività con liste di attesa sempre più lunghe – dei servizi.

Noi riteniamo che il Servizio sanitario nazionale debba essere collocato su un piano diverso dal resto della pubblica amministrazione e di non guardare più a quanto si spende, ma a come si spende e, soprattutto, per che cosa.

Bisogna aggredire le duplicazioni esistenti di centri decisionali, funzioni e strutture che assorbono risorse impropriamente e penalizzano l'equità di accesso alle cure. Questi e non altri sono i primi sprechi da tagliare per ottenere veri risparmi.

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