Una risposta su misura per le fragilità


In un contributo al Sole 24 ore Sanità la posizione dell’Ipasvi sulla centralità della professione infermieristica nella continuità assistenziale

I bisogni sanitari e socio-sanitari emergenti nella collettività nazionale – ancorché in maniera diversificata nelle singole Regioni – sono legati all’aumento delle persone cosiddette “fragili”, delle persone con affezioni cronico-degenerative e degli anziani frequentemente affetti da pluripatologie e, spesso, non autosufficienti.

Questi cluster di cittadini, quand’anche in discreto equilibrio di salute, manifestano la necessità di essere “accompagnati” nei percorsi socio-sanitari, di contare sulla continuità assistenziale, di avere supporto informativo, educazione sanitaria, addestramento e supervisione nella gestione delle piccole cure quotidiane secondo le logiche e il metodo dell’auto-cura. Conseguentemente, di avere servizi e luoghi di cura e di assistenza di prossimità territoriale.

La prevalenza della risposta ospedaliera viene intesa come superata, non solo tra gli “addetti ai lavori” ma anche tra i cittadini, a favore della domiciliarizzazione e dell’attivazione di luoghi “socio-sanitari” di prossimità in cui una piccola équipe multiprofessionale possa fornire immediate e fattive risposte correlate ai bisogni espressi da quei cluster di popolazione.

E’ necessario quindi “ripensare” l’ospedale e il “territorio”. L’ospedale di grandi dimensioni e ricchezza di servizi deve divenire il luogo dell’intensità assistenziale, della presa in carico della persona con grave acuzie e di processi di cura rapidi e periti che richiedono competenze altamente specialistiche di tutti i membri dell’équipe.

Gli ospedali medio-piccoli devono ridefinire la loro organizzazione muovendosi verso la strutturazione di piattaforme di servizio e soprattutto di piattaforme assistenziali in cui i degenti siano aggregati per omogeneità di bisogno e per l’impegno assistenziale infermieristico che richiedono. Il superamento dell’organizzazione parcellizzata per disciplina clinica, oltre ad aver dato prova di efficacia, ha anche dato prova di contenimento dei costi per uno spostamento di risorse verso il “territorio”. Il “territorio” deve essere ripensato: non sono più sufficienti Adi, Rsa e integrazione (dove c’è) con i servizi comunali così come l’abbiamo fino ad oggi conosciuta. E’ necessario aumentare la continuità di cura tra l’ospedale e territorio e viceversa, ripensare l’assistenza domiciliare infermieristica ridefinendone autonomia di intervento, modi e soprattutto tempi di effettuazione. E’ opportuno superare la medicina d’attesa e il lavoro solitario del medico di medicina generale a favore della medicina e assistenza d’iniziativa e dell’équipe multiprofessionale in cui vi sia la presenza sistematica dell’infermiere per interventi di natura preventiva, per il mantenimento della maggiore autonomia possibile degli assistiti e per l’effettuazione delle prestazioni sanitario-infermieristiche necessarie.

La modificazione dei paradigmi assistenziali richiede ridefinizione di ruoli e responsabilità di tutti i componenti l’équipe, ma soprattutto degli infermieri che sono coloro su cui si basano l’intero processo assistenziale e la concretizzazione dei percorsi diagnostici e terapeutici definiti dal medico. L’upgrading formativo raggiunto dagli infermieri attraverso una formazione universitaria strutturata su due livelli (laurea triennale e quinquennale) a cui si aggiungono master di primo e secondo livello, sostanzia l’orientamento a un utilizzo diverso e più ampio delle loro competenze professionali. La proposta elaborata nell’ambito di un tavolo tecnico attivato dal ministero della Salute su richiesta delle Regioni, con il contributo della Federazione Nazionale dei Collegi degli Infermieri e delle rappresentanze sindacali dei medici e del comparto sanità, muove dal riconoscimento dell’alto livello delle competenze infermieristiche di tipo “generalista” e dalla volontà di delineare quelle di tipo “specialistico, intese come «una caratteristica intrinseca di un individuo, causalmente collegata a una performace eccellente in una mansione che si compone di motivazioni, tratti, immagini di sé, ruoli sociali, conoscenze e abilità».

Da Il Sole 24 ore Sanità, n. 42, 19-25 novembre 2013, pag. 25.

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