Una nuova sfida: l’impegno per la "buona Politica"


In uno scenario di grande complessità per il Paese, riprende faticosamente il lavoro parlamentare.

Questa legislatura è segnata da un elemento di novità per la nostra professione: ci sono alcuni infermieri tra i deputati e i senatori. Una piccola presenza che testimonia però, una nuova attenzione nei nostri confronti e contemporaneamente il confermarsi di un proattivo protagonismo politico tra gli infermieri.

L’agenda delle Commissioni "Sanità e Affari Sociali" della Camera e "Igiene e Sanità" del Senato – da poco insediate – si apre con la questione delle staminali, della chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari e dei debiti Pa. 

Temi sui quali entrambe le Commissioni hanno resa evidente la volontà di ragionare senza pregiudiziali e manifestato l'impegno di mantenere tale impostazione su tutti i temi a valenza etica, di impatto sulle famiglie, sulla qualità dell'assistenza e comunque sui grandi temi dell'intero sistema salute.
L’obiettivo è di cercare soluzioni praticabili, nel rispetto di regole condivise. Se questa impostazione verrà mantenuta, la competenza e i valori di cui la professione infermieristica è portatrice potranno trovare terreno fertile per esprimersi e pesare. 

E' però indubbio che il grande "convitato di pietra", discutendo di sanità, continua ad essere la questione economica. Fino ad oggi in tutti i provvedimenti è prevalsa la logica dei tagli che si sono, praticamente sempre, rivelati come tagli lineari.
Bisogna cambiare questo approccio. Parlamento, Governo e organi tecnici hanno il dovere di individuare le zone "grigie" della Sanità italiana dove permangono sacche di inappropriatezza, di spreco e di inefficienza. Ma al tempo stesso devono tracciare le linee di una riorganizzazione che corregga strutturalmente le disfunzioni che producono e mantengono le oggettive criticità di sistema che tutti oggi vediamo.
La “buona Politica” è tale se è in grado di affrontare i problemi del presente, ma contemporaneamente se è capace di guardare e progettare per il futuro. E allora la "buona Politica" deve esprimersi e coinvolgere sull'innovazione dei modelli organizzativi, sulle decisioni per il lavoro che guardino alle nuove generazioni, su come valorizzare le risorse professionali, su come muovere verso il territorio anche per garantire continuità assistenziale e integrazione tra sociale e sanitario.

E' facile e quasi scontato dire: parole ed utopie.
C'è però una piccola differenza rispetto al passato: la possibilità diretta di rendere evidente un pensiero – il nostro pensiero – che guarda alle problematiche socio sanitarie entro il quadro più ampio delle difficoltà e delle opportunità del Paese. Quei pochi infermieri – assieme agli altri inseriti nelle istituzioni regionali, provinciali e comunali – possono provare a fare la differenza con senso di realistica responsabilità.
È evidente che non potrà mancare la consapevolezza che ogni specifico problema dovrà essere analizzato in relazione all'interdipendenza con gli altri e spesso gravi problemi del più ampio contesto nazionale: in ogni modo, si apre una possibilità ed inizia un percorso, pur se di incerta durata, da lungo auspicato e atteso.
Molte sono le aspettative: sarà molto difficile. Ma almeno, stavolta, ci proviamo direttamente.

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