Psicologia della salute: un’introduzione


Psicologia della salute: un’introduzione"Per ritrovare il senso delle cure – scriveva Collière – bisogna imparare ad ascoltare ciò che dicono i curanti, anche se non sempre riescono ad esprimerlo (…). È da ciò che diviene possibile arricchire queste cure facendo appello a conoscenze differenti ed appropriate."

Ed è proprio di conoscenze differenti ed appropriate, essenziali per sostenere i processi di salute, che ci parla il libro di Lorenzo Tartarotti. Partendo dall’osservazione dell’attuale quadro epidemiologico, che evidenzia come le principali cause di mortalità e di patologia cronica risultino sempre più spesso ricondotte agli stili di vita e ai comportamenti degli individui, il volume accompagna nella comprensione delle dinamiche psicologiche e psicosociali che li determinano e quindi ai meccanismi ed ai processi che possono sostenerne i cambiamenti.

La prima parte del volume fa efficacemente chiarezza sul significato di promozione della salute – quel processo volto a mettere le persone in condizione di esercitare il controllo sui fattori che determinano la propria salute e quindi migliorarla (Carta di Ottawa, Who 1986) – e del risultato atteso di tale processo: l’empowerment individuale e delle comunità. In questi significati sono riconoscibili saperi e prassi proprie della cultura infermieristica che sa che il senso più antico e vero del processo di cura è l’autonomia della persona, ricercata riconoscendo il valore dell’esperienza, del vissuto individuale, ambientale e sociale, quali prime risorse nei percorsi di guarigione.

Ma quando siamo chiamati ad agire per promuovere la salute (stili di vita e ambienti di lavoro, di studio, di cura, di relazione favorevoli alla salute), dove non sono esplicitate le domande e/o i bisogni nati nell’esperienza di malattia, ma il motore è un quadro complesso perlopiù fondato su esigenze di sanità pubblica, come è possibile sostenere individui e comunità nei loro processi di salute, rispettando concretamente il valore dell’autodeterminazione? Come dare luogo all’esercizio dell’ascolto dell’altro, disponibili davvero a comprendere una prospettiva diversa dalla propria nel rispetto della quale agire per promuovere dei cambiamenti? Come evitare la tentazione di cedere alla semplificazione e all’apparente efficientismo di un approccio centrato sulla sola trasmissione di saperi (ancorché veicolata dalle migliori e più aggiornate tecniche di comunicazione), peraltro proprio del modello biomedico e assolutamente privo di qualsiasi evidenza di efficacia?

Il libro di Tartarotti cerca di fornire alcune chiavi di risposta a queste questioni di fondo, attraverso l’illustrazione e l’analisi di modelli e pratiche in campo (molto spazio è dedicato all’educazione sanitaria/educazione alla salute), osservate anche alla luce delle più note esperienze presenti in letteratura, valutate in termini di risultato ed impatto.
Ne suggerisco vivamente la lettura a chi di noi non smette mai di interrogarsi sul senso del proprio fare: non è una guida alla comunicazione efficace (!), non è un manuale di psicologia per chi non è psicologo (!), è sicuramente, invece, uno strumento che può sostenere il processo di empowerment degli infermieri, ma anche di studenti, formatori e docenti, per un’assunzione di responsabilità nel ruolo di professionisti nei processi di salute e quindi protagonisti nei programmi, negli interventi, ma anche nelle politiche di programma, in particolare dei servizi sanitari territoriali e di comunità, nel campo della prevenzione e della promozione della salute.

Liliana Coppola
Docente dell'Università degli Studi di Pavia
Uo Governo della prevenzione, Dg Sanità, Regione Lombardia
 

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