L’assistenza all’anziano – Ospedale, territorio, domicilio


L'assistenza all'anzianoNel panorama mondiale l’Italia continua ad essere uno dei Paesi con la maggiore proporzione di ultra 64enni: oggi costituiscono oltre il 20% della popolazione e fra 30 anni ne costituiranno il 34%. Per dirla con l’Oms, ciò rappresenta un trionfo e una sfida nel contempo. Questa evoluzione demografica è associata a un incremento delle patologie cronico-degenerative collegate all’invecchiamento, con conseguente aumento dei costi di cura e assistenza delle persone. In particolare, la disabilità costituisce spesso un epilogo a tale condizione, con conseguente scadimento della qualità di vita delle persone ultra 64enni e un aggravio in termini di costi socio-economici, non solo per il sistema socio-sanitario ma anche per le famiglie che, in più del 10% dei casi, hanno un disabile di cui occuparsi.

La sfida interessa principalmente, oltre che le famiglie e gli amministratori pubblici, gli operatori sanitari e sociali che vedono incrementarsi il proprio ambito di intervento, per di più in un periodo di evidenti vacche magre, con conseguenze sul volume della domanda di prestazioni professionali. Il libro di Maria Mongardi rappresenta un pregevole tentativo di far luce sulla complessità di questa sfida per gli aspetti che riguardano gli operatori.
 
Prima di affrontare sistematicamente gli aspetti assistenziali, il libro disegna un quadro di riferimento dell’invecchiamento nel nostro Paese, identificando non soltanto gli indicatori di salute, di malattia, sociali ed economici, caratterizzanti questa evoluzione, ma anche gli elementi di strategia, internazionale e locale, per promuovere l’invecchiamento attivo (o creativo) della nostra popolazione (capitoli 1, 2 , 4, 5 e 6).

Fra queste strategie internazionali andrebbe tuttavia maggiormente valorizzata la sorveglianza della popolazione ultra 64enne, come anche l’adeguato monitoraggio delle malattie croniche e della diffusione degli interventi che vengono messi in atto per la loro prevenzione. Al momento attuale, in Italia non esistono sistemi informativi che rendano tempestive la valutazione e la riprogrammazione degli interventi di prevenzione e assistenziali a favore di tale fascia di popolazione. E nei fatti, come è dimostrato in altri Paesi, tendere a un miglioramento della salute o dell’assistenza di una parte della popolazione senza poterne produrre l’evidence non necessariamente favorisce l’efficienza o l’efficacia degli interventi.

I capitoli della seconda parte del libro (dal 7 al 18) illustrano in maniera chiara quale sia la complessità dei modelli, dei setting e della rete assistenziale degli ultra 64enni, soprattutto quando si analizzano gli aspetti che dovrebbero modificarsi per trasformare un sistema socio-sanitario come il nostro, tradizionalmente e essenzialmente autoreferenziale, in un sistema centrato sulla persona, come annunciato nel titolo della seconda parte.

Alcuni capitoli, più di altri, forniscono una chiave di lettura in tal senso. Ad esempio, nel capitolo 9 si affronta il tema della rete assistenziale e il suo valore critico nel determinare l’auspicata trasformazione del sistema; in particolare l’integrazione socio-sanitaria che deve coinvolgere operatori ed enti diversi, per competenza ed esperienza, uniti non solo dalla necessità di migliorare la qualità dell’assistenza, ma anche per operare un’analisi e una programmazione congiunta delle attività, che il più delle volte coinvolge anche gli ultra 64enni e le loro famiglie. In tal senso viene descritta la figura dell’Infermiere Case Manager, pur senza sufficienti riferimenti all’esistente, che soprattutto nell’assistenza territoriale potrebbe giocare un ruolo determinante nel migliorare l’assistenza alle malattie croniche, come per esempio il diabete. Questo ruolo, ripreso e studiato nei suoi aspetti organizzativi nel capitolo 12, è di stimolo per il lettore che intravvede nel Chronic Care Model (o in modelli simili) una modalità organizzativa efficace per rispondere alla territorializzazione della crescente domanda di assistenza alle malattie croniche.

In questi capitoli, e più dettagliatamente negli altri che seguono (capitoli 14, 15 e 16), si intuisce la necessità di rivedere con attenzione il curriculum per la formazione dell’infermiere, (sia quella di base, sia quella continua), che deve dimostrarsi all’altezza di queste nuove o più complesse responsabilità, quali il management dei casi, l’empowerment e l’educazione terapeutica. Nel nostro Paese non si contano molte iniziative formative specifiche miranti a far acquisire agli infermieri le competenze necessarie per assolvere a tali mandati professionali, che indubbiamente costituiranno una parte importante della professione infermieristica in un futuro molto prossimo. È quindi necessaria una riflessione al di là della sola formazione in geriatria di base e avanzata, che pure è analizzata in maniera moderna, chiara e esaustiva nel Capitolo 19.

Nella seconda parte del libro, Mongardi attenua il taglio metodologico e gli argomenti talvolta poco familiari al lettore con l’uso sistematico di casi clinici e di box esplicativi; i primi, attraverso lo studio di singoli quadri clinici, offrono un momento di sintesi e di apprendimento per il lettore; i secondi, contenendo riferimenti importanti per la comprensione, favoriscono l’approfondimento dei concetti espressi nel capitolo.

La terza parte del libro, più tecnica, si presta ad una diversa lettura rispetto alle due precedenti. L’autrice spiega in una guida introduttiva l’approccio espositivo seguito all’interno di ciascuno dei capitoli a seguire, suddivisi per situazione clinica o per problemi assistenziali, rifacendosi maggiormente stavolta a uno stile descrittivo simile a quello dei manuali. Ogni tema affrontato ha un suo canovaccio ben rispettato dai diversi autori, i quali, facendo ampio uso di tabelle, permettono anche una lettura di sintesi ai lettori che hanno già competenze in materia. In ogni capitolo, a una parte che descrive sistematicamente la patologia segue lo spazio miratamente dedicato all’approccio infermieristico, spesso adottando la classificazione di Carpenito (nonché lo schema espositivo dei suoi manuali), riassumendo le indicazioni in maniera schematica cosicché quasi mai appaiono lunghe o di difficile lettura.

A differenza della seconda parte del libro quindi, quest’ultima parte si presta bene non solo a una lettura sistematica, ma anche alla consultazione: il lettore può voler approfondire un tema, per esempio la gestione delle problematiche odontoiatriche, senza essere obbligato a leggere i precedenti capitoli per necessità di propedeuticità.

Affermare la centralità delle persone ultra 64enni, degli operatori, dei setting e delle reti, inserendo tali argomenti nella parte seconda del libro, per trattare solo nell’ultima parte gli aspetti specifici di patologia o di assistenza è un’intuizione felice e appropriata dell’autrice, che in tal modo esprime una precisa scelta di priorità e allontana i sospetti che il libro voglia presentarsi come un manuale per l’infermieristica.

In sintesi: una lettura da consigliare a chi vuole fare meglio nel suo quotidiano assistenziale o a chi vuole innovare nella propria professione.

Alberto Perra
Epidemiologo, Istituto superiore di sanità, coordinatore del progetto PASSI d'Argento

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