06/08/2024 – “Negli articoli di cui si compone la proposta di legge, si toccano alcuni elementi chiave, a nostro parere, per il funzionamento e la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale. Rispetto ai LEA, la nostra Federazione da tempo evidenzia la necessità di Lea infermieristici quale principale garanzia per il cittadino (prestazione appropriata al bisogno, sua registrazione e suo outcome). Sulla tracciabilità sanitaria è indispensabile la definizione di un flusso informativo che tracci le attività al domicilio e nei setting intermedi. Per quanto riguarda lo sviluppo delle competenze relazionali digitali, deve diventare parte dei percorsi formativi delle professioni di cura e in questo ambito la partecipazione della persona assistita e del caregiver al processo di cura rappresenta un elemento centrale”.
Questa in sintesi l’analisi di Maurizio Zega, Consigliere nazionale FNOPI e presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Roma, intervenuto in rappresentanza della Federazione nazionale infermieri all’audizione in Commissione Affari sociali della Camera sulla Pdl “Disposizioni concernenti il finanziamento, l’organizzazione e il funzionamento del Servizio sanitario nazionale nonché delega al Governo per il riordino delle agevolazioni fiscali relative all’assistenza sanitaria complementare (AC. 1298 Quartini – M5S)”.
Il provvedimento ha come obiettivo disciplinare il finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard per assicurare: la copertura dell’erogazione delle prestazioni assistenziali da garantire su tutto il territorio nazionale; l’appropriatezza delle prestazioni sanitarie; i criteri per il governo della spesa del personale da parte delle Regioni; le forme di assistenza sanitaria integrativa; i requisiti e le modalità di nomina dei direttori generali amministrativi e sanitari delle aziende sanitarie; l’abbattimento delle liste di attesa; il potenziamento della ricerca sanitaria; il riordino del sistema di emergenza sanitaria territoriale ed ospedaliero.
Zega ha ricordato che la professione è in sofferenza per via della carenza attuale e di quella che caratterizzerà i prossimi anni e ha sottolineato l’importanza della transizione epidemiologica in atto che ha visto evolvere le competenze degli infermieri. “I nostri professionisti – ha detto Zega – negli anni hanno dimostrato la propria centralità nel funzionamento del Servizio Sanitario Nazionale, soprattutto per rispondere ai bisogni di salute di una popolazione sempre più anziana, fragile e sola che ha bisogno di nuovi modelli assistenziali”.
“Per la Fnopi – ha proseguito il consigliere nazionale – è indispensabile la definizione di un flusso informativo che tracci le attività al domicilio e nei setting intermedi. La dimensione del successo sanitario, cioè gli ‘esiti’, oggi è solo tracciata negli ospedali ed è solo orientata alla clinica (ma ci siamo appena detti che c’è una transizione sanitaria). Queste esigenze seguono il quadro che abbiamo descritto in apertura e sono state oggettivate dallo studio AIDOMUS-IT. Questo studio realizzato su mandato della Fnopi dal CERSI (Centro di eccellenza per la ricerca e lo sviluppo dell’infermieristica) ha restituito la prima fotografia dello stato dell’assistenza domiciliare in Italia, coinvolgendo in 20 regioni italiane tutti gli stakeholders interessati”.
Per quanto riguarda la sanità digitale, FNOPI, che ha prodotto recentemente un position per illustrare la posizione degli infermieri sulla materia, ritiene che sia, a certe condizioni, un’occasione per la tutela della salute nel paese, cui le professioni infermieristiche possono dare un importante contributo ed essere a loro volta valorizzate; La Federazione ha esplicitato un position presentato a ottobre 2023.
“La qualità della relazione – ha aggiunto Zega – soprattutto in setting assistenziali mediati da soluzioni digitali, rimane un importante strumento di fiducia, di motivazione, di aderenza terapeutica e di esito generale del processo di cura (meno accessi in PS e meno ricoveri inappropriati). Per questa ragione la relazione di aiuto e la presa in carico del paziente deve restare al professionista sanitario. La diffusione di servizi digitali, la spinta al digitale e ai sistemi on-line, rischia di aprire, almeno nel breve e medio periodo, un nuovo divario, escludendo molti cittadini che presentano diverse forme di fragilità (deficit sensoriali, di reddito, di istruzione, di connettività, di lingua. Per questo è necessario promuovere servizi che prevedano caratteristiche quali l’ usabilità, per azzerare il digital divide. La tecnologia aggiunge valore se consente l’erogazione di nuovi servizi, più sostenibili, più personalizzati, capaci di rilevare i bisogni di salute. Quindi occorre: coprogettare i modelli di presa in carico, semplificare i percorsi rivolti al paziente, revisionare i processi (ponendo al centro sia la persona assistita e le sue esigenze sia la sostenibilità del sistema sanitario), adottare soluzioni tecniche ed organizzative capaci di assicurare un modello attivo di Transitional Care. E infine occorre garantire la partecipazione della persona assistita e del caregiver al processo di cura.
Tonino Aceti