Infermieri protagonisti del futuro della professione


Il futuro della professione infermieristica è già qui e dipende solo da noi.

Non possiamo essere spettatori passivi, ma dobbiamo essere attori protagonisti dell’evoluzione del sistema nei prossimi dieci anni e dobbiamo avere la capacità di gestire il cambiamento e l’innovazione sia dal punto di vista manageriale che da quello clinico, perché si deve sempre avere ben presente il faro della relazione con l’assistito, la necessità di percepire i reali bisogni della persona.

Siamo la professione che può governare l’evoluzione del sistema e per farlo dobbiamo essere consapevoli che dopo la laurea si deve ricominciare a studiare e continuare a farlo.

Negli ultimi 40 anni, dalla legge 833/78 abbiamo vissuto innumerevoli cambiamenti. Sia nei bisogni di salute degli assistiti che in quelli organizzativi del sistema e delle professioni. La nostra professione, in particolare nell’ultimo ventennio, ha conosciuto un’evoluzione straordinaria sul piano normativo e formativo.

Tuttavia, tanto c’è ancora da fare, soprattutto sul piano formativo.

Dobbiamo costruirci solide basi culturali per accogliere le innovazioni e metterci al passo coi cambiamenti del futuro. È necessario aggiornarci, recuperare consapevolezza perché la nostra professione può e deve governare l’evoluzione dei bisogni di salute e avanzare una configurazione nuova della risposta a quei bisogni, quanto più possibile vicino all’assistito.

L’infermiere ha e deve avere sempre di più un rapporto privilegiato con l’assistito che riesce ad esaltare solo se veicola la tecnica con un’adeguata relazione di aiuto.

Per questo abbiamo bisogno di non abbandonare la clinica, di mantenere il rapporto, il contatto con la persona. E per farlo si devono sviluppare percorsi di formazione specialistica che coinvolgono anche l’infungibilità della professione: la specializzazione richiama l’infungibilità, la non specializzazione la compensazione.

Dobbiamo anche presidiare le competenze contendibili, perché esistono ruoli e/o incarichi di responsabilità attribuiti in base a profili professionali ritenuti aprioristicamente più adeguati, non in base a competenze specifiche.

Ad esempio, il risk management, la cui funzione è attribuita dalla legge Gelli a uno specialista in “medicina legale ovvero a personale dipendente con adeguata formazione e comprovata esperienza almeno triennale nel settore”. Molti sono indotti a pensare che il profilo medico è a priori più adeguato rispetto a quel ruolo, senza accertare le competenze necessarie. Competenze possedute ampiamente anche dagli infermieri e non solo che quindi sono chiamati a presidiare quei ruoli. E tutto questo possiamo e dobbiamo farlo valere.

I dieci anni che abbiamo difronte sono fondamentali sia per i bisogni dei cittadini che per gli infermieri e non più parlando di ospedale e territorio o di continuità assistenziale tra questi, ma di domiciliarità, prossimità con l’assistito, a casa dell’assistito.

Lo sviluppo tecnologico cambierà radicalmente il rapporto con i cittadini, ma anche quello tra le professioni e le competenze che queste possono manifestare perché la tecnologia deve essere usata non secondo un target professionale che identifica questo o quel professionista, ma in base a chi ha davvero le competenze per farlo.

Tutto questo è inevitabile: l’evoluzione e il progresso non si possono fermare, come non si possono fermare i bisogni di salute dei cittadini che saranno sempre diversi e sempre maggiori.

Dobbiamo entrare in possesso di conoscenze ad alto valore specialistico perché la sfida dei prossimi anni è troppo importante per la professione e noi abbiamo tutte le carte in regola per poterla affrontare con successo.

Bisogna mantenere un grado di flessibilità, ma è importante definire un rapporto stretto tra formazione specialistica, setting assistenziali e competenze avanzate, il tutto in una cornice contrattuale degna.

In questo senso il Comitato centrale sta lavorando e ragionando con l’Università per prevedere e realizzare vere scuole di specializzazione infermieristica.

Dobbiamo essere tutti, appunto, attori protagonisti del nostro futuro.

 

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