Infermiere di Famiglia e Comunità: replicazione della survey svolta nel 2013


Inquadramento
I fattori che hanno contribuito all’identificazione dell’Infermieristica di Famiglia e di Comunità quale risorsa di rilievo per l’assistenza territoriale, sono legati ai mutamenti politici, economici e sociali responsabili dell’insorgenza di nuovi bisogni socio-sanitari e della necessità di moderne strategie per affrontarli.
L’incremento della prevalenza delle patologie croniche, la crescita del tasso d'invecchiamento e l’aumento dei ricoveri ospedalieri impropri hanno portato necessariamente ad interventi per il controllo della spesa sanitaria, tra i quali lo spostamento del core dell’assistenza dall’ospedale alle cure primarie.

Ciò ha determinato alla necessità di identificare figure infermieristiche di riferimento, come appunto l’Infermiere di Famiglia e Comunità – IFeC (WHO1998) [1].
Nonostante alcune Università abbiano istituito ormai da anni il percorso di Master per IFeC, in Italia c’è ancora un’enorme disuguaglianza tra le regioni nell’avvio del progetto di implementazione. 

Per comprendere le conoscenze e le percezioni sull’IFeC e per offrire spunti di riflessione su competenze, autonomia professionale e responsabilità che questa figura dovrebbe avere, a distanza di tre anni dalla precedente survey (Obbia et all., 2015)[2], si è voluto riproporre l’indagine ad operatori sanitari che svolgono la loro attività in ambito territoriale ed ospedaliero. 

Contestualizzazione dell’indagine
Per questa nuova indagine è stato aggiornato lo strumento utilizzato nel 2013, reso accessibile on-line da luglio a settembre 2016. Il link è stato diffuso attraverso i principali social network e per posta elettronica.
Il questionario, articolato in 43 domande, è suddiviso in quattro sezioni, delle quali la prima volta ad indagare le caratteristiche dei partecipanti, la seconda a valutare le conoscenze sull’IFeC, la terza a consentire l’espressione di opinioni e l’ultima finalizzata a verificare la validità di facciata dello strumento. 

Obiettivi dell’indagine
Obiettivo dello studio è stato quello di comprendere se, rispetto al precedente, gli operatori sanitari sono oggi più consapevoli del ruolo e delle funzioni dell’IFeC, se sono favorevoli ad ambiti di autonomia prescrittiva e se ritengono questa figura importante nell’evoluzione del modello assistenziale territoriale. 

Risultati
Hanno aderito all’indagine 208 soggetti (33 medici di medicina generale, 148 infermieri e 27 altre figure professionali), dei quali il 55% di età inferiore ai 30 anni, il 36% tra i 30 e i 50 anni e il 9% con età superiore a 50 anni.
Il 70% del campione è rappresentato da soggetti di sesso femminile ed il 53% proviene dal centro Italia. 

Il 50% dei medici di medicina generale intervistati ha dichiarato di non far parte di nessuna forma associativa ed il 43% di appartenere ad un gruppo.
Oltre il 60% degli infermieri ha conseguito la laurea triennale e l’11% ha acquisito il titolo con la formazione regionale. La maggioranza del campione ha dichiarato di non aver conseguito corsi post-base. 

Il 45% ha dichiarato di essersi documentato poco riguardo la figura dell’infermiere di famiglia e di comunità. Inoltre il 51% del campione analizzato conosce poco le realtà italiane, europee ed extra europee dove tale figura è attiva. 

Il 54% ha risposto di non sapere se nel proprio piano sanitario regionale è previsto l’inserimento della figura dell’infermiere di famiglia e di comunità, nonostante il 36% del campione svolga la propria attività sul territorio. 

Per oltre l’86% del campione l’IFeC rappresenta un’evoluzione dell’assistenza infermieristica resa necessaria dal mutamento dei bisogni socio-sanitari e dei cambiamenti sociali ed economici ed il 48% indica come utile l’attribuzione ad ogni nucleo familiare di un IFeC, con modalità di scelta/revoca presso gli sportelli SAST/Distrettuali.
Il 90% concorda che a questa figura dovrebbe essere riconosciuta, in modo ufficiale, autonomia professionale per le funzioni di propria competenza, l’80% ritiene che l’IFeC non dovrebbe occuparsi solo di persone malate e l’85% ritiene che dovrebbe identificare le aree di miglioramento e di prevenzione per la comunità locale e mettere in atto strategie di prevenzione e promozione della salute. 

Il 52% dei partecipanti concorda sul fatto che l’infermiere di famiglia e di comunità debba essere un dipendente del SSN.
Agli intervistati è stato richiesto di esprimere la loro opinione anche in merito al contesto organizzativo e professionale dell’IFeC che, dovrebbe collocarsi in ordine di preferenza negli ambulatori distrettuali (90%), negli ambulatori situati nei locali della medicina di gruppo (85%) negli ambulatori in sede comunale (70%), in ambulatori indipendenti (64%) ed infine negli ambulatori ospedalieri (55%). 

Il 77% dell’intero campione è d’accordo nell’affermare che i politici ed i tecnici che si stanno occupando della riforma delle cure primarie non hanno chiaro il ruolo e le potenzialità dell’IFeC e concordano (95%) sull’utilità di formare l’infermiere di famiglia con uno specifico Master.
Attraverso la stratificazione delle risposte si è rilevato il grado di accordo/disaccordo di medici ed infermieri relativamente all’opportunità di attribuire all’IFeC autonomia prescrittiva riguardo a presidi sanitari (materassi, cuscini, letti articolati, carrozzine e loro accessori, sollevatori, deambulatori e girelli), materiale per medicazioni e presidi per l’incontinenza (Tabella 1). 

Tabella 1 – Grado di accordo sull'autonomia professionale da riconoscere all'IFeC in merito alla prescrizione di presidi sanitari, materiale per le medicazioni e presidi per incontinenza
Tabella 1 - Grado di accordo sull'autonomia professionale da riconoscere all'IFeC in merito alla prescrizione di presidi sanitari, materiale per le medicazioni e presidi per incontinenza
Si è inoltre confrontato il grado di accordo/disaccordo sull’autonomia dell’IFeC per richiedere la consulenza infermieristica specialistica (wound care, enterotomie) di altri professionisti sanitari (Tabella 2).

Tabella 2 – Grado di accordo sull’autonomia professionale da riconoscere all’IFeC per richiedere la consulenza infermieristica specialistica e di altri professionisti sanitari
Tabella 2 - Grado di accordo sull’autonomia professionale da riconoscere all’IFeC per richiedere la consulenza infermieristica specialistica e di altri professionisti sanitari

Allo scopo di comprendere se il grado di accordo/disaccordo di infermieri e medici sull’autonomia prescrittiva dell’IFeC, fosse legato all’età e quindi ad un percorso formativo e di sviluppo diverso, si è provveduto all’analisi di sottopopolazioni suddivise per fasce di età come riportato in Tabella 3.

Tabella 3 – Grado di accordo sull’autonomia prescrittiva dell’IFeC per fasce di età, con evidenziazione della maggioranza delle risposte in percentuale
Tabella 3 - Grado di accordo sull’autonomia prescrittiva dell’IFeC per fasce di età, con evidenziazione della maggioranza delle risposte in percentuale

In relazione alla validità di facciata, la maggioranza degli intervistati si è espressa favorevolmente rispetto a chiarezza, neutralità, completezza del questionario e possibili opzioni di risposta alle domande. 

Discussione e conclusioni
Nonostante, rispetto alla precedente, i partecipanti all’indagine 2016 siano risultati più giovani e prevalentemente in possesso di un percorso universitario di base, i dati hanno confermato la non approfondita conoscenza della figura dell’IFeC e delle realtà nelle quali questi professionisti sono già presenti. 

Rispetto allo studio precedente, solo la metà dei responder si dice favorevole all’attribuzione ad ogni nucleo familiare di un IFeC di riferimento, così come i risultati della nuova indagine tendono a identificare l’ambito operativo di questa figura presso gli ambulatori distrettuali, prima che in quelli della medicina di gruppo. I risultati concordano, comunque, su come l’IFeC rappresenti l’evoluzione dell’assistenza infermieristica in risposta ai nuovi bisogni socio-sanitari dei cittadini, sul fatto che i politici ed i tecnici che si occupano della riforma delle Cure Primarie non hanno chiaro il ruolo e le potenzialità dell’IFeC e sull’importanza di un percorso formativo post base (Master) per acquisire specifiche competenze nell’ambito dell’infermieristica di famiglia e di comunità. 

Relativamente al riconoscimento dell’autonomia prescrittiva, la maggior partecipazione dei medici a questo secondo studio ha permesso un’analisi più dettagliata dei risultati, con il campione che tende a dividersi: se la maggioranza degli infermieri si dice favorevole, i medici sono in disaccordo per quel che concerne la prescrizione sia di presidi che di consulenze. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, effettuando la suddivisione per fasce di età, emerge che sono proprio gli infermieri e i medici con età > a 50 anni ad essere i più favorevoli rispetto all’autonomia dell’IFeC. 

Questi risultati evidenziano come, ancora oggi, esistano barriere culturali che non consentono di riconoscere ed utilizzare una figura infermieristica con competenze avanzate e specifica formazione universitaria e come esistano ancora diffidenze interne alla professione e da parte degli altri attori delle cure primarie. Pertanto, nonostante gli indirizzi politici siano sempre più orientati a spostare l’attenzione sul territorio, appare ancora prematura la possibilità di vedere ufficialmente riconosciuto il ruolo e le funzioni dell’IFeC.

NOTE

[1] Documento OMS “Salute 21, i 21 obiettivi di salute per il XXI secolo”, 1998.
[2] Obbia P., Tamburini L., Giovannetti G., Ongaro M., Calamassi D., Infermieristica di famiglia e comunità, una survey tra infermieri e medici di medicina generale, rivista online IPASVI “L’infermiere” 2015; 1 http://www.ipasvi.it/ecm/rivista-linfermiere/rivista-linfermiere-page-25-articolo-294.htm (u.a. 07/11/2016).

 

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Bibliografia

– Documento OMS Salute 21, i 21 obiettivi di salute per il XXI secolo, 1998.
– Obbia P, Tamburini, Giovannetti, Ongaro M, Calamassi D, Infermieristica di famiglia e comunità, una survey tra infermieri e medici di medicina generale, Rivista online IPASVI “L’infermiere” 2015; 1 http://www.ipasvi.it/ecm/rivista-linfermiere/rivista-linfermiere-page-25-articolo-294.htm (u.a. 07/11/2016).
– Montebelli MR, Cure primarie. Negli Stati Uniti sempre più affidate agli infermieri, Quotidiano Sanità http://www.quotidianosanita.it/lavoro-e-professioni/articolo.php?articolo_id=43040 18/09/2016 (u.a. 07/11/2016).
– The family health nurse: context, conceptual framework and curriculum. Ufficio Regionale OMS per l’Europa, Copenhagen, Gennaio 2000 pag 9-10 http://www.cespi-centrostudi.it/download/File/Sanimondo/Infermiere%20di%20famiglia%20-%20contesto%20-%20quadro%20concettuale%20e%20curriculum.pdf (u.a. 15/11/2016).