Human Immunodeficiency Virus (HIV) e Malattie Sessualmente Trasmissibili (MST): un progetto educativo di prevenzione implementato nelle scuole superiori in Pavia e Provincia


Introduzione
Il numero di persone che convive con l'HIV in tutto il mondo ha raggiunto i 35,3 milioni nel 2012 (Fettig et al., 2014) con una percentuale del 68% di nuovi casi provenienti dall’Africa Sub-Sahariana. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) di questi 35 milioni circa (19 dei quali ignari di aver contratto l’HIV), 3.2 milioni sono bambini al di sotto dei 15 anni mentre 2.1 milioni di persone (240.000 <15 anni) sono state infettate nel corso del 2013. La maggior parte di questi bambini vive nell’Africa Sub-Sahariana ed hanno contratto il virus attraverso le madri sieropositive durante la gravidanza, oppure durante il parto o l’allattamento. Il prevalente aumento delle persone con l’HIV è dovuto al fatto che, grazie al trattamento antiretrovirale, le persone che hanno contratto il virus vivono oggi più a lungo (Fettig et al., 2014) sebbene i dati ne confermano a distanzia di un decennio un netto calo: da 3,3 milioni di soggetti coinvolti nel 2002 a 2,3 milioni nel 2012 (Maartens et al., 2014).

L'incidenza stimata dell'HIV è rimasta complessivamente stabile negli ultimi anni con un incremento di circa 50.000 nuove infezioni HIV all'anno. Il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) stima che negli USA, 1.144.500 persone di età superiore a 13 anni vivono con l'infezione da HIV, tra cui solo 180.900 (15.8%) sono consapevoli della loro infezione. In sintesi, negli ultimi dieci anni, il numero di persone che vivono con l'HIV è aumentato, mentre il numero annuo di nuove infezioni da HIV è rimasto relativamente stabile. Da sottolineare il dato che la regione dell'Africa Sub-Sahariana è l'epicentro dell'epidemia di HIV e la maggioranza dei pazienti ha un’età inferiore ai 30 anni (Lema, 2013).

In Italia 56.952 nuove infezioni sono state diagnosticate tra il 1985 e il 2012 con un picco di segnalazioni nel 1987. Secondo i dati riportati dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), nel 2012 sono state segnalate 3.853 nuove infezioni da HIV con un’incidenza di 6.5 nuove diagnosi per 100.000 residenti. L’ISS attraverso il Centro operativo Aids (Coa) raccoglie dal 1984 tutti i dati relativi alle notifiche e alle nuove diagnosi di HIV e AIDS riscontrate sul territorio nazionale e tuttora aggiornate al dicembre del 2012. Secondo questi dati, si nota un innalzamento dell’età media nel momento in cui viene diagnosticata l’infezione: da 26 a 38 per i maschi, dai 24 ai 36 anni per le femmine. Nonostante questo, la fascia d’età più rappresentata è quella compresa tra i 30 e i 39 anni (33.0%), mentre quella più colpita da nuove diagnosi è quella tra i 25 e i 34 anni (36.1% dei casi totali) con un tasso d’incidenza pari al 17.1 per 100.000 residenti (Camoni et al., 2013). Complessivamente le persone che convivono con HIV/AIDS di età superiore ai 15 anni in Italia sono circa 123.000 (115,000-145,000), di cui 110.000 (94.000-130.000) maschi e 13.000 (11.000-15.000) femmine; da qui la necessità di ulteriori campagne di informazione e prevenzione da rivolgere in particolar modo verso la popolazione maschile (Camoni et al., 2014).

Le MST sono contemplate tra le malattie infettive più dannose e diffuse. L’OMS stima che circa mezzo miliardo di persone contraggano ogni anno MST; sifilide, gonorrea e clamidia rimangono fra le principali cause di morte e disabilità pur essendo curabili con terapie antibiotiche. A partire dal primo rapporto globale dell’OMS, risalente al 1995, l’Africa ha sempre mantenuto il primato ed è al secondo posto, dietro alla regione del Pacifico Occidentale, in quanto a nuove infezioni.

I rapporti 2013 del CDC hanno inoltre definito le 8 MST più comuni a livello mondiale: clamidia, gonorrea, epatite B (HBV), herpes simplex di tipo 2 (HSV-2), HIV, papilloma virus umano (HPV), sifilide e tricomoniasi. In Europa, secondo l’OMS, sono tornate molto presenti e diventate un problema evidente agli occhi dei vari sistemi sanitari dei Paesi membri. Questo incremento è dovuto anche all’elevata incidenza delle MST nei nuovi paesi membri appartenuti all’ex Unione Sovietica. Nelle Nazioni dell’Est-Europeo infatti, l’incidenza calcolata è in media di 100 volte più alta di quella stimata negli Stati occidentali. La Clamidia rimane la MST più diffusa nel Vecchio Continente. In Italia tra il 1991 e il 2012, il 70,1% (n. 67.848) dei casi di MST è stato diagnosticato a uomini e il 29,9% (n. 28.904) a donne. L’età media dei soggetti segnalati è stata di 31 anni. Il 19,7% (n. 17.920) dei soggetti con MST era di nazionalità straniera: la maggiorana proveniva da altri Paesi europei (40.5%) e dall’Africa (30.1%) con maggioranza di donne (23%) rispetto a uomini (18.2%) (Salfa et al., 2014).

“Aids, che male!”
Gli infermieri sono sempre più impegnati in ambiti educativi: alcuni studi hanno esaminato interventi gestiti da infermieri per diffondere le informazioni sulle strategie di trasmissione e di prevenzione delle MST in sessioni didattiche in aula (Bungay et al., 2014). Si è visto che l’intervento infermieristico può colmare le lacune di conoscenza su questo tipo di infezioni, in particolar modo è risultato evidente che accrescere le conoscenze attraverso brevi interventi educativi è una pratica efficace (Johnson-Mallard et al., 2007). In letteratura internazionale sono presenti una buona quantità di studi che vedono gli infermieri coinvolti in ambito scolastico: uno studio canadese, ad esempio, ha dimostrato attraverso un test somministrato a studenti di scuola superiore (dopo due lezioni di un’ora ciascuna sulla prevenzione da infezione HIV) che gli insegnamenti portati loro da infermieri e da educatori qualificati si sono dimostrati efficaci per trasmettere conoscenze (Dunn et al.,1998).

Sulla base della letteratura consultata e delle evidenze correlate, si è sentita la necessità di implementare un percorso informativo atto a contrastare, tramite la prevenzione, la diffusione dell’infezione da HIV e delle Malattie Sessualmente Trasmissibili (MTS) nella Città di Pavia e in tutta la sua Provincia.
Per l’OMS un canale per eccellenza in cui implementare interventi mirati è risultato essere la scuola. Si sono dimostrate infatti efficaci, tenendo conto dell’età dei discenti, reti istituzionali o interpersonali, discussioni di gruppo o altri approcci individuali.

La scuola secondaria di secondo grado è quindi apparsa come luogo ideale per realizzare il progetto “Aids, che male!”, il quale si è avvalso della partecipazione e della collaborazione di membri afferenti all’Assessorato per le Politiche per la Scuola e Giovani della Provincia di Pavia; alla Dirigenza del Settore Cultura, Turismo, Innovazione tecnologica, Politiche della Scuola, Giovani e pari Opportunità della Provincia di Pavia; a Medici e Infermieri del Dipartimento di Malattie Infettive della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia.
“Aids, che male!” è stato attivato in 3 edizioni nel corso degli anni scolastici 2011/2012, 2012/2013, 2013/2014.

Obiettivo principale è stato strutturare un percorso di prevenzione da HIV e MST rivolto agli studenti delle scuole medie superiori. Nel dettaglio: innalzare il livello di conoscenza e di attenzione in merito all’infezione e informare correttamente sulle modalità di trasmissione, trasformare l’azione informativa in azione preventiva, realizzare un opuscolo informativo contenente indicazioni utili atte a conoscere e a prevenire le patologie. In qualità di testimonial dell’opuscolo si è scelto di adottare il famoso personaggio “La Pecora Nera”, ideato dall’artista Andrea Valente.

Il percorso, gestito da 1 Medico e 1 Infermiera counselor, ha sviluppato la relazione con l’altro e la comunicazione, l’affettività e la sessualità, la conoscenza della problematica relativa all’infezione da virus HIV e di altre MST. Uno degli obiettivi più importanti a cui si è mirato è stato quello di favorire la consapevolezza di sapersi riconoscere come soggetti a rischio.
Gli obiettivi di intervento territoriale sono stati: realizzare una collaborazione sia metodologica che operativa con il “Gruppo Giovani” (adolescenti) del Comune di Pavia, facilitare collaborazioni con altri soggetti del territorio interessati a sviluppare interventi educativi e formativi per adolescenti e giovani, avviare un percorso strutturato al fine di sviluppare o approfondire argomenti vicini alla realtà giovanile, avere uno spazio in cui elaborare i temi previsti dal progetto all’interno della struttura scolastica.

Risultati
Per l’anno scolastico 2011/2012 gli studenti arruolati sono stati in totale 184, di cui il 30% maschi e il 70% femmine. Questi si manifestano per la maggior parte non fumatori (72%), mentre per il consumo di alcol l’1% lo dichiara quotidiano, il 18% nel fine settimana, il 49% è consumatore occasionale, mentre il 32% si definisce astemio. Il 56% non ha mai avuto un rapporto sessuale e pur se è chiaro al 76,6% che il preservativo è il metodo di contraccezione più sicuro e il 36% l’ha usato e continuerà ad usarlo, il 19% non lo utilizza perché ha rapporti solo con un partner fisso o perché gli/le è stato chiesto espressamente di non utilizzarlo. Conoscere le MST non posticiperà il primo rapporto sessuale per il 61% degli studenti.

Per l’anno scolastico 2012/2013 gli studenti arruolati sono stati 550, di cui il 53% maschi e il 47% femmine. Ai partecipanti, di età compresa tra i 15 e i 20 anni con una netta preminenza di ragazzi tra i 16 e i 18 (61%), è stato somministrato un questionario anonimo pre-corso (PRE), composto da 24 domande, per valutare lo stato di conoscenza degli studenti in materia. Alla fine degli incontri è stato proposto, secondo le medesime modalità di somministrazione, un questionario post-corso (POST) con il fine di valutare l’efficacia del progetto.

Sono risultati fumatori il 35% dei ragazzi mentre il 15% dichiara di esserlo anche di sostanze stupefacenti. Consuma alcol nel fine settimana il 63%, quotidianamente il 3%, mentre è astemio il 34%. Ha avuto rapporti sessuali il 58% e il 55% ha utilizzato il preservativo.

Per l’anno scolastico 2013/2014 gli studenti arruolati sono stati 1650. Di essi l’87% sono italiani e il restante 13% stranieri. Di questi ultimi, il 19% proviene dall’Africa, il 54% dall’Est Europa, il 18% dall’America, il 9% dall’Asia. Ai partecipanti, di età compresa tra i 13 e i 20 anni, con una netta preminenza di ragazzi tra i 16 e i 18 (69%), è stato somministrato il PRE e il POST seguendo le modalità già precedentemente descritte.

Sono fumatori il 24% per dei ragazzi mentre il 10% dichiara di esserlo anche di sostanze stupefacenti. Consuma alcol nel fine settimana il 51%, quotidianamente il 2%, mentre è astemio il 47%. Ha avuto rapporti sessuali il 38% e il 59% ha utilizzato il preservativo.
Complessivamente il 95% non ha problemi a parlare di sesso e il 69% ne riconosce l’importanza. Il 66% ha partecipato a programmi sull’educazione sessuale, sebbene la fonte principale di informazione al riguardo rimangano gli amici (38%). Sulla MST, si ritiene abbastanza informato l’87% degli studenti: l’HIV risulta essere la malattia più conosciuta (53%), seguono: Candida (9%), Gonorrea (6%), Sifilide (15%), Epatite (3%), HPV (3%), Herpes (7%), Clamidia (3%), Mononucleosi (1%).

Viene condiviso dall’84% che il metodo più sicuro per prevenire il contagio da MST sia il preservativo (il contraccettivo più conosciuto dai ragazzi) e che la soglia di rischio aumenti con l’assunzione di cannabis (69.5% nel POST vs il 23% nel PRE) e di alcol (74.5% nel POST vs il 29.5% nel PRE). L’avere rapporti con partner occasionali viene riconosciuta come maggior causa di contagio da MST dal 96%, così come l’aver rapporti con un numero elevato di persone per il 93%, percentuali queste che variano minimamente dal PRE al POST. Il 41% è spaventato dal contagio da MST anche se il 67% non si trattiene dall’avere rapporti per questa causa o per l’età (5%); la gravidanza risulta essere la causa principale di spavento e/o di astensione dal sesso (46%). Sull’HIV, il 31% è sicuro si contragga da rapporti eterosessuali, il 25% da rapporti omosessuali, il 21% causa utilizzo di droga e il 23% per trasfusioni di sangue, mentre è chiaro che il test debba essere fatto per il 75.5% da tutta la popolazione senza preferenze di categorie. L’omosessualità non viene riconosciuta come un problema sociale dal 77% e non risulta essere fastidiosa al 74%, mentre risulta chiaro al 93% che abbracciare e/o baciare una persona sieropositiva non sia rischioso. Il 50.6% non ha mai parlato o solo accennato ai genitori di MST e il 43% ha usato il medesimo atteggiamento nei confronti dei metodi contraccettivi. Solo al 28.5% era chiaro nel PRE che il test HIV si potesse effettuare anche presso le ASL, mentre il 62.5% non era in grado di individuare un luogo in cui poterlo fare. Se nel PRE era chiaro che tramite l’ASL si potesse accedere ad un servizio che consente di fare il test anche senza il consenso dei genitori per i minorenni (65%), nel post il 91% ha dimostrato di aver assimilato l’informazione. L’indice di gradimento finale per il progetto svoltosi nell’anno scolastico 2012/2013, rivela che l’incontro ha avuto effetti positivi per il 96% degli studenti; del 97% per quello del 2013/2014.

Considerazioni
Come sostenuto da Hogan (2005) e implementato nel progetto descritto, l’educazione sessuale nelle scuole è uno strumento fondamentale per la prevenzione dell'HIV tra i giovani e la ricerca evidenzia che programmi di prevenzione porterebbero grandi benefici alla sanità anche dal punto di vista economico. Se la valutazione post-intervento deve indagare quali siano i fattori che si sono dimostrati più efficaci nel modificare i comportamenti a rischio HIV-correlati (Fonner et al., 2014), l’esperienza sul territorio pavese ha rilevato che un confronto tra conoscenze pregresse e quelle assimilate dopo le lezioni frontali e attuatesi attraverso la comparazione di PRE e POST, risulta essere un mezzo efficace per proporre nel quotidiano comportamenti corretti. Il livello di informazione di base riguardo la trasmissione del virus HIV rilevato dalla variazione di pochi punti percentuali dal PRE al POST verso le risposte corrette, determinano un profilo di conoscenza pregressa discreta da parte della popolazione coinvolta. Sulle MST, il fornire nuove conoscenze sul numero delle malattie trasmissibili ha determinato uno sviluppo anche quantitativo di informazioni a riguardo. L’evidenziare inoltre che fattori esterni come l’utilizzo di cannabis o alcol favoriscono la trasmissione di HIV e MST, ha permesso di ampliare il bagaglio delle conoscenze rendendo noto che comportamenti corretti in merito non derivano unicamente dal mondo della sessualità.

Conclusioni
L’implementazione dei progetti di formazione e prevenzione sulle infezioni da HIV e MST sono risultati efficaci per ampliare il bagaglio culturale pregresso e per portare a conoscenza di fattori interni ed esterni alla trasmissione delle infezioni. Sebbene programmi di informazione anche simili siano implementati in tutto il mondo in più settori e livelli, particolarmente indicata si è rilevata l’area delle scuole medie superiori, in cui spicca la fascia d’età compresa tra i 16 e i 18 anni, la quale ha ampiamente condiviso l’iniziativa partecipando attivamente. È consigliabile per il futuro rendere attivi progetti di formazione mirati ad approfondire ulteriormente i livelli di conoscenza impartiti sino ad oggi, con il fine di favorire la divulgazione dei principi e dei concetti dagli attuali discenti a terzi.
 

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Bibliografia

– Bungay V, Masaro C, Gilbert M (2014) Examining the scope of public health nursing practice in sexually transmitted infection prevention and management: what do nurses do?. Journal Of Clinical Nursing.  [Epub ahead of print].
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