RIASSUNTO
Introduzione La capacità empatica degli operatori sanitari è considerata come un importante fattore per il miglioramento della qualità assistenziale. Da tempo, nella formazione infermieristica, si è compresa l’importanza di fornire agli studenti non solo capacità tecniche ma anche quelle umane e relazionali. L’obiettivo di questo lavoro è determinare la tendenza empatica degli studenti iscritti al corso di laurea in infermieristica di un’università del Nord Italia.
Materiali e metodi Per la conduzione dell’indagine sulla tendenza empatica è stata somministrata la Balanced Emotional Empaty Scale (BEES), nella versione validata in italiano, a un campione di 99 studenti di un corso di laurea in infermieristica. E’ stata indagata l’eventuale presenza di differenze nei livelli di tendenza empatica tra studenti di sesso maschile e femminile e tra i vari anni di corso.
Risultati Il livello di tendenza empatica generale è risultato discreto; le studentesse hanno ottenuto punteggi di tendenza empatica superiori a quelli dei colleghi di sesso maschile, pur rimanendo entrambi all’interno della stessa classe di punteggio, ovvero “discreta tendenza empatica”. All’aumentare dell’anno di corso sembra aumentare il divario di tendenza empatica tra maschi e femmine a favore di queste ultime.
Conclusioni La valutazione del livello empatico degli operatori sanitari, anche quando sono ancora studenti, è importante per individuare eventuali carenze empatiche, che possono essere colmate con interventi formativi ad hoc, o i soggetti che sono particolarmente sensibili e, non riuscendo a gestire l’empatia, possono incorrere nell’affaticamento da compassione o nel burnout.
Parole chiave: tendenza empatica, studenti di infermieristica, Balanced Emotional Empaty Scale (BEES)
The empathic tendency level in nursing undergraduates: an observational study
ABSTRACT
Introduction The empathic ability of health professionals is recognized as an important factor for improving the quality of care. In the nursing education, is important to provide to the students not only technical skills but also the human and relational skills. The objective of this work is to determine the empathic tendency in students of a nursing course of a University of Northern Italy.
Methods The Balanced Emotional Empaty Scale (BEES) has been administered to 99 nursing students to estimate the general empathic tendency and the differences in the level of this parameter between male and female students and between the years of course.
Results The overall level of empathic tendency has been discreet; this was higher in females, although both genders within the class “discrete empathic tendency”. Year by year of the course there seems to be an increase of the gap between male and female students in empathic tendency level.
Conclusion The assessment of the level of empathy in health workers and students is important to identify weaknesses in empathy, which can be resolved with ad hoc training, or those who are particularly sensitive and, failing to manage empathy, may incur in compassion fatigue or burnout.
Keywords: empathic tendency, nursing students, Balanced Emotional Empaty Scale (BEES)
INTRODUZIONE
Alcuni studi sostengono che l’empatia offra ai professionisti della sanità la capacità di migliorare la salute dei pazienti in quanto la qualità del rapporto con il paziente può influenzare il decorso e l’esito della malattia (Cunico L, et al., 2012). L’empatia e la comunicazione empatica sono componenti chiave ormai ampiamente riconosciute e presupposti per erogare cure sanitarie di buona qualità. Nella formazione infermieristica da tempo si è compresa l’importanza di fornire agli studenti non solo le capacità tecniche ma anche quelle umane e relazionali (Larghero E, et al., 2010).
E’ necessario sapere misurare la capacità empatica e potenziare le strategie per attivarla e mantenerne un livello appropriato senza che gli operatori ne siano travolti dai costi psicologici. Tale aspetto risulta particolarmente rilevante in ambito sia organizzativo sia formativo. In quest’ultimo ambito non si tratta solo di favorire l’acquisizione di competenze di comunicazione ma di apprendere un modo di rapportarsi al paziente che tenga conto del lato umano e affettivo della relazione.
Nonostante l’empatia sia comunemente accettata come un aspetto reciprocamente vantaggioso nel rapporto tra il paziente e l’operatore sanitario, esistono prove che rilevano come molti studenti delle professioni sanitarie non siano in grado di dimostrare queste importanti abilità (Fields SK, et al., 2011). Essere empatico è una tendenza innata dell’uomo. Secondo Mahrabian l’empatia è costituita da due aspetti: l’empatia cognitiva, che consiste nell’abilità di comprendere accuratamente le cose dalla prospettiva dell’altro, e l’empatia emozionale, ovvero la tendenza a fare esperienza vicaria delle emozioni altrui (Meneghini AM, et al., 2006). Agli uomini, più che alle donne, si insegna a esprimere poco le emozioni e a sviluppare, piuttosto, capacità legate alla vita pratica e lavorativa più che alla sfera affettiva; questo potrebbe spiegare perché le donne sembrano avere una maggiore propensione all’empatia (Proietti G, 2008). A sostegno di questo, uno studio ha evidenziato una maggiore attivazione del cervello nelle donne a seguito di specifici stimoli capaci di evocare l'empatia (Proverbio AM, et al., 2008).
Un livello di empatia maggiore del sesso femminile è stato dimostrato sia utilizzando la Jefferson Scale of Physician (JSE) (Fields SK, et al., 2011), sia la Balanced Emotional Empaty Scale (BEES) (Cunico L, et al., 2012). La scoperta dei neuroni specchio da parte di Rizzolatti G conferma che l’empatia fa parte del corredo genetico della specie umana (Rizzato M, et a., 2011); l’empatia però sembra essere correlata anche alle esperienze personali di ogni soggetto (Ziółkowska-Rudowicz E, et al., 2010; parte IV) e in letteratura vi sono studi che dimostrano che può essere insegnata e potenziata (Diener E, et al., 2012; Ziółkowska-Rudowicz E, et al., 2010; parte I, II).
L’obiettivo di questo studio è determinare la tendenza empatica negli studenti di un corso di laurea in infermieristica e individuare eventuali differenze in base al genere e tra i diversi anni di corso.
MATERIALI E METODI
Lo studio è di tipo osservazionale trasversale. L’indagine è stata condotta presso il Corso di laurea in infermieristica dell’Università degli studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” (sede di Tortona) nel maggio 2012. Lo studio è stato proposto a tutti gli studenti dell’anno accademico 2011-2012 del primo, secondo e terzo anno, ai quali, prima della loro partecipazione, è stata fornita un’adeguata illustrazione sulle finalità dell’indagine.
Strumenti di indagine
Il livello di tendenza empatica è stato valutato tramite la Balanced Emotional Empaty Scale (BEES) (Meneghini AM, et al., 2006), una scala che si compone di 30 affermazioni che si prefiggono di misurare la tendenza di un individuo a essere più o meno responsivo alle espressioni emozionali degli altri e a sentire e provare i loro vissuti emozionali.
La sua peculiarità, rispetto ad altri strumenti che rilevano il fenomeno empatico, è quella di essere in grado di analizzare e misurare in modo specifico la condivisione affettiva e di considerare situazioni caratterizzate oltre che da emozioni negative anche da emozioni positive. La BEES si può considerare come uno strumento che permette di evidenziare e rilevare l’intensità delle diverse componenti dell’empatia emozionale e che contribuisce ad approfondire le conoscenze sul costrutto teorico e le sue componenti.
Ulteriore peculiarità della BEES è quella di essere composta per metà da affermazioni con valenza positiva e per l’altra metà da affermazioni con valenza negativa, cercando di scoraggiare risposte acquiescenti o socialmente desiderabili, bias molto frequenti quando si utilizzano strumenti di questo tipo (Meneghini AM, et a., 2012).
Nella BEES i soggetti devono esprimere il loro grado di accordo per ogni affermazione tramite una scala Likert a cinque punti, dove il valore 1 corrisponde a “totale disaccordo” e il valore 5 a “totale accordo” (Ziółkowska-Rudowicz E, et al., 2010; parte III). Oltre alle risposte richieste dalla BEES sono stati raccolti alcuni dati socio-anagrafici quali l’età, il sesso e l’anno di corso. Tutte le informazioni raccolte durante lo studio sono state mantenute in forma anonima e il trattamento dei dati è avvenuto secondo le vigenti norme sulla privacy.
Analisi dei dati
Per uniformare l’interpretazione dei risultati, al punteggio delle affermazioni con valenza negativa, quelle per cui un punteggio elevato corrisponde a una bassa tendenza empatica, è stato sottratto un valore pari a 6; in questo modo, per comodità, anche per queste affermazioni un basso punteggio viene fatto corrispondere sempre a un basso livello di empatia.
Per interpretare la tendenza empatica è stata calcolata la media dei punteggi ottenuti nelle affermazioni della BEES.
Per la lettura dei risultati sono state considerate delle classi di empatia definite da intervalli di punteggio:
- un punteggio da 1 a 2 corrisponde a una “scarsa tendenza empatica”;
- un punteggio da 2,1 a 3 corrisponde a una “bassa tendenza empatica”;
- un punteggio da 3,1 a 4 corrisponde a una “discreta tendenza empatica”;
- un punteggio maggiore di 4 corrisponde a una “buona tendenza empatica”.
Per studiare le differenze fra i livelli di tendenza empatica per genere e anno di corso sono state calcolate le medie dei punteggi e i relativi intervalli di confidenza (IC) al 95%. E’ stato utilizzato il test t di Student per il confronto delle medie fra due gruppi di dati e l’analisi della varianza a una via (ANOVA a una via) per il confronto dei valori medi di più gruppi di dati. Il test del χ2 è stato utilizzato per analizzare la distribuzione congiunta delle frequenze per anno di corso e la classe di tendenza empatica. Per l’elaborazione dei dati è stato utilizzato il programma EpiData e in seguito EpiData Analysis per l’analisi statistica dei risultati ottenuti. Le variabili quantitative sono state sintetizzate in termini di media e deviazione standard mentre le variabili qualitative come frequenza assoluta e percentuale.
RISULTATI
Popolazione dello studio
Il campione considerato era composto da 99 soggetti; la proporzione di studentesse è variata dal 50% del primo anno fino al 75% del terzo anno; l’età media complessiva delle studentesse era pari a 26,4 anni (IC95%: da 24,4 a 28,4) mentre per gli studenti maschi l’età media era di 23,5 anni (IC95%: da 22,1 a 25,9).
La tendenza empatica
Il confronto fra i livelli medi complessivi di tendenza empatica suddivisi per genere mostra una differenza significativa fra i due sessi a favore di quello femminile (punteggio donne=3,8, IC95% da 3,6 a 3,9; punteggio uomini=3,3, IC95% da 3,1 a 3,4; p<0,001), tuttavia i due valori rimangono all’interno dello stesso livello di tendenza empatica, ovvero “discreta tendenza empatica” (intervallo di punteggio da 3,1 a 4) (Tabella 1).
Analizzando il punteggio medio di tendenza empatica per genere e anno di corso si nota che il punteggio medio nella BEES ottenuto dalle studentesse si è mantenuto più alto di quello ottenuto dagli studenti maschi (Tabella 1). Inoltre i punteggi ottenuti dalle studentesse sono rimasti sempre all’interno del livello “discreta tendenza empatica”; per gli studenti maschi, invece, solo quelli del primo anno sono rientrati in questo livello mentre quelli del secondo e del terzo anno si sono posizionati nel livello inferiore, ovvero “bassa tendenza empatica” (punteggio da 2,1 a 3).
Restringendo l’analisi ai soli studenti di sesso maschile, non è stata trovata una differenza significativa tra i punteggi medi di tendenza empatica per anno di corso (F=0,40, gradi di libertà, gl=2; p=0,67). Tale risultato è confermato anche dall’analisi della distribuzione congiunta per anno di corso e classe di tendenza empatica (χ2=3,82, gl=4; p=0,43).
Anche per gli studenti di sesso femminile non è stata trovata una differenza significativa tra i punteggi medi di tendenza empatica per anno di corso (F=2,32, gl=2; p=0,11). Tale risultato è confermato anche dall’analisi della distribuzione congiunta per anno di corso e classe di tendenza empatica (χ2=5,65, gl=4; p=0,23).
Volendo confrontare i livelli medi di tendenza empatica tra i due generi per ogni anno di corso possiamo osservare che per il primo anno di corso c’è stata una differenza di punteggio medio a favore delle studentesse, che però non è risultata statisticamente significativa (Tabella 1); per il secondo e il terzo anno di corso la differenza tra il punteggio medio di tendenza empatica ottenuto dalle studentesse e quello ottenuto dagli studenti è risultata statisticamente significativa (rispettivamente p=0,002 e p=0,01) (Tabella 1). Tutti questi risultati sono confermati anche dall’analisi per classe di tendenza empatica (Tabella 2).
DISCUSSIONE
Il presente lavoro, nonostante i suoi limiti di dimensione campionaria e di sbilanciamento fra generi, suggerisce l’esistenza di una differenza sistematica complessiva fra i livelli di tendenza empatica maschili e femminili, a favore di questi ultimi. La tendenza empatica generale è comunque risultata discreta e rimasta all’interno dello stesso livello di punteggio per entrambi i generi (“discreta tendenza empatica”). I risultati sembrano indicare che all’aumentare dell’anno di corso aumenta il divario di tendenza empatica tra maschi e femmine, seppure in modo marginale. Per confermare questi risultati bisognerebbe attuare uno studio longitudinale prospettico in cui la coorte sia costituita dallo stesso campione di studenti per tutta la durata dei tre anni di corso. Inoltre sarebbe interessante valutare se corsi sulla relazione e sugli aspetti relazionali aumentino il livello di tendenza empatica. In letteratura si trovano alcuni studi sul livello di empatia degli studenti infermieri e di altre professioni. La University of Central Lancashire di Preston ha condotto uno studio in cui ha evidenziato che gli studenti iscritti alla facoltà di infermieristica e farmacia avevano punteggi maggiori di empatia rispetto agli studenti iscritti a giurisprudenza; gli studenti di farmacia del terzo anno avevano livelli di empatia superiori rispetto a quelli del primo anno ma, paradossalmente, per gli studenti d’infermieristica è risultato il contrario. Anche in questo studio le studentesse avevano ottenuto punteggi di empatia superiori a quelli degli studenti (Wilson SE, et al., 2012). In uno studio condotto in Polonia, con l’inserimento di tecniche di sostegno dell’empatia, si è evidenziato come gli studenti mostrassero punteggi carenti di empatia (Ziółkowska-Rudowicz E, et al., 2010; parte III). In USA, presso il Center for Research Medical Education and Health Care di Philadelphia, è stato realizzato uno studio su studenti delle professioni sanitarie utilizzando la Jefferson Scale of Phisician Empathy (JSE) come scala per misurare l’empatia; le studentesse hanno registrato livelli di empatia superiore non solo rispetto ai compagni di corso ma anche rispetto a colleghi più anziani (Fields SK, et al., 2011). Un lavoro della Jefferson School of Nursing di Philadelphia pone di fronte a un enigma in quanto le analisi mostrano un declino statisticamente significativo dell’empatia negli studenti d’infermieristica esposti, più di altri, al contatto con i pazienti durante il loro percorso formativo. Paradossalmente questi soggetti non sviluppavano maggiori livelli di empatia e i dati, piuttosto, ne hanno evidenziato un calo nel tempo (Ward J, et al., 2012). Nel 2012 l’Università di Verona ha pubblicato un lavoro italiano (Cunico L, et al., 2012) in cui è stata utilizzata la Balanced Emotional Empaty Scale (BEES); si tratta di uno studio di coorte longitudinale ideato per fare misurazioni ripetute dei livelli di tendenza empatica prima e dopo un intervento formativo ad hoc costituito da seminari e laboratori aggiuntivi a piccoli gruppi, con il fine di sviluppare capacità comunicative ed empatiche, con un gruppo di controllo che ha seguito la normale formazione infermieristica.
I risultati ottenuti hanno dimostrato che gli interventi di formazione aggiuntivi si sono rivelati molto efficaci per le femmine; ciò nonostante i risultati hanno indicato comunque l’efficacia della formazione tradizionale nell’incrementare la tendenza empatica. I risultati del presente studio sono quindi sovrapponibili per quel che riguarda il maggiore livello di empatia registrato dalle studentesse. I limiti di questo studio tuttavia sono una ridotta dimensione campionaria (99 studenti) e una durata temporale dello studio di natura trasversale.
La rilevanza dell’empatia degli studenti è elemento cardine per la formazione e per l’esercizio. Numerosi studi scientifici hanno rilevato che il disagio del paziente per la cattiva comunicazione ha un peso di gran lunga superiore a qualsiasi altra insoddisfazione riferita alle competenze tecniche (Larghero E, et al., 2010). Altri studi invece hanno evidenziato come un approccio di tipo bio-psicosociale influenzi in modo positivo i risultati assistenziali evidenziati con migliore soddisfazione del paziente, maggiore aderenza ai piani di trattamento e un miglioramento della salute del paziente. Da qui nasce la necessità di rinforzare il rapporto autentico tra operatori sanitari e pazienti attraverso un percorso di potenziamento dell’umanizzazione. Il termine “umanizzazione” è sinonimo di relazione interpersonale nella quale due esseri umani, a prescindere dai loro ruoli, entrano in sinergia tra loro e intraprendono un percorso fiduciario; come professionisti della salute occorre quindi acquisire, oltre ai contenuti tecnici e conoscitivi, sensibilità, empatia e reciprocità. In accordo con la teoria di Rogers (Larghero E, et al., 2010), la comunicazione empatica è fondamentale per fornire un’alta qualità nell’assistenza infermieristica e per interpretare in modo olistico il punto di vista del paziente (McMillan LR, et a., 2011).
CONCLUSIONI
L’oggetto di studio della disciplina infermieristica è la persona, l’elemento al centro di ogni teoria, compresa quella di Jean Watson. La sua teoria sottolinea l’importanza di una relazione di fiducia tra l’infermiere e il paziente che implica congruenza, empatia, comunicazione efficace e, proprio per questa ragione, è stata individuata come teoria di riferimento a cui ascrivere il presente lavoro. I concetti teorici di Watson poggiano le proprie basi sulla cultura umanistica e in particolare sulle opere degli psicologi Carl Rogers, Erik Erikson, Abraham Maslow e del filosofo Martin Heidegger. L’infermiere deve essere in grado di comunicare con il paziente e i suoi familiari con chiarezza e umanità; deve inoltre essere capace di collaborare con le diverse figure professionali con cui lavora. In ambito formativo non si tratta solo di favorire l’acquisizione di competenze di comunicazione ma di apprendere un modo di rapportarsi con il paziente che tenga conto del lato umano e affettivo della relazione. E’ quindi necessario percorrere un itinerario formativo che porti ad acquisire conoscenze ad hoc. L’essere empatici infatti può essere una risorsa ma può anche essere un limite: se non gestita correttamente può portare all’affaticamento da compassione e in ultima analisi al burnout.
Concludendo si può ipotizzare che misurare il livello di tendenza empatica in ambito formativo e in ambito di esercizio professionale degli infermieri può essere utile non solo per individuare i soggetti che hanno carenze empatiche, che vanno indirizzati a corsi di potenziamento, ma anche quei soggetti che potrebbero essere, per loro caratteristiche e sensibilità, più esposti ai problemi derivanti dall’eccessiva e continuativa esposizione emozionale compassionevole.