La crisi economica, il sistema sanitario e la compagine professionale…


Il 21 e 22 febbraio si è tenuta a Roma l’Assemblea del Consiglio Nazionale Ipasvi per l’approvazione del conto consuntivo 2013 e del bilancio di previsione della Federazione per il 2014.  La Presidente Annalisa Silvestro ha aperto i lavori con un focus sul contesto economico e politico, sulle correlazioni e gli impatti di tale situazione sul sistema sanitario e sulla professione.
Di seguito pubblichiamo la parte introduttiva della relazione programmatica della Presidente.

All'inizio del 2013 era evidente il permanere delle difficoltà economiche e finanziarie come pure che tali difficoltà, si sarebbero riverberate sul sistema sanitario e socio sanitario. Ad un anno di distanza da quelle riflessioni, possiamo dire che la situazione economica ha mostrato deboli segni di miglioramento ma anche che continuano a permanere i vincoli di spesa per tutta la pubblica amministrazione. I servizi sanitari e socio sanitari hanno dovuto fare i conti con le restrizioni economiche, precedentemente decisa e continuare a contrarre, anche a oggi, l'offerta sanitaria, a rivedere le modalità con cui garantire i livelli essenziali di assistenza e le modalità di fruizione dei servizi socio sanitari.
Vi sono alcuni elementi di evidenza:

  • il SSN tiene, e continua ad essere valutato positivamente dai cittadini italiani;
  • l'insieme delle prestazioni sanitarie è garantito grazie all'impegno e al senso di responsabilità dei professionisti sanitari, di cui la parte prevalente è costituita da infermieri;
  • le criticità e le difficoltà sono prevalentemente dovute al mancato reintegro del personale, all'aumento dell'età media degli operatori dedicati all'assistenza, alla lentezza con cui si definiscono e affrontano i cambiamenti nel SSN di cui vi è evidente necessità, dopo oltre 30 anni dalla sua attivazione;
  • il contemperamento tra domanda e offerta sanitaria, tra costi ed esiti/risultati è correlato alla ridefinizione dei processi di lavoro, dei modelli organizzativi ospedalieri e alla rifondazione dell'offerta assistenziale nel territorio e nell'assistenza domiciliare;
  • Il mercato del lavoro ha spazi occupazionali a fronte dell'offerta di infermieri. La sofferenza occupazionale è dovuta alla debolezza domanda pubblica per i vincoli di spesa a cui sono sottoposte tutte le strutture della Pubblica amministrazione e quindi del SSN.

Si ragiona di come e quanto il contesto demografico ed epidemiologico è cambiato, di come si sono evolute le strutture disciplinari di alcune categorie professionali ma, contestualmente, si lanciano grida manzoniane a qualunque ridefinizione di logiche, perimetri e responsabilità professionali e ad ogni proposta di implementazione delle compagini infermieristiche al fine di rendere più efficace e coerente l'azione sanitaria sia con i bisogni rilevati, sia con la domanda di prestazioni. La contrazione economica che il sistema ha avuto negli ultimi anni, pare essersi arrestata con la legge di stabilità per il 2014; non sono stati effettuati ulteriori tagli e pare accettata l'idea che ogni risparmio ottenuto nel SSN deve essere utilizzato per l'innovazione, il mantenimento del patrimonio umano e professionale e per l'ampliamento e l'arricchimento del know how del sistema e dei professionisti che vi operano. Permane però, pur se con qualche attenuazione, il blocco del turn over in numerose Regioni, il generale vincolo di spesa sul personale e la moratoria sui contratti di lavoro.

Il contenitore SSN, per volontà politica e popolare, non pare essere messo in discussione, mentre è sempre più diffuso l'orientamento alla ridefinizione delle regole di Sistema e delle modalità erogative sia in ambito ospedaliero, sia e soprattutto in ambito territoriale.
Si pensa a una riprogettazione dei processi di lavoro in generale e dei processi di cura e assistenza in particolare, oltre che dei ruoli e delle relazioni e responsabilità professionali.
Non sfugge alla riflessione il tema "governance del SSN" e il tema dell'autonomia organizzativa e decisoria delle Regioni per quanto attiene la sanità. Si ragiona ormai apertamente della necessità di porre mano al titolo V della Costituzione in considerazione dei risultati non ottimali conseguenti al decentramento di stampo federativo e alle differenze macroscopiche nell'offerta nella qualità delle prestazioni sanitarie evidenziatesi fra le Regioni.

In questa fase così particolare, gioverebbe molto elaborare progetti, presentare proposte ed impegnarsi direttamente per farle accogliere. Ci gioverebbe riuscire a incidere sui Decisori e proporci come soggetti con cui è utile il confronto in quanto rappresentanza capace di veicolare elementi assumibili dalle altre Rappresentanze – soprattutto sindacali – per rivedere l'organizzazione e la gestione dell'assistenza oltre che per sostenere la motivazione dei professionisti. In momento storico dobbiamo giocare il nostro ruolo anche assumendo un deciso impegno per rimuovere con i fatti e i comportamenti l'idea, purtroppo diffusa tra i cittadini, che la sanità sia luogo di inefficienza, di relazioni politico gestionali malsane, di reclutamenti clientelari, di spesa gonfiata, di corruzione. E questo non solo per intima adesione al codice nostro deontologico e all'etica della responsabilità ma anche perché a causa della corruttela e delle logiche clientelari trova alimento la sfiducia verso i professionisti e la mancanza di iniziative popolari contro il depauperamento economico del sistema.

Svolgere la funzione di rappresentanza professionale in un quadro così complesso non è facile; gran parte delle questioni in ballo non sono gestibili da noi direttamente, ma dobbiamo comunque farcene carico anche per offrire spunti ed elementi di orientamento decisorio.

Sappiamo della forte tensione vissuta da coloro che non riescono, se non in lenta goccia, a inserirsi nel mondo del lavoro; sappiamo di strane forme di precariato, dell'affanno professionale e lavorativo di chi lavora in condizioni difficili, dei tanti che oscillano tra stanchezza e demotivazione ma anche di coloro che continuano a guardare avanti, a credere nella professione, nella sua crescita e nel suo sviluppo. Dobbiamo affiancarci a tutti i colleghi per irrobustire e diffondere la voglia di essere protagonisti del futuro della professione infermieristica che può diventare "il" valore aggiunto del sistema sanitario dell'Italia e non solo.

Negli ultimi mesi abbiamo dimostrato di essere capaci di protagonismo costruttivo, di saperci porre con equilibrio, compattezza e unitarietà di azione. Abbiamo dato reale significato allo slogan che ci ha caratterizzato "…unanimemente concordi, andiamo avanti!". La partita delle competenze ci ha reso protagonisti senza intermediazioni, del nostro futuro; sarà difficile d'ora in poi farci giocare di rimessa. Abbiamo aggiunto un ulteriore tassello alla costruzione della soggettività politica del nostro gruppo professionale, dimostrando di avere idee chiare su quello che vogliamo per il nostro sviluppo e anche che quello che chiediamo trova humus nei bisogni di assistenza degli italiani.

Non vogliamo parlare di competenze "avanzate". Vogliamo parlare di competenze specialistiche, ed esattamente delle competenze specialistiche dell'infermiere:

  • perché altrimenti si potrebbe intendere che alcune abilità, che sono strumenti per aumentare la compliance assistenziale, siano il vero obiettivo che si vuole perseguire;
  • perché le specializzazioni infermieristiche pretendono l'approfondimento disciplinare del processo di assistenza e solo dopo disegnano le ulteriori capacità e abilità tecniche acquisibili e spendibili dagli infermieri;
  • perché le ulteriori abilità che l'infermiere potrà formalmente utilizzare nei processi di assistenza su tutto il territorio nazionale non siano prevalentemente rivolte alla fase terapeutica e/o diagnostica del processo di cura ovvero ai flussi di lavoro per l'efficentizzazione organizzativa;
  • perché non vorremmo continuare e discutere delle "regressive" paure dei medici della fantomatica erosione delle loro attività professionali;
  • perché vogliamo davvero lavorare in squadra ma con paradigmi professionali, relazionali e organizzativi diversi dagli attuali;
  • perché vogliamo ragionare da subito su quello che serve adesso agli assistiti e al SSN per sollevarne le sorti.
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