Esuberi di personale sanitario? proprio no!


La recente pubblicazione del Rapporto CEIS – CREA Sanità, curato dal prof. Federico Spandonaro, ha scatenato nel mondo infermieristico reazioni di stupore e di dissenso, che si sono espresse in particolare sulle pagine di facebook.

L’elemento contestato è stata la stima di un esubero, sull'intero territorio nazionale, di 18.800 medici e di 28.800 infermieri calcolato sul totale dei posti letto ospedalieri. Al di là della percezione comune sull'inattendibilità dei dati, è parso opportuno far subentrare alla reazione emotiva una valutazione tecnica e professionale dei risultati presentati.

Profilo tecnico
Nella stima dei presunti esuberi di infermieri e medici negli ospedali pubblici (nel Rapporto vengono considerate le sole aziende ospedaliere e gli ospedali gestiti direttamente dalle Asl), viene fatto ricorso a due indicatori:

  • il numero di infermieri per posto letto;
  • Il numero di medici per infermiere.

Per i due indicatori viene proposta, come standard di riferimento, la media dei valori più bassi registrati per ciascun indicatore nelle diverse Regioni. Le Regioni utilizzate per costruire l'indicatore sono:

  • indicatore infermieri per posto letto: media dei valori di Emilia-Romagna e Molise (1,32);
  • indicatore medici per infermiere: media dei valori registrati in Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia (0,37).

Applicando tali standard, gli estensori del Rapporto hanno proceduto al calcolo del numero di infermieri e di medici ritenuto ottimale per le diverse Regioni e, per differenza con le risorse effettive, hanno poi proceduto alla stima degli esuberi. In tal modo è emerso l'esubero di 18.800 medici e di 28.800 infermieri.

Con il supporto di esperti statistici, riteniamo di poter affermare che:

  • è arbitrario assumere meccanicamente, come standard, i valori più bassi registrati dagli indicatori, perché tali valori potrebbero rappresentare situazioni caratterizzate da carenze e inadeguatezze dei servizi erogati, invece che condizioni di efficienza da proporre come modello;
  • non è appropriato scegliere alcune Regioni per il primo indicatore ed altre Regioni per il secondo perché, così facendo, i due indicatori utilizzati vengono considerati indipendenti. Così non è.
  • maggiore attendibilità avrebbe avuto il considerare combinazioni dei due indicatori e proporre come standard – in astratto – quella ritenuta migliore tra quelle osservate nelle Regioni;
  • la stima dei possibili esuberi, potrebbe differire anche notevolmente da quella presentata nel Rapporto, se si adottasse come standard per l’indicatore "medico per infermieri" la media dei valori registrati nelle Regioni utilizzate per la definizione dello standard relativo all’indicatore infermieri per posto letto (Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia);
  • così facendo, gli esuberi di infermieri si ridurrebbero da 28.000 a circa 1.400.

Profilo professionale

  • Il criterio del posto letto utilizzato nel Rapporto è retrodatato, e semplificatorio della complessità clinico-assistenziale;
  • il criterio del posto letto non è adeguato per una valutazione sulla congruenza o meno del numero di medici e infermieri perché non tiene conto delle molteplici e numerose attività che sono effettuate in un ospedale a prescindere dai posto letto;
  • l'indice di turnover per posto letto, la degenza media, il tasso di occupazione – che in molti reparti, e non solo di medicina, supera il 100% – è di maggiore pertinenza per valutare il carico di lavoro degli infermieri e, quindi, il loro numero;
  • il rapporto numerico esistente tra medici e infermieri è criterio fortemente discutibile per effettuare valutazioni di efficienza;
  • il rapporto tra medici e infermieri poteva, forse, essere un criterio sostenibile ante 2009, quando l'infermiere era giuridicamente l'esecutore delle prescrizioni diagnostiche e terapeutiche…
  • nel 2013 non più.

In conclusione, è bene fare attenzione alle strumentalizzazioni, di qualunque genere e di ogni provenienza.

Sappiamo tutti molto bene qual è la situazione economica del nostro Paese. Sappiamo anche, però, quali appetiti economici "girano intorno" alla sanità e quale valore rappresenta, per l'intera collettività nazionale, quel grande patrimonio valoriale, scientifico e professionale che è il SSN.

Se c'è da intervenire sull'organizzazione del lavoro, sui modelli gestionali e contrattuali per far continuare a vivere il SSN, ci siamo.

Siamo pronti a riflettere, a collaborare, a dare il nostro contributo con rigore scientifico e professionale.

Ma nella chiarezza e trasparenza, nel rigore scientifico e metodologico e nella certezza dei dati.

 

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