"Siamo pronti a sostenere un progetto di riforma che ridefinisca l’offerta sanitaria partendo dai bisogni del cittadino"


Il Ministro Balduzzi ha presentato uno schema di Regolamento che fissa gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi per ridefinire l'assistenza ospedaliera. Si tratta di un documento, ora all’esame della Conferenza Stato-Regioni, di particolare rilevanza perché, se mantenuto nell’attuale scritturazione, potrà incidere in maniera significativa sull’offerta sanitaria ospedaliera e sui modelli organizzativo-assistenziali che dovranno accompagnare la riduzione complessiva dei posti letto.

Le recenti norme contenute nella spending review e riguardanti la Sanità prevedono, infatti, un netto taglio di posti letto, che porta la percentuale dei letti al  3,7 per mille abitanti. 

Gli ospedali saranno di tre tipologie: ospedali di base, di 1^ e di 2^ livello. L’orientamento organizzativo è quello del modello per complessità/intensità di cura.  
Gli ospedali dovranno collegarsi alle “reti per patologia”, che integreranno l’attività ospedaliera per acuti e post acuti con l’attività territoriale.  Le reti indicate sono: rete infarto, ictus, traumatologica, neonatologica, medicine specialistiche, oncologica, pediatrica.
Nello schema di Regolamento è significativo il richiamo alle dimissioni protette, alla continuità delle cure e dell’assistenza e ai programmi di ospedalizzazione domiciliare.

Si può, quindi, pensare che si voglia ridefinire l’offerta sanitaria, globalmente intesa, partendo dai bisogni del cittadino e abbandonando l’attuale centratura sul percorso diagnostico-terapeutico e sulla disciplina medica. 
Le parole usate dal Ministero per introdurre i succitati temi (capitolo 10 del Regolamento) sono particolarmente vicine a quelle utilizzate, con decisione e a più riprese, dalla Federazione Ipasvi. “La riorganizzazione della rete ospedaliera cui è finalizzato il presente provvedimento sarà insufficiente rispetto all’esigenza di garantire una copertura piena dei bisogni assistenziali che richiedono un trattamento ospedaliero se, in una logica di continuità assistenziale, non viene affrontato il tema del potenziamento delle strutture territoriali, la cui carenza, o la manca organizzazione in rete, ha forti ripercussioni sull’utilizzo appropriato dell’ospedale”.

In questo processo di cambiamento il ruolo dell’infermiere è rilevante. Noi lo diciamo da tempo ed esprimiamo soddisfazione nel vederlo scritto in un documento predisposto dal ministero; un documento che sancisce la valorizzazione e il rilancio dell’ospedale di comunità – gestito da infermieri – che prende in carico pazienti che necessitano di sorveglianza infermieristica continuativa e di interventi sanitari che potranno avere successiva continuità a domicilio.

Non vogliamo assumere un atteggiamento autocelebrativo, dicendo che è da lungo tempo che parliamo di ospedali organizzati per complessità assistenziale e intensità di cure o di strutture intermedie gestite da infermieri. Non vogliamo nemmeno che la partita che si sta giocando tra Governo, Parlamento, Conferenza Stato-Regioni e Professioni sanitarie possa essere vissuta come una battaglia di “posizione” in cui è più bravo chi riesce a difendere il proprio fortino e mettere bandierine nel campo avversario. 
Vogliamo però che vi sia la consapevolezza di quanto è stato lungimirante il pensiero e il progetto “politico” del nostro gruppo professionale. 

Ci sono, e ci saranno, resistenze a difesa di unità operative complesse negli ospedali oppure, tout court, di ospedali non più da tempo definibili come tali, di discipline e di poltrone.  
Ciò che noi, invece, intendiamo continuare a perseguire e a sostenere a seguito del processo innestato dalla spending review (legge 135/2012), è un contro-bilanciamento organizzativo e assistenziale che richiede – per essere reale – un profondo cambiamento del nostro sistema salute.

Non ci dovrà essere un’aprioristica e poco vagliata ridefinizione dei servizi garantiti al cittadino; non si dovrà continuare a far pagare prevalentemente agli infermieri le storture originate da miopi e parziali manovre di contenimento della spesa e dal mantenimento di orticelli di potere.

Con grande senso di responsabilità, siamo pronti a sostenere con le nostre competenze e le nostre idee un progetto di riforma che metta mano al cambiamento dei sistemi organizzativi e assistenziali nel segno dell’innovazione e della equità.  

Forse questa volta le nostre idee e proposte hanno iniziato a trovare cittadinanza.

 

Roma, 8 novembre 2012
Comunicato pubblicato su www.ipasvi.it

STAMPA L'ARTICOLO