Professionisti e “promiscuità digitale”: tra pubblico e privato i confini etici e giuridici


Social, vita privata e vita pubblica, la “promiscuità digitale” è quotidianità ma ci sono dei confini che è opportuno rispettare? Se si quali sono e come si connotano nell’alveo etico e giuridico?
Ne abbiamo parlato con l’Avvocata Marisa Marraffino del Foro di Milano, esperta in privacy e reati informatici.

Avv. Marraffino vogliamo ricordare quali sono le principali fonti normative che regolano l’uso dei social da parte dei professionisti sanitari in Italia?
Medici e infermieri devono rispettare codici deontologici che prescrivono di tenere condotte improntate al decoro anche al di fuori dell’esercizio della professione. Tra questi rientra anche l’uso corretto dei social network. L’art. 2104 del codice civile, poi, prevede l’obbligo di diligenza di ogni lavoratore. Per costante giurisprudenza, rilevano quindi anche le condotte extralavorative che abbiano un riflesso anche indiretto sulla prestazione.

Una definizione di “promiscuità” delle pagine social…
Una pagina social è promiscua se viene usata sia per finalità professionali che private, pubblicando ad esempio anche contenuti che si riferiscono alla vita extralavorativa.
Se un medico o un infermiere utilizzano i propri profili personali anche per lavoro devono stare attenti a mantenere un giusto contegno in ogni contesto. I social network per la giurisprudenza sono “luoghi aperti al pubblico”. I pazienti ormai cercano quasi sempre i medici e gli infermieri online e la professionalità passa anche dalla buona gestione dei profili social. Gli ospedali sono luoghi “delicati”, la soglia di attenzione dei professionisti deve essere alta nel rispetto dei pazienti.

Quali sono i rischi della “promiscuità” tra vita privata e professionale e quanto estesi sono?
Possono esserci conseguenze disciplinari come richiami, sospensioni fino al licenziamento nei casi più gravi quando viene leso irrimediabilmente il rapporto di fiducia con l’ospedale o la clinica privata. C’è in generale una sottovalutazione del rischio che nuoce alla professione sanitaria. La giurisprudenza, ormai, è piena di casi di lavoratori licenziati o sospesi per aver leso l’immagine del proprio datore di lavoro pubblicando post inopportuni o addirittura offensivi.

Dove iniziano i confini etici per un professionista sanitario? E quelli giuridici?
Ci sono casi che difficilmente potrebbero dar luogo a sanzioni disciplinari, come il medico o l’infermiere che pubblica scene di vita privata, come feste goliardiche o scherzi con amici al di fuori dell’ospedale ma che possono in ogni caso ledere il rapporto fiduciario col paziente. Si sconfina nella condotta giuridicamente sanzionabile quando la condotta lede l’immagine o pregiudica il rapporto fiduciario con l’ospedale o la clinica privata. Ad esempio a Sassari è stato licenziato un infermiere che durante l’orario di lavoro si era travestito da personaggio di un film horror per fare uno scherzo alle colleghe e aveva postato gli scatti sui social network.
La clinica aveva ricevuto diverse segnalazioni da pazienti e utenti. Per il tribunale non va trascurato il modello diseducativo della condotta dei dipendenti anche in relazione alla funzione esercitata. Il licenziamento per giusta causa è stato ritenuto legittimo (Sentenza Tribunale di Sassari n.387 del 22/12/2021).

Tre motivi per evitare la “promiscuità” e quali suggerimenti per farlo?
Bisogna ricordarsi che scene che a noi sembrano “innocue” rischiano in realtà di compromettere la nostra professionalità, di ledere l’immagine dell’ospedale per cui si lavora e il rapporto con i pazienti.
Si è medici o infermieri sempre, anche al di fuori dell’orario di lavoro. La domanda da porsi è se un paziente vedesse quelle fotografie o quei video quale idea si farebbe di me?
Se quei contenuti potrebbero, anche soltanto astrattamente, nuocere alla mia professionalità meglio evitare di pubblicarli. In ogni caso, sempre meglio privatizzare i propri profili che vengono usati in maniera promiscua, limitandone la visibilità pubblica.
C’è anche un utilizzo positivo dei social network, soprattutto quelli professionali come Linkedin, che può contribuire alla divulgazione scientifica e creare utili contatti professionali. In questi casi occorre soprattutto stare attenti a non diffondere notizie che non siano autorevoli o accreditate scientificamente.

Marina Vanzetta
22 luglio 2025

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