La ricerca storica


In un evento promosso a Milano – il 18 giugno scorso – da Accademia Scienze Infermieristiche (ASI) dal titolo ” L’identità infermieristica oggi: eredità e prospettive nel solco di Marisa Cantarelli” tra le tante sollecitazioni e riflessioni, una in particolare mi ha colpito: il passato c’è ma non è il presente e non è il futuro. Immediate sono state alcune domande, forse un po’ provocatorie, a Edoardo Manzoni – Storico dell’assistenza infermieristica, Filosofo, Direttore Generale dell’Istituto Palazzolo di Bergamo – sul senso della ricerca storica.

Prof. Manzoni perché fare ricerca storica e a che cosa serve se il passato c’è ma non è il presente e non è il futuro?
La storia siamo noi. Concentrandoci sugli infermieri distinguiamo, didatticamente, la storia dell’assistenza dalla storia della assistenza infermieristica. La storia dell’ad-sistere, del curare accompagna da sempre e per sempre la storia della umanità. Lo stare vicino è caratteristica ontologica dell’umano che rispetto al mondo animale ha avuto bisogno di costruire il suo ambiente sociale sviluppando, anche in ambito assistenziale, pratiche, riti, simboli, universi interpretativi, pratiche fattuali. Alla necessità dell’assistere di tutto il regno animale, e non solo, l’uomo così povero di istinto, ha aggiunto consapevolezza e pensiero organizzato.
L’assistenza infermieristica è invece un fenomeno storico, e come tale va studiato. Nato alla metà del XIX° secolo, racconta le vicende di un pensiero ed un corpus professionale fondamentale per comprendere le società.
La stoia ci consegna tuttavia esperienze pre-ottocentesche straordinarie, come quelle dei riformatori dell’assistenza tra XVI° e XVII° secolo le quali però non sono riuscite a scalfire il pensiero dominante della necessità e volontà di creare uno stare vicino infermieristico.
Quando diciamo che la storia siamo noi, quindi, ci riferiamo all’oggetto stesso della indagine storica infermieristica che è l’uomo stesso, l’umano, il suo prodursi culturalmente, il suo bisogno di recitare il necessario copione dell’assistere.
Fare ricerca storica è quindi sapere da dove veniamo, quali sono le sopravvivenze e le rotture, quali fasi attraversa la storia e se essa riproduce, come sosteneva Vico in corsi e ricorsi.
Un paio di esempi.
Il mondo esce da una pandemia che ha sconvolto l’umanità e la nostra idea di protezione tecnica. Studiare la storia delle epidemie, che ha nutrita letteratura, avrebbe fatto evitare molti errori.
Oppure un altro esempio si riferisce al fatto che quando un cittadino oggi va in ospedale si usa l’espressione che si ricovera. Espressione tecnicamente senza senso ma esattamente uguale al modo di dire degli ospedali dell’Alto medioevo.

Quali sono gli ambiti in cui, in funzione del senso della ricerca storica, va orientato il suo sviluppo e l’approfondimento?
La ricerca storica disciplinare è molto ampia per le caratteristiche proprie del fenomeno di indagine. Affonda i suoi interessi nella storia del femminile, degli ospedali, delle architetture e monumenti, dei mondi culturali.
L’importante è distinguere la ricerca storica dal racconto.
La ricerca si fa sulle fonti e solo sulle fonti, quali tracce che ci sono pervenute dal passato.
Fonti primarie e secondarie descritte e classificate secondo rigorosità metodologica uguale per tutta la ricerca storica.
Le tracce che ricostruiamo e tracciamo non sono per noi ma per le comunità scientifiche infermieristiche e di altre discipline.
La domanda di fondo, l’ambito fondamentale, risponde ad alcune semplici domande. Cosa era l’assistenza/assistenza infermieristica? Come venivano identificate le figure che se ne occupavano? A chi era rivolta? Quale visione della salute?

Nell’evento citato in apertura, si è parlato, oltre che dell’importanza della ricerca per dare sostanza alla disciplina, anche della irrinunciabilità della filosofia infermieristica. Lei è anche filosofo, come si potrebbe coniugare la filosofia con l’infermieristica per dare concretezza alla filosofia infermieristica e come metterla a terra per orientare la cura e i suoi esiti?
La parola filosofia trae in inganno i più. La si pensa una attività astrusa, non legata alla realtà, di pura speculazione. Non è così non c’è nulla di più reale e concreto della filosofia. Quando parliamo di filosofia di assistenza infermieristica intendiamo anzitutto uno sguardo infermieristico sul mondo, un punto di vista preciso che guarda la realtà umana, le organizzazioni, la formazione, la ricerca e la pratica clinica con uno sguardo orientato.
La conoscenza vera, quella epistemologica e non l’opinione, conosce una sola dimensione: la profondità. Essa ha il dovere morale e sociale di approfondire se stessa per scoprire ciò che non sappiamo, rafforzare ciò che ci pare trasparire e consolidare quanto risulta evidente.
La conoscenza diventa disciplina nel momento in cui sa circoscrivere il suo sguardo sul mondo nell’universo di bisogni umani (oggetto di studio ovvero il cosa), sa identificare la meta a cui dirigere questo sguardo (scopo, ovvero il perché) e sa introdurre tutti i metodi capaci di consolidarsi e dare un contributo reale alla necessità sociale (metodo, ovvero il come).
Una disciplina cammina nella verosimiglianza temporanea quando sa tenere unito il perché, il cosa, il come.
L’assistenza infermieristica è ormai una disciplina consolidata, di tipo prescrittivo in quanto non si accontenta di descrivere l’uomo nel suo ideale di perfettibilità ma di accompagnarlo concretamente nel quotidiano verso risultati positivi che chiamiamo, sommariamente, salute.
Ciò che oggi chiamiamo competenze avanzate, approfondimento, specializzazione della conoscenza sono solo quindi percorsi di profondità. Una disciplina non valica i suoi confini, il suo proprium disciplinare, ma lo scava alla ricerca di migliori risposte per i cittadini. In questo senso si differenzia dalla Tecnica, la quale, ha come obiettivo ultimo il continuo superamento di sé stessa.
La profondità non è mai raggiunta per natura; essa chiede un lavoro continuo, paziente e rigoroso. La letteratura specifica, sostiene che la conoscenza evolve per rivoluzione o evoluzione. La rivoluzione scientifica, potremmo dire le scoperte che sconfermano le nostre certezze fino a quel momento, sono un modus non frequente e soprattutto si vanno rarefacendo nelle società complesse. I programmi di ricerca, assai più presenti e fervidi, lavorano per una ricerca conoscitiva di tipo evolutivo. Il nostro sapere si muove per ardite ipotesi e spietate confutazioni come recita il famoso testo di Karl Popper.
Formuliamo ardenti ipotesi conoscitive e poi torniamo alla pratica clinica – alla vita – per tentare di falsificarle e, se si dimostrano non confutabili, le dichiariamo temporaneamente valide. In questo affascinante cammino conoscitivo navighiamo sempre più nella profondità per affrontare i nuovi bisogni o il nuovo manifestarsi di bisogni consolidati.
Così la nostra disciplina viene messa continuamente alla prova dalle cose nuove che chiamiamo esuberi empirici.
L’esubero empirico ci interroga, ci spinge verso la necessità sociale attuale e futura, ci porta ad avanzare nel realizzare concretamente la promessa di cura del cittadino.
Quindi, nessuna distanza tra teoria e prassi, solo la filosofia dell’assistenza infermieristica può mettere a fuoco i risultati attesi e gli esiti finali.

Quale direzione, per concludere, deve prendere la ricerca storica per capire il presente in funzione del domani dell’infermieristica?

Alla fine del secondo dopoguerra, il mondo stesso sembra perduto. Molti filosofi e storici del periodo affermavano che le atrocità commesse avevano definitivamente fatto tramontare l’idea dell’umano. Purtroppo la cronaca e la storia continuano a consegnarci disgrazie immani che ancora ci interrogano sulle capacità dell’uomo di essere degno della sua cura di umanità.
Heidegger è tra gli sconfitti del tempo e, desolato, torna al suo paese natale. Passeggiando in un modesto giardino osserva una possente quercia. Dandone resoconto dice: “La quercia stessa diceva che, solo nel crescere, viene fondato ciò che dura e dà frutti: che crescere significa: aprirsi alla vastità del cielo e, al tempo stesso, affondare le proprie radici nell’oscurità della terra; che tutto ciò che è solido fiorisce, solo quando l’uomo è, fino in fondo, l’uno l’altra: predisposto a quanto gli è richiesto dal cielo più elevato e ben protetto nel rifugio della terra che tutto sorregge” (Heidegger).
La ricerca storica si deve soffermare sulle radici con il compito di descriverle, comprenderle, darne un orizzonte di senso. Solo così l’infermieristica potrà emettere foglie nuove.

Marina Vanzetta
4 luglio 2025

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