La revisione narrativa della letteratura: aspetti metodologici

ISSN: ISSN 2038-0712 – L’Infermiere 2023, 60:3, e131 – e141 - DOI: 10.57659/SSI.2023.012

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Riassunto

La revisione narrativa della letteratura è una metodologia molto utilizzata in ambito infermieristico per fornire una panoramica su un determinato argomento. Con finalità di chiarire la natura delle revisioni narrative e i passaggi principali da percorrere per la progettazione, conduzione e pubblicazione, sono stati sintetizzati: le conoscenze metodologiche disponibili su PubMed e CINHAL, i pareri di tre Editori di riviste e l’esperienza maturata da ricercatori italiani a non, leggendo i loro lavori. Le revisioni narrative riflettono un metodo di studio a sé stante, che persegue finalità specifiche nel panorama metodologico delle possibili revisioni. Pur applicando un approccio meno rigoroso di quello delle revisioni sistematiche, esse non riflettono una semplice alternativa a queste, ma perseguono specifiche finalità con propri metodi. Le revisioni narrative sono utili laddove non sono disponibili (o possibili) revisioni sistematiche; su temi fonte di dibattito, articolati; ma anche come ‘precursore’ della revisione sistematica. Le revisioni narrative sono complesse da progettare sul piano metodologico perché non ci sono indicazioni precise per il loro sviluppo; sono altrettanto articolate dal punto di vista della presentazione dei risultati perché richiedono capacità di sintesi tipica dell’esperto. La loro produzione può costituire un’eccellente risorsa per l’aggiornamento e lo studio sia per i docenti che per studenti e professionisti (ad esempio, nella formazione continua).

Parole chiave: Revisione narrativa; metodologia; processo di scrittura.

Narrative review of the literature: methodological approaches
ABSTRACT
The narrative review of the literature is a methodology widely used in nursing to provide an overview of a given topic. With the aim of clarifying the nature of narrative reviews and their main methodological steps in planning, conducting, and publishing them, the scientific knowledge available on PubMed and CINHAL, the opinion of three Journal Editors and the experience of Italian and non-Italian researchers, were collected and summarized. Narrative reviews reflect a method, which pursues specific goals in the methodological landscape of possible reviews. While applying a less rigorous approach than that necessary to conduct systematic reviews, they do not reflect a simple alternative to them, but pursue specific aims with their own methods. Narrative reviews are useful where systematic reviews are not available (or possible); when there is a need to summarise evidence available on discussed and articulated issues; and also as a ‘precursor’ of systematic reviews. Narrative reviews are methodologically complex to conduct because there are no specific indications for their development; they are equally complex from the point of view of the summary of the findings because they require critical skills and expertise. They can be an excellent resource for study both for teachers and for students, as well as for professionals (for example, in their continuous education).

Key words: Narrative review; methodology; writing process.


PILLOLA METODOLOGICA

INTRODUZIONE
Le revisioni della letteratura sono un metodo di ricerca molto utilizzato che ha visto nel ventunesimo secolo una proliferazione delle metodologie e delle tecniche generando nuovi approcci, come le revisioni integrative, le scoping e le rapid review (Aveyard e Bradbury-Jones, 2019). In generale, tutte le revisioni hanno la finalità di approfondire problemi o concetti già esplorati attraverso studi primari, identificando e sintetizzando le evidenze e facendo emergere i gap di conoscenze e le eventuali controversie su un determinato argomento (Silva et al., 2022). Per renderle ancora più fruibili, valide e informative, numerose istituzioni come ad esempio la Cochrane Collaboration (https://www.cochrane.org/), il Centre for Reviews and Dissemination (https://www.york.ac.uk/crd/) e il Joanna Briggs Institute (https://jbi.global/), hanno creato e diffuso linee guida per la progettazione e la conduzione delle revisioni, dando vita a diversi framework metodologici (Aveyard e Bradbury-Jones, 2019).
In ambito infermieristico, le revisioni più utilizzate sono quelle sistematiche che adottano un metodo rigoroso, riproducibile, trasparente e che implica la valutazione della qualità degli studi inclusi; molto diffuse sono anche le revisioni integrative, denominate ‘semi-sistematiche’ che includono studi qualitativi e quantitativi (Silva et al., 2022). Le revisioni narrative, focus di questo articolo, sono altrettanto utilizzate: spesso elaborate da esperti dell’argomento (Agarwal et al., 2023), costituiscono anche la base delle tesi elaborate dagli studenti. Esse sono definite come ‘un riassunto scientifico che include interpretazione e critica della letteratura’ (Greenhalgh et al., 2018) e, in generale, non richiedono una metodologia rigorosa, in quanto più flessibili (Aveyard e Bradbury-Jones, 2019). La loro realizzazione, infatti, non è regolamentata da standard o linee guida specifiche: ne deriva una progettazione, conduzione e redazione spesso complessa e guidata dal solo sapere esperienziale. Proprio con finalità di chiarire la natura delle revisioni narrative e i passaggi principali da percorrere per la progettazione, conduzione e pubblicazione, è stato realizzato questo contributo metodologico, sistematizzando e combinando il sapere documentato e quello esperienziale. Questa sintesi non vuole essere una guida che esorta a concentrarsi su tappe specifiche (ad esempio, come disegnare una strategia di ricerca), perché di per sé la revisione narrativa è libera da vincoli (Greenhalgh et al., 2018): tuttavia, un’attenzione al metodo può distinguere le ‘buone’ revisioni narrative da quelle ‘meno buone’.

LA REVISIONE NARRATIVA
La revisione narrativa è annoverata tra gli approcci tradizionali e generici di revisione, volta ad offrire una panoramica su una tematica, aggregando la letteratura prodotta in un campo di interesse (Silva et al., 2022). Viene definita anche come una ‘sintesi narrativa’ degli studi disponibili in un settore, senza articolare (e seguire) rigorosi metodi né per individuare i lavori pubblicati e neppure per sintetizzarli (Aveyard e Bradbury-Jones, 2019). In generale, questa metodologia è utilizzata quando è necessario mettere a punto e sintetizzare le conoscenze su problematiche rilevanti oppure di interesse attuale (Silva et al., 2022); un esempio è quella condotta da Chiappinotto e colleghi (2022) sull’utilizzo delle videochiamate tra persone assistite e familiari, quando le visite in presenza erano state limitate o sospese durante il periodo pandemico; oppure quella prodotta da Lucchini e colleghi (2023) che hanno individuato un gap di conoscenze sugli interventi infermieristici per migliorare il comfort della persona a cui è stata applicata una pressione positiva continua delle vie aeree (CPAP) con un casco, intervento molto utilizzato non solo nelle terapie intensive. Tuttavia, quando ha senso condurre le revisioni narrative, la cui peculiarità è diventata più chiara dagli anni ’90, quando quelle sistematiche sono state definite, è spesso oggetto di dibattito: per questo abbiamo chiesto a tre Editor di riviste (due internazionali e una nazionale) in quali casi ritengano ancora opportuna una revisione narrativa e sarebbero favorevoli a pubblicarla e/o leggerla (Tabella 1).
Facendo il confronto con le principali tipologie, possiamo rintracciare alcune caratteristiche che differenziano la revisione narrativa dalle altre revisioni (Grant et al., 2009; Tabella 2). In generale, la revisione narrativa mira a fornire un’analisi della letteratura recente, senza adottare metodologie rigorose (revisione sistematica) o tecniche statistiche (metanalisi), sottolineare e confrontare correnti di pensiero (state-of-art review) o valutare criticamente la qualità della letteratura prodotta e/o il grado di innovazione concettuale (revisione critica) (Grant et al., 2009). La strategia di ricerca può essere globale, basata sull’inclusione di articoli di più database e di diverse tipologie, compresa anche la letteratura grigia, riguardanti una tematica ampia o specifica, oppure mirata ad un particolare argomento e che richiede pertanto una ricerca limitata secondo criteri definiti; può prevedere l’inclusione di studi primari e secondari, senza imporre al ricercatore di limitare il tempo di pubblicazione degli articoli (come le mapping, le rapid e le scoping review) o l’ambito (come le mapping e le scoping review) e senza la pretesa di effettuare una ricerca esaustiva (come ad esempio, nel caso delle revisioni sistematiche, le metanalisi o le state-of-art review) (Grant et al., 2009). La valutazione della qualità degli articoli è opzionale e di solito non viene condotta; la sintesi è tipicamente narrativa e non necessita di particolari tabulazioni o grafici (Grant et al., 2009). In altre parole, nella revisione narrativa l’enfasi è sul ‘pensiero e sull’interpretazione’ in un processo ‘evidence-informed’ rispetto a quello ‘evidence-based’, tipico delle revisioni sistematiche in cui prevale l’enfasi sul metodo (Greenhalgh et al., 2018).

Tabella 1 – L’opinione degli Editor.

Le revisioni narrative presentano alcuni aspetti peculiari, tra cui: l’assenza di chiari criteri metodologici per la conduzione, aspetto che ne minaccia la riproducibilità da parte di altri ricercatori; la mancanza di un protocollo di ricerca pubblicato, che definisca chiaramente le scelte metodologiche; l’elevato rischio di bias di selezione, in quanto gli articoli vengono selezionati in maniera arbitraria, non essendo definiti a priori i criteri di inclusione ed esclusione; la possibilità che gli autori includano solamente studi a supporto ed escludano quelli che hanno conclusioni opposte a quelle auspicate; nonché la possibilità di bias nell’interpretazione dei risultati, che può influenzare le conclusioni (Grant et al., 2009; Greenhalgh et al., 2018; Silva et al., 2022). Per queste ragioni metodologiche, le revisioni narrative sono molto criticate e considerate inaffidabili; tuttavia, quelle ben condotte possono ancora avere un ruolo importante nell’offrire una panoramica su una tematica diagnostica, assistenziale e terapeutica. È, infatti, continuo il dibattito che vede le revisioni sistematiche e narrative quasi in competizione, tra coloro che sostengono le prime (collocate a livello superiore anche nella piramide delle evidenze) e coloro che sottolineano l’importanza delle seconde per la capacità di provvedere un’argomentazione autorevole, basata su una conoscenza informata e convincente per un pubblico di colleghi esperti (Greenhalgh et al., 2018). Proprio per contrastare i limiti metodologici, è necessario scegliere con attenzione l’argomento, la domanda di ricerca, i database; condurre con altrettanta attenzione il processo di screening degli articoli, l’analisi e la sintesi. È molto importante che il lavoro sia ‘buono’ in termini metodologici che di contenuto: solo in questo modo anche una revisione narrativa può essere utile alla clinica, all’organizzazione o alla formazione. Anche per questa ragione sono state approvate di recente linee guida per la valutazione critica delle revisioni narrative (Scale for the Assessment of Narrative Review Articles; Baethge et al., 2019) che possono diventare utili anche per la loro progettazione e conduzione.

Tabella 2 –Caratteristiche delle principali tipologie di revisioni (Grant et al., 2009).

Progettare una revisione narrativa: aspetti metodologici

Scelta della tematica
Nella scelta della tematica valgono le stesse regole di una revisione sistematica. Spesso siamo attratti da topic di ricerca affascinanti, particolari o di nicchia; tuttavia, è fondamentale interrogarsi sulla rilevanza dell’argomento per la pratica clinica, l’organizzazione, la formazione e la ricerca, ovvero sulla sua utilità per la comunità infermieristica (Ozonoff e Grandjean, 2022).
Qualora non si sia esperti nell’ambito scelto per la revisione, è importante realizzare una ricerca preliminare per comprendere quanto è stato prodotto sull’argomento e capire se esiste letteratura sufficiente a supporto, tenendo sempre in considerazione che l’obiettivo primario è offrire una panoramica generale su una tematica. Questa prima ricerca permetterà da una parte di chiarire le idee e di focalizzare la revisione, definendola nel dettaglio; dall’altra, consentirà di raccogliere tutti gli elementi importanti per formulare le successive tappe. Inoltre, possono essere considerati i criteri FINER (Feasible, Interesting, Novel, Ethical, Relevant) che, pur non specifici per la revisione narrativa, possono guidare la scelta della tematica (Willis, 2023). Anche la revisione narrativa dovrebbe infatti essere:
Fattibile: tenendo in considerazione aspetti oggettivi, quali ad esempio il tempo e le risorse disponibili (ad esempio, l’accessibilità ai database);
Interessante: la tematica dovrebbe essere interessante sia per il ricercatore che si impegna nel lavoro, sia per i colleghi e la comunità a cui la revisione è indirizzata;
Innovativa: evitando di ripetere revisioni appena condotte;
Etica: ad esempio, evitando bias di selezione includendo solo gli studi a favore delle proprie convinzioni;
Rilevante: ad esempio, per la didattica, gli infermieri clinici e la comunità infermieristica.
Ambiti tematici contraddittori, che hanno raccolto punti di vista diversi e/o poco consenso, possono diventare buoni punti di partenza per una revisione narrativa (Agarwal et al., 2023). Diversamente, quando l’argomento è di nicchia oppure molto innovativo, non è opportuno progettare una revisione narrativa considerata la scarsità di letteratura da riassumere e su cui riflettere (Chaney, 2021).

La domanda di ricerca
Definire la domanda di ricerca è fondamentale per guidare lo sviluppo della revisione narrativa (Schardt et al., 2007): infatti, una buona strutturazione della domanda permette di identificare i successivi passaggi metodologici e individuare le parole chiave con cui interrogare i database. Tuttavia, nel caso delle revisioni narrative, le domande sono generalmente più ampie e non esistono indicazioni specifiche per la loro formulazione (Silva et al., 2022). Per i ricercatori poco avvezzi alla costruzione di quesiti di ricerca può essere utile fare riferimento ai framework disponibili, quali ad esempio il PICOT (Patient/Problem, Intervention, Comparison, Outcome, Timeframe) o lo SPIDER (Sample, Phenomenon of Interest, Design, Evaluation, Research type) (Cooke et al., 2012). Il primo, usato nelle revisioni sistematiche che includono studi di intervento (Cooke et al., 2012), può essere adattato anche a quelle narrative declinando le componenti che rispondono al quesito di interesse:
P: persona o problema, ovvero la tipologia di soggetti di interesse, la loro patologia o condizione, o la situazione in cui si trovano. Più rigorosa è la descrizione, più precisa sarà la ricerca;
I: intervento, ovvero l’intervento, il fenomeno, il fattore di rischio o il test diagnostico di interesse;
C: confronto, ovvero l’alternativa all’intervento descritto; in alcuni casi, lo standard assistenziale utilizzato (ad esempio, la pratica routinaria);
O: outcome, ovvero il risultato o l’esito di interesse;
T: tempo, il periodo temporale considerato per la ricerca.
Nella produzione italiana, si possono rintracciare esempi concreti in cui la revisione narrativa è stata costruita sulla base del modello PICOT: ad esempio, recentemente è stata pubblicata una revisione che rispondeva al quesito ‘Quali sono le conseguenze derivanti dalle restrizioni alle visite dei familiari nelle residenze per anziani durante il periodo pandemico?’ (Riva-Rovedda et al., 2023). Altre strategie per formulare il quesito, pur nella specificità delle revisioni narrative, sono stati ben enunciati dai colleghi Lazzari et al. (2015) a cui può essere aggiunto anche il modello SPIDER, sviluppato e adattato a partire dal PICOT (Cooke et al., 2012) e di estrema utilità quando l’ambito è stato investigato soprattutto con studi qualitativi o mixed-methods (Cooke et al., 2012):
S: campione, descrive la popolazione di interesse;
PI: fenomeno di interesse, simile alla ‘I’ del PICOT, si riferisce al fenomeno (trattamento, comportamenti, esperienze);
D: disegno, a quali disegni di studio siamo interessati;
E: valutazione, sostituisce la ‘O’ del PICOT e riguarda sia esiti oggettivi (osservabili) che soggettivi;
R: di ricerca, ovvero la tipologia di revisione che vogliamo condurre.

I database
Arrivati a questo punto, è il momento di condurre la prima fase pragmatica della revisione: la ricerca degli articoli nei database. Anche in questo caso, non esistono regole su quali database utilizzare, né quanti includerne. In genere, i più rilevanti sono PubMed, Cumulative Index to Nursing and Allied Health Literature (CINAHL), Scopus, Web of Science, il Cochrane Library (per le revisioni sistematiche), oppure quelli più specifici, come ad esempio PsychINFO per l’ambito psicologico/psichiatrico. Nelle revisioni narrative, è possibile includere anche letteratura grigia, come tesi di laurea, atti o abstract di congressi, convegni e seminari o le linee guida rintracciabili tramite motori di ricerca libera. Ad esempio, di recente Erricchiello e colleghi (2023) hanno condotto una revisione narrativa sulle indicazioni sul trapianto di midollo e sulle sue complicanze, includendo nella loro ricerca anche quanto riportato sui libri di testo.
Per condurre la revisione, è necessario strutturare una stringa, mettendo insieme le parole chiave che sono individuate grazie al lavoro già condotto per costruire ad esempio il PICOT (o lo SPIDER). In particolare, deve essere individuata la parola che racchiude il significato di ciascun elemento previsto nella domanda di ricerca ed è inoltre necessario ricercare tutti i possibili sinonimi: maggiore sarà il numero di parole incluse nella stringa di ricerca, più puntuale e mirata sarà la ricerca.
A questo punto, le parole individuate andranno unite grazie agli operatori boleani AND, OR oppure NOT: (a) AND permette ai sistemi di combinare le parole e di produrre risultati che includono gli studi che hanno nel testo tutte le parole chiave; (b) diversamente, OR permette di rintracciare solo gli studi che includono almeno una delle parole chiave considerate; (c) infine, NOT esclude i risultati che contengono la parola chiave posizionata dopo questo operatore booleano (Aliyu, 2017).

Lo screening degli articoli
Anche per questa fase non esistono indicazioni specifiche per la revisione narrativa, in cui sono pertanto declinate le regole valide per altre tipologie di revisione. Il processo di screening non prevede la definizione a priori dei criteri di eleggibilità, come avviene per altre tipologie di revisione come quella sistematica (Silva et al., 2022). I ricercatori possono usare anche il metodo ‘cherry pick’ (‘scegliere selettivamente’), individuando in modo critico e giudizioso le fonti più rilevanti (Baethge et al., 2019). Tuttavia, possono definire dei criteri di ‘inclusione’ e di ‘esclusione’, anche se la decisione finale permane arbitraria. I criteri di inclusione descrivono le caratteristiche che permetteranno ad uno studio di essere incluso e possono fare riferimento a diversi elementi, quali la popolazione (ad esempio, riguardare solo gli infermieri che lavorano in terapia intensiva), l’intervento (ad esempio, solo gli interventi non farmacologici per alleviare il dolore), gli outcome (ad esempio, solo gli articoli che descrivono gli esiti sensibili alle cure infermieristiche in campo oncologico), la tipologia degli studi (ad esempio, solo studi osservazionali) oppure il periodo storico (ad esempio, quello pandemico). Ad essi possono essere aggiunti dei limiti (ad esempio, solo gli ultimi anni, solo in lingua inglese) per rendere ancor più specifica la ricerca. Al contrario di quelle sistematiche, nelle revisioni narrative possono essere incluse anche le revisioni rintracciate nei database. I criteri di esclusione, invece, definiscono i parametri per cui gli articoli non saranno inclusi: essi non sono semplicemente il contrario di quelli di inclusione, ma devono riflettere aspetti che si vuole specificamente escludere.
Una volta definiti i criteri, verrà effettuato lo screening degli articoli, includendo quelli che rispondono ed eliminando quelli che non rispondono ai criteri definiti: questo processo potrà essere effettuato anche da un solo ricercatore, perché non è necessario il doppio controllo richiesto nella revisione sistematica.
Anche nella lettura e analisi di ogni singolo studio non esiste un processo definito. Ad esempio, nelle revisioni sistematiche, come indicato dalle linee guida Preferred Reporting Items for Systematic reviews and Meta-Analyses (PRISMA) (Page et al., 2021), va prima letto il titolo e l’abstract e, per quegli articoli che rispondono ai criteri di inclusione, si procede con la lettura del full text. Come peraltro per gli altri passaggi metodologici, il livello di dettaglio con cui è riferito l’intero processo di screening, è variabile: ad esempio, Persiani e colleghi (2023) nella loro revisione narrativa sugli strumenti di accertamento del rischio di violenza in pronto soccorso, hanno riferito i criteri di inclusione e di esclusione e l’intero processo di screening solo in tabella e in modo davvero sintetico nella sezione dei metodi.
Una volta concluso lo screening, gli studi inclusi saranno analizzati e sintetizzati.

L’analisi e la sintesi degli studi
Come per le altre revisioni, è possibile costruire una tabella, denominata ‘griglia’ o ‘tabella di estrazione’, composta da quante colonne tanti quanti elementi sono ritenuti importanti. Tuttavia, essendo lo scopo delle revisioni narrative quello di offrire una panoramica del tema in oggetto, non sempre è necessario utilizzare griglie di estrazione, mentre tabelle e grafici, oppure mappe concettuali, potranno supportare la presentazione dei risultati. Per ogni articolo potranno quindi essere selezionate ed estratte le informazioni più rilevanti che verranno riportate graficamente o nelle tabelle. Per costruire questi supporti è importante riflettere sulla domanda di ricerca a cui si vuole rispondere: può non essere sufficiente riportare una colonna per ogni sezione degli articoli inclusi (ad esempio, obiettivi, metodi) perché se riteniamo importante, ad esempio, le caratteristiche di un intervento, sarà necessario riservare una colonna specifica che descriva il tipo di intervento, quando è stato somministrato, ogni quanto tempo, da parte di chi e così via.
La sintesi degli studi inclusi costituisce la base dei risultati, che nella revisione narrativa non ha una struttura definita e lineare. Si parla, infatti, di una ‘sintesi narrativa’ come una forma di narrazione, in cui i ricercatori riassumono e ricostruiscono ‘una storia affidabile’ di un ambito di ricerca, partendo dagli studi inclusi e producendo un riepilogo delle informazioni estratte (Grant e Booth, 2009). Questa ‘storia’ potrebbe essere sviluppata attorno:
– Alla tematica di interesse (sintesi tematica), indicando perché è importante e le sue principali caratteristiche documentate in letteratura; ad esempio, Saiani e colleghi (2010), nella loro revisione sull’assistenza infermieristica notturna, hanno indicato perché è importante, le principali conoscenze disponibili e gli standard di qualità di una ‘buona assistenza notturna’;
– Alla storia della tematica, indicando da quando è studiata (sintesi cronologica). Ad esempio, nell’articolo di Palese e colleghi (2023) è stata fatta una sintesi storica degli scioperi condotti da infermieri per fornire una sintesi delle informazioni disponibili su quanto sta accadendo nei giorni nostri;
– Ai possibili modi per prevenire o gestire un problema, a come può essere diagnosticato e quanto è diffuso. Ad esempio, Apostoli e Lo Palo (2015) nel campo delle lesioni da decubito e Pavan e Palese (2015) in quello della sindrome post traumatica da stress, che hanno descritto le diverse strategie preventive e diagnostiche;
– Alle somiglianze o differenze tra strumenti o concetti descritti negli studi inclusi (sintesi concettuale). Ad esempio, Rossetti e colleghi (2016) hanno descritto strumenti di valutazione della complessità dei pazienti, mentre Sist e colleghi (2012) hanno descritto i concetti disponibili in letteratura sulle Missed Care;
– Ai possibili limiti degli studi, senza tuttavia condurre una valutazione qualitativa (Popay et al., 2006).
La ‘sintesi narrativa’ nella revisione narrativa degli studi (quanti ne sono stati effettuati sino ad ora? In quale periodo? Su quali popolazioni? Con quali metodi?) e quindi dei risultati (ad esempio, Downey et al., 2018) richiede un approccio creativo, esperto sulla tematica, e bilanciato tra le diverse componenti. Si tratta di una tappa complessa che deve essere condotta in modo esperto o guidato (per i novizi) al fine di assicurare valore alla revisione stessa.

Scrivere il report o articolo
Una revisione narrativa può essere diffusa tra i colleghi in forma di report; oppure trovare uno spazio di pubblicazione in una rivista professionale o accademica; o ancora essere pubblicata in forma di capitolo di libro. Scegliere la sede dove pubblicarla non è facile: per prima cosa va verificato con molta onestà il valore della revisione narrativa e il suo interesse potenziale, se a livello nazionale e in lingua italiana, oppure in una rivista internazionale generalmente in inglese. A volte è suggerita una rivista con circuito nazionale quando l’argomento è rilevante nel nostro contesto e la lingua italiana potrebbe facilitarne la disseminazione. Tuttavia, le revisioni narrative non sono facilmente pubblicabili. Basti pensare che, svolgendo una rapida ricerca in PubMed negli ultimi cinque anni (2019-2023) con le stringhe ‘Nursing AND Systematic review’ prima e ‘Nursing AND Narrative review’ poi, i risultati descrivono 14640 revisioni sistematiche contro 2837 narrative. Per questo può essere importante riflettere bene se scegliere una rivista:
– Generalista, che tratta quindi un po’ tutti gli argomenti a livello internazionale (ad esempio, International Journal of Nursing Studies [https://www.us.elsevierhealth.com/international-journal-of-nursing-studies-0020-7489.html]) o nazionale (come Assistenza Infermieristica e Ricerca [https://www.air-online.it/]);
– Specialistica, che tratta particolari ambiti a livello internazionale (ad esempio, Intensive and Critical Care Nursing [https://www.sciencedirect.com/journal/intensive-and-critical-care-nursing]) oppure nazionale (come Scenario [https://scenario.aniarti.it/index.php/scenario]);
– Accademica (ad esempio, Journal of Advanced Nursing [https://onlinelibrary.wiley.com/journal/13652648?utm_source=google&utm_medium=paidsearch&utm_campaign=R3MR425&utm_content=Nursing&gclid=Cj0KCQjwj_ajBhCqARIsAA37s0yCjJo4xKHs8R1uje82vI3LjxchwJjZrcIc4hZ_c18YXrcKG4Db64caAkxCEALw_wcB]);
– Professionale (ad esempio, L’infermiere [https://www.infermiereonline.org/la-rivista/]).

Titolo, authorship e abstract
Il titolo dovrebbe essere conciso e precisare che si è svolta una revisiona narrativa: dovrebbe riuscire a catturare l’attenzione del lettore/della lettrice, in quanto spesso è il primo aspetto (e a volte l’unico) ad essere letto. Il titolo non dovrebbe essere ambiguo: ad esempio, non dovrebbe includere solo la parola ‘revisione’ perché potrebbe far pensare che si tratti di una revisione sistematica (Drury et al., 2023).
Le riviste generalmente hanno un limite di 10-15 parole per il titolo: anche per le revisioni narrative, la struttura più consigliata è : . Un buon titolo potrebbe essere costruito come segue: ‘Tecniche non farmacologiche per il contenimento del dolore associato a venipuntura nel bambino: revisione della letteratura’ (Tibaldo et al., 2020). Inoltre, è sempre raccomandabile utilizzare i MeSH term di PubMed oppure i termini dell’indice di CINAHL per fare in modo che l’articolo sia facilmente rintracciabile nei database (Drury et al., 2023).
L’authorship è una tematica molto delicata e dovrebbe essere discussa nel gruppo di ricerca quanto prima sulla base dei ruoli svolti da ciascuno. Alcune posizioni (prima, seconda, ultima e autore che si occuperà della corrispondenza [corresponding author]) assumono rilevante importanza in alcuni contesti, come ad esempio quello accademico. Anche nelle revisioni narrative si suggerisce di seguire le linee guida disponibili, quali ad esempio il Contributor Role Taxonomy (CRediT) che prevede il passaggio dal concetto di ‘authorship’ – basato solo sull’ordine degli autori- a quello di ‘contributorship’ (Allen et al., 2019), in cui devono essere elencate tutte le persone che hanno contribuito all’ideazione, creazione e scrittura di un lavoro, siano essi autori formali, che ricercatori citati nei ringraziamenti, basandosi sul principio di ordine in base al contributo offerto (ad esempio: concettualizzazione, sviluppo e disegno della metodologia; gestione dei software; raccolta e analisi dei dati; stesura delle bozze dell’articolo; gestione della parte grafica; coordinamento del progetto) (Brand et al., 2015). Si suggerisce di utilizzare questo approccio anche nelle revisioni narrative pur consapevoli che alcune voci non saranno appropriate per la natura stessa di questo disegno di studio.
Anche nelle revisioni narrative l’abstract è una componente importante, in quanto è la prima sezione letta dai potenziali lettori. La sua struttura dipende dalla rivista scelta; come per altri studi, dovrebbe essere chiaro, conciso e fornire un panorama breve di quanto svolto. Di solito si basa su una breve introduzione in cui viene descritto il problema e le ragioni della revisione narrativa; il suo obiettivo; i risultati più importanti; le conclusioni e le implicazioni (Drury et al., 2023).

La struttura dell’articolo
Non esistono regole specifiche per scrivere una revisione narrativa: di solito l’introduzione delinea il problema di cui ci si è occupati, individua il gap che si intende colmare; la parte metodologica è poco sviluppata e non necessariamente deve descrivere gli approcci usati, i database, le stringhe di ricerca, le fonti emerse e il processo di screening. In altre parole, anche il metodo è descritto come una ‘storia’ senza necessariamente utilizzare il PRISMA (Page et al., 2021), poiché non è prioritario assicurare la riproducibilità dello studio (Rother, 2007). La limitata descrizione del metodo permette ad un lettore – quando nel titolo non è precisato il tipo di revisione – di comprendere se è di fronte ad una revisione narrativa.
La sezione dei risultati dovrebbe riportare una descrizione narrativa delle caratteristiche degli studi inclusi e dei principali contenuti, individuando le tematiche prevalenti e le discordanze tra gli articoli, sempre in forma di ‘storia’, fornendo quindi una panoramica sull’argomento trattato. Questa parte ospita le tabelle, diagrammi, mappe, figure, che rappresentano un complemento del testo (Agarwal et al., 2023). Di seguito, la discussione aiuta l’interpretazione dei risultati, descrivendo le novità emerse nei vari ambiti e le implicazioni per la clinica, l’organizzazione, la formazione o la ricerca in cui saranno tracciate linee future (Jawaid e Jawaid, 2019).
Possono essere anche indicati i limiti sintetizzando le criticità del metodo usato (Jawaid e Jawaid, 2019). Infine, le conclusioni, poste in chiusura dell’articolo, descrivono i messaggi finali, da apprendere, in maniera molto breve e senza referenze (Jawaid e Jawaid, 2019). Le referenze della revisione andranno citate in accordo alla Rivista scelta, anche se in generale quelli più utilizzati sono il sistema APA (https://apastyle.apa.org/style-grammar-guidelines/references/examples) e Vancouver (https://guides.lib.monash.edu/citing-referencing/vancouver).
A supporto della scrittura dell’articolo, gli autori possono utilizzare la Checklist Scale for the Assessment of Narrative Review Articles (SANRA) (Baethge et al., 2019) creata per valutare in modo critico le revisioni narrative, ma che può essere utile anche in fase di scrittura dell’articolo, come guida. In particolare, gli elementi valutati dalla checklist sono: la giustificazione dell’importanza dell’articolo per i lettori, in cui devono essere evidenziati i gap di conoscenze o descritto accuratamente il problema affrontato; la dichiarazione esplicita degli obiettivi dello studio e delle domande di ricerca; la descrizione della ricerca effettuata in letteratura, in cui tuttavia è sufficiente riportare le parole chiave e il tipo di letteratura inclusa; le referenze, ossia accompagnare le parti principali del testo con fonti; il ragionamento scientifico, in termini di scelta degli studi inclusi e del loro livello di evidenze; infine, la presentazione appropriata dei dati emersi, ossia una corretta e coerente presentazione dei risultati (Baethge et al., 2019).

CONCLUSIONI
Abbiamo costruito una sintesi metodologica sulle revisioni narrative mettendo a fuoco l’esperienza e i metodi documentati in letteratura, censendo alcuni esempi nazionali e internazionali e consultando tre Editori. Le revisioni narrative riflettono un metodo a sé stante, che persegue finalità specifiche nel panorama metodologico delle possibili revisioni. Pur applicando un approccio meno rigoroso di quello necessario per condurre revisioni sistematiche, non riflettono una semplice alternativa a queste, ma perseguono specifiche finalità con propri metodi. La revisione narrativa è utile laddove non sono disponibili (o possibili) revisioni sistematiche; su temi fonte di dibattito, articolati; quale ‘precursore’ della revisione sistematica. Le revisioni narrative sono complesse da condurre dal punto di vista metodologico perché non esistono linee guida per la progettazione e conduzione; sono altrettanto complesse dal punto di vista della presentazione dei risultati perché richiedono capacità di sintesi tipica dell’esperto. Per questo richiedono esperienza e competenza (o una buona guida, per i novizi). Dal punto di vista formativo, le revisioni narrative possono costituire un’eccellente risorsa per la preparazione e l’aggiornamento sia per docenti che per studenti e professionisti (ad esempio, nella formazione continua); possono anche costruire la base per capitoli di libro, materiali didattici o per lo studio.

Conflitto di interessi
Tutti gli autori dichiarano l’assenza di conflitto di interessi. Tutti gli autori dichiarano di aver contribuito alla realizzazione del manoscritto e ne approvano la pubblicazione.

Finanziamenti
Gli autori dichiarano di non aver ottenuto alcun finanziamento e l’assenza di sponsor economici.

STAMPA L'ARTICOLO

Bibliografia

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