RIASSUNTO
Introduzione Questo  studio ha lo scopo di introdurre la decontaminazione idroalcolica in  ambito chirurgico confrontando due modalità di antisepsi chirurgica  delle mani, già validate scientificamente.
Materiali e metodi  Lo studio pilota, della durata di 10 sedute operatorie, ha coinvolto  cinque strumentiste per interventi chirurgici – definiti “puliti” (per  esempio l’intervento di cataratta) – della specialità di oculistica  presso il blocco operatorio di Magenta dell’Azienda ospedaliera  “Ospedale Civile di Legnano”, per un totale di 50 interventi. Le  strumentiste hanno applicato alternativamente due modalità di antisepsi  chirurgica delle mani, ciascuna per cinque interventi consecutivi; è  stata rilevata la carica batterica dalle mani delle strumentiste, in  tempi diversi, tramite adesione dei polpastrelli su piastre di agar  triptosio per 10 secondi. Le due modalità di antisepsi chirurgica delle  mani prevedono un primo lavaggio comune, ovvero un lavaggio per 5 minuti  con una spugnetta monouso sterile imbevuta di triclosano e  l’asciugatura con un telino sterile. Dal secondo lavaggio in poi la  procedura differisce a seconda della modalità: lavaggio di 3 minuti con  acqua calda e spugnetta monouso imbevuta di triclosano (modalità 1);  frizione per 1 minuto e mezzo con un prodotto a base di triclosano e  alcol (modalità 2).
Risultati L’applicazione della  modalità 2 di antisepsi chirurgica delle mani ha ridotto  significativamente la carica batterica residua sino a ottenere, in  alcuni casi e all’ultimo riscontro di piastra, l’assenza completa di  colonie batteriche. E’ stato riscontrato che le strumentiste,  indipendentemente dalla modalità antisettica chirurgica delle mani  applicata, hanno curato maggiormente la pulizia della mano destra.
Conclusioni La  modalità 2 di antisepsi chirurgica delle mani ha evidenziato una  riduzione significativa della carica batterica residua, risultato che  non è stato raggiunto dall’altra modalità; è inoltre un procedimento più  rapido ed economico.
Parole chiave: lavaggio chirurgico, contaminazione mani, triclosano, alcol, piastra agar triptosio
 
Surgical scrub: a comparison between two methods
ABSTRACT
Introduction The aim of this study was to compare two methods of surgical hand antisepsis, which had already received scientific validation.
Methods  The study, lasted 10 operating sessions, involved five surgical  technologists of ophthalmology, at the surgical unit of the Hospital of  Magenta “Ospedale Civile di Legnano”, for a total of 50 interventions –  defined “clean” (i.e. cataract intervention). The surgical technologists  have applied alternately two methods of surgical hand antisepsis, each  for five consecutive interventions; the bacterial load was detected from  surgical technologists’ hands, at different times, by the adhesion of  the fingertips on tryptose agar plates for 10 seconds. The two methods  of surgical hand antisepsis share a common first step: washing for 5  minutes with a sponge soaked in sterile disposable triclosan and drying  with sterile drape. From the second step the washing procedure differs  depending on the method: washing for 3 minutes with warm water and  disposable sponge soaked with triclosan (method 1); clutch for 90  seconds with a product containing triclosan and 
alcohol (method 2).
Results  The method 2 of surgical hand antisepsis has significantly reduced the  bacterial load remaining on surgical technologists’ hands until  obtaining, in some cases and at the last reading of the tryptose agar  plates, the complete absence of bacterial colonies. Regardless by the  method of surgical hand antisepsis used, it was found that the surgical  technologists cleaned better the right hand.
Conclusions  The method 2 of surgical hand antisepsis led to a significant reduction  of the remaining bacterial load, a result that has not been achieved by  the method 1; it is also a quicker and cheaper method.
Keywords: surgical scrub, hands contamination, triclosan, alcohol, tryptose agar plates
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INTRODUZIONE
Tutti  gli operatori sanitari possono essere fonte di infezione e la modalità  più frequente di trasmissione delle infezioni nelle strutture sanitarie è  il contatto diretto.
La rilevante riduzione delle infezioni  ospedaliere che si è verificata a partire dalla fine dell’Ottocento è  per gran parte il risultato della consapevolezza che i microrganismi  sono causa di malattie e che possono essere controllati per mezzo di  misure di asepsi (Widmer AF, et al., 2010) che rimane quindi il primo  metodo per prevenire le infezioni (Tanner J, et al., 2008; Kampf G, et  al., 2005). La prevenzione della trasmissione dei microrganismi è una  priorità che riguarda tutti gli operatori sanitari; l’utilità  dell’antisepsi chirurgica delle mani è ormai consolidata come strumento  di prevenzione delle infezioni chirurgiche (Chen CF, et al., 2012;  Pittet D, et al., 2009) ed è stata spesso motivo di studio e di ricerca.  Si è passati dal lavaggio con cloruro di calce e soda, nel XIX secolo,  all’utilizzo di sostanze antisettiche applicate ripetutamente sulle  mani, fino ad arrivare alla fine del XX secolo con la pubblicazione di  linee guida sul lavaggio delle mani da parte dei Centers for Disease  Control and Prevention (CDC) di Atlanta che hanno introdotto l’utilizzo  di sapone antimicrobico prima e dopo le procedure invasive; qualche anno  dopo è stato raccomandato anche l’uso di una molecola a base  antimicrobica e alcolica (Paulson DS, 1994). Oggi in commercio esistono  prodotti alcolici ad alto grado di antisepsi e diversi studi hanno già  dimostrato la loro efficacia anche per l’antisepsi chirurgica (Al-Naami  MY, et al., 2009; Picheansathian W, 2004; Carro C, et al., 2007; Larson  EL, et al., 2001; Bryce EA, et al., 2001; Dal Molin A, et al., 2010).
Lo  scopo di questo studio è di evidenziare la validità dei prodotti  idroalcolici e confrontarne i metodi d’utilizzo nella pratica  quotidiana.
MATERIALI E METODI
E’  stato condotto uno studio pilota della durata di 2 mesi e mezzo, da  maggio a luglio 2012, considerando solo il giorno dedicato alla seduta  operatoria della specialità di oculistica.
Sono state coinvolte 5  strumentiste ognuna delle quali ha applicato due differenti metodi di  lavaggio delle mani per cinque interventi consecutivi, per un totale di  50 interventi; quindi, sono stati effettuati 25 interventi applicando  una modalità di antisepsi chirurgica delle mani e 25 interventi  applicando l’altra.
E’ stata scelta la specialità chirurgica di oculistica dell’ospedale di Magenta al fine di limitare il numero delle variabili:
- ridotto numero di operatori: 5 strumentiste e 2 chirurghi oculisti;
 - omogeneità degli interventi chirurgici considerati: facoemulsificazione, correzioni di strabismi o sondaggio dei dotti lacrimali;
 - contesto operatorio omogeneo: la seduta viene eseguita sempre di lunedì, nella stessa sala e nelle medesime condizioni ambientali;
 - intervento definito pulito: facoemulsificazione, caratterizzato da un numero di infezioni (endoftalmiti) sostanzialmente omogeneo alle casistiche mondiali, riducendo così le variabili legate all’intervento e facilitando il follow-up post-operatorio;
 - operatività: per ciascuna seduta di facoemulsificazione venivano coinvolti la stessa strumentista e lo stesso chirurgo per l’intera procedura.
 
Metodologia
Lo  studio ha previsto la rilevazione della carica batterica presente sulle  mani di cinque strumentiste, in tempi diversi, durante 5 interventi  consecutivi svolti applicando una modalità di antisepsi chirurgica delle  mani e successivamente durante altri 5 interventi consecutivi svolti  applicando l’altra modalità. Ciascuna strumentista, quindi, ha  sperimentato entrambe le modalità di antisepsi chirurgica delle mani  alternandole settimanalmente, applicando ciascuna per cinque interventi  consecutivi.
E’ stata rilevata la carica batterica dai polpastrelli  delle mani delle strumentiste, in tempi diversi, tramite adesione su  piastre di agar triptosio per 10 secondi.
Ogni piastra è stata  identificata mediante un’etichetta che segnalava la data di esecuzione,  la lateralità della mano e il momento della campionatura identificato  così come segue:
- t0, prima di sottoporsi al lavaggio chirurgico (inizio seduta);
 - t1, dopo l’asciugatura dal primo lavaggio con triclosano per 5 minuti;
 - t2, al termine del primo intervento;
 - t3: al termine del secondo intervento;
 - t4: al termine del terzo intervento;
 - t5: al termine del quarto intervento;
 - t6: al termine del quinto intervento.
 
Sono  state effettuate delle rilevazioni anche al momento t3a (dopo  l’asciugatura dal terzo lavaggio) e a t7 (al termine del sesto  intervento) tuttavia, a causa di una rilevazione erronea, i relativi  dati non sono stati utilizzati ai fini statistici.
Le due modalità di  antisepsi chirurgica delle mani prevedono un primo lavaggio comune,  ovvero un lavaggio per 5 minuti con una spugnetta monouso sterile  imbevuta di triclosano e l’asciugatura con un telino sterile. Dal  secondo lavaggio in poi la procedura, specifica per modalità, è stata la  seguente:
- modalità 1: lavaggio per 3 minuti con acqua calda e spugnetta monouso imbevuta di triclosano;
 - modalità 2: frizione per 1 minuto e mezzo con un prodotto a base di triclosano e alcol.
 
L’intervallo  da t1 a t2 corrisponde alla fase di lavaggio comune a entrambi gli  studi; l’intervallo da t3 a t6 rappresenta la fase di lavaggio specifica  per modalità.
Per ciascun passaggio (da t0 a t6) sono state raccolte  7 piastre ottenute dalla mano destra e 7 dalla sinistra. Le stesse sono  state consegnate al laboratorio di microbiologia per l’incubazione e la  successiva lettura, di cui si è occupato un operatore microbiologico.
Analisi statistica
Tramite  test di Fisher sono state valutate eventuali differenze tra le cariche  batteriche dopo il primo lavaggio diversificato (al t3); è stata  valutata la differenza di carica batterica tra il primo lavaggio e  l’ultimo (da t1 a t6) e tra le due modalità, dal momento in cui si sono  differenziate (da t3 a t6).
La soglia di significatività (p) è stata fissata a 0,05.
Metodo microbiologico
Le  piastre d’agar triptosio raccolte sono state incubate a 37°C. Per  ciascuna piastra, dopo 48 ore d’incubazione, è stata rilevata la carica  batterica definita in unità formanti colonie (UFC) per piastra.
Ciascuna tipologia di colonia è stata identificata con colorazione di Gram.
Gram positivi (Gram+):
- Staphylococcus spp (cocchi);
 - Propionibacterium spp (bacilli, cute);
 - Corynebacterium spp (bacilli, ambiente).
 
Gram negativi (Gram–):
- Neisseria (cocchi);
 - coliformi (bacilli).
 
RISULTATI
Sono  state raccolte un totale di 74 piastre relative all’applicazione della  modalità 1 di antisepsi chirurgica delle mani (4 erroneamente rilevate,  dati non utilizzati ai fini statistici) e 70 piastre relative  all’applicazione della modalità 2. La lettura totale delle piastre è  sintetizzata nella tabella 1.
Nella Tabella 2 sono riportate le unità formanti colonia totali rilevate, contate direttamente dalla piastra di crescita e tabulate per morfologia batterica.
La contaminazione della punta delle dita è variata da 0 a 300 UFC (Boyce JM, et al., 2002; Pittet D, et al. 2009).
Modalità 1 di antisepsi chirurgica delle mani
Per  la modalità 1 di antisepsi chirurgica delle mani (Figura 1) non è stata  registrata una diminuzione significativa della carica batterica sulle  mani delle strumentiste tra il primo lavaggio (comune, da t1 a t2) e il  momento della prima applicazione del lavaggio specifico per la modalità 1  (t3) (p=0,24).
Non è stata trovata nessuna differenza significativa tra la carica batterica rilevata:
- dopo il primo lavaggio (t1) e dopo l’ultimo lavaggio (t6) (p=0,4);
 - in seguito alla prima applicazione del lavaggio specifico per la modalità 1 (t3) e l’ultimo lavaggio (t6) (p=0,7). La variazione della carica batterica tra questi lavaggi è leggermente aumentata, anche se non in maniera significativa.
 
Modalità 2 di antisepsi chirurgica delle mani
Per  la modalità 2 di antisepsi chirurgica delle mani (Figura 2) è stata  registrata una diminuzione significativa della carica batterica sulle  mani delle strumentiste tra il primo lavaggio (comune, da t1 a t2) e il  momento della prima applicazione del lavaggio specifico per la modalità 2  (t3) (p=0,0004).
E’ stata inoltre trovata una differenza significativa tra la carica batterica rilevata:
- dopo il primo lavaggio (t1) e dopo l’ultimo lavaggio (t6) (p=1,28×10-11);
 - in seguito alla prima applicazione del lavaggio specifico per la modalità 1 (t3) e l’ultimo lavaggio (t6) (p=2,19×10-6).
 
Dalle Figure 1 e 2 è possibile osservare che, indipendentemente dalla modalità di antisepsi chirurgica delle mani utilizzata, per la mano destra, rispetto alla sinistra, è stata sempre registrata una minore carica batterica.
DISCUSSIONE
La  casistica interna delle infezioni post chirurgiche relativa agli  interventi di cataratta (endoftalmiti) (Wong TY, et al., 2004; Hatch WV,  et al., 2009), cioè quelle che si verificano con tempistica bifasica a  seconda dell’agente patogeno – o molto precocemente (entro 2-4 giorni) o  a distanza di 15-20 giorni (Taban M, et al., 2005, West ES, et al.,  2005) – è rimasta invariata nonostante l’introduzione di una nuova  modalità di antisepsi chirurgica delle mani. In particolare, nessuno dei  pazienti che ha partecipato allo studio ha manifestato segni o sintomi  di infezione post chirurgica.
Dai risultati si evince che utilizzare  alcol per il lavaggio chirurgico (modalità 2) riduce e a volte  addirittura elimina la carica batterica residente sulle mani,  rappresentando così una procedura di lavaggio sicura nella pratica  chirurgica. Inoltre la sua breve durata potrebbe renderlo un metodo  consigliato in tutti quegli interventi da eseguire in emergenza. Inoltre  va considerato che la modalità 2 di antisepsi chirurgica prevede solo  l’utilizzo del prodotto antisettico, al contrario della modalità 1 che  implica anche il consumo di circa 20 litri di acqua per ogni lavaggio;  la modalità 2, di conseguenza, oltre a sembrare più efficace, è  preferibile alla prima anche sul piano economico.
Un dato  interessante è che, indipendentemente dalla modalità di antisepsi  chirurgica delle mani utilizzata, la mano destra è sempre risultata  quella con minore carica batterica; è possibile che questo risultato sia  influenzato dal fatto che tutte le strumentiste coinvolte erano  destrimani. Questo dato, se pur tratto da un piccolo campione, può  essere di stimolo per effettuare altri studi sull’argomento e potrebbe  essere un elemento di discussione per tutti gli studi che hanno valutato  la flora residua delle mani dopo l’utilizzo di due antisettici diversi  in mani diverse.
CONCLUSIONI
L’antisepsi  chirurgica effettuata prima delle procedure operatorie ha lo scopo di  eliminare la flora batterica transitoria e ridurre in modo consistente  quella residente delle mani e degli avambracci. Dallo studio emerge che  l’utilizzo di triclosano per 5 minuti nelle due modalità come primo  lavaggio ha sempre eliminato la flora batterica transitoria dalle mani,  dimostrando la corretta esecuzione della pratica. Con i lavaggi  successivi invece si è potuto misurare la riduzione della carica  batterica residente che generalmente è responsabile di infezioni  opportuniste a seguito di contaminazione di siti corporei normalmente  sterili.
La modalità 1 di antisepsi chirurgica delle mani non ha  portato a una diminuzione significativa della flora batterica residente  rispetto a quella individuale a inizio seduta (Aiello AE, et al., 2007),  mentre l’antisepsi chirurgica effettuata seguendo la modalità 2 ha  portato a una riduzione statisticamente significativa della carica  batterica residua, in alcuni casi col raggiungimento dell’assenza  completa di colonie batteriche.
Sarebbe interessante estendere lo  studio a diverse tipologie di intervento e operatori sanitari (per  esempio ai chirurghi) al fine di misurare tutte le variabili che  concorrono all’applicazione delle due modalità di antisepsi e ottenere  risultati con significatività inferenziale che permettano di indicare  istruzioni operative a diffusione aziendale.
 
			
		





