Lo scorso dicembre è stato pubblicato il Rapporto Salute Mentale, ovvero l’analisi dei dati del Sistema Informativo per la Salute Mentale relativo all’anno 2023 e curato dal Ministero della Salute.
Un rapporto che raccoglie e sistematizza le informazioni relative agli interventi sanitari e socio-sanitari rivolti alle persone che afferiscono ai servizi dei Dipartimenti di Salute Mentale e alle loro famiglie e che vuole essere anche uno strumento di valutazione delle caratteristiche delle persone prese in carico e dei pattern di trattamento oltre che, un supporto alle attività gestionali dei Dipartimenti stessi.
Uno scenario complesso, quello disegnato dal Rapporto: entriamo nel merito con Cesare Moro Presidente della Società Italiana di Scienze Infermieristiche della Salute Mentale (S.I.S.I.S.M.) focalizzando l’attenzione, in particolare sulla professione infermieristica.
Dr Moro quale è il quadro generale disegnato dal rapporto?
Il Rapporto Salute Mentale pubblicato dal Ministero della Salute a fine 2024 relativo all’attività dei Servizi di Salute Mentale del 2023, ha evidenziato un incremento delle richieste.
La pandemia di COVID-19 ha fatto “esplodere” una crisi che era latente. L’isolamento sociale forzato unito ad incertezza economica e difficoltà personali fatto si che, da stime recenti, circa 16 milioni di italiani hanno sperimentato problemi psicologici dopo l’emergenza sanitaria. I più colpiti sono stati i giovani. In un recente lavoro è emerso che oggi quasi il 50% degli adolescenti tra i 18 e i 25 anni ha dichiarato di aver sofferto di ansia e depressione legate alla pandemia.
Nel 2023, il numero di persone assistite dai servizi di salute mentale in Italia è cresciuto del 10% rispetto all’anno precedente, raggiungendo 854.040 utenti, superando anche i livelli pre-pandemia (Ministero della Salute, 2023). Sono aumentati gli accessi in Pronto Soccorso e i ricoveri ospedalieri.
Con un’utenza in aumento si registra la riduzione del personale, dei servizi pubblici e dei finanziamenti assai distanti dal 5% della spesa sanitaria, si registra anche un rischio professionale specifico sia per il carico di lavoro che per qualità e sicurezza delle cure.
L’incremento dell’utenza (+9.9%) e il calo del personale dipendente (-3,2% in un anno) comportano il rischio di un’inadeguata intensità di cura per i nuovi casi e difficoltà e ritardi nell’assicurare la continuità per i pazienti più gravi. I servizi territoriali (ambulatoriali, domiciliari e le semi residenziali) vedono un indebolimento importante che è tanto più grave se si tiene conto che essi, pur impegnati prevalentemente nella cura dei disturbi mentali gravi, svolgono una pluralità di interventi per un’utenza molto più ampia e in rapporto e collaborazione con giustizia, i servizi sanitari e sociali di comunità.
Senza timore di smentita posso dire che, a fronte della crescente domanda dal Report Salute Mentale 2023 emergono dati che confermano il lento ma progressivo indebolimento del servizio pubblico e questo nonostante le ripetute puntuali allarmanti segnalazioni da parte di tutte le Società Scientifiche, delle Associazioni professionali, di quelle dei familiari e degli utenti in tutte le sedi istituzionali preposte.
E nello specifico come risultano allocate le risorse?
Il personale infermieristico è inserito nella rete dei sevizi è costituita da Centri di salute mentale, centri diurni e strutture residenziali. Nel 2023 il Sistema Informativo Salute Mentale ha rilevato dati di attività di 1.248 servizi territoriali, 1.833 strutture residenziali e 689 strutture semiresidenziali che si riferiscono a circa il 91% dei DSM. Nel 2023 il numero dei SPDC attivi è pari a 315 con complessivi 3.786 posti letto per ricoveri ordinari e 281 posti letto per ricoveri in day hospital; le strutture ospedaliere in convenzione che erogano attività di assistenza psichiatrica sono pari a 17 con un totale di posti letto per degenza ordinaria pari a 623 e a 2 posti per day hospital. Per il totale Italia, l’offerta per i posti letto in degenza ordinaria è di 9,3 ogni 100.000 abitanti maggiorenni.
Quali sono stati gli interventi per tipologia di assistenza?
Riporto di seguito una tabella e due grafici, elaborati dal Sistema Informativo Salute Mentale 2023 perché molto esplicativi.
Complessivamente l’81,8% degli interventi è effettuato in sede, l’8,4% a domicilio e il resto in una sede esterna.
Il 30,7% degli interventi è rappresentato da attività infermieristica a domicilio e nel territorio, il 25,2% da attività psichiatrica, l’11,6% da attività di riabilitazione e risocializzazione territoriale, il 6,7% da attività di coordinamento, il 4,1% da attività di supporto alla vita quotidiana, il 7,2% da attività psicologica-psicoterapica; la quota restante riguarda attività rivolta alla famiglia e attività di supporto.
Il 36,0% delle prestazioni erogate nell’anno 2023 (9.799.216) è inquadrato all’interno di trattamenti riservati a pazienti con diagnosi di schizofrenia e altre psicosi funzionali, il 16,6% delle prestazioni sono destinate a pazienti con diagnosi di depressione, l’11,3% a pazienti con disturbi della personalità e del comportamento, il 10,3% sia a pazienti con diagnosi di mania e disturbi affettivi bipolari, l’8,0% a pazienti con sindromi nevrotiche e somatoformi, il 4,7% a pazienti con diagnosi in attesa di definizione, il 4,6% a altri disturbi psichici, il 2,9% a pazienti con ritardo mentale, l’1,6% a demenze e disturbi mentali organici, l’1,9% a pazienti con diagnosi di alcolismo e tossicomanie ed infine il 2,0% a pazienti con assenza di patologia psichiatrica.
E sul territorio?
L’attività infermieristica al domicilio e nel territorio risulta essere quella maggiormente erogata a favore di persone affette da psicosi (41,0%), mentre per persone con diagnosi di depressione l’attività infermieristica al domicilio e nel territorio ha rappresentato il 30,4% delle prestazioni , per la diagnosi di mania e disturbi affettivi bipolari le prestazioni infermieristica al domicilio e nel territorio sono state il 37,4% ed infine per la diagnosi di disturbi della personalità e del comportamento le prestazioni l’attività infermieristica al domicilio e nel territorio ha rappresentato il 30,3% delle prestazioni effettuate.
Il confronto con i dati dei Rapporti precedenti che cosa evidenzia in generale e nello specifico rispetto ai bisogni e alle risposte assistenziali?
Comparando i dati relativi agli anni 2023-2022-2021-2020 si evince come la componente infermieristica sia stata sempre la più numerosa con una percentuale superiore al 30% sul totale del personale adibito all’assistenza psichiatrica, senza considerare la porzione di personale di supporto all’assistenza stessa. Per quanto riguarda le prestazioni infermieristiche erogate nel 2023 si nota un incremento significativo del numero delle prestazioni rispetto ai dati 2022 a fronte, come detto, della lenta ma costante diminuzione del numero di infermieri. L’analisi permette di valutare come la tipologia di prestazioni non sia solo ed esclusivamente legata alla mera somministrazione di farmaci ma che più di 1.000.000 di prestazioni (poco più del 10% delle prestazioni totali) sono di altra natura. Questo dato sta a sottolineare che l’infermiere con il proprio specifico professionale rappresenti una risorsa importante da spendere anche in ambito riabilitativo in particolare per quanto riguarda la psicoeducazione individuale e familiare e gli ambiti di prevenzione relativi agli stili di vita sani. Il sistema di raccolta dati SISM non permette ad oggi di verificare quante siano le prestazioni di cui sopra effettuate.
Un’ultima domanda Dr Moro, quali prospettive di lavoro per il futuro?
I dati evidenziano comunque che, sebbene in un momento di contrazione delle risorse umane in tutto il sistema sanitario pubblico, gli infermieri di quest’area non si sono risparmiati ribadendo, se mai ce ne fosse bisogno, di essere una grande forza e potenzialità per i DSM. Per continuare ad esserlo devono per poter svolgere appieno la loro attività professionale nelle sue componenti razionali, tecniche, educative e riabilitative in costante integrazione con le altre figure professionali che compongono l’equipe terapeutica. Servono quindi strategie organizzative e formative che valorizzino sempre più le competenze e le capacità, in linea con i vecchi e nuovi bisogni di salute mentale della popolazione. Si tratta a mio parere di insistere su formazione specifica e collaborazione all’interno di PDTA per la gestione degli adolescenti con i colleghi della Neuropsichiatria dell’Infanzia e Adolescenza (NPIA), di quelli che si occupano di Disturbi della Nutrizione e Alimentazione, dei Servizi per i Disabili Adulti e infine per l’assistenza alle persone che hanno commesso un reato e che vengono inserite nelle Residenze per Espletamento della Misura di Sicurezza (REMS) o nella altre Strutture Residenziali Psichiatriche (RSP) che afferiscono al DSM-D.
Marina Vanzetta
4 marzo 2025