Essere infermiera strumentista


Surgical theatre… si chiudono le porte scorrevoli, come il sipario di un teatro, ma in questo caso permettono un microclima idoneo all’inizio dello spettacolo chirurgico; che siano interventi ortopedici come protesi bioarticolari di spalla, ginecologici come parti cesarei, prettamente chirurgici come il confezionamento di stomie, microchirurgici come lembi plastici o vitrectomie, perché tutto questo e molto più viene richiesto ad una infermiere strumentista. La pretesa spesso ben riuscita è quella di poter essere intercambiabile nella maggior parte delle discipline chirurgiche adottate dell’ospedale in cui si lavora così da poter, inoltre, far fronte alle numerose reperibilità festive e notturne a cui si è sottoposti.

Essere adattabile e flessibile: il motto preferito di ogni azienda, ma forse a volte bisognerebbe soffermarsi su quanto costa ad un infermiere poter turnare in maniera efficiente, danzando ininterrottamente da una disciplina all’altra con i diversi colleghi (che siano infermieri di sala, tecnici di anestesia ed oss)con i quali si lavora quotidianamente, tra le più varie procedure attuate ed il corrispondente strumentario come i “custom pack” (teleria sterile) da dover preparare e conoscere al meglio, con l’aggiunta delle particolarità caratteriali legate alla figura del primo operatore che spesso fanno la differenza quando si parla di pratica messa in opera.

Esperienza, è ciò che mi veniva richiesto ogni qual volta mi proponevo per il lavoro nel Blocco Operatorio come infermiera e ciò che ho acquisito grazie alla decisione che presi nel partire per uno Stato dove “Formazione” era la risposta.

Chiaramente fin dal primo giorno di tirocinio che passai all’interno di questo spazio, isolato e ben protetto da tutto il resto dell’ospedale, mi resi conto che il gruppo di lavoro si distingueva dagli infermieri in quanto aveva una componente tecnica notevole ed una rigida dedizione per ciò che faceva.
Mi si chiese di imparare come una “preghiera da recitare” tutto lo strumentario sterile riposto all’interno del “container” che sarebbe servito per l’intervento chirurgico che si andava ad attuare, e li compresi esattamente che ogni ferro aveva un particolare utilizzo, forma e dimensione.

Tanta era la paura di non riuscire, (un possibile mancamento conseguente al forte impatto iniziale?), temere di non avere abbastanza self-control, ma solamente la grande convinzione dettata dalla passione che avevo mi ha permesso di affrontare ogni ostilità ed andare avanti nella crescita di carriera che ho sempre sognato cosi dopo aver acquisito un esperienza iniziale al St. Georges Hospital di Londra ricevetti una proposta per la London Clinic dove fui onorata di lavorare e più mi specializzavo e più venivo richiesta e retribuita perché arrivai a coprire diversi turni anche per agenzie private come la “Allied Nightingale”.

Equipe e workflow rendono capace ed essenziale lo scorrere della giornata lavorativa, a volte ostacolati da incomprensioni generazionali che vanno inevitabilmente affrontate da ogni professionista ogni qual volta ci si trova a lavorare con colleghi che anziché scegliere l’autonomia ed il problem solving come parola chiave preferiscono acconsentire ad una imposta gerarchia del medico e non collaborare.

Sono certa che ogni infermiere strumentista si riconosce in me quando parlo di stanchezza, la paura che possa ostacolare la necessaria lucidità al conteggio delle garze e degli strumenti ad inizio e fine intervento; quando dopo una lunga reperibilità notturna ci si trova nuovamente al tavolo operatorio il pomeriggio seguente in attesa che il chirurgo arrivi per poter dar via all’anestesia; oppure quando ci si trova al cambio del turno, ma l’intervento si è protratto più del dovuto e si deve lasciare il tavolo al collega pronto per il cambio, una grande prova di fiducia tra professionisti.

Ricordo perfettamente la sensazione che provavo ogni qual volta vedevo uno specialist arrivare: “questo è sicuramente il segno di una nuova procedura da imparare!”

A volte mi tremavano le mani le prime volta che mi trovavo ad utilizzare “stapler o accessori robotici” che avevano un costo superiore alla mia auto, ma solamente la conoscenza permetteva di avere una sicurezza che era fondamentale nella riuscita dell’obiettivo, essere d’aiuto al chirurgo e farlo al meglio, nell’indipendenza che abbiamo conquistato con lo studio ed il riconoscimento negli anni passati e futuri.

21 marzo 2024

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