Fuori campo


Le cose accadono. Le cose accadono, su una scala likert a 5 punti.
Certe cose accadono sempre. Altre accadono spesso. Molte accadono qualche volta. Alcune raramente. Certe cose non accadono mai.
Certe cose accadono solo una volta.
Certo, capita a volte di avere un’altra possibilità. O meglio, una seconda possibilità.
Ma succede solo una volta. Non questa volta.
Il rumore dell’ossigeno, alto e vitale, mi aveva conciliato il riposino pomeridiano e, sulla poltrona di fianco al letto di mamma, mi ero assopito. Poi all’improvviso, un lieve sospiro mi ha ridestato.
“Mamma…”.
“Figliolo! Nevica!”.
Nel riflesso dei suoi occhiali dalle grandi lenti potevo vedere, da un lato la luce calda della lampada, dall’altro il finestrone alle mie spalle, dove erano magicamente apparsi grandi fiocchi di neve.
“Figliolo prendi il telecomando alzami un po’mettimi più su, voglio guardare fuori la neve, un po’ più su ancora, un po’, no troppo, un po’ più giù, ecco aspetta così è perfetto!”
Occhi verdi e stupore.
“Guarda figliolo, che meraviglia!”.
Mi giro con lo sguardo, cercando di mettere meglio a fuoco, senza riuscirci. Allora mi alzo e raggiungo a piccoli passi la grande finestra.

Un po’
Guardo fuori. Il paesaggio è già tutto bianco. Ma la neve non è più la stessa.

Non è più la neve di quando da bambino, la sera prima di andare a letto, guardavo con speranza e fiducia il cielo rosso dalla finestra della mia cameretta. La mattina seguente, al risveglio, al caldo sotto le coperte, percepivo il silenzio assordante del mondo. Niente rumori, niente macchine in strada. Solo il susseguirsi lento e irregolare di piccoli rumori secchi. Il frastuono sordo di una bella nevicata. E allora mi nascondevo sotto il cuscino, trattenevo il respiro e chiudevo gli occhi, mi davo i pizzicotti per avere la conferma di esser sveglio. Poi, colmo di gioia, con il desiderio di uscire subito a giocare a palle di neve con gli amici, gridavo: “Mammaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!”.
No, oggi la neve non è più la stessa. Punto.
La neve come spartiacque tra la spensieratezza della fanciullezza e le responsabilità della maturità.
“Figliolo, voglio trovare un modo, voglio trovare un modo per tenere a bada il dolore per un tempo indefinito”.
“Mamma…”.
“Figliolo, facciamo un fuori campo, desidero vedere il mare! Portami al mare!”.
Silenzio. Il mio cuore? Un tumulto!

Un “fuori campo”.
La fantasia al lavoro tra sogno e realtà. Nel risveglio e nell’addormentamento. A colori e in bianco e nero. I pennelli, come schegge impazzite, feroci e delicati, tracciano linee e forme. Indefinite e astratte. Definite e reali. Cristalli di neve.
Insieme. Io e te. Le nostre piccole nuvole colorate. Fiocchi di neve arcobalenati su una spiaggia assolata, ai confini del mondo, con un mare color verde smeraldo.

Il mare, infinito mare. La linea dell’orizzonte distinguibile in lontananza, con il cielo color arancio, al sapor di marmellata.
Una certa idea di felicità.

13 marzo 2024

STAMPA L'ARTICOLO