Il tempo vola: si avvicina il primo centenario delle scuole convitto


Il tempo, notoriamente, vola: per questo, ci troveremo fra poco a ricordare e a rimarcare come importantissimo, un atto normativo che riguarda l’infermieristica nazionale e che fra non molto compirà un secolo.
Nell’estate del 2025 infatti saranno già trascorsi cento anni esatti dal Regio Decreto n. 1832, che sarebbe in seguito stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 257 il 5 novembre dello stesso anno: la norma andava a istituire in Italia le prime “Scuole convitto per infermiere professionali”, al fine di ufficializzare una figura che, fino a quel momento, era stata costruita in diverse modalità, e senza alcuna uniformità nazionale.

C’erano già state esperienze di formazione, sulla scia della grande fama che aveva avuto, nella seconda metà del XIX secolo, la britannica Florence Nightingale, nota come la “ideatrice” di una nuova e più qualificata figura infermieristica.
Già dalla seconda metà dell’Ottocento numerosi ospedali, nelle grandi città (Roma, Firenze, Milano, Trieste, Napoli), avevano strutturato percorsi di formazione significativi sia grazie all’arrivo in Italia di infermiere provenienti dal circuito nightingeliano, sia per effetto della crescita delle congregazioni religiose femminili e maschili. Queste scuole, tuttavia, non delineavano percorsi formativi univoci ed i loro titoli non erano riconosciuti per legge.

In molte parti del Paese, fino a quel momento, un ruolo importante avevano avuto le “infermiere volontarie” della Croce Rossa Italiana, ben presenti nell’immaginario collettivo per l’assistenza ai soldati durante la Grande Guerra (una di loro, Margherita Kaiser Parodi, decorata con medaglia di bronzo al valor militare, è la sola donna sepolta nel sacrario militare di Redipuglia); mentre anche le prime infermiere “laiche” uscivano da percorsi formativi , appunto, spesso diseguali e non strutturati in un programma definito: merito di questo Decreto del Regno, poi convertito nella Legge 562 del 1926, fu proprio quello di definire e rendere regolamentati i requisiti di accesso ai corsi per ‘’infermiere professionali’’ (la formazione era riservata alle donne); nello stesso testo di legge venivano indicate anche le materie indispensabili, e veniva già prevista la frequenza di un eventuale terzo anno di corso, che avrebbe prodotto una infermiera professionale abilitata alle funzioni direttive. Il Regio Decreto troverà poi il suo regolamento attuativo nel 1929.

Il Decreto, in buona sostanza, permetteva con la forza della norma il passaggio da una situazione di assistenza infermieristica volontaria, spontaneistica, non regolata nei percorsi di formazione, alla effettiva costruzione della figura di una moderna (e preparata) infermiera. Va ricordato un dato: nel 1902 risultavano attive in Italia scuole di formazione solamente in 25 ospedali; negli stessi anni in Inghilterra se ne contavano oltre 500.
Il testo ha superato i decenni; ed è sopravvissuto sia al Regno d’Italia, sia al regime fascista che lo aveva varato, per arrivare in qualche modo quasi ai giorni nostri, certamente sempre citato e ricordato nei primi passaggi normativi della nuova Repubblica.

Ma naturalmente quel Decreto arrivò solo dopo diverso tempo dalle prime richieste ufficiali: sin dal 1910, come viene in dettaglio ricordato nel libro edito nel 2020 da FNOPI “Florence Nightingale e l’Italia, due secoli di arte e scienza infermieristica”, viene (per la prima volta) presentato un disegno di legge che riguarda anche le scuole per infermieri; infatti è dai primissimi anni del secolo che vari stakeholder, come li definiamo oggi, chiedono questo passaggio: non solo le categorie di rappresentanza professionale o i sindacati degli infermieri, ma anche i medici, riuniti in varie associazioni.

A partire dal maggio 1915, la Grande Guerra conferma al Paese una volta ancora la necessità di avviare un percorso di piena professionalizzazione degli infermieri ma, al tempo stesso, impegna la Politica su altre urgenze. Nel 1917 la formazione infermieristica diviene una vera e propria “quaestio” nazionale tanto da richiedere una commissione parlamentare, nota con il nome del suo presidente Bertolini.

Nel 1921 una ulteriore proposta di legge incontra un certo successo, ma si ferma nel periodo politicamente più complesso, e difficile dell’Italia appena uscita dal conflitto; quando finalmente, nel 1925, maturano una serie di concause che favoriscono la promulgazione. Tra di esse: lo sviluppo igienistico e l’interesse della classe medica, l’evoluzione dell’ospedale, il ruolo dei movimenti di emancipazione femminile, le esperienze post-belliche.
Si arriva così alla pubblicazione del testo di questo prezioso Decreto, influenzato anche dall’acquisito potere della classe medica nazionale, che limita, come emerge dalla lettura dei dibattiti parlamentari, il potere delle direttrici infermiere rispetto al modello britannico.

Fu il primo di molte norme di rilievo storico riguardanti l’infermieristica in Italia, e quel testo venne ripreso il 18/7/1952 dalla Onorevole Angela Gotelli nella proposta di Legge che portò, due anni dopo, al varo della Legge 1049 (nascita dei Collegi IPASVI): in quel momento erano circa 28mila le donne con questa qualifica, un primo significativo nucleo di professioniste che, attraverso numerose altre norme di rilievo storico per la professione di infermiere hanno portato ad avere, ai giorni nostri, oltre 460mila iscritti all’Ordine delle professioni infermieristiche.

Il percorso, lungo, articolato, complesso e che non ha ancora raggiunto tutti i traguardi attesi ed auspicati (non solo nell’interesse dei professionisti, ma soprattutto dei cittadini: il riferimento in particolare qui è al valore dell’infermiere specializzato, già definito nella legge 1098 del 19 luglio 1940, alla sua ricaduta sulla qualità dell’assistenza, e alla possibilità di ridurre gli accessi impropri in ospedale, ove possibile) nasce dunque, per quanto riguarda la storia di questa professione fondamentale nel sistema salute, con un testo che sta per compiere il secolo di vita e che è, di fatto, il nucleo di partenza ed il primo, concreto ed importante riconoscimento ufficiale del ruolo fondamentale dell’infermieristica moderna in Italia.

24 agosto 2023

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