Il legame antico tra Giornalismo e Infermieristica


Probabilmente, oggi lo si darebbe per scontato, ma non è sempre stato così. Mettere in relazione Giornalismo e Infermieristica, infatti, è una consuetudine “moderna”, visto che solo qualche secolo fa, ai tempi di Florence Nightingale per esempio, una tale relazione era inimmaginabile.
Di fatto, però, con un articolo apparso su “Sanità Informazione” qualche settimana fa, Silvestro Giannantonio, responsabile della Comunicazione per FNOPI, sparigliando le carte, ha parlato addirittura di un proto-ufficio stampa della “Signora con la lanterna” e di un sodalizio, nato quasi per caso, durante la Guerra di Crimea, con William Howard Russell, irlandese, corrispondente del Times.

Anzitutto, proviamo a contestualizzare. Da dove ha inizio questa storia?
Nel 1853, la Russia invase la Turchia: Regno Unito e Francia andarono in soccorso della popolazione aggredita e il conflitto che ne conseguì passò alla storia come la Guerra di Crimea.
Un conflitto entrato, però, anche negli annali (e nei manuali) di Storia della Medicina e dell’assistenza infermieristica, per le pessime condizioni igieniche che determinarono parecchie ondate di colera e malaria tra i soldati britannici, interrogando Governi e Corone di tutt’Europa su come gestire malati e feriti in scenari di guerra.
Da questo problematico contesto, uscì come una gigante un’infermiera, la prima infermiera della Storia moderna, Florence Nightingale, nata a Firenze il 12 maggio 1820 e celebrata in tutto il mondo ancora oggi, ogni anno, proprio in questa data.
La sua storia – quella del suo decisivo intervento in Crimea – è indissolubilmente legata a un altro gigante, stavolta del giornalismo di guerra: William Howard Russell, di origini irlandesi, incaricato dal Times, nel febbraio 1854, di assicurare un’adeguata copertura del conflitto.
I suoi articoli, pubblicati tra il 9 e il 13 ottobre 1854, fecero scalpore in tutto il Regno Unito, descrivendo minuziosamente lo strazio in cui venivano lasciati quegli uomini che, dopo essersi battuti così valorosamente, giacevano poi nei loro escrementi e morivano abbandonati.
Lo sdegno fra la popolazione inglese fu enorme: le autorità militari, fortemente irritate dalle rivelazioni del giornalista, rifiutarono di ammettere che le cose andassero così male. Il ministro della Guerra ritenne poco convincenti le assicurazioni dei vertici militari e il 15 ottobre 1854 scrisse a Florence Nightingale, invitandola a recarsi a Scutari e inserendo, per la prima volta, delle infermiere nei ranghi dell’esercito britannico.

È da qui che Giornalismo e Infermieristica cominciano a camminare fianco a fianco?
Diciamo che è da questo momento, che i destini e le storie del Giornalismo e dell’Infermieristica moderna si intrecciano.
Russell, che condivideva già due cose con Florence (l’anno di nascita e la passione per i numeri, in quanto docente di Matematica alla Kensington Grammar School), probabilmente non in maniera consapevole, costituì una sorta di “ufficio stampa” ante litteram per Nightingale.

Cioè?
In pratica, le sue cronache dal fronte fecero da cassa di risonanza agli enormi risultati raggiunti dalla compagine di infermiere guidata da Florence: tutto il mondo venne a conoscenza delle loro capacità organizzative e gestionali, oltre che delle doti umane.
Si pensi che, fino ad allora, persisteva un evidente pregiudizio sul coinvolgimento delle donne in ambito sanitario.
Da quando posero piede sulla spiaggia di Costantinopoli, Florence e le “sue” infermiere incontrarono la ferma opposizione dei comandanti e dei medici militari. “Di tutte le pazzie del Governo questa era la peggiore”, dissero. Non riuscivano a comprendere quale utilità potessero avere delle infermiere, civili e per giunta donne, in un ospedale militare. La gran parte dei chirurghi le ignorò apertamente. Per loro furono messe a disposizione sei stanze (di cui una era la cucina) e uno sgabuzzino (di nove metri quadri). Ma, il 9 novembre giunse una fiumana di soldati malati e feriti, che mutò in un’epidemia di scorbuto e di dissenteria.
Le autorità militari ne furono sopraffatte, tanto che, alla fine, i pregiudizi nei confronti delle infermiere vennero meno, visto che i sanitari non avevano neppure il tempo per riposare di notte.
L’ammasso dei feriti e dei malati era tale che le amputazioni dovevano essere effettuate in corsia, poiché non c’erano tavoli operatori né spazi adeguati dove allestire le sale. E non a caso, per impedire ai ricoverati di dover assistere alle terribili pene dell’intervento chirurgico, uno dei primi acquisti disposti da Nightingale a Costantinopoli fu un paravento.
Così, mentre le navi continuavano a riversare il loro carico di feriti e malati (e l’organizzazione dell’ospedale era andata a rotoli), i medici e i chirurghi capirono che c’era una sola persona che aveva denaro, capacità, autorità e spirito per uscire da quella situazione.
Ogni giorno, infatti, Florence Nightingale stilava una lista delle cose che necessitavano per l’ospedale; inventariava cibo e materiali acquistati e, con i fondi di una sottoscrizione del Times, per i soldati feriti e malati, acquistò: 6.000 camicie, 2.000 paia di calze, 500 mutande, fornendo un numero adeguato di berretti da notte e pantofole, ma pure: stoviglie, bicchieri di latta e posate. Rifornì un intero reggimento, equipaggiato solo con indumenti per climi tropicali, con indumenti pesanti adatti per affrontare l’inverno. Alla fine di dicembre, quando non c’era più spazio per accogliere i feriti, un’ala dell’edificio abbandonata (andata parzialmente distrutta da un incendio di anni prima) servì allo scopo, dopo che Florence (in parte con fondi propri e in parte con quelli della sottoscrizione del Times) la ristrutturò e riadattò.

Notizie queste, che, giunte in patria grazie a Russell, non passarono certo inosservate, ridestando l’opinione pubblica e riscuotendo perfino l’ammirazione della Regina Vittoria. Un impatto emotivo che andava pure oltre le aspettative della stessa Nightingale…
Beh, in effetti, i fatti ebbero grande eco fra gli inglesi, poiché l’inviato del quotidiano londinese spediva regolarmente articoli che descrivevano minuziosamente le attività di quella che ormai tutti appellavano come: “la potenza Nightingale”.
I soldati la adoravano: “se fosse lei a comandarci – dicevano – prenderemmo Sebastopoli la settimana prossima”.
Il 14 dicembre, in occasione del Natale, la Regina Vittoria inviò doni ai soldati feriti e incaricò Florence di distribuirli. In un lungo messaggio personale, la Regina scrisse: “… la Sua bontà e la Sua abnegazione erano state notate da Sua Maestà con sensi di alto encomio e ammirazione”; invitandola a suggerire cosa potesse fare “per testimoniare il proprio riconoscimento del coraggio e alla perseveranza di cui i soldati infermi avevano dato così larga prova”.
Ma all’inizio della primavera del 1855 Florence Nightingale ebbe un crollo: in tutti i mesi precedenti non si era risparmiata, quand’anche le ore notturne erano dedicate a scrivere i Rapporti governativi e le lunghe lettere ai vari Ministeri.

Il 5 maggio 1855, in un clima di grande ostilità, si recò a Balaklava per un’ispezione, riscontrandovi sporcizia e mala amministrazione. Com’era suo stile, iniziò immediatamente a progettare riforme dei servizi, tralasciando le cattiverie che le venivano rivolte. Ma a pochi giorni dal suo arrivo, si sentì improvvisamente molto stanca e il giorno dopo, nel corso di un colloquio, svenne.
Di questo suo ultimo periodo, Russell scrisse anche nel libro, che pubblicò nel 1855 “The War: from the Landing at Gallipoli to the Death of Lord Raglan“, e che lo rese ulteriormente celebre (grazie anche all’endorsement di Charles Dickens).
Nel 1861, The Times gli affidò la copertura giornalistica della Guerra Civile Americana e, pur in pensione, partì per raccontare la guerra franco-prussiana del 1870/71, concludendo la sua carriera da segretario particolare del Principe di Galles (il futuro Giorgio V) in Sud Africa.
La sua foto più celebre risale al 1855, proprio ai tempi della Crimea, e lo vede seduto e pensoso, in abiti militari, perché il suo bagaglio personale andò perduto durante la traversata fatta a seguito delle truppe britanniche.

Poi, nel 1855, William Howard Russell lasciò la Crimea. Questo interruppe il legame fin qui creato e agito?
Affatto. Il legame a doppio filo fra il mondo della stampa e quello dell’Infermieristica non si spezzò!
Il 29 novembre 1855, per esempio, fu radunato a Londra un affollato comizio “in grato riconoscimento” dell’opera di Florence Nightingale e tante conferenze simili furono organizzate in tutto il Paese.
L’idea iniziale era di indire una sottoscrizione per offrirle una targa in oro o in argento, ma, alla fine, vista l’ingente somma raccolta, fu deciso di istituire un “Fondo Nightingale” per darle modo, al suo ritorno in patria, di dirigere un Istituto per l’istruzione delle infermiere.
Da qui, furono gettate le basi per la costituzione del Nightingale Fund, che già nel 1859 poteva contare su 45 mila sterline e che è tuttora attivo, https://www.thenightingalefund.uk/about/
Sono poi passate alla storia alcune “lettere aperte” che Florence pubblicò sulle colonne proprio del Times, aprendo ampi dibattiti e influenzando pesantemente le politiche pubbliche e sanitarie del Regno Unito https://thetimes.co.uk/letterarchive/Florence_Nightingale.html.

La prima, datata 14 aprile 1876, pone le basi di quella che oggi potremmo chiamare l’Infermieristica di distretto (o anche di Famiglia e Comunità), in quanto descrive minuziosamente quanto un’infermiera moderna possa fare al di fuori del classico contesto ospedaliero.
La seconda, pubblicata il12 novembre del 1901, esortava i lettori a contribuire per ridurre il deficit di una istituzione, “The Establishment for Gentlewomen during Temporary Illness”, nata a Londra nel 1950 grazie a Lady Charlotte Canning e a un gruppo di filantrope. Istituzione che, anche cambiando numerose volte denominazione, è rimasta attiva fino al 1970. (https://ezitis.myzen.co.uk/florencenightingale.html)
In conclusione, si può dire che Miss Florence Nightingale poté godere (anche grazie al suo indomito carattere e ai brillanti risultati raggiunti) di quella che oggi viene definita “buona stampa”, e che, già in vita, fu annoverata tra le personalità più influenti del suo tempo, come testimonia un ritaglio dalla rivista “Men and Women of the Day”, con tanto di (benevola) caricatura.
Anche il suo funerale celebrato privatamente a East Wellow, Hampshire, nel 1910, per quanto estremamente semplice, come da sue disposizioni, fu affiancato, simultaneamente, da un solenne Memorial Service alla Cattedrale di San Paolo a Londra, che richiamò l’attenzione dell’opinione pubblica, del governo e della Corona. Funerali che quindi ebbero eco anche su tutta la stampa nazionale e internazionale.
Qualche giorno dopo la sua morte, per la precisione il 19 agosto, fu ancora dalle colonne del Times che si parlò di lei, con una lettera all’editore a firma di Jane Wilson, presidente del The Incorporated Midwives’ Institute, a proposito della corretta applicazione del Midwifes Act del 1902 e di adeguati finanziamenti da garantire per non vanificare lo slancio iniziale impresso da Florence. “L’assistenza infermieristica non avrebbe mai potuto progredire come nei primi anni senza le sterline donate dalla Nazione come ringraziamento a Miss Nightingale – scrisse Wilson -. Se, come sosteneva fermamente, la prevenzione era più importante della cura, lasciamo che coloro che rispettano il suo lavoro si facciano avanti per salvare la salute e la vita di madri e bambini che ancora non hanno un’infermiera o un medico qualificato a disposizione”.

26 luglio 2023

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