La cura che non trascura



Cosa intendiamo per “cura” noi infermieri?

La intendiamo come nel mito di Igino nel quale alla Dea viene dato il mandato di prendersi cura dell’Uomo fino al termine dei suoi giorni?
La associamo all’ad-sistere cioè allo stare accanto professionale?
La inseriamo nella relazione come elemento fondante e professionalizzante?
La vediamo legata alla Persona nella sua interezza?
O l’abbiamo parcellizzata attribuendola al solo aspetto Biologico e di malattia?
E che senso diamo al nostro tempo passato a curare?

La letteratura ci consegna informazioni molto utili, ad esempio le ricerche di RN4Cast e delle Fundamental Care ci consegnano un panorama di cure che trascurano (non entrerò in merito delle dinamiche che portano a questo fenomeno) parte dei bisogni delle Persone che assistiamo.
Trascuriamo quella parte che ci mette in contatto fisico, che trasforma un tocco in un gesto di cura, ci allontaniamo fisicamente dalle persone negando così il rapporto umano e negandoci la possibilità di conoscere l’altro e quindi di conoscere noi stessi.

Come deve essere allora una cura che non trascura ne chi assistiamo ne noi?

Luigina Mortari ci consegna un suggerimento: il tempo va riempito di significato per non lasciare che “semplicemente passi, senza che nessun filo di senso possa essere disegnato nello spazio seppur breve del proprio divenire”, un filo rosso fatto di gesti intenzionali, di ascolto, di compassione e quindi di cura.
Anche Sandro Spinsanti ci dona una definizione di cura come “sartoriale” cioè cucita si ogni singola persona, per curare la Persona e non solo la malattia, il sarto prende le misure per rendere l’abito adatto a quella Persona, per quella persona, e lo fa osservando, toccando, parlando, identificando così l’essenza che quel corpo contiene.
Ecco, a parer mio una cura che non trascura riempie di significato il proprio agire per dargli un senso e si cuce su ogni persona per dargli una forma.

Per approfondire
– Bagnasco A., Zanini M., Dasso N., Rossi S., Timmins F., Galanti C., Aleo G., Catania G., Sasso L. Dignity, privacy, respect and choice- A scoping reiwe of measurement of these concept within acute healthcare practice. Online https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32220088/. Jurnal of Clinical Nursing 2020 Jun;29(11-12):1832-1857. doi: 10.1111/jocn.15245. Epub 2020 Apr 15.
– Bauman Z., Donskis L., (2019) Cecità morale. Milano, Laterza (pp. 20-22).
– Byung-Chul Han (2015). La salvezza del bello. Milano: Edizioni Nottetempo.
– Chochinov H.M . (2016). Terapia della dignità. Parole per il tempo che rimane. Roma: Il pensiero Scientifico Editore.
– Chochinov H.M . (2007). La Dignità e l’essenza della Medicina: l’A, B, C e D delle Cure che preservano la Dignità. Disponibile da: http://www.avadarezzo.org/writein3/file_documenti/chocinov_good.pdf.
– FNOPI (2019). Codice Deontologico delle Professioni Infermieristiche. Roma: FNOPI.
– Masera G. (2021).Tracce di empatia. Per una consapevolezza, gentilezza e compassione. Torino: Effatà Editrice.
– Mortari L. (2019) Aver cura di sé. Milano, Raffaello Cortina Editore.
– PNRR. Disponibile da: https://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR.pdf.
– Spinsanti S. (2019) La cura con parole oneste. Milano, Il Pensiero Scientifico Editore.
– Spinsanti S. (2022). La cura in modalità palliativa. Milano, Ed Dapero.

31 marzo 2023

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