Non c’è salute senza salute mentale


Ogni anno dal 1992, il 10 ottobre si celebra la giornata mondiale della salute mentale per promuovere la consapevolezza e la difesa della salute mentale stessa contro lo stigma sociale. Una
giornata promossa dalla Federazione Mondiale per la Salute Mentale (WFMH) e riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Un impegno che, naturalmente, non si esaurisce con le celebrazioni. Un lavoro, dunque, che deve essere costante ogni giorno in ogni luogo e che deve vedere impegnati coralmente tutti i professionisti in sinergia con pazienti e familiari.
Su questo fronte sono coinvolti in prima persona gli infermieri che agiscono nel quotidiano le loro competenze dell’ambito della salute mentale. Dal 2017 sono riuniti nella Società Italiana di Scienze Infermieristiche in Salute Mentale (S.I.S.I.S.M.). Abbiamo incontrato il Presidente, Cesare Moro.

Presidente, che cosa è e che cosa fa S.I.S.I.S.M. ?
Era il 2017 quando un gruppo di infermieri di area Salute Mentale provenienti da ogni regione d’Italia, stimolati dall’iniziativa di un gruppo di colleghi di Bologna “capitanati” dal Dr. Andrea Gargiulo (che è stato il primo Presidente della S.I.S.I.S.M.) ha deciso di incontrarsi ed associarsi per dare vita ad un progetto associativo di settore specialistico che ha visto nella nascita della S.I.S.I.S.M. (Società Italiana di Scienze Infermieristiche in Salute Mentale) il primo importante passo. Gli scopi condivisi in quella occasione erano quelli di elaborare, aggiornare e diffondere indirizzi e linee guida per il miglioramento della pratica assistenziale infermieristica in Salute Mentale, anche in collaborazione con Istituzioni ed Enti pubblici e privati, proponendo idonei protocolli di validazione e sperimentazione .
Il sostegno mostrato dai soci che hanno creduto e stanno credendo nel progetto, ha portato la S.I.S.I.S.M nel panorama italiano delle Società Scientifiche e Associazioni infermieristiche della consulta della FNOPI e ad essere inserita nell’elenco delle Società Scientifiche del Ministero della Salute, ad essere partner di altre Associazioni infermieristiche e Società Scientifiche e riconosciuta a livello istituzionale da Enti e Regioni.
Il mandato di questo Consiglio Direttivo di cui mio onoro di essere Presidente, è iniziato nell’ottobre 2020 in un periodo che ci ha visto impegnati in un estenuante lotta contro le difficoltà legate al Covid-19. Difficoltà che inevitabilmente ci hanno lasciato e ci lasceranno cicatrici dolenti e profonde.
Con grande senso di responsabilità, insieme ai colleghi del Consiglio Direttivo e di tutti coloro che a vario titolo collaborano ai Gruppi di lavoro, abbiamo iniziato comunque a condurre la S.I.S.I.S.M. per il triennio 2020-2023. Lo abbiamo fatto adattandoci agli eventi che la pandemia COVID-19 ci ha costretto a subire, modificando e rimodulando il nostro modo di agire e di essere presenti e accanto ai soci. Abbiamo cercato come CD di perseguire questi obiettivi:
• La costruzione di un gruppo di lavoro con una leadership che ha fatto propria una metodologia di lavoro connotata da indipendenza, condivisione, stile democratico, trasparenza e responsabilità delle scelte.
• Diffusione il più capillarmente possibile della direzione che si intende intraprendere in campo di Salute Mentale, con obiettivi chiari, adeguando gli strumenti di comunicazione ed informazione alla nuova era digitale.
• Attuazione e incentivazione della formazione continua basata sull’EBN e sulle richieste e istanze di aggiornamento all’interno di un Progetto Formativo orientato a diffondere le best practice.
• Promozione, valorizzazione, divulgazione della cultura, dell’identità, delle competenze e delle buone pratiche degli Infermieri per migliorare la qualità dell’assistenza erogata.
• Costruzione di contatti efficaci e sintonici con la FNOPI, gli Ordini delle Professioni Infermieristiche Provinciali, gli Ordini delle altre professioni sanitarie e con altre eminenti realtà societarie.
• Ridefinizione degli standard e degli skill practice professionali per un nuovo paradigma di Infermiere in Salute Mentale.

Cosa è la Salute Mentale oggi?
Partirei con il definire cosa intendiamo per Salute Mentale che l’OMS ritiene una componente essenziale della salute in generale, definendola come “uno stato di benessere nel quale una persona può realizzarsi, superare le tensioni della vita quotidiana, svolgere un lavoro produttivo e contribuire alla vita della propria comunità“. La Salute Mentale è fondamentale per il benessere della persona e per il buon funzionamento di una comunità. In questo senso, concerne ogni singolo individuo ma ha anche delle ricadute sulla società nel suo complesso. Le cause che alterano la Salute Mentale credo dei disturbi sono molteplici e, come ancora affermato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, “il benessere mentale o psicologico è influenzato non solo dalle caratteristiche o dagli attributi individuali, ma anche dalle circostanze socioeconomiche in cui le persone si trovano e dall’ambiente in cui vivono”.
È certamente vero che il contesto (l’ambiente di vita, la situazione economica ecc.), ma anche le caratteristiche personali (patrimonio genetico, ciò che ci è stato trasmesso dai genitori, il proprio vissuto ecc.) impattano sulla Salute Mentale della persona e della collettività ed è la complessa interazione tra questi diversi elementi che conduce alla percezione che ciascuno ha del proprio stato di Salute Mentale. Possiamo quindi immaginare la Salute Mentale come un continuum, una ricerca permanente di un equilibrio di stati diversi di salute che si modificano lungo l’arco della vita dove ogni nuova situazione di vita la può destabilizzare.
Disporre pertanto di risorse e di un sostegno adeguato nelle varie fasi della vita può contribuire a mantenere questo equilibrio. Questo spiega l’importanza della rete dei Servizi che si occupano di Salute Mentale in età adolescenziale (Servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e Adolescenza), adulta (Centri di Salute Mentale e Servizi per le Dipendenze Patologiche) senile (Psicogeriatria).
Una buona Salute Mentale è parte integrante della salute umana e del benessere psicofisico, tuttavia, chi soffre di disturbi mentali ha una probabilità percentualmente molto più alta di sviluppare patologie organiche (cardiovascolari, respiratorie, metaboliche) con gravi conseguenze. Come sempre la prevenzione, agendo prima che si verifichino i problemi di Salute Mentale, è fondamentale almeno o tanto quanto fare nuovi progressi nei trattamenti. Ciò comporta la promozione e la messa in atto di azioni che favoriscono una corretta Salute Mentale prevenendone i disturbi come per esempio: migliorare la situazione economica degli individui, potenziare i rapporti nelle comunità, combattere le problematiche legate all’isolamento sociale, migliorare le condizioni della vita quotidiana già prima della nascita, durante la prima infanzia, in età scolare, durante la crescita familiare, l’età lavorativa e l’età avanzata.

Lo stigma non è superato ma cosa è cambiato rispetto al passato?
Concordo che purtroppo lo stigma non è superato è solo cambiato il modo di chiamarlo. Stigma cioè l’insieme di quegli atteggiamenti, credenze, pensieri e comportamenti negativi che influenzano l’individuo o in più in generale l’opinione pubblica e inducono paura, rifiuto e pregiudizi discriminatori verso le persone affette da patologia mentale.
Questi atteggiamenti vengono normalmente tradotti e chiamati stereotipi, pregiudizi e discriminazioni.
Gli stereotipi sono un insieme di credenze e opinioni rigidamente precostituite e generalizzate su persone o gruppi sociali e quindi, per loro stessa natura, non condivisibili da tutti. I pregiudizi invece sono la conseguenza dell’assunzione degli stereotipi entro il proprio sistema di valori che portano come conseguenza reazioni emozionali negative che si traducono poi in comportamenti discriminatori.
Proprio per questi motivi , come ampiamente documentato in letteratura, la persona che presenta sintomi di patologia psichiatrica tende a non accedere ai servizi di Salute Mentale in quanto tale comportamento è soggetto proprio allo stigma con i pregiudizi e le discriminazioni che ne conseguono; questo mancato precoce contatto con i servizi dedicati riduce le possibilità di intervenire precocemente sulla sintomatologia rallentando il processo di recovery e il conseguente aumento delle conseguenze invalidanti della patologia.
Un altro stereotipo comune è che la persona che soffre di una patologia psichica sia necessariamente pericolosa; tale idea è molto enfatizzata e non tiene conto degli importanti fattori di rischio, estranei alla patologia, cui sono esposti gli autori di un reato; essi infatti spesso fanno uso di sostanze stupefacenti, vivono in condizioni socioeconomiche svantaggiose e non sono sostenuti da un tessuto sociale che, invece di promuoverne l’inclusione, li emargina.
La letteratura disponibile sostiene la validità degli interventi antistigma. La creazione di un ambiente facilitante, favorente il supporto sociale, unita alle capacità intellettuali e pratiche sviluppate attraverso il percorso di rinforzo e potenziamento (empowerment) delle abilità, permettono alla persona di proseguire il percorso di recovery, con il raggiungimento di obiettivi di vita come la capacità di vita autonoma; il tutto nonostante gli ostacoli che lo stigma pone.
Cosa possiamo fare come infermieri?
L’infermiere con l’equipe curante in un’ottica di recovery della persona, può ridurre il self-stigma (il pensarsi diverso dagli altri) proprio attraverso l’empowerment. Questo può essere uno degli obiettivi concreti dell’assistenza infermieristica, sia essa erogata in regime di ricovero o sul territorio dai Servizi di Salute Mentale. L’infermiere, visto il tempo che trascorre a contatto con la persona, ricopre un ruolo privilegiato nella lotta allo stigma e nel processo di empowerment.
La relazione terapeutica, permette di rintracciare i bisogni di salute e di pianificare interventi personalizzati, siano essi educativi o di informazione riguardo le risorse disponibili come ad esempio i gruppi di supporto tra pari.
L’infermiere può lavorare con la persona per sviluppare l’autostima e le abilità sociali che permettono al soggetto di essere parte attiva nella società ricoprendo anche nuovi ruoli. L’assistenza infermieristica orientata ad un modello psico educativo nella gestione dei sintomi della malattia, al riconoscimento precoce di una crisi, all’aderenza ai trattamenti l’infermiere riduce le ricadute, i nuovi ricoveri e permette una maggiore continuità e qualità di vita alla persona.
Gli interventi di riduzione dello stigma come quelli descritti sono di fatto a basso costo poiché si attuano nell’assistenza quotidiana e portano notevoli benefici in termini di benessere, aumento della qualità di vita e della capacità di vita autonoma. Ancora, dobbiamo tenere conto che esiste la presenza dello stigma anche tra i professionisti della salute ed avere consapevolezza può essere spunto di riflessione sul proprio agire professionale ed eventualmente portare alla modifica dello stesso.

Il tema scelto per la giornata mondiale della salute mentale 2022 è stato “rendere la salute mentale e il benessere di tutti una priorità globale”. Come si traduce nella pratica?
Anche se, rispetto al passato, la salute mentale inizia ora a essere considerata fondamentale, come detto prima vi sono ancora molti pregiudizi comuni e credenze popolari. Oltre a lottare contro pregiudizi e discriminazione, ci sono altre ragioni per cui oggi la Giornata mondiale della Salute Mentale riveste una grande importanza.
Concretamente, possiamo da subito sensibilizzare il più possibile quotidianamente in merito alla Salute Mentale, attuare programmi di prevenzione (interventi nelle scuole, nei luoghi di aggregazione, giovanile), mettere in atto con l’equipe interventi tempestivi, utili a evitare terapie “tardive” che non riescono a intervenire sull’esordio dei disturbi. Ancora, collaborare con le Istituzioni pubbliche, private e del terzo settore, in un’ottica non solo di sostegno al paziente, ma anche alle famiglie e al professionista stesso, affrontare stigma e discriminazione, garantendo la protezione di diritti umani e dignità a chi assistiamo, offrire assistenza personalizzata e interventi mirati alle fasi della vita delle persona presa in carico contribuendo con professionalità ed umanità ad erogare una cura efficace.
Inoltre, possiamo e dobbiamo lavorare con la persona per migliorare i suoi stili di vita, porre in essere con la persona interventi di psico educazione e farli anche con i familiari, veicolare le terapie farmacologiche, svolgere la funzione di advocacy, collaborare alla co-costruzione del piano di recovery. Tutto questo lo possiamo fare solo conoscendo ed accettando i limiti della patologia e le sfide continue che le richieste, a volte impossibili, che ci vengono poste, siano ascoltate ed accolte con il fine ultimo di capirne il bisogno e rispondere con un assistenza dimensionata per quella persona.

Marina Vanzetta
25 ottobre 2022

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