La “dimensione spirituale” della cura


Sulla terra in punta di piedi, la dimensione spirituale della cura” (Il Pensiero Scientifico Editore 2021), questo è il titolo della sua ultima opera Prof. Spinsanti.

Perché in punta di piedi sulla terra?
Possiamo dare della spiritualità una definizione attraverso le parole. È pienamente legittimo, ma scivoloso. Per quante persone, infatti, la spiritualità evoca unicamente contesti religiosi, pratiche devozionali… Insomma, ha un sapore di sagrestia. Vorrebbe dire quanto meno restringere l’ambito di quell’atteggiamento che propone il libro. Per questo preferisco ricorrere a un’immagine: quella dell’uomo in piedi. Ci è familiare, perché da tempo identifichiamo l’uomo, tra gli altri esseri animali, come quello che sta in posizione eretta. Ma per me l’immagine non è ancora sufficiente. L’ “homo erectus” sta combinando una quantità di guai sulla terra. Se non ci alziamo sulla punta dei piedi, cambiando le nostre abitudini di sfruttamento e dominio, non abbiamo un futuro vivibile davanti a noi.

A caratterizzare la copertina immagini della natura incontaminata e cittadina. Nella “aletta” di copertina le sedie della sala d’attesa di una terapia intensiva. Un contrasto non casuale.
Rimanendo nell’ambito delle immagini, chi prende in mano il libro può cogliere con uno sguardo i due ambiti della cura che sono associati alla spiritualità: il prendersi cure dell’ambiente e dell’intreccio dei viventi che lo popolano, da una parte, e il curare nel senso di cercar di contrastare le patologie e dare lunga e buona sopravvivenza agli esseri umani, dall’altra. Il primo aspetto della cura ci riguarda tutti; il secondo il particolare coloro che della cura hanno fatto una professione: medici e infermieri.

È facile dare una dimensione esclusivamente o prevalentemente religiosa alla spiritualità. Lei nel libro ci dimostra che la spiritualità è anche molto altro. Come la si deve guardare per non incorrere in questo rischio?
La domanda ci riporta al chiarimento iniziale. È pur vero che la spiritualità è promossa dalle religioni, in modi diversi e complementari. Gli equivoci nascono quando si ipotizza che la spiritualità religiosa comporti il disprezzo della realtà materiale, il disinteresse per la vita nel corpo e la focalizzazione sui destini dell’anima, in una sopravvivenza oltre l’esistenza corporea. È da una spiritualità disincarnata di questo genere che siamo invitati a prendere le distanze.

Il titolo della prima parte è “Le strade che possono portare dove non vorremmo” ma quali sono e dove ci potrebbero portare?
Il pericolo di deragliare incombe su tutte le strade che percorriamo come esseri umani. In genere siamo sensibili – e scandalizzati – quando incontriamo persone che hanno abbracciato la corruzione, il crimine, il degrado morale. Ma anche le strade eccellenti possono portare … dove non vorremmo, appunto. Lo scrittore Mark Twain parla, in maniera pungente, di “uomini buoni nel peggior senso della parola”. Ebbene, nel libro appunto l’attenzione su chi fa della spiritualità una professione, su chi si dedica generosamente al volontariato. Il pericolo è quello di peccare di dismisura, non rispettando la dignità e l’autonomia di quelli ai quali dedicano le loro attenzioni.

La seconda parte, “Intersezioni di percorso“ è dedicata agli incontri con la psicologia, l’ecologia, l’arte, il nutrimento e gli animali. Perché questa scelta?
Sono sei percorsi nei quali tutti si possono ritrovare. È, per dire, un invito a cercare la spiritualità fuori dalla sagrestia… (senza mettere in dubbio, ovviamente, che la religione può nutrire un’eccellente spiritualità!). Rispecchiarsi in queste attività, che permeano la nostra vita, permette di capire che la spiritualità non è un segmento isolato della vita, ma la nostra vita stessa. In questo senso il libro ha l’ambizione di proporsi come una lettura davvero per tutti, perché invita a confrontarsi con consapevolezza con le attività che costituiscono il nostro quotidiano.

In questa parte l’incontro con l’ecologia lo apre con una frase di Papa Francesco del 27 marzo 2020 “Abbiamo proseguito imperterriti pensando di rimanere sani in un mondo malato”. Ho imparato seguendola che lei non fa nulla per caso…
Gli insegnamenti di papa Francesco colpiscono anche chi si colloca al di fuori dell’ambito religioso. La figura del pontefice in piazza san Pietro, solo, sotto un cielo tempestoso, in piena pandemia, è un’icona destinata a rimanere nella memoria. E le sue parole sono un ammonimento: quello che ci sta capitando è un invito a cambiar strada. Perché – sono ancora le sue parole – peggio della pandemia c’è solo il perdere l’opportunità che questa ci offre di cambiare i nostri comportamenti.

Una lettura davvero per tutti, perché invita a confrontarsi con consapevolezza con le attività che costituiscono il nostro quotidiano.
Lo sguardo viene posato su tutto ciò che nella concretezza della vita quotidiana si intreccia con la spiritualità, seguendo percorsi che incrociano religione e psicologia, arte ed ecologia, nutrimento e rapporto con gli animali, per poi soffermarsi sulla cura.
È infatti nel prendersi cura gli uni degli altri, nei rapporti di intimità come in quelli sociali; nella cura della vita in tutte le sue forme, comprese quelle animali e vegetali; prendendosi cura dei viventi quando diventano fragili, ricorrendo alle professioni di cura e alla pietas, che per Spinsanti si delinea appieno quella spiritualità che permetterà all’umanità di ridefinire i propri comportamenti e conseguire la piena realizzazione
” (dalla quarta di copertina).

Marina Vanzetta
9 aprile 2021

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