L’infermiere scolastico, un valore aggiunto


La presenza di un infermiere dedicato agli istituti scolastici potrebbe essere veramente un valore aggiunto e rappresentare una forza nella applicazione di misure di prevenzione e contenimento, non solo del Covid ma, più in generale, delle patologie delle comunità”. Questa, una parte della lettera scritta da Francesco Falli, oggi presidente OPI La Spezia a Quotidiano Sanità il 29 giugno 2020.
La scuola è una delle situazioni che attualmente presentano maggiore fragilità e non solo nel caso della pandemia. Attualmente infatti si procede cercando di coinvolgere insegnanti e parenti in un compito di assistenza prettamente sanitario, che necessita di una presenza costante che l’infermiere di comunità, per sua natura, può garantire. E che garantirebbe la necessaria multidisciplinarità essendo in grado, se necessario, di attivare e coinvolgere altri professionisti in base alle eventuali, reali necessità degli alunni”. E questo è parte della lettera aperta scritta dalla presidente FNOPI Barbara Mangiacavalli alle Istituzioni il 20 luglio 2020.
Da allora sono molti i progetti che sul nostro territorio sono diventati realtà e uno alla volta li vogliamo raccontare tutti perché condivisione e confronto fanno sempre la differenza. Abbiamo iniziato il nostro “viaggio” nelle scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado di San Martino Siccomario, un comune nella provincia di Pavia.
E di fatto, all’inizio di ottobre 2020 si sono aperte le porte delle scuole agli infermieri perché – come si legge nella lettera della dirigente scolastica – “possano stare accanto agli studenti non solo con lo scopo indispensabile di tutela della salute nella pandemia, ma con il più ampio obiettivo di essere punto di riferimento per gli studenti con condizioni di salute specifiche e di attuare, in sinergia con la scuola, azioni di prevenzione, di sensibilizzazione alle sane abitudini e a stili di vita sani nell’ottica di una più concreta promozione della cultura della salute e di sviluppo della civica responsabilità sociale di ciascuno nel tutelare la propria salute e quella collettiva”.
Abbiamo incontrato Enrica Maiocchi infermiera coordinatrice del progetto e Leonarda Prete infermiera che quotidianamente, da allora, “va tutte le mattine a scuola”.

Enrica, come è nato il progetto?
Il progetto nasce da una proposta fatta da Ruggero Rizzini, infermiere e Presidente di AINS, Associazione Italiana Nursing Sociale, al Sindaco della sua città di residenza, San Martino Siccomario.
Il Sindaco Zocca, persona particolarmente sensibile ai problemi di salute dei cittadini, mi ha poi contattata quale Presidente della società Con Voi cooperativa sociale onlus che ha sede proprio a San Martino Siccomario.
Il progetto è stato poi scritto a quattro mani con Ruggero e in brevissimo tempo (dieci giorni) abbiamo iniziato.

Dalla progettazione alla realizzazione, quali difficoltà avete incontrato?
In realtà, nessuna.
Il Sindaco ha proposto il progetto alla Dirigente Scolastica di plesso che ha accettato immediatamente avvalorando la nostra presenza non solo per il contenimento e monitoraggio del Covid ma anche per la risposta che l’infermiere può dare immediatamente alle piccole emergenze, l’educazione sanitaria, la sorveglianza dello stato di salute degli studenti, insegnanti e collaboratori scolastici.

Quale è stata la reazione di genitori e insegnanti?
I genitori hanno risposto solo in parte alla nostra richiesta di compilazione del Dossier Sanitario.
Nonostante la nostra disponibilità sia telefonica che email, nessun genitore ci ha posto quesiti o richieste.
Tutto il personale ci ha accolti a braccia aperte. Si sentono rassicurati dalla nostra presenza soprattutto per i piccoli problemi di salute dei bambini.
Insieme alla coordinatrice della scuola primaria abbiamo organizzato piccoli corsi di educazione alla salute ai bambini in presenza.
Con i docenti della scuola secondaria non si è ancora organizzato nulla né in presenza e né in DAD.

E i collaboratori scolastici?
I collaboratori scolastici sono i più entusiasti.Si sentono molto appoggiati e in sicurezza con l’infermiera.

Leonarda, come è la tua giornata a scuola?
Le mie giornate variano a seconda delle esigenze. Mi occupo dell’assistenza infermieristica di base per tutti i bambini che vengono a bussare alla mia porta, per i collaboratori scolastici e gli insegnanti che talvolta necessitano della misurazione dei parametri vitali, per lo più per un controllo. Mi dedico alla gestione dei dossier infermieristici e dei consensi che sono stati inviati dai genitori per permetterci una conoscenza ottimale delle condizioni dei loro bambini, quindi la presenza o meno di patologie e/o allergie. Inoltre, organizzo delle presentazioni power-point per poter eseguire delle lezioni in classe di educazione sanitaria.

Come ti hanno accolta i bambini?
Alcuni molto entusiasti della nuova figura presente a scuola, altri restii, ma con molta voglia di conoscermi. Penso dipenda per lo più dal carattere del singolo bambino.

Enrica, un’ultima domanda, il tuo bilancio oggi a distanza di sei mesi dalla partenza del progetto quale è?
Il bilancio è senz’altro positivo.
I bambini riconoscono la nostra figura, ci fanno domande a scuola ma anche quando li incontriamo in strada.
I docenti e i collaboratori della scuola primaria riconoscono l’importanza della presenza dell’infermiere a scuola. Ci chiedono spesso consigli sia per il Covid ma anche per altre problematiche. Abbiamo riscontrato che spesso i bambini chiedono aiuto per quello che di fatto sono sintomi di natura psicosomatica.
La scuola secondaria ha risposto meno a mio parere perché il nostro ambulatorio è situato nella scuola primaria e quindi le persone ci vedono fisicamente presenti.

Marina Vanzetta
31 marzo 2021

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