Indagine sulla percezione del ruolo e la volontà di mantenerlo degli infermieri dell’Ospedale di Rovigo


Gli infermieri sviluppano il self-concept dall’immagine che a loro deriva dalla società, dall’ambiente di lavoro, dal rispetto che provano nei confronti di esso, dagli insegnamenti ottenuti e dalle tradizioni sociali e culturali in cui si trovano a vivere. La società spesso percepisce gli infermieri in modo distorto rispetto a quello che sono effettivamente (Ten Hoeve, Jansen et al., 2013): emerge quindi con forza la necessità di discutere sull’immagine che l’infermiere ha di sé in un contesto globale, in particolare relativamente al self-concept così come inteso da Takaseet et al. (2002), definendolo come l’insieme delle informazioni e delle credenze che gli infermieri stessi hanno dei propri ruoli, valori e comportamenti.
Diversi autori hanno dimostrato l’impatto che il self-concept può avere sulla soddisfazione in ambito lavorativo, sullo stress, sul burnout e sulle relazioni interpersonali. La conoscenza di tale aspetto diventa fondamentale nello sviluppo e nella crescita di una professione orientata principalmente all’assistenza delle persone e non solo all’ottenimento di competenze specifiche.
Cowin (2001, 2006) ha sviluppato alcuni strumenti basati su una rigorosa revisione della letteratura, in base ai quali si può evidenziare l’importanza del concetto di sé all’interno della professione infermieristica. Il Nursing Self-Concept Questionnaire (Cowin, 2001) permette di valutare la globale percezione che l’infermiere ha del proprio ruolo professionale. E’ composto da 36 item a cui rispondere secondo una scala Likert, da “del tutto falso” a “del tutto vero”. Gli item si suddividono in sei gruppi: concetto di sé generale, assistenza, relazioni con lo staff, comunicazione, conoscenze e leadership. Il Nursing Retention Index (Cowin 2001) è composto da 6 item rivolti a verificare la volontà o meno dell’infermiere a continuare ad esercitare la professione.
Obiettivo di questo studio è rilevare la percezione che ha l’infermiere di sé, analizzando la percezione del ruolo in generale, le relazioni con l’équipe, la comunicazione, le conoscenze e la leadership, analizzando in particolare la volontà o meno dell’infermiere a continuare ad esercitare la propria professione.

Il nostro percorso
L’indagine è stata condotta nel periodo maggio-giugno 2016, in 18 unità operative del Presidio Ospedaliero di Rovigo – Azienda Ulss 5 Polesana, coinvolgendo 420 professionisti tra infermieri e coordinatori infermieristici. Dei 420 questionari somministrati, ne sono stati restituiti compilati 245, con un tasso di risposta del 58%, con una prevalenza del sesso femminile (79,6%).

Risultati
Di seguito si riportano i risultati più significativi suddivisi per le aree indagate.

Concetto di sé generale
Questo primo gruppo di item offre una visione generale di quella che può essere l’immagine che la singola persona ha di sé e della propria professione.
Alla domanda “trovo molto soddisfacente essere un infermiere” il 40,4% ha risposto vero, il 18% del tutto vero, il 26,5% abbastanza vero.
Il 69% afferma di non volere trovare un altro impiego, confermando la scelta di questa professione.
In questa sezione si delinea un’immagine positiva dell’infermiere.

Assistenza
Questo secondo gruppo di item si focalizza sulle capacità assistenziali dell’infermiere. Si evidenzia una sicurezza da parte degli infermieri sui bisogni di ogni singolo paziente. Gli infermieri non sono solo convinti delle proprie capacità, ma esprimono soddisfazione del loro lavoro: tutti affermano di “avere le capacità di prendersi cura dei miei pazienti” e l’80% afferma interesse “nel prendersi cura dei pazienti”.

Relazioni con lo staff
Questa area indaga quanto gli infermieri si trovino bene a lavorare con altri professionisti sanitari in generale. Il 48,2% ritiene di “essere in grado di creare buoni rapporti lavorativi con altri professionisti sanitari”. Considerati i risultati complessivi si può affermare che non sono tanto i rapporti con altri professionisti sanitari a creare delle difficoltà quanto piuttosto, seppur in misura ridotta il rapporto con i colleghi nel servizio.

Comunicazione con l’utenza e colleghi
Alla domanda “ho le competenze per una comunicazione verbale con colleghi e pazienti” il 57,1% risponde vero. Si ritiene che l’efficacia percepita nella comunicazione sia frutto di una preparazione nel campo della psicologia clinica e nel modo in cui ci si può approcciare alle diverse tipologie di pazienti.

Conoscenze
In questa categoria si intende valutare la propensione o meno dell’individuo alla formazione o alla ricerca. Oltre il 44,5% degli intervistati “trova stimolanti le nuove conoscenze in ambito infermieristico”, aspetto fondamentale all’interno di una professione che evolve quotidianamente.

Leadership
Buona parte degli infermieri “non ottiene molto rispetto per le attività di leadership” con il 25,3% di risposte negative. All’affermazione “affronto con sicurezza le attività di leadership” il 28,2% non si trova d’accordo, per cui risulta plausibile che circa lo stesso numero di persone che non affronta con serenità posizioni di potere poi non riesca ad ottenere gratificazioni dai colleghi. Infine, “mi piace avere un ruolo di leadership” può considerarsi l’unico item che fra tutti è riuscito a dividere a metà il campione con il 46,6% di risposte negative.
Alla domanda “È mia intenzione proseguire con la carriera infermieristica nel prossimo futuro” l’87% risponde affermativamente.
Relativamente ai coordinatori infermieristici si sono presi in considerazione soltanto gli item della categoria Leadership dell’NSCQ, in quanto più rappresentativi per tale categoria professionale. Su un totale di 14 soggetti, si può affermare che la percezione che i coordinatori hanno del proprio ruolo è buona: si sentono non solo rispettati dagli altri membri del team, ma posseggono inoltre una forte sicurezza nelle proprie capacità. Solo un 7,14% del campione afferma di non sentirsi troppo rispettato dal team di lavoro e sostiene di non riuscire a tenere unito il gruppo di infermieri.

CONCLUSIONI
Dai risultati dell’NSCQ si delinea un quadro più che positivo, con buona propensione dei rispondenti a considerarsi un professionista a tutto tondo, forte di capacità assistenziali, ma anche comunicative e relazionali. Incoraggianti sono anche i risultati per quanto riguarda l’interesse degli infermieri nei confronti del progresso nelle conoscenze in ambito infermieristico, verso le quali essi si dimostrano molto aperti. Nonostante si tratti di poco più della metà del campione inizialmente stimato, i risultati generali possono considerarsi positivi: non vi sono infatti, se non in ridotta percentuale, evidenze di malessere espresso dal personale.
Anche nel caso dell’NRI i risultati sono positivi: pur ponendo il soggetto di fronte ad affermazioni più dirette nei confronti della professione, non si riscontrano percentuali elevate che esprimano la volontà di cambiare totalmente attività lavorativa.
L’immagine che si delinea da questa analisi è più che positiva: gli infermieri del Presidio ospedaliero di Rovigo esprimono un self-concept forte da tutti i punti di vista considerati, in linea anche con la definizione di Takase et al.
 

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Bibliografia

– Anderson E.P. (1993), The perceptions of student nurses and their perceptions of professional nursing during their nurse training programme. Journal of Advanced Nursing, 18(5), 808-15.
– Arthur D. (1992), Measuring the professional self-concept of nurses: a critical review. Journal of Advanced Nursing, 17, 712-19.
– Cowin L. (2001), Measuring nurses’ self-concept. Western Journal of Nursing Research, 23(3), 313-25.
– Cowin L., Hengstberger-Sims C. (2006), New graduate nurse self-concept and retention: a longitudinal survey. International Journal of Nursing Studies, 43(1), 59-70.
– Takase M., Kershaw E., Burt L. (2002), Does public image of nurses matter? Journal of Professional Nursing, 18(4), 143-46.
– Ten Hoeve Y, Jansen G., Roodbol P. (2013), The nursing profession: public image, self-concept and professional identity. A discussion paper. Journal of Advanced Nursing, 70(2), 295-308.